Le sabbie del tempo

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  1. steph1910
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    Le Sabbie del Tempo




    Autore: steph1910
    Genere: One-shot
    Tipologia:Romantico, Fantasy, Storico, Yaoi
    Rating: Rosso
    Trama: Lance, fotografo ventisettenne senza un soldo in tasca, tutto a un tratto si ritrova catapultato nell'Antico Egitto, in una dimensione parallela alla nostra. Tutto quello che gli viene in mente di fare al momento è correre fino alla città più vicina, ma lì avrà la (s)fortuna di imbattersi in un ragazzino che, per racimolare qualche soldo, lo darà in pasto ai venditori di schiavi. Ma uno di quegli schiavi è destinato al faraone...
    Note: Partecipazione al contest di scrittura #4. Immagine uno: Lance vive a Londra; Immagine due: Lance è un fotografo; Immagine tre: La sabbia della spiaggia è diventata quella del deserto XD; Immagine quattro: A Londra è autunno; Immagine cinque: le piume della maschera mi hanno fatto pensare al falco, simbolo del faraone; Immagine sei: Il tatuaggio rappresenta l'antico egitto *^*
    La frase in egiziano alla fine del racconto significa "ti amo da morire" :<3:

    Ci troviamo in una dimensione in cui anche due persone dello stesso sesso possono avere figli *O* Se vi state chiedendo come, la risposta è il taglio cesareo! E dato che in questa dimensione esiste una pianta dalle proprietà disinfettanti e che la medicina è ad un livello molto avanzato, Lance non rischierebbe di morire di infezione nel caso partorisse! (Yeeeeeeh!) Un'altra caratteristica di questa dimensione è che al posto degli scomodi letti e poggia testa dell'antico egitto, qui esistono i dei "materassi" e dei cuscini! **


    “Uah! Un altro incubo?!” Mi sveglio per l’ennesima volta nel cuore della notte e sospiro esasperato. Non è possibile. È da tre giorni che non chiudo occhio! Sono esausto!
    Mi alzo dal letto per andare a bere un bicchier d’acqua. “vado a farmi due passi, va’.” Mi vesto ed esco in tutta fretta. Scendo le scale del vecchio edificio in cui abito ormai da cinque lunghi anni. È già autunno. Do un calcio a un mucchio di foglie secche e ne sento lo scricchiolio sotto i miei piedi. Appena arrivato a Londra ero rimasto estasiato alla vista della Clock Tower del Palazzo di Westminster tanto che il mio sogno di far carriera nel mondo della fotografia non sembrava più così lontano, non dopo aver potuto ammirare una tale meraviglia con i miei occhi. Eppure, a 27 anni mi ritrovo ancora in un appartamento fatiscente, con un lavoro che non mi paga abbastanza, e senza uno straccio di ragazza. O forse dovrei dire ragazzo. Eh già, sono gay. È stato anche questo il motivo che mi ha spinto a venire a Londra: nell’insignificante paesino di campagna in cui sono cresciuto, beh… diciamo che l’omosessualità non va particolarmente a genio. Non sopportavo più l’espressione di disgusto che mi rivolgevano. Vi starete chiedendo come abbiano fatto a scoprire il fatto che fossi dell’altra sponda, vero? Beh, c’era un vecchio granaio poco distante dal centro abitato. Era il luogo perfetto dove nascondersi. E fu lì che conobbi il primo e unico amore della mia vita: Caleb. La prima volta che lo vidi se ne stava lì, sdraiato sull’erba secca ad ammirare il cielo stellato d’una sera di luglio. Appena si accorse della mia presenza, mi sorrise e mi fece segno di sdraiarsi affianco a lui. Fu così che tutto cominciò. Tutte le sere di quell’afosa estate ci incontravamo nei pressi di quel vecchio granaio e ce ne stavamo lì a parlare di tutto. Finché, una notte d’agosto, invece che starsene sdraiato a pancia in su ad ammirare le stelle, Caleb si girò. A fissare me. Si avvicinò al punto da sentire il suo respiro sul mio collo. Sentivo il suo sguardo ardere mentre mi guardava, quasi volesse divorarmi. Passò qualche secondo, che a me parve un secolo, e le labbra di Caleb toccarono le mie. Il bacio si fece sempre più profondo, sempre più dolce, sempre più ardente. Non dimenticherò mai quella notte passata insieme. In quel momento pensavo solo che saremmo stati insieme per sempre. Purtroppo però, le cose non andarono come desideravo. Non so ancora come, ma tutti in paese scoprirono cos’era successo. Di Caleb non era rimasta alcuna traccia. Andai più e più volte al granaio ad aspettarlo, anche per tutta la notte, ma lui non venne mai. Fu quando una signora del paese mi urlò davanti a tutti “Depravato!” e mi lanciò un uovo marcio, che scoppiai e decisi di andare a vivere via, lontano da quella gente tanto ottusa.
    Arrivo al ponte di Westminster, quello stesso ponte da cui avevo ammirato per la prima volta la Clock Tower, mi appoggio al muretto e osservo il Tamigi che scorre sotto di me. Sono le quattro e non c’è un’anima in giro. Non so quanto tempo sarò stato ad osservare l’acqua del fiume ondeggiare tranquilla. “Ah… torniamocene a cas-“ non faccio in tempo a girarmi che un tizio con il volto coperto mi stende a terra con un pugno in pieno volto. Sento il sapore del sangue all’interno della mia bocca. Mi alzo a fatica per rispondere al pugno, ma lo sconosciuto mi prende per il colletto della maglietta e mi immobilizza, giusto il tempo necessario per prendermi il portafoglio dalla tasca posteriore del pantalone, spingermi via e scappare. Peccato che quella spinta mi faccia cadere giù dal ponte. Appena mi rendo conto di non sentire più la terra sotto i piedi e che il fiume si sta pericolosamente avvicinando, caccio un urlo così forte da sgolarmi. Ma non serve a niente. Nessuno mi sente. Non voglio morire! Ho solo 27 anni! Non voglio andarmene! Non ora!
    Faccio appena in tempo a sentire il suono provocato dal tuffo, che sprofondo in fondo al fiume. Tento invano di risalire e ingoio parecchia acqua. Non riesco a respirare… mi… manca l’aria…
    L’ultima cosa che vedo è la fioca luce dei lampioni che si riflette sulle acque del Tamigi. Poi il buio.

    “Mh…” è già mattina? Apro gli occhi e mi schermo il viso con la mano. La luce del sole è accecante. Mi giro intorno e non vedo altro che sabbia… aspetta un momento, sabbia?! Che cavolo ci fa tutta ‘sta sabbia a Londra? E per di più vicino al Tamigi? Dove sono tutti i palazzi, il Big Ben e le macchine che strombazzano già di prima mattina? “Ma che…?” Mi alzo e comincio a guardarmi attorno. Si riesce a intravedere una città in lontananza, fa caldo e non c’è un alito di vento. “Ma dove cazzo sono finito?! Non ricordo-“ Neanche il tempo di finire la frase che mi torna tutto in mente: il ladro che mi ruba il portafogli e mi spinge giù dal ponte, io che fatico a risalire e poi… più niente. Buio pesto. “Come sono finito qui?!” Urlo a squarciagola sperando che qualcuno mi tiri un pizzicotto e mi dica che è tutto un sogno. Ma non succede niente. Nada de nada. Impreco più e più volte e decido di incamminarmi verso la città lontana. Forse lì mi sapranno dire qualcosa! Il pensiero di riuscire a capire cosa stia succedendo mi spinge a correre a perdifiato fino a raggiungere la mia oasi di salvezza. Ogni secondo che passa il paesino si fa sempre più vicino e la mia gola sempre più secca. Quando finalmente arrivo, la scarica di adrenalina scompare e lascia il posto alla stanchezza. Mi fanno male la gola e il petto. Le gambe mi reggono a stento. “anf… anf… ma… chi me l’ha… fatto fare…” Individuo una zona in ombra e mi ci fiondo per riprendere fiato.
    Passano alcuni minuti e finalmente il respiro torna ad essere regolare. Alzo lo sguardo da terra per guardarmi in torno, ma lo stupore mi lascia senza parole. Davanti a me si stendono numerose bancarelle ricche di merci. Dalla frutta e la verdura al pesce, da pregiatissimi tappeti persiani a vasellame dall’aria costosa. La gente del posto si fa largo tra la folla per avere i prodotti più freschi e urla per farsi sentire dai mercanti in una lingua che non conosco, ma che, non ho la minima idea del perché, capisco. Dietro le bancarelle si estende una scia infinita di casupole, una ammassata sull’altra, e in fondo al lungo stradone si erge un imponente palazzo finemente decorato, che sembra quasi brillare. Non mi sono minimamente accorto, data la troppa stanchezza, che per arrivare qui ho superato la lunga cinta muraria che circonda la città. Ora che li osservo meglio… come diavolo sono vestiti?! Le donne, impegnate a comprare alle bancarelle, indossano tuniche di lino semplici e leggere, mentre gli uomini non portano nient’altro che una gonnella! E alcuni indossano solo un perizoma! “Cos’è questo posto?! Dove diavolo sono finito?!” impreco esasperato. Devo cercare di capire come tornare a casa! Ma cosa posso fare? Chiedere a qualcuno non servirebbe a nulla, non riuscirebbero nemmeno a capirmi! Cazzo! Cazzo! “Ehi tu! Straniero!” un ragazzino dalla strana capigliatura – completamente rasato eccezion fatta per un ciuffo raccolto in una treccia – mi scuote la spalla per attirare la mia attenzione. “so cosa stai cercando!” dice con un ghigno dipinto sulle labbra. “come sai cosa sto cercando?” gli chiedo. “un altro straniero è venuto qua a cercare la stessa cosa. i vostri abiti sono simili.” Dice squadrandomi dall’alto in basso. Se quello che questo ragazzino mi sta dicendo è vero, allora non sono l’unico finito in questo posto dimenticato da dio! “e lui dove si trova?” il ragazzino mi indica un viottolo “per di qua.” E comincia a correre. Senza pensare al fatto che potrebbe starmi tendendo una trappola, lo seguo. Raggiungiamo una capanna dimessa, ma nel momento in cui sto per voltarmi verso di lui, qualcuno mi colpisce alla nuca facendomi cadere a terra e perdere i sensi. L’ultima cosa che sento prima di svenire è la voce rauca di un uomo che dice “ben fatto.” Poi più niente.
    Al mio risveglio mi ritrovo imbavagliato e con mani e piedi legati. Ho un dolore lancinante alla testa e mi trovo completamente al buio. Cerco di rialzarmi appoggiandomi alla parete vicina, ma niente da fare. Sospiro. “la iella non mi abbandona mai, eh?” Fanculo. Cosa mi succederà adesso? Mi venderanno come schiavo? Mi faranno costruire piramidi? Rido al solo pensiero. Qua sembra davvero di stare nell’Antico Egitto. Mi avranno rinchiuso in quel capannone? Bastardi. Appena mi ricapita tra le mani quel bambino…
    a interrompere il flusso dei miei pensieri arrivano degli omaccioni dallo sguardo truce. Un brivido mi corre lungo la schiena quando uno di loro mi prende per il braccio e mi tira su con forza. “Alzati, schiavo!” Urla. “Ma ho i piedi legati! Come faccio a camminare secondo te?!” non l’avessi mai detto. Uno schiaffo mi colpisce in pieno volto. “come osi rivolgerti ad un uomo libero in questo modo! Eh, schiavo?” mi lascia il braccio e io cado per terra. “Scusati! Baciami i piedi! Subito!” Ma chi cazzo si crede di essere? “Ehi, Aban! Che stai facendo?!” interviene un altro “sai che non devi rovinare la merce!” “mi ha provocato.” “occupati degli altri, allora. A questo ci penso io.” Si china per slegarmi le caviglie e poi mi tira su con la stessa brutalità dell’uomo che, a quanto pare, si chiama Aban. “Cammina, tu!” mi strattona fino a farmi uscire alla luce del sole. Mettono me e un’altra decina di persone in fila indiana e ci fanno camminare sotto il sole cocente per un’ora buona. Arriviamo a quello stesso palazzo che avevo visto in lontananza qualche ora prima e saliamo la lunga scalinata fino a giungere a un ampio portico. Veniamo spinti verso una grande e maestosa sala dove torreggia su un grosso altare un trono preziosamente decorato in oro e gemme dai colori più luminosi. Resto per qualche secondo a bocca aperta mentre ammiro quel magnifico salone, quando un certo trambusto sposta la mia attenzione verso l’imponente figura che si dirige verso il trono. Ma… ma quella che ha addosso non è la corona di una faraone?! E quello scettro? Nella mia testa non c’è nient’altro che confusione. Vorrei gridare “Che cosa cazzo sta succedendo qui?! Dov’è Londra?! Voglio tornarmene a casa!”
    Sedutosi, l’uomo fa segno con la mano ad Aban, che ci fa mettere in riga. “Mio signore, abbiamo una vastissima scelta di schiavi. Scelga pure ciò che più le aggrada.” Il faraone si alza e scende dall’altare fino a giungere davanti a noi. osserva a uno a uno gli uomini in fila e, quando arriva il mio turno, lo sguardo cinico si trasforma stupito. Ora che lo guardo da vicino è veramente sexy. La pelle ambrata mette in risalto il grigio dei suoi occhi, quegli occhi che mi osservano in ogni minimo dettaglio tanto da farmi arrossire per l’imbarazzo. È più alto di me di almeno una testa, poi con quella corona sembra ancora più grosso. Mi fermo a fissargli la bocca carnosa e ben definita e a stento trattengo un sospiro. Sento il calore confluire verso il basso ventre. No! Non posso eccitarmi in un momento del genere! Sì, mi sta divorando con gli occhi, ma questo non vuol dire che debba lasciarmi trascinare dal suo fascino magnetico! Lance, sei nella merda che più merda non si può! Datti una regolata!
    “Voglio lui.” “oh, ottima scelta, mio signore. Una pelle delicata come la sua non si vede in giro spesso, ma sono sicuro che si saprà dare un gran daffare.” Le labbra del faraone si piegano in un ghigno sinistro. “ne sono convinto.” I suoi occhi continuano a scrutarmi fino a fermarsi sulla guancia destra. La sento un po’ gonfia, mi verrà sicuramente un livido! Quello schifoso… “chi è stato a fargli questo?” mi solleva il mento per mettere in mostra la mia gota dolorante. Fisso Aban e mi viene l’improvvisa voglia di andare là e dargliele di santa ragione. Il faraone segue la traiettoria del mio sguardo. “quindi sei stato tu.” Vedo l’omaccione impallidire a quella semplice frase. “Bene. Giustiziatelo.” Il faraone fa segno alle guardie di occuparsi di Aban, che grida disperato “No! La prego, mio signore! No!” nessuno gli dà retta. In men che non si dica viene trascinato via dal salone e l’unico segno della sua presenza è l’eco delle sue grida disperate. “portatelo nelle mie stanze. Sarà il mio servo personale.”
    Il sole è ormai calato quando mi portano negli appartamenti del faraone dopo avermi tolto i miei vestiti e fatto infilare a forza una tunica. Rimango lì, in piedi ad aspettare che qualcuno mi dica cosa diavolo ci faccio qui. “Ah! Dannazione!” perché tutte a me? Quello sarà anche un gran bel pezzo d’uomo, ma non è un buon motivo per farmi rimanere qui! Voglio tornare a casa!
    Mentre cerco di assimilare tutte le cose successe oggi, sento la porta dietro di me aprirsi. Mi volto di scatto e mi ritrovo faccia a faccia con il faraone. “come ti chiami, servo? Non sembri di queste parti.” Mi solleva il mento e il suo sguardo di fuoco perlustra ogni centimetro del mio corpo. “I tuoi occhi sono così chiari. Davvero magnifici…” sento il mio corpo bruciare mentre pronuncio a stento il mio nome. “Lance? Un nome davvero particolare. Io sono il faraone Khaba della terza dinastia egizia.” “piacere…” l’uomo si volta stupito verso di me. “piacere…? Cos’è?” “a-aah! È una parola che nel mio paese viene usata per esprimere un profondo rispetto nei confronti di grandi e importanti sovrani!” Quante palle. “oh, ma davvero?” mi sorride compiaciuto. “Qui invece piacere significa tutt’altro…” quel sussurro non fa che alimentare i miei bollenti spiriti. “Seguimi. Voglio farmi un bagno.” S-si vuole fare un bagno?! Oh cazzo! Oh cazzo! Non può farsi il bagno! Voglio dire sì, ma non con me lì vicino! “Allora?” dal suo tono di voce percepisco una nota seccata e, senza farmelo ripetere due volte, lo seguo senza esitare. Non voglio mica finire con la testa mozzata!
    L’enorme vasca che mi si para davanti mi fa sbarrare gli occhi. È veramente gigantesca! Ma la mia attenzione è subito distolta dal faraone intento a spogliarsi. Le ampie spalle fanno capolino dalla tunica, subito seguite dal torace muscoloso e dalle natiche sode. Sento che le mie parti basse stanno per esplodere mentre me ne sto lì, immobile, ad osservare la scena. Come ultima cosa prima di entrare in acqua, Khaba solleva le braccia al capo per togliersi la corona, rivelando così una lunga e folta chioma di capelli neri. “Lavami la schiena.” Non posso fare altro se non obbedire. Mi inginocchio sul bordo della vasca e comincio a carezzargli la schiena. La sua pelle è calda e liscia. Salgo pian piano fino a raggiungere le spalle possenti, e poi, chinandomi leggermente verso di lui, il petto. In meno di un secondo si gira, mi afferra per la vita e mi trascina in acqua. Mi avvicina a sé e comincia a toccarmi maliziosamente la coscia.“Sei proprio bravo, sai?” La sua mano si avvicina pericolosamente al mio membro. “Come siamo eccitati qui…” Mi volta e spinge contro la vasca sollevandomi con la sua gamba. “Sei davvero attraente. Non avevo mai visto una pelle chiara come la tua. Mi ecciti terribilmente…” sento il suo respiro lungo il collo e il mio corpo freme. Le sue mani mi percorrono lo stomaco fino a raggiungere i capezzoli. Si china e comincia a leccarli e succhiarli mentre io ansimo. Sento la sua eccitazione vicino al mio pube. Comincio a massaggiarglielo e a sfregarglielo, ansioso di sentire la sua voce sconvolta dai gemiti. “Ah…” Mi fermo prima che possa venire e passo a baciargli il collo. “Non avresti dovuto provocarmi…” mi dice rauco e, senza un minimo di esitazione, mi penetra con violenza afferrandomi per le natiche. Mi aggrappo a lui. Sento come se una scossa elettrica mi stesse percorrendo tutto il corpo. Il suo ansimare non fa che eccitarmi sempre di più, fino a farmi venire in pochi minuti.
    Mi appoggio a lui tremante e appagato. Da quanto tempo era che non mi sentivo così bene? “Ne voglio ancora…” Mi prende in braccio, esce dalla vasca e mi stende sul duro pavimento di pietra della stanza da bagno. In un lampo si mette sopra di me e per la prima volta mi bacia le labbra. La sua bocca esplora la mia e il bacio si fa sempre più profondo. “Leccamelo…” mi sussurra all’orecchio. I suoi ansiti sono la cosa più erotica che abbia mai sentito. Cambiamo posizione così da potermi chinare verso di lui e comincio a succhiarglielo. L’eco dei nostri gemiti risuona nella notte egizia.

    Ormai è passato un mese da quando sono qui. Ho perso le speranze di tornare a casa. Ma mi sta bene così, non voglio più andarmene. Mi sono innamorato di Khaba, ma non ho ancora trovato il coraggio per dirglielo. Non c’è una sola notte in cui non facciamo sesso. Un sesso sfrenato, passionale, ma dolce e appagante al tempo stesso. Sono completamente cotto. “Buongiorno...” il Mio faraone mi abbraccia da dietro e mi accarezza languidamente il torace. “Dove te ne stavi andando solo soletto?” “Stavo andando al mercato giù in città.” “Ci penserà qualcun altro. Ora voglio solo possederti…” non posso cedere pure stavolta… “N-no… devo andarci io, ok? Non puoi aspettare?” “Già, non posso. Ti voglio. Ora!” Gli stampo un bacio sulle labbra e rido. “Su, non ci metterò molto.” Esco dalla camera da letto con lui che brontola.
    Attraverso una serie di cunicoli che ormai conosco piuttosto bene ma, quando sto per scendere una delle numerose scalinate che portano agli appartamenti reali, noto l’ombra di qualcuno sul muro. Strano. Nessuno ha il permesso di entrare nelle stanze private del faraone. “c’è qualcuno lì?” In un attimo, sentendo il suono della mia voce, l’ombra fugge via. Oh cazzo! Mi metto a rincorrere l’intruso, ma dopo poco mi semina e scompare senza lasciare traccia. Forse dovrei andare a controllare come sta Khaba… non si sa mai. Decido quindi di tornare indietro. “Khaba? Tutto bene?” Nessuna risposta. Sarà nella stanza da bagno? Non faccio in tempo a entrare che sento distintamente la sua voce urlare furiosa. Mi precipito dentro a vedere cosa succede e la scena che mi si presenta mi paralizza dal terrore: il faraone con una profonda ferita sulla spalla grida di dolore e Aban che ansimante ghigna soddisfatto. La rabbia che mi colpisce è così grande che mi annebbia la mente, non mi fa pensare lucidamente. Mi getto su Aban in una furia omicida e comincio a colpirlo ripetutamente in volto. “Figlio di puttana! Vaffanculo, lurido bastardo!” Aban per difendersi mi spinge via facendomi battere la testa contro lo spigolo della vasca e perdere i sensi. Sento l’acqua bagnarmi la nuca e pian piano anche il resto del corpo. Sto affogando e non posso fare niente per evitarlo. Non ne ho la forza. “Lance!” la voce di Khaba urla disperata il mio nome. Ti amo, vorrei avertelo potuto dire prima.
    Mh? Dove sono? Che è successo? Sento il letto morbido e caldo sotto di me e un dolore lancinante alla nuca. Ah! Ora ricordo! Ho battuto la testa sul bordo della vasca e poi sono scivolato in acqua! Ma… un momento. Potrebbe essere che… sia tornato nel presente?! No, no, no! Khaba! Lui dov’è? Sento le tiepide lacrime scivolarmi lungo il viso. A fatica apro gli occhi, ma vedo solo buio. Mi giro di scatto e il dolore alla testa si intensifica al punto da farmi gemere e richiudere gli occhi. Dopo qualche momento li riapro lentamente e comincio singhiozzare. Dietro le leggere tende di lino che separano la stanza dall’ampio balcone vedo quella schiena possente che conosco ormai molto bene. Khaba sta lì, con il braccio teso in avanti mentre un falco gli si appollaia su. Lo accarezza gentilmente e poi lo fa volare via. Tra le lacrime sussurro il suo nome e lui si volta di scatto inchiodando i suoi occhi su di me. “Lance!” Khaba corre verso il letto e si stende vicino a me per accogliermi tra le sue braccia. “Lance! Lance!” ripete il mio nome all’infinito mentre piangiamo e ci teniamo stretti l’uno all’altro. Quando finalmente trovo la forza di parlare gli chiedo “stai bene?” “Io sto benissimo, la ferita è solo superficiale. Non mi sono fatto nulla… Ma tu?” Mi solleva delicatamente il mento e noto che due profonde occhiaie solcano il suo viso. “sono passati tre giorni. Ho continuato a fare avanti e indietro tra qui e il tempio. Ho bruciato tanto di quell’incenso pregando gli Dei nella speranza che sopravvivessi, ma ora sei di nuovo qui…” Mi stringe forte e poggia la sua fronte sulla mia, con le nostre lacrime e i nostri respiri che si mescolano. Lo bacio teneramente e gli dico quello che per tutto questo tempo non ho avuto il coraggio di confessargli. “Ti amo…” Gli occhi di Khaba si riempiono di una gioia che non gli avevo mai visto. “Bahebak moot.” Mi sussurra con dolcezza all’orecchio. “Voglio trascorrere il resto della mia vita con te. Voglio avere dei figli da te.” “figli…?” lo guardo stranito. Ma ho sentito bene? “Per il tuo popolo non è la stessa cosa? Le nostre leggi ci permettono di avere figli anche con persone dello stesso sesso.” “M-ma va contro le leggi anatomiche! E da dove esce il bambino?” “Si pratica un’incisione qui…” Mi sfiora la zona poco sopra il pube e sento il suo respiro farsi più pesante. La sua eccitazione preme contro la mia coscia. “no… non possiamo… tu sei ferito e non voglio farti del male…” dice cercando di calmare i suoi bollenti spiriti. Con la mano gli sfioro gentilmente la spalla dov’è stato ferito e lo guardo negli occhi. “Ti amo.” Voglio che queste parole rimangano impresse nella sua mente. Mi bacia dolcemente e comincia ad accarezzarmi lungo i fianchi. Non stacca nemmeno per un secondo le labbra dalle mie, come se avesse paura che potrei scomparire da un momento all’altro.
    Quella notte non abbiamo fatto sesso. Abbiamo fatto l’amore. Un amore di una tenerezza infinita, che mi ha fatto battere il cuore, tremare le membra e fremere di piacere. Un amore che non è mai stato così dolce.

     
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    Bravissima !!!! :a51.gif: il racconto è scorrevole e appassionante il salto dimensionale un idea davvero bella !
    Sei stata brava a farmi rimanere con il fiato sospeso fino alle ultime righe chiedendomi cos'altro sarebbe successo al povero Lance ... :u5ji.gif: e.....bravissima il fatto che in questa dimensione può avere figli davvero simpatica ! :wz3.gif:
    Insomma brava complimenti per la fantasia ! :wz3.gif: :hau.gif: :10e3.gif:
     
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  3. steph1910
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    Grazie mille Icarus! :hug: ora che finalmente l'ho finito posso dedicarmi completamente alla role! (yeeeee!) :balla: Sono davvero contenta che ti sia piaciuta! :zy3.gif: :zxdt.gif:
     
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    Complimenti Steph ! sei stata bravissima il tuo raconto e bello e passionale ....spero di poter legere ancora qualcosa di tuo. :10e3.gif: :10e3.gif:

    Edited by liloxa - 27/7/2013, 17:28
     
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  5. steph1910
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    Oooooh! Grazie Liloxa! :zy3.gif: *ama*
    Pensavo di scrivere un piccolo sequel di questa storia! Una specie di extra :guru: :guru: :guru:
     
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    CITAZIONE (steph1910 @ 27/7/2013, 15:53) 
    Oooooh! Grazie Liloxa! :zy3.gif: *ama*
    Pensavo di scrivere un piccolo sequel di questa storia! Una specie di extra :guru: :guru: :guru:

    Non vedo l'ora ! :wr5.gif:
     
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  7. ClaCla
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    U.U Brava Donna!
    Sai che adoro le tue storie *O*

    Mmmm piacerebbe anche a me un seguito :sese: chissà perchè ho pensato ad un triangolo con il suo primo amore XD

    *quella delle "cose contorte"*
     
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  8. steph1910
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    Ahahahah! Grazie Rita! :<3:
    :guru: mmmh non avevo pensato al triangolo... si potrebbe fare *adora i seme gelosi* *-* eheheh XD
     
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    La storia mi è piaciuta tantissimo :wz3.gif: l'idea di un seguito mi piace ancora di più, scatena la fantasia mi piacerebbe leggere ancora di questi personaggi ....Lance ha avuto un figlio ? X°DD
    Siii ...lancia caramelle in un tentativo di corruzione :hau.gif:
     
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  10. steph1910
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    Ahahahahah! Ci sarà sicuramente! E sì, Lance avrà un pargoletto di cui occuparsi *si immagina tanti piccoli Khaba* :guru: e poi ovvio... ci sarà anche tanto sano sesso! XD
     
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  11. Pan_Aika
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    Aaaaaw il sano sesso ci piace!! E lo vogliamo in fretta, perciò spicciati a scrivere questo sequel, che voglio vedere i figli di Khaba
    o Kebab come piace chiamarlo a me XD
    e di Lance!!
     
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  12. steph1910
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    Ahahahahah! XD Che
    zoccolina che sei :<3:
    ! E tu spicciati a continuare la role!
     
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    wowwwww :)
     
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  14. steph1910
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    CITAZIONE (blue eyes @ 23/4/2014, 23:25) 
    wowwwww :)

    Ommioddio come ho fatto a vedere il tuo commento solo ora?? :im9.gif:
    Comunque grazie mille! Sono contenta ti sia piaciuta! (ho fatto anche dei sequel se hai voglia di leggerli ;D)
     
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    Ciao Steph :3rk.gif: leggo solo ora che hai fatto dei sequel ( lo so sono in ritardo stratosferico ! ) :wr5.gif: ma ho riletto tutto per rinfrescarmi la memoria potrei sapere dove sono ? l'idea dei di piccoli khaba mi piace tantissimo . :10e3.gif:
     
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14 replies since 22/7/2013, 16:01   149 views
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