Posts written by Milde

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    Ma che dolcini!! È stato carinissimo conoscere la loro storia tramite questi "fotogrammi" <3
    Grazie per averli portati sul forum :Q6PWiC0:
  2. .
    Yoke
  3. .
    C'era una volta un ragazzo che con tutta tranquillità decise di fare una passeggiata nel bosco per incontrare magari qualcuno che potesse aiutarlo a cercare lo spirito della natura che viveva nel fiume vicino così si diresse verso un sentiero che era pieno di tanti spendenti grandi e rossi di luci fatate che brillavano in una notte incantata cosi il ragazzo si girò attorno e vide un ciliegio enorme che era uno spettacolo allora decise di arrampicarsi per poter scorgere meglio il campo di fiori distrutto dal malvagio orco puzzolente che con l'ascella faceva tanto rumore perché si divertiva da matti a correre con le scarpe coi tacchi e inciampava continuamente quindi decise di iniziare a strisciare per vedere la luna che risplendeva alta in cielo e fu così che accadde qualcosa di veramente straordinario il ragazzo voltandosi vide un fantasma molto spaventato che volteggiava sospeso sopra di lui.
    Non sapendo come riuscire a comunicare con lui iniziò a balbettare parole senza senso, lo spettro allora divertito dalla situazione finse di non capire ed iniziò a ridere a crepapelle fino a diventare conscio dell'imbarazzante situazione in cui si trovava, allora fattosi coraggio, avanzò fluttuando a zig zag e gli consegnò una strana pietra di colore blu.
    Il ragazzo accettò un po' perplesso lo strano dono, che nelle sue mani si trasformo in una lampada magica. Il fantasma sorrise e guardando gli spiegò che strofinandola, sarebbe comparso un basset-hound magico. Rimase sconcertato perché lui credeva fosse uno strabiliante genio. Riavutosi dalla sorpresa, provò a chiedergli se potesse esprimere almeno un desiderio. Il cane rispose che per avere questa opportunità, doveva abbaiare una serenata. Il ragazzo iniziò a sbuffare perché non aveva tempo da sprecare ad abbaiare come un idiota, così decise di lanciargli un tramezzino che aveva raccolto per terra. Il cane offeso aprì la bocca e lo inghiotti, dimenticando il ragazzo che stranito, strattonò la sua coda, divertendo il fantasma che nel frattempo si era posato sopra un masso. Infastidito, il cane ringhiò allo spettro che sconsolato lo liberò dalla stretta. Il fantasma scusandosi fece cadere inavvertitamente la lampada, che rotolò giù per terra frantumandosi in tanti piccoli pezzi. Disperato, il basset-hound incominciò a piangere perché credeva che non avrebbe più rivisto la casetta da cui veniva, il fantasma intenerito gli donò una mantellina rossa che lo avrebbe aiutato a tornare. Risolto il problema decise che era meglio liberarsi del giovane, così, piano piano si smaterializzò.
    Il ragazzo, tentando di fermarlo inciampò in una pietra azzurra ed improvvisamente si ritrovò davanti lo sguardo stupito dello spirito della natura. Era una bellissima donna dai capelli rossi, ricci e vaporosi dagli occhi verdi. il ragazzo imbambolato chiese allo spirito se poteva aiutarlo a capire cosa ci faceva lì.
    Madre Natura lo rimproverò dicendo che non poteva solo infastidire orchi, fantasmi e cani, ma doveva incominciare a pensare come un uomo maturo. Gli disse di recarsi in un vecchio capanno abbandonato non molto distante dove avrebbe trovato nascosto in un cestino da picnic qualcosa che lo avrebbe aiutato a trovare lo spirito pantofolaio della saggezza. Così il ragazzo si incamminò per uno stretto sentiero che portava al capanno. Giunto lì trovò un vecchio capanno fatiscente, sembrava non abitato ma.... dall'interno proveniva uno strano odore..... un misto tra naftalina e incenso, schifato, entrò dalla finestra perché la porta era chiusa. Trovò ad attenderlo un enorme gatto che lo accolse con un "Ciao!".
    Il ragazzo sobbalzò dallo stupore, e con il respiro affannato, si avvicinò alla bestiola per capire se potesse arruffargli le orecchie. Il gatto strusciandosi contro le mani glielo permise. Il ragazzo ne approfittò per sgusciare dentro e cercare il cestino da pic-nic.
    Rivoltò il capanno completamente, finché dalla lettiera del gatto vide spuntare un lembo di stoffa. Si avvicinò e vide che era una maglia logora con cucito sopra una strana toppa a forma di stella. Non appena lo toccò cominciò a tremare, poi si illuminò e cominciò a miagolare e a ingrandirsi. Una ragazza che stringeva in mano il "famoso" cesto miagolò e rivelò al giovane la verità sul gatto. Era il custode dell'amuleto che riposava lì da millenni in attesa dell'arrivo di un valoroso condottiero dal cuore puro abbastanza ardito da sfidare il grande guardiano nel reame degli orsetti dormiglioni.
    Il ragazzo, perplesso, pensò di essere impazzito del tutto e si avvicinò titubante a toccare la morbida pelliccia del gatto. Improvvisamente ebbe delle visioni di un'isola straniera, con strani ruderi e creature mitologiche. Gli disse che lì avrebbe dovuto affrontare 3 demoni dei fiori prima di poter ottenere udienza presso Il grande orsetto dormiglione. Esso gli avrebbe offerto il potere di comunicare con ogni specie vivente. In questo modo lo spirito della saggezza poteva guidarlo tramite flora e fauna verso il suo destino. Anche se titubante, il giovane decise di intraprendere l'avventura prospettatagli e salutando si incamminò.
    Partì alla ricerca della prima sfida; trovare una barca per attraversare il fiume che sfociava nel mare. Mentre attraversava il sentiero che portava al torrente, scivolò e cadde su di una roccia. Fu allora che un cinguettio destò il suo interesse. Su di un ramo stava appollaiato un'esile e variopinto uccellino dal becco lungo e le piume sgargianti che sbatteva ritmicamente. Il ragazzo gli si avvicinò, e timidamente allungò la mano verso l'animale. Non appena lo sfiorò, l'uccellino con voce umana lo salutò e disse: «uè guagliò... cosa fèto qua??» (= cosa fai qui in veneto, nda ) Non avendo capito una parola, il giovane decise di ignorarlo. Tornò a incamminarsi noncurante del fatto che l'uccello gli urlava: «non da quella....».
    Non finì la frase, che con un capitombolo cadde in un'enorme pozzanghera gialla. «Te l'avevo detto...». «Oh, grullo!» disse il giovane irritato.
    Guardandosi i piedi, si accorse che il terreno sembrava diventare delle sabbie mobili. Impaurito, provò a liberarsi, ma così facendo, scivolò ancora di più nel buco. Poi tutto si fece nero e il ragazzo cadde svenuto nel pantano. Il ragazzo si svegliò in una stiva scricchiolante e puzzolente di pesce. Un marinaio attirato dal gran lamentarsi del giovane corse a vedere e lo trovò a gambe all'aria dentro una cassa colma di gemme. Irritato, lo afferrò per le caviglie e lo tirò fuori, mettendolo in piedi. Il ragazzo mugugnò un "grazie amico" e fece per andarsene. «Dove credi di....». Il marinaio s'interruppe perché alle spalle di lui era comparso un individuo dall'aria sinistra peloso e con uno sguardo minaccioso. Era il capitano della nave venuto a vedere che nessuno avesse toccato i suoi tesori. «Cosa diavolo...», esclamò vedendo i tre discutere con fervore. Il giovane approfittò del momento per sgattaiolare via con una gemma nascosta... ma inciampò nella porta, facendola cadere. I due, allora, infuriati corsero verso il ragazzo per riempirlo di botte, ma questi li fermò mostrando loro un mazzo di carte proponendo una scommessa. Interessati, i due accettarono la proposta ovvero... indovinare quale carta del mazzo avesse il capitano nelle mutande. Perplessi i 2 dissero... «Quali mutande?». Allora il giovane capì che i due non portavano l'intimo, e allora ebbe un'idea per sgattaiolare fuori, senza rischi; con le sue gambe, fece uno scatto verso il capitano, e improvvisamente questi si ritrovò con le braghe calate. Rosso di vergogna, corse a nascondersi, mentre la stessa sorte toccò all'altro... A quel punto il giovane ne approfittò per rubare la pietra, e scappare via. Uscì sul ponte che pullulava di marinai affaccendati e corse veloce verso il porto dove trovò un mendicante seduto in terra. Gli chiese se lì vicino ci fosse una nave diretta verso sud. Il mendicante indicò una fregata pronta per salpare. Il giovane ringraziò e corse velocemente all'imbarcazione chiedendo all'equipaggio un passaggio per il reame magico "Happy End". Da lì avrebbe trovato il modo di raggiungere l'orsetto dormiglione, e compiere la sua missione. Salito a bordo si ritrovò circondato da bambini curiosi, dai marinai e una provocante ragazza che gli rivolse uno sguardo carico di significato. Inorgoglito, si avvicinò spavaldo e s'inchinò galante. A quel punto la ragazza gli si avvicinò e gli disse... «So cosa cerchi e ti dirò come ottenerlo in cambio quando ti troverai all'isola tu dovrai prendere la corona dell'orsetto». Anche se confuso, accettò e seguì i marinai nella stiva. Gli venne detto di aspettare lì fino alla partenza. Trepidante, si sedette per terra domandandosi quali avventure lo stavano aspettando. Quando la nave salpò, il giovane sfinito si addormentò su un'amaca, e lì sognò il luogo dove presto sarebbe arrivato e le avventure che lo attendevano. Il suo sonno fu interrotto da un tremendo boato. Il giovane corse sul ponte per vedere cosa fosse successo. La nave aveva cozzato contro uno scoglio, difatti erano stati sospinti dalla marea verso la scogliera di un'isola sconosciuta alle mappe, e si erano così dovuti fermare. Esplorando l'isola per trovare qualcuno che li soccorresse, incapparono in uno sciamano che li redarguì riguardo il viaggio; presto sarebbero stati prigionieri da una bellissima e perfida regina. Questa avrebbe estorto loro un patto, il quale li avrebbe costretti a trasformarsi in un cacciavite, unica via d'uscita era ingannarla con un travestimento provetto, ovvero una mantella ricoperta di foglie e viscidi vermi ... anche se schifati tutti accolsero l'informazione con enorme gratitudine. Ma la regina venne a sapere che il maiale preparato per cena era stato avvelenato con una spezia dal sapore disgustoso. Infuriata, decise di giustiziare tutti coloro che non avevano confessato di aver visto la pietanza, e di ricompensare con dei cacciaviti d'oro chi avesse scoperto il colpevole. Nel frattempo, i naufraghi si preparavano al brutto incontro predetto da un oracolo fabbricando il mantello, che avrebbe consentito loro, di passare attraverso un varco senza farsi notare. Attraverso il varco i nostri, poterono cambiare le sorti, e giungere illesi nel luogo prestabilito. Dopo 2 notti però, accadde qualcosa di inaspettato: furono ritrovati dei resti di strani animali ricoperti di sangue. Non avendo mangiato nulla, nessuno vomitò e riuscirono a seppellire i resti. La terra era ancora smossa che poterono seppellire facilmente, ma alcuni non erano tranquilli: sentivano delle voci provenienti dal suolo. Erano gli gnomi infastiditi da noi umani che con i badili andammo lì per scavare buche a casaccio fino a distruggere le grotte fatate. Le fate, arrabbiate, avevano impedito più volte un simile scempio, attraverso un incantesimo, ma scavando erano giunti fino alla terra degli snasi. Tutto appariva nebuloso ma la curiosità li aveva spinti fino alla tana di questi esseri dove trovarono un cesto pieno di oro e argento. Entusiasti, riempirono sacchi di juta che portarono con sé in superficie. Così una volta fuori, andarono alla spiaggia dove furono attaccati dagli scagnozzi della regina delle fate che presero il tesoro e costrinsero tutti a cantare a squarcia gola: "Siam dei piccoli gollumin...", stando gobbi poiché avevano sulla schiena dei pesanti sacchi di juta. I tesssssori decisero di portarli nel deserto per finirli di dare alla strega malvagia che, travestita da fata, li trasformò in piccoli orripilanti rospi.
    Così trasformati, s'incamminarono per cercare aiuto tra le dune. Dopo tante ore finalmente videro un mago e chiesero che venisse annullata la magia imposta.
    Il mago sorrise ed aprì un libro degli incantesimi farfugliando qualcosa d'incomprensibile. L'anatema venne convertito e ritornarono nella loro forma originale. Ringraziarono il mago e s'incamminarono verso un sentiero che portava ad una valle incantata dove incapparono in un gruppo di soldati feriti che chiesero aiuto. Subito si avvicinarono chiedendo cosa fosse successo e chi parlò per primo raccontò piangendo che furono attaccati da un gigantesco mostro che mangiò alcuni di loro e tutti gli altri si nascosero nelle grotte rimanendo lì per alcuni giorni. E così incontrarono loro….erano affamati e molto assetati, allora gli diedero pozioni per rimettersi in forze e per rifocillarsi. Gli uomini una volta sazi ringraziarono e vollero aiutarli ad attraversare la valle piena di fiori magici che incantavano coloro che li annusavano. Iniziarono il tragitto seguendo un sentiero buio e tetro tenendo una pezza e armamenti vari tra le mani, all'improvviso un richiamo verso l’alto incantò alcuni di loro che rimasero imbambolati a toccare i fiori magici, gli altri cercarono di impedirgli di toccarli e morire usando suoni fatati riuscendo a disincantarli e a farli riprendere, così proseguirono lungo la strada. Camminando camminando trovarono un portale bianco, il più valoroso si avvicinò e entrò nel varco, all’improvviso una luce lo avvolse ed una voce angelica cominciò a parlare dolcemente e spiegò loro che la valle incantata era invasa da mille magie e cercando con attenzione potevano trovare delle diavolerie e ordigni che potevano tramutarli in delle innocue creature senza poteri.
    Scoraggiati decisero di domandare se c’era una soluzione per evitare queste trappole e la risposta li sorprese enormemente perché la voce cambiò e divenne molto malvagia spaventando tutti e creando panico. Tutti corsero a perdifiato lungo la strada, alcuni caddero a terra, altri invece rotolarono pensando che fosse comparso un mostro, ma si rivelò essere solo un’illusione creata dall'essere dentro il portale.
    Decisero di prendere la strada che era alla loro destra e che portava in un viale alberato con un grande castello di colore bianco ricoperto di meringa, con intorno tante decorazioni di cioccolato, al posto degli archi e delle pietre c'erano dei biscotti di marzapane. Tutti guardando questo incominciarono ad avere una gran fame ma sapevano che qualcuno li stava guardando, aspettando che qualcuno di loro facesse una mossa per poterli prendere. Decisero quindi di prepararsi ad una approfondita perlustrazione dei dintorni e trovare il modo di soverchiare la creatura. Con cautela si diressero verso un sentiero che sembrava essere molto tranquillo ma all’improvviso comparvero un gruppo di unicorni candidi che dissero loro di recarsi alla fonte magica che li avrebbe resi forti rispetto alla creatura e una volta presa sarebbe durata circa mezz'ora, poi l'incanto sarebbe scomparso e così arrivarono lì e riempirono più ampolle possibili ciascuno in modo da non dover più essere tanto deboli.
    Si rimisero in cammino verso il castello, arrivati lì suonarono alla porta ed una voce gentile li fece entrare spalancando il maestoso imponente portale. Un buffo orsetto comparve dinanzi loro era rosa con un grazioso vestito ma all'improvviso ghignò mostrando denti malefici, ma loro non si spaventarono anzi presero le ampolle e d’un fiato ne lanciarono alcune verso di lui, l'orso urlò dal dolore e si arrabbiò molto così divenne enorme e tornando alla forma reale videro che il punto debole era la fronte perché stava pulsando. Presero coraggio e mirarono in quel punto con tutta la forza che possedevano, ma improvvisamente l'orso schivò il colpo e si arrabbiò ancor di più diventando paonazzo dicendo loro che non aveva cattive intenzioni, era buono ma era nato per tenere lontani gli intrusi e sorvegliare il mostro del castello stregato, allora decisero di avvicinarsi e di aiutare l'orsetto uccidendo il mostro che si trovava dentro le mura del castello. L'orso li ringraziò donandogli un bacetto sulla guancia e così andarono tutti insieme verso la scalinata che portava alla torre più alta del castello per vedere il mostro nascosto e per sconfiggerlo. Davanti alle scale, trovarono delle statue con sguardi infernali che sembravano vive, continuarono a salire ma con un brutto presentimento e alle spalle si palesò un grande e nero occhio che li guardava giudicante, l'iride li aveva inchiodati e non potevano muoversi, ma uno riuscì a domandare all'essere perché era comparso e cosa avesse intenzione di fare. L’occhio si chiuse poi si riaprì e un lungo sospiro , che richiamava tristezza, e molta rabbia l'occhio rispose che valutava l’anima delle persone solo attraverso una prova e se avessero voluto affrontarla e potuto non importava perché non potevano dovevano sconfiggerlo quindi presero una decisione, elaborarono un piano per poter dimostrare al mostro che potevano vincerlo e partirono all'attacco, prima bevvero le pozioni che diedero loro una velocità sovrumana ed una forza. Pieno di pericoli era il passaggio per arrivare al punto in cui il mostro era situato e cercarono di circondarlo e di attaccare per poterlo bloccare e legare. Presero una corda e si misero ad accerchiarlo,il mostro si girò su se stesso e cercò di evitare di essere preso ma una zanna venne immobilizzata e legarono intorno la corda poi legarono braccia. Una volta immobilizzato cercarono di farlo girare su se stessi così da fargli girare la testa, riuscirono nell'intento e cadde per terra, subito lo legarono e finalmente furono liberi di andare dentro il corridoio che portava in una stanza con una finestra piccola ma magica di diversi colori, si avvicinarono lì e guardarono attraverso di pericoli così presero un pò di polvere e la gettarono sulla finestra e videro delle immagini che mostravano luoghi ancora da esplorare, magici e misteriosi.


    Uno di loro dopo un lungo respiro toccò la finestra e sparì misteriosamente. Tutti rimasero attoniti e si guardarono intorno non realizzando che era comparso alle loro spalle una piccola fata che disse loro di stare tranquilli perché le finestre portavano nel luogo in cui dovevano recarsi. Toccarono tutti le finestre ricomparse e vennero risucchiati in un vortice che li trasportò in una valle incantata con fiori giganteschi e molte creature enormi ma innocue, altre piccole e feroci. La fata che comparve dinanzi gli disse che li avrebbe portati nel villaggio e il mattino seguente si misero in viaggio per andare da Meriljus il mago, il quale dovevano sbrigarsi perché lui odiava i ritardatari. Arrivarono davanti una casa piccina piccina dalla forma di un raro fungo dai colori sgargianti dalla quale uscì uno gnomo vecchissimo, era appunto il capovillaggio Grande Saggio, amico del mago. Li accompagnò in casa, attraversarono l'atrio e arrivarono alla stanza del mago, bussarono e una volta e la porta si spalancò e il mago comparve. Sembrava un po' infastidito per la visita e per il ritardo, aveva l’aspetto un po' cupo li scrutò e cominciò a parlare. Chiese loro perché fossero arrivati lì e cosa volevano, uno del gruppo si fece avanti e cominciò a parlare. Il mago ascoltò tutto con un sopracciglio aggrottato, finito di ascoltare rispose con voce calda e grave che il luogo dove si dovranno recare è tetro e pieno di pericoli di ogni forma e colore, piena di mostri, è una caverna in cui si deve arrivare fino in profondità della Terra. La fonte era molto nascosta e per trovarla dovevano percorrere vari oscuri sentieri che diventavano sempre più ripidi e stretti, ma non demorsero e accettarono la cosa continuando il percorso fino alla destinazione. Arrivati iniziarono a raccogliere tesori e altro quando all’improvviso sentirono uno strillo provenire dalle mura, si precipitarono correndo verso l'entrata e trovarono una anziana pallida signora catturata da troll, decisero di aiutarla e combatterono contro le malefiche creature che erano piuttosto goffe e rumorose e molto arrabbiate scagliarono un masso verso di loro ma colpì la parete facendo tremare anche la terra, cercarono di fuggire ma dei frammenti di specchio incantanto si conficcarono sulla schiena. Questo causò molti danni e si trovarono tutti insieme ad aiutarsi nello scontro finale nonostante le ferite. Si lanciarono verso i nemici nuovamente e con impeto li sconfissero facendoli scappare e finalmente poterono curarsi le ferite e riposarsi, passando la notte accanto al fuoco. Il mattino seguente ripresero ad esplorare il territorio vicino e arrivarono in una locanda che aveva un’insegna molto imponente, quindi entrarono e l’oste un po' panciuto gli chiese cosa volessero e cosa li aveva portati fin lì da così lontano. Risposero che dovevano cercare la fonte che li avrebbe trasformati in esseri forti così d'aiutare gli esseri viventi più deboli a sopravvivere. Inoltre potevano domare gli elementi: Aria, Acqua, Fuoco, terra. L'oste disse che dovevano proseguire la strada fino al sentiero lastricato, proseguendo poi nella parte più interna fino ad arrivare ad un arco, il quale aveva un’incisione che sembrava essere una serratura che portava in un altra dimensione e così ringraziarono l'uomo e si avviarono. Mentre camminavano successe che una nebbia li avvolse e li fece perdere la strada e l’orientamento. Decisero di proseguire ugualmente e cercarono di trovare un punto dove la nebbia era meno fitta. Dopo una curva stretta si fermarono per cercare di capire dove fossero: il sentiero lastricato si ergeva più avanti verso sinistra e videro che saliva verso l’alto, si ricomposero e ripresero il cammino, ma nel tragitto trovarono una voragine e dovettero girare per un percorso più lungo e tortuoso. All’improvviso un tuono rimbombò divenne tutto buio e iniziò a piovere di rosso, segno di brutto presagio. Infatti comparvero degli essere mutaforma, mezzi umani e mezzi demoni con armi che lanciavano verso di loro fuoco e fulmini, passarono al contrattacco bevvero le pozioni e si trasformarono per dieci minuti e si scagliarono contro i nemici. Alcuni morirono, altri riuscirono a fuggire restando gravemente feriti e altri ancora combattevano con tutta la loro forza, riuscendo però ad avere la meglio sui nemici. Rimasero in cinque feriti e abbattuti ma tra loro cercavano di tirarsi su di morale e cominciarono a costruirsi un riparo per la notte e per riprendersi. Il mattino seguente si rimisero in marcia, ancora malconci. Erano un mago, quello che incontrarono, ed un nano con l'aria minacciosa che chiese loro cosa volevano e dove stavano andando, cercarono di spiegarsi e dissero che dovevano fare nuovamente la strada per la fonte. Il nano decise insieme al mago che li avrebbero accompagnati, non si fidavano perché erano indeboliti, ma il mago con un incantesimo li calmò tutti e poterono proseguire il cammino insieme. Il sentiero lastricato si divideva in due e presero la stradina a sinistra quella interna, all'improvviso un tuono risuonò in lontanza e il cielo cominciò a diventare nero, allora cercarono subito un riparo. Videro che la pioggia stava aumentando e non potevano proseguire trovarono una caverna e accesero un fuoco per riscaldarsi e rifocillarsi, alcuni si misero a chiacchierare ed altri a riposare. Dopo qualche giorno la compagnia decise che sarebbero dovuti ripartire e ripresero la strada che avevano scartato. Davanti trovarono
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    idolish7
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    bugs-bunny-m
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    great-pretender
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    Yankee
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    C'era una volta un ragazzo che con tutta tranquillità decise di fare una passeggiata nel bosco per incontrare magari qualcuno che potesse aiutarlo a cercare lo spirito della natura che viveva nel fiume vicino così si diresse verso un sentiero che era pieno di tanti spendenti grandi e rossi di luci fatate che brillavano in una notte incantata cosi il ragazzo si girò attorno e vide un ciliegio enorme che era uno spettacolo allora decise di arrampicarsi per poter scorgere meglio il campo di fiori distrutto dal malvagio orco puzzolente che con l'ascella faceva tanto rumore perché si divertiva da matti a correre con le scarpe coi tacchi e inciampava continuamente quindi decise di iniziare a strisciare per vedere la luna che risplendeva alta in cielo e fu così che accadde qualcosa di veramente straordinario il ragazzo voltandosi vide un fantasma molto spaventato che volteggiava sospeso sopra di lui.
    Non sapendo come riuscire a comunicare con lui iniziò a balbettare parole senza senso, lo spettro allora divertito dalla situazione finse di non capire ed iniziò a ridere a crepapelle fino a diventare conscio dell'imbarazzante situazione in cui si trovava, allora fattosi coraggio, avanzò fluttuando a zig zag e gli consegnò una strana pietra di colore blu.
    Il ragazzo accettò un po' perplesso lo strano dono, che nelle sue mani si trasformo in una lampada magica. Il fantasma sorrise e guardando gli spiegò che strofinandola, sarebbe comparso un basset-hound magico. Rimase sconcertato perché lui credeva fosse uno strabiliante genio. Riavutosi dalla sorpresa, provò a chiedergli se potesse esprimere almeno un desiderio. Il cane rispose che per avere questa opportunità, doveva abbaiare una serenata. Il ragazzo iniziò a sbuffare perché non aveva tempo da sprecare ad abbaiare come un idiota, così decise di lanciargli un tramezzino che aveva raccolto per terra. Il cane offeso aprì la bocca e lo inghiotti, dimenticando il ragazzo che stranito, strattonò la sua coda, divertendo il fantasma che nel frattempo si era posato sopra un masso. Infastidito, il cane ringhiò allo spettro che sconsolato lo liberò dalla stretta. Il fantasma scusandosi fece cadere inavvertitamente la lampada, che rotolò giù per terra frantumandosi in tanti piccoli pezzi. Disperato, il basset-hound incominciò a piangere perché credeva che non avrebbe più rivisto la casetta da cui veniva, il fantasma intenerito gli donò una mantellina rossa che lo avrebbe aiutato a tornare. Risolto il problema decise che era meglio liberarsi del giovane, così, piano piano si smaterializzò.
    Il ragazzo, tentando di fermarlo inciampò in una pietra azzurra ed improvvisamente si ritrovò davanti lo sguardo stupito dello spirito della natura. Era una bellissima donna dai capelli rossi, ricci e vaporosi dagli occhi verdi. il ragazzo imbambolato chiese allo spirito se poteva aiutarlo a capire cosa ci faceva lì.
    Madre Natura lo rimproverò dicendo che non poteva solo infastidire orchi, fantasmi e cani, ma doveva incominciare a pensare come un uomo maturo. Gli disse di recarsi in un vecchio capanno abbandonato non molto distante dove avrebbe trovato nascosto in un cestino da picnic qualcosa che lo avrebbe aiutato a trovare lo spirito pantofolaio della saggezza. Così il ragazzo si incamminò per uno stretto sentiero che portava al capanno. Giunto lì trovò un vecchio capanno fatiscente, sembrava non abitato ma.... dall'interno proveniva uno strano odore..... un misto tra naftalina e incenso, schifato, entrò dalla finestra perché la porta era chiusa. Trovò ad attenderlo un enorme gatto che lo accolse con un "Ciao!".
    Il ragazzo sobbalzò dallo stupore, e con il respiro affannato, si avvicinò alla bestiola per capire se potesse arruffargli le orecchie. Il gatto strusciandosi contro le mani glielo permise. Il ragazzo ne approfittò per sgusciare dentro e cercare il cestino da pic-nic.
    Rivoltò il capanno completamente, finché dalla lettiera del gatto vide spuntare un lembo di stoffa. Si avvicinò e vide che era una maglia logora con cucito sopra una strana toppa a forma di stella. Non appena lo toccò cominciò a tremare, poi si illuminò e cominciò a miagolare e a ingrandirsi. Una ragazza che stringeva in mano il "famoso" cesto miagolò e rivelò al giovane la verità sul gatto. Era il custode dell'amuleto che riposava lì da millenni in attesa dell'arrivo di un valoroso condottiero dal cuore puro abbastanza ardito da sfidare il grande guardiano nel reame degli orsetti dormiglioni.
    Il ragazzo, perplesso, pensò di essere impazzito del tutto e si avvicinò titubante a toccare la morbida pelliccia del gatto. Improvvisamente ebbe delle visioni di un'isola straniera, con strani ruderi e creature mitologiche. Gli disse che lì avrebbe dovuto affrontare 3 demoni dei fiori prima di poter ottenere udienza presso Il grande orsetto dormiglione. Esso gli avrebbe offerto il potere di comunicare con ogni specie vivente. In questo modo lo spirito della saggezza poteva guidarlo tramite flora e fauna verso il suo destino. Anche se titubante, il giovane decise di intraprendere l'avventura prospettatagli e salutando si incamminò.
    Partì alla ricerca della prima sfida; trovare una barca per attraversare il fiume che sfociava nel mare. Mentre attraversava il sentiero che portava al torrente, scivolò e cadde su di una roccia. Fu allora che un cinguettio destò il suo interesse. Su di un ramo stava appollaiato un'esile e variopinto uccellino dal becco lungo e le piume sgargianti che sbatteva ritmicamente. Il ragazzo gli si avvicinò, e timidamente allungò la mano verso l'animale. Non appena lo sfiorò, l'uccellino con voce umana lo salutò e disse: «uè guagliò... cosa fèto qua??» (= cosa fai qui in veneto, nda ) Non avendo capito una parola, il giovane decise di ignorarlo. Tornò a incamminarsi noncurante del fatto che l'uccello gli urlava: «non da quella....».
    Non finì la frase, che con un capitombolo cadde in un'enorme pozzanghera gialla. «Te l'avevo detto...». «Oh, grullo!» disse il giovane irritato.
    Guardandosi i piedi, si accorse che il terreno sembrava diventare delle sabbie mobili. Impaurito, provò a liberarsi, ma così facendo, scivolò ancora di più nel buco. Poi tutto si fece nero e il ragazzo cadde svenuto nel pantano. Il ragazzo si svegliò in una stiva scricchiolante e puzzolente di pesce. Un marinaio attirato dal gran lamentarsi del giovane corse a vedere e lo trovò a gambe all'aria dentro una cassa colma di gemme. Irritato, lo afferrò per le caviglie e lo tirò fuori, mettendolo in piedi. Il ragazzo mugugnò un "grazie amico" e fece per andarsene. «Dove credi di....». Il marinaio s'interruppe perché alle spalle di lui era comparso un individuo dall'aria sinistra peloso e con uno sguardo minaccioso. Era il capitano della nave venuto a vedere che nessuno avesse toccato i suoi tesori. «Cosa diavolo...», esclamò vedendo i tre discutere con fervore. Il giovane approfittò del momento per sgattaiolare via con una gemma nascosta... ma inciampò nella porta, facendola cadere. I due, allora, infuriati corsero verso il ragazzo per riempirlo di botte, ma questi li fermò mostrando loro un mazzo di carte proponendo una scommessa. Interessati, i due accettarono la proposta ovvero... indovinare quale carta del mazzo avesse il capitano nelle mutande. Perplessi i 2 dissero... «Quali mutande?». Allora il giovane capì che i due non portavano l'intimo, e allora ebbe un'idea per sgattaiolare fuori, senza rischi; con le sue gambe, fece uno scatto verso il capitano, e improvvisamente questi si ritrovò con le braghe calate. Rosso di vergogna, corse a nascondersi, mentre la stessa sorte toccò all'altro... A quel punto il giovane ne approfittò per rubare la pietra, e scappare via. Uscì sul ponte che pullulava di marinai affaccendati e corse veloce verso il porto dove trovò un mendicante seduto in terra. Gli chiese se lì vicino ci fosse una nave diretta verso sud. Il mendicante indicò una fregata pronta per salpare. Il giovane ringraziò e corse velocemente all'imbarcazione chiedendo all'equipaggio un passaggio per il reame magico "Happy End". Da lì avrebbe trovato il modo di raggiungere l'orsetto dormiglione, e compiere la sua missione. Salito a bordo si ritrovò circondato da bambini curiosi, dai marinai e una provocante ragazza che gli rivolse uno sguardo carico di significato. Inorgoglito, si avvicinò spavaldo e s'inchinò galante. A quel punto la ragazza gli si avvicinò e gli disse... «So cosa cerchi e ti dirò come ottenerlo in cambio quando ti troverai all'isola tu dovrai prendere la corona dell'orsetto». Anche se confuso, accettò e seguì i marinai nella stiva. Gli venne detto di aspettare lì fino alla partenza. Trepidante, si sedette per terra domandandosi quali avventure lo stavano aspettando. Quando la nave salpò, il giovane sfinito si addormentò su un'amaca, e lì sognò il luogo dove presto sarebbe arrivato e le avventure che lo attendevano. Il suo sonno fu interrotto da un tremendo boato. Il giovane corse sul ponte per vedere cosa fosse successo. La nave aveva cozzato contro uno scoglio, difatti erano stati sospinti dalla marea verso la scogliera di un'isola sconosciuta alle mappe, e si erano così dovuti fermare. Esplorando l'isola per trovare qualcuno che li soccorresse, incapparono in uno sciamano che li redarguì riguardo il viaggio; presto sarebbero stati prigionieri da una bellissima e perfida regina. Questa avrebbe estorto loro un patto, il quale li avrebbe costretti a trasformarsi in un cacciavite, unica via d'uscita era ingannarla con un travestimento provetto, ovvero una mantella ricoperta di foglie e viscidi vermi ... anche se schifati tutti accolsero l'informazione con enorme gratitudine. Ma la regina venne a sapere che il maiale preparato per cena era stato avvelenato con una spezia dal sapore disgustoso. Infuriata, decise di giustiziare tutti coloro che non avevano confessato di aver visto la pietanza, e di ricompensare con dei cacciaviti d'oro chi avesse scoperto il colpevole. Nel frattempo, i naufraghi si preparavano al brutto incontro predetto da un oracolo fabbricando il mantello, che avrebbe consentito loro, di passare attraverso un varco senza farsi notare. Attraverso il varco i nostri, poterono cambiare le sorti, e giungere illesi nel luogo prestabilito. Dopo 2 notti però, accadde qualcosa di inaspettato: furono ritrovati dei resti di strani animali ricoperti di sangue. Non avendo mangiato nulla, nessuno vomitò e riuscirono a seppellire i resti. La terra era ancora smossa che poterono seppellire facilmente, ma alcuni non erano tranquilli: sentivano delle voci provenienti dal suolo. Erano gli gnomi infastiditi da noi umani che con i badili andammo lì per scavare buche a casaccio fino a distruggere le grotte fatate. Le fate, arrabbiate, avevano impedito più volte un simile scempio, attraverso un incantesimo, ma scavando erano giunti fino alla terra degli snasi. Tutto appariva nebuloso ma la curiosità li aveva spinti fino alla tana di questi esseri dove trovarono un cesto pieno di oro e argento. Entusiasti, riempirono sacchi di juta che portarono con sé in superficie. Così una volta fuori, andarono alla spiaggia dove furono attaccati dagli scagnozzi della regina delle fate che presero il tesoro e costrinsero tutti a cantare a squarcia gola: "Siam dei piccoli gollumin...", stando gobbi poiché avevano sulla schiena dei pesanti sacchi di juta. I tesssssori decisero di portarli nel deserto per finirli di dare alla strega malvagia che, travestita da fata, li trasformò in piccoli orripilanti rospi.
    Così trasformati, s'incamminarono per cercare aiuto tra le dune. Dopo tante ore finalmente videro un mago e chiesero che venisse annullata la magia imposta.
    Il mago sorrise ed aprì un libro degli incantesimi farfugliando qualcosa d'incomprensibile. L'anatema venne convertito e ritornarono nella loro forma originale. Ringraziarono il mago e s'incamminarono verso un sentiero che portava ad una valle incantata dove incapparono in un gruppo di soldati feriti che chiesero aiuto. Subito si avvicinarono chiedendo cosa fosse successo e chi parlò per primo raccontò piangendo che furono attaccati da un gigantesco mostro che mangiò alcuni di loro e tutti gli altri si nascosero nelle grotte rimanendo lì per alcuni giorni. E così incontrarono loro….erano affamati e molto assetati, allora gli diedero pozioni per rimettersi in forze e per rifocillarsi. Gli uomini una volta sazi ringraziarono e vollero aiutarli ad attraversare la valle piena di fiori magici che incantavano coloro che li annusavano. Iniziarono il tragitto seguendo un sentiero buio e tetro tenendo una pezza e armamenti vari tra le mani, all'improvviso un richiamo verso l’alto incantò alcuni di loro che rimasero imbambolati a toccare i fiori magici, gli altri cercarono di impedirgli di toccarli e morire usando suoni fatati riuscendo a disincantarli e a farli riprendere, così proseguirono lungo la strada. Camminando camminando trovarono un portale bianco, il più valoroso si avvicinò e entrò nel varco, all’improvviso una luce lo avvolse ed una voce angelica cominciò a parlare dolcemente e spiegò loro che la valle incantata era invasa da mille magie e cercando con attenzione potevano trovare delle diavolerie e ordigni che potevano tramutarli in delle innocue creature senza poteri.
    Scoraggiati decisero di domandare se c’era una soluzione per evitare queste trappole e la risposta li sorprese enormemente perché la voce cambiò e divenne molto malvagia spaventando tutti e creando panico. Tutti corsero a perdifiato lungo la strada, alcuni caddero a terra, altri invece rotolarono pensando che fosse comparso un mostro, ma si rivelò essere solo un’illusione creata dall'essere dentro il portale.
    Decisero di prendere la strada che era alla loro destra e che portava in un viale alberato con un grande castello di colore bianco ricoperto di meringa, con intorno tante decorazioni di cioccolato, al posto degli archi e delle pietre c'erano dei biscotti di marzapane. Tutti guardando questo incominciarono ad avere una gran fame ma sapevano che qualcuno li stava guardando, aspettando che qualcuno di loro facesse una mossa per poterli prendere. Decisero quindi di prepararsi ad una approfondita perlustrazione dei dintorni e trovare il modo di soverchiare la creatura. Con cautela si diressero verso un sentiero che sembrava essere molto tranquillo ma all’improvviso comparvero un gruppo di unicorni candidi che dissero loro di recarsi alla fonte magica che li avrebbe resi forti rispetto alla creatura e una volta presa sarebbe durata circa mezz'ora, poi l'incanto sarebbe scomparso e così arrivarono lì e riempirono più ampolle possibili ciascuno in modo da non dover più essere tanto deboli.


    Si rimisero in cammino verso il castello, arrivati lì suonarono alla porta ed una voce gentile li fece entrare spalancando il maestoso imponente portale. Un buffo orsetto comparve dinanzi loro era rosa con un grazioso vestito ma all'improvviso ghignò mostrando denti malefici, ma loro non si spaventarono anzi presero le ampolle e d’un fiato ne lanciarono alcune verso di lui, l'orso urlò dal dolore e si arrabbiò molto così divenne enorme e tornando alla forma reale videro che il punto debole era la fronte perché stava pulsando. Presero coraggio e mirarono in quel punto con tutta la forza che possedevano, ma improvvisamente l'orso schivò il colpo e si arrabbiò ancor di più diventando paonazzo dicendo loro che non aveva cattive intenzioni, era buono ma era nato per tenere lontani gli intrusi e sorvegliare il mostro del castello stregato, allora decisero di avvicinarsi e di aiutare l'orsetto uccidendo il mostro che si trovava dentro le mura del castello. L'orso li ringraziò donandogli un bacetto sulla guancia e così andarono tutti insieme verso la scalinata che portava alla torre più alta del castello per vedere il mostro nascosto e per sconfiggerlo. Davanti alle scale, trovarono delle statue con sguardi infernali che sembravano vive, continuarono a salire ma con un brutto presentimento e alle spalle si palesò un grande e nero occhio che li guardava giudicante, l'iride
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    Moon
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    Yurt
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