Moonless

Tra Inferno & Paradiso

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  1. Yume
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    {Dopo
    tanta nebbia
    a una
    a una
    si svelano
    le stelle.
    Respiro
    il fresco
    che mi lascia
    il colore
    del cielo. (G. Ungaretti)}


    Prologo
    Ero affannata, avevo corso tanto sino a raggiungere una radura che sembrava incantata. Uno spiazzo di prato verde pallido ricamato da fiori bianchi, gialli e blu, la luna bianca e piena che vi si affacciava pareva illuminarli irradiandoli con la sua debole luce color latte, mentre la fresca brezza notturna soffiava delicata accarezzando i petali di ogni singolo fiore e posandosi, dolce, sull’erbetta bagnata da diamanti di rugiada. Il cielo era blu intenso trapunto da una volta infinita di stelle che sembravano fare a gara fra loro per chi fosse la più brillante. Non si udivano i rumori meccanici e assordanti delle grandi città ma solo il rilassante e lieve fruscio dell’acqua che scorreva piano nel lago vicino, al di la degli alberi che accerchiavano quell’angolo abbastanza ampio di prato fiorito. Fissai, incantata, quel posto appena trovato, e subito fui contenta di essermi smarrita perché se non mi fossi persa di sicuro non avrei mai trovato tanta perfezione. Avanzai portando il mio piede nudo in avanti, avvertendo l’umido e il freddo di quel prato che tanto mi aveva ammaliata, mentre il mio semplice vestitino di cotone bianco svolazzava mosso dal fresco venticello notturno. Scrutai, attenta, ogni minimo particolare, impegnandomi ad imprimere nella memoria quella radura che aveva in sé del surreale qualcosa di troppo bello per essere vero, “possibile che l’uomo rimanga impassibile a tanta bellezza?” pensai, e mentre ero assorta intravidi un movimento che mi rese inquieta ma subito dopo fui assalita dall’estasi che mi provocò quella sagoma che sembrava completare quel quadro tanto bello dal essere irreale. Al centro di quello spiazzo dove si affacciava, piena e pallida, la luna si era materializzato un possente cavallo dal manto nero, folto e bagnato tanto da farlo brillare mentre si destreggiava in una serie di movimenti convulsi che in qualche modo mi parvero incredibilmente aggraziati nello esprimere la selvaggia libertà della magnifica bestia, il suo nitrito sembrava un’incantevole melodia che mi rapì. Rimasi a fissarlo stregata dalla sua magnificenza sino a che la bestia non immerse i suoi argentei occhi nei miei.



    Capitolo 1 passato
    Il cielo era limpido con qualche batuffolo di nuvola bianca, velata quasi trasparente che non minacciava di oscurare il sole di mezzogiorno, lui vanitoso brillava alto e i suoi raggi immergevano le lande sconfinate coperte da erica e pascoli.
    La fiammeggiante CTS sport Wagon di Robert -mio padre- sembrava mangiare la strada che a sua volta pareva inghiottita dalle vaste colline con ampie vallate della Scozia.
    Viaggiavo con i finestrini dell’auto abbassati respirando il fresco profumo d’erba e autunno.
    Non mi stavo lasciando niente alle spalle, non era un nuovo inizio. Tornavo a Perthshire, tornavo nella nostra locanda, tornavo nel mio dolore, dopo ben undici anni.
    Con tutta la forza che avevo trattenni le lacrime chiudendo gli occhi ma mi sfuggì un sospiro strozzato.
    <<tutto bene Aly?>> chiese Robert mascherando malamente la preoccupazione.
    <<ehm… si! Credo di essere un po’ stanca>> strascicai quelle parole stancamente.
    <<beh! Un viaggio in macchina da Londra a Perthshire è sfiancante>> disse Robert e potrei giurare di averlo sentito sospirare di sollievo.
    Robert era felicissimo del mio ritorno a casa ma era consapevole di quanto ciò mi costava e aveva il terrore che io da un momento a l’altro li chiedessi di fare dietro front e di riportarmi a Londra da zia Claire. Certo! Lui non avrebbe mai ammesso che questa mia scelta lo avrebbe fatto soffrire a lui importava solo della mia felicità e se ero più felice a Londra, avrebbe rinunciato alla sua di felicità. Proprio per Robert ritornavo a Perthshire.
    <<papà!? Il viaggi è stato sicuramente più stancante per te, insomma andata e ritorno>> dissi <<perché non abbiamo preso un treno o un aereo?>> aggiunsi.
    <<perché ricordo che tu ne hai il terrore>> disse Robert con voce insicura.
    <<oh!>> sospirai ma non dissi niente altro, sentivo gli occhi pesanti e il rumore dell’auto e della radio mi parvero distanti.

    Ero piccola tra le braccia forti di qualcuno e stringevo le mie piccole mani paffute a pugno contro il petto del giovane. Piangevo e singhiozzavo mentre una mano fredda mi accarezzava i capelli amorevolmente. “Alison” chiamò la voce e non riuscii a immaginare suono più perfetto di quella voce che poteva appartenere solo ad un angelo. “Alison” chiamò di nuovo ma io non risposi rimasi ad ascoltare il battito del suo cuore e pregai affinché continuasse a chiamare il mio nome. Il giovane iniziò a cullarmi e dolcemente mi sussurrò una melodia solenne con parole sconosciute. La melodia mi ricordava l’acqua di un fiume, la notte, le stelle e la luna. Era lenta, profonda, dolce e malinconica, pareva un suono antico poi la melodia cambiò divenne più allegra ma si poteva ancora sentire un velo di malinconia mi ricordava una bambina che accarezzava una cavallo alato.
    Alzai il viso e le labbra del giovane premettero contro la mia fronte per poi sussurrarmi “Alison andrà tutto bene. Io ti proteggerò”. Quella promessa aveva la forza di un giuramento.
    Non vidi il volto del giovane poiché era avvolto nel buio ma quando alzai gli occhi vidi la luna e le stelle.


    <<alison>> chiamò piano Robert <<siamo a casa>> aggiunse titubante.
    Mi strofinai gli occhi e sbadigliai, sapevo di aver sognato quello che non ricordavo però era cosa avevo sognato. Avevo la sensazione che qualcosa di importante giaceva nel mio subconscio e sfuggisse alla mia coscienza. Quella sensazione sembrava più forte ora che mi trovavo di fronte l’insegna dalla scritta bianca a sfondo nero: An Tormaukin Lochan.
    Non sembrava essere cambiato nulla, era tutto come lo avevo lasciato. Nella nostra locanda il tempo sembrava essersi congelato ma io non avevo più sei anni e Michelle -mia madre- non c’era più. Sulle scale che portavano alla mia vecchia stanza mi parve di vederla mi era sembrato di vedere mamma ridere. Pensai che il suo ricordo mi stava dando il bentornato a casa. Mentre salivo piano le scale ero convinta che la scelta che avevo fatto era la più giusta. Dovevo accettare il passato per vivere il presente e sperare nel futuro. Quella convinzione mi diede la forza di trattenere le lacrime, avrei pianto dopo, da sola nel confortante buio della notte.



    Edited by Yume - 12/6/2011, 20:34
     
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  2. silvia5190
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    ...E poi mi sveglio?
    Quello che hai descritto sembra il dipinto di un sogno...
    Se trovassi un incipit del genere in un libro, lo comprerei di sicuro!!
    Brava!! :hug:

    SPOILER (click to view)
    Ora faccio l'odiosa maestrina, è più forte di me...
    Io non avrei messo le virgolette, tranne che nel pensiero, in modo da permettere alle parole che usi (chi fosse la più brillante, surreale, quadro) di rendere la descrizione ancora più incantata.
    E' la coscenza della protagonista che parla: lasciala esprimere con le parole che le escono dall'anima, senza minimizzarle con le virgolette: sono perfette e giuste così come sono! :D
     
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  3. Yume
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    Grazie *_*
    :*V*: In realtà il primo capitolo è in lavorazione(da un bel pezzo lo sò >.> ma nn ho avuto tempo neanche per respirare ultimamente >.<, ora però sembre che abbia un pò di tregua XD)... appena finito lo posto con piacere allora ^.^
    SPOILER (click to view)
    :flowh: Grazie*-* non sai quanto apprezzo i consigli^^
     
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  4. silvia5190
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    Allora aspetto il seguito!! :D
     
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  5. Yume
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    Postata una parte del primo capitolo^^
    spero di non annoiare nessuno e in seguito posterò l'altra parte^^
     
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    Quand'è che ci si arrende, che si decide che il troppo è troppo? La risposta è una sola. Mai.
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    Sono un pò in ritardo ma lo dico lo stesso....CHE BELLO!!! Sono curiosa, continuerà?
     
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