Last time around.

(long fic yaoi in prosecuzione).

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  1. meishells‚
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    Attenzione: questa storia è basata sull'amore tra due uomini.

    Attenzione: prima di postare questa storia (alla quale tengo particolarmente) volevo precisare, onde evitare equivoci, che è basata sui Kaulitz (sono i gemelli dei tokio hotel, per chi non li dovesse conoscere, qui: http://imageshack.us/photo/my-images/28/90hioh.png/ )
    ma non è una twincest (incesto, ossia amore tra gemelli) in quanto nella mia storia loro non sono gemelli ma... ma vedrete, eheh u.ù




    Titolo: Last time around. (la scorsa volta)
    Autore: Meishells,
    Genere: Romantico.
    Raiting: NC17
    Avvisi: Twincest not related, AU, fluff, language.
    Pairing: TomxBill.

    Riassunto: "Signore, posso chiederle cos’è che sta guardando?” sfiatò l’architetto ad un certo punto, notando gli sguardi continui dell’uomo che fissavano qualcosa dietro di lui.

    “Quella ragazza” sussurrò Neumman senza muovere le labbra “quella con i capelli neri, lunghi, è da un po’ che ti guarda come fossi un fantasma.”

    Tom aggrottò le sopracciglia e voltò il viso, fissando il locale da sopra la spalla.

    Quando finalmente trovò la ragazza con i capelli corvini e quando questa alzò lo sguardo, Tom boccheggiò.

    Conosceva quegli occhi caramello che, ora, lo stavano fissando coperti da una leggera patina luminosa, in procinto di piangere.

    La sentiva quella connessione, anche a cinque tavoli di distanza.

    “Thomas?” Neumann lo richiamò e lui sposto lo sguardo su di lui lentamente, quasi in stato di trans.

    “È un ragazzo, quello.”

    Fu tutto ciò che disse, prima di tornare a guardare il ragazzo, con una leggera malinconia.

    Te la ricordi la scorsa volta?





    lasw
    lasttimearound



    Prologo.


    Si allentò di poco il nodo alla cravatta e tirò su il colletto della camicia bianca, in modo che fosse ben in vista anche sotto la giacca nera.

    Chiuse gli occhi cercando di concentrarsi e ricordare il discorso preparato più di due settimane prima, si sorprese nell’appurare che non l’aveva affatto dimenticato nonostante il rumore fastidioso intorno a lui.

    Sentiva passi confusi, il rumore provocato dai tacchi sulle piastrelle grigio cenere del River Palace Hotel si mischiava a quello prodotto dai facchini che facevano stridere le rotelline dei carrelli pieni di valigie.

    Immaginò dietro di se gente scorrazzare qua e là in modo da rendere tutto il più perfetto possibile, esattamente come il suo dirigente, quella stessa mattina, gli aveva ripetuto più volte:

    “Kaulitz, conto su di te, tutto deve essere presentabile.”

    Si infilò le mani in tasca mentre ripeteva le ultime parole del suo discorso e infine, quando nella scenetta inventata nella sua testa sfregò entrambe le mani insieme annunciando la fine del suo progetto, si scaturì un ondata di applausi da sembrare quasi vera.

    “Thomas!”

    Sussultò voltandosi verso la voce che lo aveva chiamato e ritrovandosi davanti il volto trafelato di una ragazza.

    Poteva vedere chiaramente le sue guance arrossate per via della corsa, le labbra, ricoperte di un leggero strato rosso, rimanere dischiuse per permettersi di respirare con affanno e alcune ciocche di capelli biondi sfuggire all’elastico che li teneva racchiusi in una coda alta.

    “Nathalie, cosa succede?”

    Due paia di occhi azzurri scrutavano i sui, sorridenti. “Jost ti sta aspettando.”

    Tom deglutì quando la ragazza, con un cenno della testa, indicò la porta alla sua sinistra. Si voltò a fissare l’imponente porta in legno massiccio e sentì la bocca prosciugarsi.

    Non fece nemmeno caso alla segretaria che, con passo veloce, si ritirò; era troppo preso a tentare di placare il suo stomaco che continuava a mandargli fitte. Poteva giurare di non sentirsi cosi agitato dal giorno dell’esame di maturità, quando si era ritrovato davanti sei paia di occhi a scrutarlo attentamente mentre ripeteva e, si sforzava, di gesticolare nel suo discorso.

    Ma alla fin fine, lui era sempre andato bene. Per questo il suo capo l’aveva scelto per quel progetto, lui era in grado di ammaliare con i suoi discorsi, e in questo caso si puntava a convincere Jost, impresa ardua.

    Si passò una mano tra i cornrows neri sospirando e se ne tirò qualcuno, giusto per smaltire l’ansia.

    “Oh vaffanculo, ce la faccio.” scrollò le spalle e si sistemò la camicia prima di allungare una mano verso la porta.

    Fanculo anche all’ansia che gli metteva addosso Jost, per quanto in giro si dicesse fosse una persona tosta, lui ce l’avrebbe fatta. Avrebbe adulato il proprietario dell’albergo per far si che il giardino privato, seguito dalla spiaggia che quindi si affacciava al mare fosse diventato luogo di costruzione e poi avrebbe sprigionato la sua dote di architetto per il progetto del nuovo palazzo dell’albergo.

    Annuì a se stesso, fregandosene degli sguardi curiosi che lo fissavano, e spinse la porta entrando.

    *




    “…quindi dicevo che, eliminando il campo da golf, si potrebbe allargare il palazzo ‘c’ dell’albergo –ovviamente con aggiunta di camere- che poi, avrebbe un ampia vista sul mare. Io lo trovo un progetto fantastico e, in quanto architetto della Gesellschaft Neumann, posso assicurare che la parte presa dall’albergo sulla spiaggia, in quanto area naturale, verrà-”

    Si fermò quando vide l’uomo alzare una mano e sperò di non aver sbagliato qualcosa, di essere stato abbastanza formale.

    Jost aprì la cartellina in pelle contenente il progetto del Hotel e Tom notò come le sopracciglia gli si inarcarono fissando un punto in basso nel foglio.

    Puntò un dito proprio lì e poi si sporse verso destra, dove un uomo sulla quarantina si trovava comodamente seduto su una sedia girevole. Sembrava decisamente più simpatico e cordiale del signor Jost e rabbrividì quando quest’ultimo sussurrò qualcosa all’orecchio dell’uomo.

    “Vedo che ci saranno collettori solari per la produzione di acqua calda,” prese parola l’uomo scrutando il progetto e volgendo di tanto in tanto lo sguardo a Jost “per me è già abbastanza da ripagare la rasatura al suolo del campo da golf e la parte presa della spiaggia.”

    Tom sorrise, come previsto l’uomo era molto più gentile e incuteva meno terrore di tutti quanti gli uomini seduti al tavolo, compreso Jost.

    “Bene, se Friedrich è d’accordo per me può andare. Un ultima cosa..” aggiunse poi Jost, prima di alzarsi ed allungare una mano verso il giovane architetto “Firmerò se verrà immesso il canale di raccolta per l’acqua piovana. Questo Hotel vale le sue stelle.”

    Accettò di buon grado la mano del proprietario dell’albergo, costatando la sua forza nella presa ferrea ed annuì regalandogli un sorriso.

    “Sarà fatto, non credo che il signor Neumann avrà niente in contrario.”

    Vide tutti gli uomini alzarsi e prendere sotto braccio la propria cartellina rivolgendo un sorriso tirato a Jost, prima di dileguarsi in perfetto silenzio.

    Tom venne scortato fino alla porta principale, che dava sulla Hall dell’albergo, dall’uomo seduto, in precedenza, alla destra del proprietario.

    “Sei stato in gamba giovanotto, non molti vanno in simpatia a David. Fai i complimenti a Neumann per la scelta del personale.”

    Sorrise al complemento indiretto e strinse la mano all’uomo.

    “È stato un piacere esporre le mie idee, grazie a lei Friedirch.”

    Una volta che fu uscito dalla stanza si lasciò scappare un sorriso vittorioso che gli illuminò il viso; Neumann sarebbe rimasto soddisfatto.

    *




    Emise un basso grugnito quando sentì che i colpi alla porta non ne volevano sapere di cessare.

    Raccolse tutte le sue forze –e ce ne vollero tante- per togliere il fastidioso lenzuolo che gli si era attorcigliato intorno alle gambe ed alzarsi dal comodo letto dell’albergo. Prima di riuscire ad arrivare alla porta scorse l’orologio sul comodino e con suo sommo dispiacere notò che erano solo le nove.

    Chi mai di domenica mattina poteva rompere le palle, in un Hotel per di più?

    Non si preoccupò nemmeno di infilarsi una maglietta, ne tanto meno di togliersi l’espressione infastidita –modo gentile per non dire incazzata- dal volto.

    “Si?”
    Si trovò davanti una donnina, alta non più di un metro e sessanta che, per ovvie ragioni, aveva lo sguardo fisso sul suo petto.

    “Lei è il signor Kaulitz?”

    Annui svogliatamente odiando quella voce leggermente acuta e odiando ancora di più come gli occhi scuri della donna lo stavano fissando.

    “Il signor Numann le manda il servizio in camera.” e solo in quel momento Tom notò che, dietro il corpo cicciottello della donna, c’era un carrello contenente una miriade di dolci e bottiglie di succo.

    Si scansò dallo stipite della porta e fece spazio alla cameriera. Questa, dopo aver lasciato il carrello avanti al letto si congedò con un timido : “scusi il disturbo”. E Tom la odiò ancora di più, senza un reale motivo.

    Quella mattina si era svegliato di cattivo umore e, il bigliettino al centro del carrello che recitava “complimenti Kaulitz, alle nove e mezza ti aspetto al bar dell’albergo” , non aiutò a rallegrarlo soprattutto se firmato Neumann.

    Sospirò portandosi alle labbra una brioche e arrendendosi all’idea che in meno di mezz'ora sarebbe dovuto essere al bar.

    *



    Si porto un dito alle labbra, schiudendole e lasciando passare la punta della sua lingua sul polpastrello per inumidirlo, lo sfrego contro l’angolo in alto del giornale e fece girare la pagina, sorridendo soddisfatto.

    Il sorriso gli si allargò quando si ricordò che, presto, su quel giornale sarebbe sicuramente stato menzionato il nome della sua compagnia. Già si immaginava i titoli.

    Gli architetti della Gesellschaft Neumann in una nuova impresa. Il River Palace Hotel è in mano loro.

    Si, decisamente da copertina di un film più che titolo di un giornale; glielo dicevano sempre da piccolo di essere un montato, ma a lui, in fondo, cosa poteva importargliene?

    Aveva un lavoro, soldi in quantità, era addirittura famoso in gran parte della Germania e per di più aveva donne a volontà.

    Ripiegò il giornale sul tavolo e volse lo sguardo per il bar, scrutando le persone ai tavolini. Quando finalmente ebbe adocchiato una bella ragazza si focalizzò li.

    La ragazza in questione alzò lo sguardo mostrando i suoi occhi pesantemente truccati di nero e accennando un timido sorriso a Neumann, che continuava a fissarla con fin troppo interesse.

    Proprio mentre stava per sfoggiare la sua mossa segreta, una mano si posò sulla sua spalla facendolo sobbalzare e, prima di voltarsi, riuscì a notare gli occhi spalancati della ragazza.

    “Signor Neumann, mi perdoni per il ritardo.” sfoggiò il suo sorriso migliore e il suo capo, in risposta, gli fece cenno di sedersi.

    “Allora Thomas,” alzò una mano verso il bancone del bar tenendo gli occhi fissi sull’architetto “devo complimentarmi con te, Jost in persona è venuto a congratularsi per il progetto.”

    Tom arrossì lievemente notando con la coda dell’occhio che una cameriera si stava avvicinando. “grazie mille, ne sono immensamente felice.”

    Neumann fù interrotto dalla cameriera e fece cenno a Tom, in modo che prendesse le sue ordinazioni. Il ragazzo quindi si limitò a prendere un caffè ristretto, poiché, dopo la colazione fatta in camera, tutta questa fame non l’aveva, mentre il suo capo prese un semplice succo.

    Finirono per parlare di lavoro, cosa che annoiò a morte Tom, ma d’altronde non si aspettava chissà che discorsi dal suo capo.

    "Signore, posso chiederle cos’è che sta guardando?” sfiatò l’architetto ad un certo punto, notando gli sguardi continui dell’uomo che fissavano qualcosa dietro di lui.

    “Quella ragazza” sussurrò Neumman senza muovere le labbra “quella con i capelli neri, lunghi, è da un po’ che ti guarda come fossi un fantasma.”

    Tom aggrottò le sopracciglia e voltò il viso, fissando il locale da sopra la spalla.

    Quando finalmente trovò la ragazza con i capelli corvini e quando questa alzò lo sguardo, Tom boccheggiò.

    Conosceva quegli occhi caramello che, ora, lo stavano fissando coperti da una leggera patina luminosa, in procinto di piangere.

    La sentiva quella connessione, anche a cinque tavoli di distanza.

    “Thomas?” Neumann lo richiamò e lui sposto lo sguardo su di lui lentamente, quasi in stato di trans.

    “È un ragazzo, quello.”

    Fu tutto ciò che disse, prima di tornare a guardare il ragazzo, con una leggera malinconia.

    Te la ricordi la scorsa volta?

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    Nda: che dire, spero che il prologo vi sia piaciuto anche se un pò lunghetto e beh.. spero in un pò di commenti, (:

    Edited by meishells‚ - 16/1/2012, 19:09
     
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