Whispers of Dreams

One shot| Fantastico| Introspettivo

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    Calcieleophie ★ I'm Cuddle Carrì Fish ~ "Got it memorized?" Axel KHII
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    Titolo oneshot: Whispers of Dreams
    Genere:Fantastico - introspettivo (per quanto riguarda la protagonista)
    Rating: Verde

    Il confine tra il sonno e la veglia è labile quanto un sospiro di vento; gli istanti che separano la coscienza dal dolce oblio di Morfeo, durano quell’infinitesimo attimo d’esistenza, quell’attimo che - un po’ per stanchezza e un po’ per pigrizia - desideri che non svanisca come una nuvola di fumo.
    Dong, Dong, Dong.
    Un suono insistente, sordo.
    Dong, Dong, Dong.
    Assordante, incessante.
    Dong, Dong, Dong.
    L’attimo in cui realizzi che devi svegliarti.
    Le palpebre che si aprono di scatto, il respiro che accelera, la consapevolezza dell’inizio di un nuovo giorno. Julia affondò il viso sul cuscino, rannicchiandosi come una gatta, nel tentativo di tornare nuovamente in quel riposante oblio, fatto di buio e di nulla. Tese una mano verso il comodino accanto al letto, e spense la sveglia a forma di Big Ben, l’odioso souvenir portatole dopo una vacanza dall’amica Teresa. Poggiò il mento sul cuscino e sbadigliò sguaiatamente, gli occhi pesti, la testa che le doleva. Tutta colpa di quel caldo asfissiante che la prendeva alla gola, dandole quella sensazione di soffocamento perenne. Odiava il sole accecante, odiava il caldo, odiava l’afa e l’umido… odiava l’estate in generale. Con una flemma degna di una lumaca, si alzò e si diresse in bagno, scalza. Fissò il suo riflesso nello specchio, gli occhi ancora semichiusi dal sonno. I capelli corvini erano una matassa di nodi, che, con stizza, tentò di domare con le dita. La giornata iniziava, come mesi da quella parte, in modo pessimo. Si lavò i denti con foga, fino a scorticarsi le gengive, ma lei non vi fece nemmeno caso. Il suo corpo era lì, che faceva meccanicamente quei gesti quotidiani, mentre la sua testa era altrove, persa in chissà quali pensieri e quali riflessioni. Julia era lo stereotipo di donna estranea al mondo e perfino a sé stessa. Bella e sinuosa, quasi austera, non badava mai al suo aspetto esteriore, non si curava come facevano tante, non si truccava, non si vestiva con abiti di marca. Era una donna di pura semplicità, una bellezza naturale che non necessitava di orpelli di sorta. Sospirò, stanca, amareggiata e seccata. Infilò dei jeans attillati e scoloriti, indossò un top nero e vi abbinò una maglia bianca traforata. Le sue fide converse cadevano letteralmente a pezzi, ma lei non vi badò, come non badava a molte cose in generale. Prese la sua macchina fotografica e fissò con aria nostalgica il letto ancora sfatto. Una parte di lei desiderava gettarsi nuovamente tra le braccia di Morfeo, staccare la spina da quella giornata appena iniziata e trasgredire alla tacita regola per la quale gli esseri umani devono dormire solo di notte. Posò la sua attenzione sulla scrivania vicino alla finestra, e sparpagliò le ultime fotografie che aveva fatto sul ripiano bianco. Belle foto, ben fatte, ma mancavano di qualcosa… sentimento, ecco di cosa mancavano. Erano semplici foto fini a sé stesse, scatti di attimi di vita che non trasmettevano quel desiderio di protrarsi nel tempo. Non c’era vita lì dentro. Delusione profonda, delusione per sé stessa e per le sue carenze. Julia gettò tutti gli scatti a terra con stizza, gli occhi lucidi, le labbra serrate in una smorfia di disappunto. Uscì dal suo piccolo attico sbattendo con foga la porta, e si diresse in strada senza badare né alla vicina che la salutò, né al portiere che le domandò quando aveva intenzione di ritirare la posta. Assente, persa in chissà quale realtà parallela. Julia era come uno spirito etereo che vagava per le strade, attirando l’attenzione della gente con i suoi lunghi capelli corvini, che danzavano in sinuose onde sotto la lieve brezza; intontendo coloro che incrociavano il suo sguardo di smeraldo vivo, freddo ma fuso; stordendo chi indugiava a osservare quella sua bocca carnosa e rosea. Bella, ma distante. Una presenza quasi mistica, tanto sfuggevole da tenere tutti a una distanza reverenziale. Arrivò alla spiaggia in dieci minuti, già stancata da quel caldo afoso. Affondò a ogni passo nella sabbia, ma con fare sicuro, si diresse vero al solitaria palma vicino alla scogliera, quello dove sua madre, anni addietro, aveva fatto appendere una piccola altalena. Il luogo era sempre gremito di gente, ma non di lunedì mattina, dove sembrava quasi una spiaggia deserta. Julia si sedette sul legno dell’altalena, consunto, quasi del tutto rovinato dal tempo, dal caldo, dalla pioggia, dalle intemperie. Prese la macchina fotografica e iniziò a fare qualche scatto al cielo e al mare. Scatti inutili e banali, che perfino un bambino delle elementari avrebbe potuto fare. Niente, non aveva ispirazione, dentro di lei c’era il vuoto totale. Volse il viso verso la sua destra, e sgranò gli occhi nel vedere la figura di un lupo seduto sul bagnasciuga. Quel lupo. Si alzò cauta, senza staccargli gli occhi di dosso, come se temesse che un solo battito di ciglia avrebbe significato la scomparsa di quella bestia. L’animale si volse e iniziò a camminare, e Julia iniziò a seguirlo a distanza di sicurezza, temendo che un passo troppo vicino, o uno troppo distante, implicasse la fine di quel miraggio. Sembrava che solo lei potesse vedere il lupo, che sgusciava tra la folla come se fosse fatto di puro fumo. La guidò in periferia, fino a una villa che Julia conosceva bene. Era la vecchia casa di sua nonna, ormai ridotta a un rudere. Entrò, sentendo le vecchie assi del pavimento della veranda scricchiolare sinistro a ogni suo passo. Uscì dalla porta di servizio dall’altra parte della casa, ritrovandosi davanti al gazebo del giardino, dove l’edera che lo ricopriva era ormai secca e avvizzita, morta. Il lupo era lì, che la fissava con sguardo blu metallico. Julia si avvicinò senza paura, e quando varcò l’arcata del piccolo gazebo, l’aria sinistra della casa abbandonata, lasciò spazio alla vita di un giardino florido e rigoglioso. L’edera del gazebo era nuovamente viva, verde e brillante, e la villa era tornata ad essere quella di un tempo, meravigliosa. Il lupo davanti a lei, era ora il giovane che la stava scrutando con occhi vispi, con le braccia conserte e un sorriso di scherno stampato sul volto. Quel gesto beffardo che Julia detestava e amava allo stesso tempo. Si guardò in giro, osservando il giardino mutare, cambiare sotto i suoi occhi attoniti. I colori caldi dell’autunno invasero il suo campo visivo, le foglie rosse volarono a terra sospinte da una brezza leggera. Vita e morte. Quella strana morte apparente, diede una scarica di energia a Julia. L’istante di quella caduta, fu per lei la dimostrazione dell’ineluttabilità della vita, di quanto questa fosse fragile e precaria. Quando tornò a fissare il giovane davanti a lei, immobile come una statua, i suoi abiti si tramutarono in un vestito nero, mentre una maschera di piume di corvo le coprì il volto. Paura. Per lei il corvo rappresentava l’inesorabile, l’inevitabile. Il giovane scosse la testa. Julia non comprese quel suo gesto, e si perse per un istante i quegli occhi rilucenti come zaffiri. Tutto intorno a lei svanì, e rimase sola, in un spazio bianco, vuoto come il suo essere più profondo. La figura di uno specchiò si delineò davanti a lei, un suo timido riflesso, vestito solo di un leggero abito bianco, fece capolino sulla superficie. Poggiò la mano sul vetro liscio. Dietro le sue spalle, sembrava esserci la sua camera, il suo piccolo bagno, la sua vita semplice e insignificante. Si volse automaticamente, non capendo perché dietro di lei ci fosse il nulla, mentre nello specchio vedeva la sua vita intera. Fece quel gesto più e più volte, fino a quando, il giovane dagli occhi color cielo non le apparve alla spalle, inamovibile. Un senso di sicurezza inondò l’animo di Julia, mentre una morsa al petto le tolse quasi il fiato. Quando si rese conto che sia lui che il suo stesso corpo, stavano svanendo, la ragazza si fece prendere dal panico, mentre un campanello nella sua testa la stava chiamando…
    Din Din Din.
    Si portò le mani alla testa, non volendo ascoltare quel tintinnio tanto innocuo quanto insopportabile.
    Din Din Din.
    No, non voleva, non ancora.
    Din Din Din.
    Tese una mano verso quel giovane, verso il suo pilastro, la sua sicurezza, la sua sola ancora di salvezza.
    Dong Dong Dong.
    Julia spalancò gli occhi e si sedette di scatto sul letto, ansante. Si guardò intorno, mentre si passava una mano tra i capelli. Spense la sveglia e calò il silenzio. Sogno o realtà? Negli ultimi mesi, le due cose si sovrapponevano nella sua mente e nel suo cuore come se fossero la stessa cosa. Cos’era reale e cosa non lo era? Domande senza risposta le sue. Si alzò dal letto, sospirando, sostenendosi la testa dolorante con una mano. Sul comodino, svettava la foto di un giovane dagli occhi color zaffiro, che sorrideva beffardo. Julia prese la foto tra le mani e sorrise. Quella foto, esprimeva tutto quello che non sapeva cogliere nei suoi scatti, ancora acerbi e imperfetti. Quella foto, rappresentava un vero istante di vita, un istante bloccato tra quel confine labile tra sogno e realtà, quell’attimo sfuggevole d’esistenza congelato in un secondo passato e irripetibile. Sorrise malinconica, sapendo che l’attimo di quel giovane, non si sarebbe mai ripetuto, conscia del fatto che quell’esistenza tanto fragile quanto unica, può essere stroncata in un millesimo di secondo. Eppure, ciò che rende unica questa esistenza tanto effimera quanto breve, è proprio l’inesorabilità e la certezza della fine. Scosse al testa, stanca ma più lucida. Aprì la finestra con un gesto più ottimista, scrutando il cielo terso e ispirando profondamente l’aria frizzante del mattino. Era l’inizio di un nuovo giorno.

    Edited by .:Caeles:. - 27/6/2013, 16:41
     
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    Bella storia ....Complimenti !! :flowh: :flowh:
     
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    Grazie ^w^ Anche se credo di essere stata un tantino contorta >.<
     
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    L'ho letta anche io! <3 è molto bella e scritta soprattutto bene ** malinconica anche...
    L'unica cosa che non mi va proprio giù è l'uso della metafora di Morfeo per sonno. Ti spiego: non è una cosa personale o contro di te, ma la incontro troppo spesso nelle storie che leggo e mi sa di troppo usato e appena ci passo gli occhi sopra praticamente mi bruciano ù.ù una volta potrebbe anche passare (visto che di tuo non ho mai letto null'altro se non questa shot) solo che l'hai ripetura due volte nel giro di un'unica shot e io non posso fare a meno di notarlo.. ti consiglierei pertanto di sostituirne almeno una con un'altra espressione :)
    Per il resto è ottima <3 Complimenti!
     
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    Aw >.< direi proprio che Morfeo è un "classico" XD e l'ammetto, amando la mitologia e roba di sorta, tendo a sfruttarlo più di un poco ahah però omino del sonno proprio non mi piaceva ahah Penseri all'omino bianco (non so perché LOL) *che poi è nero e non bianco, un mistero esistenziale! Calimeroooo!*, anche se effettivamente si possono usare molte altre espressioni =w= Dovrei fare una citazione di Sandy delle 5 Leggende LOL Oddio degenero come al solito xD Grazie per i complimenti e le critiche v.v Sono sempre ben accette, perché spesso non è facile vedere con occhi "esterni" il proprio lavoro, quindi diventa complicato anche essere obiettivi ^w^ Senza contare che avevo scritto Big Bang invece di Big Ben °-° Il K-pop mi sta dando alla testa LOL
    ps di recente sono malinconica e melodrammatica LOL ho un'amica che mi ha contagiata ahaha in futuro spero ti tirare fuori dal cilindro qualcosa di più allegro e scleroso LOL
     
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    Mayu
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    CITAZIONE (.:Caeles:. @ 27/6/2013, 13:55) 
    Grazie ^w^ Anche se credo di essere stata un tantino contorta >.<

    In effetti... E' una di quelle storie che devo leggere più di una volta per riuscire a darle una mia interpretazione. Ed è un peccato che sia una one-shot, perchè quell'accenno al fatto che in quei giorni non riusciva a distinguere il sogno dalla realtà mi ha fatto pensare a qualcosa di più complesso di una one-shot. Probabilmente sono io che leggo troppo fra le righe. :P
     
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    Inizialmente volevo che non si distinguesse ciò che era sogno e ciò che era realtà. Ma non era un'impresa facile. Alla fine la protagonista vive in una realtà tutta sua, fatta appunto di sonno e realtà. Ciò che però è sogno e ciò che è reale, non è obbligatoriamente solo la dimensione dove il ragazzo non è presente o solo quella dove esiste. Qui viene fuori il mio contorsionismo xD La protagonista è talmente persa in qualcosa che va oltre la dimensione reale, da non rendersi conto di ciò che è vero e ciò che non lo è. Difatti si sveglia sempre nel letto con il suono di quell'odiosa sveglia, che la riporta alla realtà di turno. Solo alla fine mi sono sbilanciata dando un senso alla vita e agli istanti che non tornano. Ma la visione è sempre soggettiva, perché alla fine, la realtà dove il giovane non c'è, può diventare quella rifiutata e irreale, spostando la visione verso una nuova realtà dove il ragazzo è presente. Il falso che può diventare il vero. Il rifugiarsi in qualcosa dove determinati dolori, o delusioni, spariscono, o dove certi istanti si possono ripetere all'infinito. La sola certezza è l'effimerità della vita, degli attimi, e del voler conservare - anche in un semplice scatto - qualcosa che rimanda a quell'attimo d'esistenza irripetibile e impossibile da duplicare. Difatti Julia non riesce a cogliere quella vita che tanto desidera rappresentare nelle fotografie che fa. Ma la foto del giovane è perfetta. Viva. Quanto viva? Quanto reale?
    Insomma ho fatto sto giochino LOL Ma non è riuscito perfettamente come volevo, forse perché non mi ero cimentata mai in qualcosa del genere xD
     
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    Mayu
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    Ora che l'hai spiegato è chiaro, ma effettivamente non so se ci sarei arrivata da sola. XD
     
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    Chiarezza purtroppo nel mio vocabolario spesso è inesistente LOL Finisce sempre per essere saltata dalla mia lettura mentale ogni 3x2 XD Dipende sempre da quello che mi metto a fare e come voglio farlo. Spesso mi prefisso obiettivi o troppo difficili, o troppo intricati, finendo per perdermi da sola XD
     
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    Io penso dipenda anche da chi legge. ^^ Per me è normale non afferrare certe cose, ma forse qualcuno più acuto di me ci riuscirebbe.
     
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    Mmm credo che più che acutezza, dipenda la visione delle cose °-° Nel senso se trovo un'altra contorta al massimo come me, ci sta che mi capisce tutto al volo, oppure ci fa sopra un altro film ancora xD
     
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    Mayu
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    Hahahah XD Anche. XD
     
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    Ajisai
    Io non mi sento tanto acuta , ma ho capito bene quello che volevi esprimere .
    Forse dipende dal fatto che per un certo periodo ho provato le sensazioni che sono descritte nel racconto, devo dire che sei stata molto brava ad esprimere in maniera articolata sentimenti così forti e complessi in un racconto così breve .
    :wz3.gif: Bravissima !!!
     
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    Oh grazie *^* Mi fa piacere che il "succo" della storia sia stato compreso da tutti ^w^
     
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  15. steph1910
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    Brava Caeles! Mi è piaciuta molto! L'hai scritta davvero bene **
    Mi sono immaginata la scena in cui Julia striscia come una lumaca e sono morta dal ridere XD ci sono anche io nel club delle lumache al mattino (yeeeeeH!)
    Sospettavo che il lupo figo si sarebbe trasformato in un bel fieu! Ce piace! *O*
     
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19 replies since 26/6/2013, 21:10   225 views
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