Memories of a warm autumn

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  1. neliel
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    Memories of a warm autumn

    Molto tempo fa fu creata una bambola. Nessuna sa chi l'abbia fatta e in pochi sanno della sua esistenza. Per molti secoli i nobili l'hanno tenuta segregata nei loro castelli lontano dal mondo, per ammirarla ed idolatrarla. Non si poteva resistere a tanta bellezza. I suoi occhi grandi e lucenti avevano lo stesso colore dell'oceano, una chioma mossa nera come il carbone le scendeva sulle spalle, delle labbra rosse e piccole come quelle delle geishe illuminavano il suo delicato viso e infine aveva un corpo minuto dalla pelle candida con manine sottili e fini come quelle dei bambini. Portava sempre vestiti pregiati, che cambiavano da corte a corte. Alcuni li ordinavano specialmente per lei, altri li prendevano dalle botique reali dato che lei era a grandezza d'uomo. Per come la trattavano sembrava una principessa, sembrava umana. Ma lei non si muoveva, non provava sentimenti, non poteva parlare, ma girava tra i nobili dopo la morte del precedente possessore. Poi, dopo la morte del Re Sole, Luigi XIV, se ne persero completamente le tracce, svanì nel nulla. In molti la cercarono, ma non fu mai più trovata. Con il tempo il suo ricordo si perse e oggigiorno si pensa che questa bambola sia solo un mito, ma in realtà questa è la storia del tesoro nascosto dei nobili, la storia della bambola Layla.
    "...n! V.....n! Vin...nt! VINCENT BROWN SVEGLIATI SUBITO!" un fragoroso urlo squarciò il silenzio della stanza. Gli uccellini sul balcone volarono via spaventati, mentre le varie cameriere scapparono a gambe levate. La padrona di casa era alquanto arrabbiata. Da cosa si notava? Forse dagli occhi che quasi volevano fuggire dalle orbite, o dalla grande vena sul collo che stava quasi per scoppiare e dare vita ad una fontana rossa.
    "... Oddio mamma... È mattino presto e tu mi svegli così..." disse assonnato il giovane padrone, causa dell'ira della madre.
    "Presto? Ma se è l'una del pomeriggio! Ti rendi conto come stai messo? Tra sei ore c'è il ballo e tu stai ancora nel mondo dei sogni!" gridò furibonda la madre mentre agitava le mani come in una strana danza voodoo.
    "Avrei preferito lasciarmi ancora violentare da Morfeo invece di svegliarmi per un così stupido motivo..." disse Vincent alzandosi lentamente dal letto e distendendo i muscoli.
    "Stupido? Mio caro se tu non l'avessi ancora capito, grazie a questo ballo troverai finalmente una fidanzata! Metterai finalmente la testa apposto! Smetterai di svegliarti all'ora di pranzo, indosserai abiti decenti, ti curerai di più! Quindi sbrigati e vai a prepararti per uscire! Andiamo a fare shopping per stasera!" gridò la madre prima di uscire.
    "Vecchia megera pensi davvero che troverò moglie tra tutte le tue idiote riccone? E poi io mi curo, diamine!" Vincent sbuffò e andò a farsi una doccia.
    "Perché deve sempre fare così ogni singola volta? Non ha ancora capito che non mi sposerò mai con una delle sue stupide amiche oche sputa-soldi e tantomeno con una che non amo? Ho pur sempre 24 anni! Non può comandarmi a bacchetta! Che inutile spreco di energie... Da quattro anni va avanti con questa cosa del ballo in maschera annuo per trovarmi moglie e ancora ci spera... Bah, spero almeno di potermi abbuffare!" pensò il ragazzo mentre un getto d'acqua calda lo avvolgeva.
    Tutto questo si svolgeva in una grande e lussuosa casa nel centro della piovosa Londra. I Brown erano una famiglia di origini nobili e possessori di diverse firme nel campo della moda. Il signor Samuel Brown era sempre in viaggio in giro per il mondo per lavoro mentre la signora Samantha Brown si occupava di alcune compagnie a Londra. Se loro due erano da sempre persone conosciute nell'alta società, eleganti e si comportavano da classici ricchi quali erano, il loro unico figlio, Vincent, era tutto il contrario. Sfacciato, ribelle, solare, simpatico, uno spirito libero. I genitori, soprattutto la madre, cercavano di cambiarlo da anni ma lui era un leone indomabile. Però era amato da tutti. Aveva anche varie corteggiatrici dal mondo del cinema e del modelling, ma nessuna di loro era mai riuscita a fare breccia nel suo cuore.
    "Vincent sei pronto?"
    "Si mamma, arrivo..." disse prendendo una giacca e infilando dentro la tasca il cellulare.
    "Oddio che orrore! Ormai mi viene la nausea a vederti vestito così! Jeans e maglietta da classico ragazzo povero con disegnini... Non andiamo mica ad un parco giochi per bambini!"
    "Per me puoi anche vomitare sulla tua pelliccia. E un parco giochi sarebbe migliore di un luogo dove una si diverte a passare la tua carta di credito e fregarti tutti i soldi!"
    "Vincent!"
    "Mà, basta, andiamo."
    I due uscirono litigando. Fuori li aspettava una BMW bianca con "tassista incorporato", come diceva Vincent.
    "Austin, al M&N"
    "Si, signora"
    Dopo 10 minuti furono davanti al grande negozio di abbigliamento maschile. La madre entrò trascinandosi il figlio fino alle porte scorrevoli. Una ragazza giovane li accolse e si premurò di portare loro due bicchieri di champagne. Vincent lo rifiutò. Ogni volta che andavano lì venivano offerti loro litri di alcool, magari per non farli rendere conto dello schifo di abiti che stavano per comprare. Poi iniziò la grande noia. Una ragazza portava loro tutto quello che era il più "in" del momento nell'alta società. Lui non poteva neanche pronunciare parola, era la madre che prendeva le decisioni, lui doveva solo fare da manichino. Infine, lasciato quel inferno, per finire in bellezza la giornata cominciata già male, andarono in un salone di bellezza dove gli tagliarono capelli e barba mentre la madre era dall'estetista. Alle cinque e mezza varcarono la soglia di casa. Vincent cadde sfinito sui divani che arredavano il grande salone.
    "Vincent vai a prepararti!" gli ordinò la madre con fare severo.
    "Di già? Manca un'ora!"
    "Ma cosa dici? Alle 18:30 massimo dobbiamo essere lì! Susu, vai a cambiarti!"
    Vincent si arrese e andò in camera sua. Dalle buste delle compere tolse un elegantissimo vestito nero. Gli stava a pennello, sembrava cucito su di lui. Il tessuto costoso metteva in mostra tutti i suoi muscoli. Le scarpe, severamente con il tacco, avevano il colore del vestito e per finire c'era la maschera, obbligatoria per quel ballo. Una maschera in stile Carnevale di Venezia bianca e argentata. Sottili linee nere attorcigliate dividevano dei piccoli merletti e alcune pietre illuminavano il tutto. Anche se odiava il motivo di tutto ciò, per una volta, Vincent si piaceva in quegli abiti. Qualcuno bussò alla porta.
    " Tra venti minuti usciamo!" ordinò la madre che andava di corsa. Prima di uscire gli sorrise dolcemente e disse: "Ah e Vincent... Sei un incanto!" Vincent, un po' stupito da tale complimento, sorrise a sua volta e uscì.
    Alle 18:20 Austin mise in moto la macchina, destinazione la reggia dei Brown appena fuori città. Durante il tragitto Samantha fece il classico discorso sulle buone maniere, portamento da avere con una ragazza, ecc. Quei discorsi non lo interessavano minimamente e continuava a guardare fuori dal finestrino.
    "...Devi stare tranquillo! Mi hai capito?"
    "Sisi mamma..."
    "Vincent... Perché non riesci a capire che lo sto facendo per il tuo bene? Alla tua età un ragazzo dovrebbe già avere una fidanzata o una moglie, andare via dalla casa dei genitori e cercare di avere una famiglia. Tu invece non fai niente!"
    "Mamma è tutto inutile. In questo tuo mondo fatto di costosi vestiti, aragoste, caviale e feste non troverò mai la mia donna. Una può essere ricca, nobile e bella quanto vuoi, ma se non fa battere questo, non mi interessa!" si toccò il petto appoggiando la mano sulla parte del cuore.
    La madre non disse più niente. Non volò una parola per tutto il viaggio, finché il silenzio fu spezzato dal conducente.
    "Siamo arrivati."
    "Va bene, allora Vincent fai il bravo e comportati come si deve!"
    "Si mamma certo, adesso mi dirai anche che non devo accettare champagne da un cameriere sconosciuto? Sono grande e vaccinato, so come comportarmi."
    "Lo vedremo..."
    Entrarono nella lussuosa reggia attraversando un viale di rose illuminato da delle piccole candele. Si sentiva un intenso profumo dolce e inebriante. L'atmosfera era davvero piacevole.
    All'interno c'erano già alcuni invitati. Apparentemente erano tutte donne piuttosto adulte, alcune proprio anziane, ma anche le giovani non mancavano. E tutte rigorosamente mascherate. Le donne e le ragazze erano divise in vari gruppetti e parlavano e ridevano. Quando entrarono Samantha e Vincent tutte si girarono verso di loro. Vincent si sentiva un po' a disagio con tutti quegli sguardi che sembravano divorarlo. Ma era davvero impossibile non guardarlo. Era unico, un fiore prezioso tra mille. Tutte rimasero ammaliate da quegl'occhi sottili scuri che scrutavano tutto quello che avevano intorno. Dei bellissimi capelli neri portati all'indietro brillavano alla luce degli sfarzosi lampadari. Nessuna donna avrebbe resistito a tale uomo. E così fu. Le più giovani andarono da lui per conoscerlo, baciandolo lievemente sulla guancia che restava scoperta e invitandolo a ballare. Vincent ne era un po' scocciato, ma non rifiutò. A metà serata aveva già ballato con quasi tutte le giovani che erano lì, ma nessuno gli interessava particolarmente. Aveva i piedi a pezzi dopo così tanti balli quindi decise di andarsene e riposare per un attimo. Uscì furtivo nascondendo dietro un piccolo vaso la maschera e andò nel piccolo giardino dietro la reggia, dove ergeva una fontana con la statua di Cupido in cima. Si mise seduto vicino alla fontana, immergendo la mano nell'acqua e spostandola lentamente di qua e di là.
    "Cupido, perché mi hai maledetto e non mi porti l'amore? Ormai sono..." la sua attenzioni fu rapita da un gatto che si stava avvicinando a lui. La flebile luce della luna rendeva il suo manto nero lucente e i suoi occhi dei preziosi diamanti. Si avvicinò a lui lentamente e appena fu vicino cominciò a girargli intorno, strusciandosi sulle sue gambe.
    "Ciao piccolino! Ma quanto sei carino!" disse lui prendendo il gatto in braccio. Cominciò ad accarezzarlo. Gli piacevano le fusa che faceva. Il gatto restò accovacciato sulle sue gambe ancora per un po' prima di alzarsi di scatto e fuggire. Vincent, quasi inconsapevolmente, lo seguì.
    "Ma dove stai scappando?"
    Il gatto saltò qualche cespuglio prima di fermarsi vicino ad una statua quasi completamente nascosta alla vista e ricoperta interamente dall'edera. Il gatto si girò verso di lui e cominciò a miagolare ininterrottamente mentre con le unghie graffiava un pezzo di legno appena sotto la statua.
    "Hey, che vuoi farmi vedere?" chiese ridacchiando e si chinò verso la tavoletta putrefatta. Si rese conto che non si poteva sollevare perché metà parte era sotto la statua. Allora spostò la statua con tutta la forza che aveva, sporcandosi il completo.
    "Oddio, e adesso chi lo racconta a mamma?" pensò ad alta voce.
    Dopo alcune spinte il legno era completamente scoperto e Vincent si rese conto che non era un semplice pezzo di legno, ma una bottola che si poteva aprire grazie ad un anello arruginito all'estremità. Lo prese e tirò. Un rumore stile film horror accompagnò il sollevarsi del legno. Un odore di umidità e putrido fuoriuscì e invase l'aria. Subito Vincent notò delle scale malandate sulle quali appoggiò un piede per vedere se reggevano. Dopo aver avuto conferma della loro stabilità scese piano, seguendo il gattino che era davanti a lui.
    "Mi chiedo... Perché sto seguendo un gatto in un luogo del genere? Bah, sarà la noia..."
    Si fece luce con un accendino placato d'oro trovato nella tasca della giacca, regalo di una ragazza del ballo. Davanti a lui si trovava un tunnel lungo e dritto che finiva con una porta in ferro. Il gatto si fermò davanti alla porta. Quando Vincent fu davanti ad essa, la spinse. Si aprì facilmente, permettendo l'entrata verso una stanza impolverata. Lì c'erano molti bauli. Incuriosito Vincent li aprì, scoprendo che erano pieni d'oro, argento e pietre preziose. Rimase davvero allibito.
    "... Ma cosa... Che ci fanno qui tutti questi tesori?"
    Fu distratto dal gatto che girò intorno a lui. Dopo aver avuto la sua attenzione proseguì e poi si fermò davanti ad una sedia. Quando la fiamma la illuminò vide della stoffa rossa. Alzando pian piano la luce si rese conto che si trattava di uno strano tipo di vestito. Poi arrivò fino in alto, alla fine, e vide quello che indossava il vestito: una bambola. Una bambola grande, bellissima, i cui occhi brillavano alla luce della fiamma come le pietre preziose che riempivano la stanza. Su di lei non si era posata neanche una ragnatela o un velo di polvere, era pulita come appena lavata. Eppure quel posto era sporco e lurido e si vedeva che non ci era entrato più nessuno da molto tempo. D'un tratto gli occhi di Vincent si posarono sul suo orologio da polso e si rese conto che ormai era tardi ed era mancato abbastanza a lungo dal ballo, la madre di sicuro era incavolata nera. Fece per andarsene ma il gatto miagolò, guardando prima lui, poi la bambola.
    "... Mi vuoi dire che devo... Prenderla con me?"
    Il gatto si avvicinò alle sue gambe e vi strusciò sopra facendo le fusa.
    "Lo prendo come un sì..."
    Un po' scocciato prese le bambola in braccio per portarla via da quel luogo, in fondo era uno spreco lasciare tale bellezza di bambola lì.
    "Wow, non pesa mica un chilo! Strano... Pesa come una vera ragazza..." pensò appena la ebbe in braccio. Uscì lentamente portandola fino in superficie.
    "Si, ma adesso? Dove la porto?" Stette qualche secondo a pensarci, poi gli venne in mente la sua camera nella reggia. Passò furtivo per il retro della casa, lì dove di solito passavano le cameriere. Si sentivano ancora i rumori del ballo, la musica, il chiacchiericcio delle persone, le risate. Salì le scale a chiocciola che portavano al piano superiore, lì dove si trovavano gli alloggi. Quando fu davanti alla camera si guardò intorno per vedere se vi era qualcuno. Nessuno. Con un calcio aprì la porta e con il gomito premette l'interruttore della luce. Appena la camera fu visibile cercò un posto dove posarla e soprattutto nasconderla. Chi non avrebbe trovato strano una bambola nella camera di un ragazzo 24enne? Lo trovava strano lui stesso! Alla fine la graziosa bambola trovò nascondiglio un un vecchio e grande baule vuoto.
    "Per adesso la metterò qui, poi vedrò che farci"
    La guardò per un istante, e bastò quel piccolo lasso di tempo per far sorgere nella sua testa mille domande.
    "Cos'era quel posto? Cosa ci faceva una bambola lì? Come mai questa bambola è così pulita nonostante quella sporcizia? Chi l'ha messa lì e da quanto tempo? Di chi è?"
    Si mise seduto sul tappeto vicino al baule e la guardò a lungo. Rimase quasi incantato dal suo splendore, che era una visione celestiale per gli occhi.
    "Se fosse stata vera, sarebbe diventata la più bella donna del mondo..." pensò lui passandole un dito sul viso.
    D'un tratto sentì degli strani rumori fuori dalla porta, come dei graffi. Incuriosito aprì la porta e vide il gatto nero di prima, che entrò nella stanza.
    "Ahahah mi hai seguito? Che ci fai qui?" disse scoppiando in una fragorosa risata. Il gatto guardò un po' in giro e poi si diresse verso il baule. Saltò sopra il bordo e stette a guardare la bambola. Vincent rimase di stucco. Perché il gatto era tanto affezionato a quella bambola? Come aveva fatto a trovarla? Perché era venuto proprio da lui?
    Alla porta bussò qualcuno e Vincent saltò dallo spavento. In fretta e furia mise il gatto nel baule e lo chiuse.
    "Fai il bravo!" comandò al gattino toccandogli il musetto.
    "Signore, siete qui! Per fortuna che vi ho trovato! Vostra madre vi sta cercando da un bel po', le conviene ritornare al ballo!" lo avvertì una cameriera.
    "Oh porca, me ne ero completamente dimenticato! Sisi non ti preoccupare Maria, scendo subito!"
    Quando la cameriera uscì Vincent aprì il baule. Con sua grande sorpresa vide il gatto dormire sulla bambola. A quella scena sorrise e pensò bene di non disturbarlo. Aprì la finestra in caso si sarebbe svegliato e lasciò il baule aperto. Guardò un'ultima volta quella scena adorabile e poi uscì dalla camera, chiudendola a chiave. Scese in tutta fretta e raggiunse la sala con gli invitati.
    "VINCENT! DOVE DIAMINE ERI FINITO?"
    Per un attimo rimase pietrificato, poi si girò verso la madre che era dietro di lui.
    "Mamma ho avuto un..."
    Non fece in tempo a finire che la madre lo intrerusse.
    "MA COME HAI RIDOTTO QUEL VESTITO? È TUTTO SPORCO!"
    La madre era davvero furibonda e non c'era verso di calmarla. Gli invitati guardavano la scena un po' divertiti. In fondo la madre aveva uno strano modo di fare e parlare quando era arrabbiata, era impossibile non lasciarsi scappare qualche risatina, ma non conveniva ridere, soprattutto se il motivo di quel casino eri tu.
    In un finale la madre si calmò, però la serata era ormai finita e gli invitati se ne stavano andando. Quando anche l'ultimo di loro lasciò la casa la madre si lasciò cadere su un divanetto, esausta.
    "Perché mi fai questo, Vincent? Perché non vuoi ascoltarmi?" chiese lei visibilmente esausta.
    "Mamma, ho ballato con tutte le ragazze oggi, ci ho parlato ma niente, non mi attraggono."
    "Ma se sono tutte ragazze bellissime! Figlio, sto pensando tu sia..."
    "Mamma, no! Sono etero! Il problema che tu non capisci è che io non me ne faccio niente di una ragazza bella. Con gli anni la bellezza se ne va, ma rimane il carattere, e il carattere di quelle ragazze non mi piace affatto. Non voglio fare la stessa fine di papà e..." Vincent si bloccò, rendendosi conto di quello che stava dicendo.
    La madre rimase con gli occhi sgranati, per poi assumere un aspetto triste e malinconico, pieno di dolore.
    "... Mamma scusami, io non volevo..."
    "Andiamo a casa." Tagliò corto la madre.
    Durante il viaggio in macchina non si parlarono né guardarono. Giunti a casa si andarono subito nelle loro stanze, senza darsi manco il buonanotte.
    Questa situazione durò anche nei giorni seguenti. Vincent voleva scusarsi, ma non trovava le parole. Quel silenzio tra lui e la madre lo faceva davvero star male, quindi passava tutto il tempo alla reggia, lontano da lei, ad ammirare la bambola. Era incantato dalla sua bellezza e quello che più adorava erano i suoi occhi. Quegli occhi celavano tutto un mondo pieno di emozioni rinchiuse in un corpo inanimato. E questo mondo tutto nuovo faceva nascere dentro di lui sentimenti unici, travagliati, insensati. Gli sembrava meraviglioso quello che la bambola poteva trasmettergli, una sensazione così piacevole. Neanche lui sapeva descrivere quella sensazione, ma lo rendeva felice. Stare con lei era come stare con una persona reale, anzi, era ancora meglio. A quella bambola si affezionava ogni giorno di più e ogni volta sperava che lei cominciasse a respirare, a parlare, a muoversi. Una donna del genere sarebbe stata l'unica che avrebbe mai amato.
    Poi c'era quel gattino nero. Passava la maggior parte del tempo vicino alla bambola, come se se ne fosse innamorato. Vincent gli portava sempre da mangiare e bere, lo coccolava, lo lasciava stare nella sua camera. Si era affezionato anche a lui.
    Una sera Vincent si addormentò nella reggia. Un buon libro e il rilassante scorrere della pioggia erano come un sonnifero per lui. Durante il sonno sentì un calore molto piacevole sulla guancia. Tanto tenero e delicato era quel tocco. Quello stesso toccò accompagnò anche il suo risveglio. Quando aprì gli occhi vide la stanza illuminata completamente. Il gatto che si era addormentato sulle sue gambe se n'era andato. Poi lo sentì. Sulla sua faccia qualcosa si muoveva. Ancora nella fase di dormiveglia si portò la mano sulla guancia. Toccò qualcosa di morbido e caldo. Era una mano. Preso di sorpresa si alzò di scatto. E fu allora che la vide.
    "Bounjour!"
    Vincent lanciò un grido e cadde dal letto. Per alcuni momenti restò sul pavimento, poi ebbe la forza per rialzarsi. Davanti a lui, nel suo letto, c'era una ragazza. Solo in seguito, svegliatosi completamente, si rese conto. Non poteva crederci. Non era una ragazza qualunque, era la bambola, la bambola si muoveva. Vincent si tirò un forte schiaffo, nel dubbio fosse solo un sogno. Ma non era così.
    "Ça va? Stai bene?" chiese la bambola, avvicinandosi. Lui indietreggiò.
    "... Tu... Tu... Non sei... TU PARLI!"
    "È così. Mi dispiace averti spaventato."
    "... N-non fa niente..." Vincent si calmò un po' e si alzò, mettendosi a sedere sul letto. Silenzio.
    "... Sei la bambola che ho trovato in quella camera sottoterra?" chiese lui un po' esitante.
    "Si, sono io. Ti ringrazio per avermi portata via da quel luogo orribile e..."
    "... E?"
    "... Come è possibile che io possa parlare e muovermi?"
    "Se non lo sai tu! Ahahahaha"
    "No, per davvero. È da tantissimo tempo che non... Che non ho sembianze umane..."
    "Sembianze umane? Quindi tu... Già ti è successo di... Muoverti?"
    "No, mai... Da quando sono così." disse lei con voce malinconica.
    "Così... Come?" chiese lui un po' preoccupato nel vederla così.
    "Una bambola" tagliò corto, questa volta con fare nervoso.
    "Ma tu SEI una bambola! Sei mai stata altro?"
    "Si, prima ero come te, umana." si alzò e andò verso la finestra.
    "Cosa? Tu umana? Ma... Ma... Com'è possibile? Cioè... Oddio non ci sto capendo più niente! Come mai sto parlando con una bambola? È... È... Strano!" gli girava la testa.
    "Ti capisco. Vale la stessa cosa per me. Da quando sono stata trasformata in bambola non mi è mai successo di "risvegliarmi"."
    Vincent la guardò.
    "Trasformata? Cosa significa? E soprattutto, tu chi sei?"
    La bambola non fece in tempo a rispondere che la sua attenzione fu attratta dal gatto nero. Appena lo vide lo prese in braccio e contenta lo strinse a sé.
    "Munqes! (significato: "salvatore")
    Vincent rimase allibito. Si era appena svegliato ed era già esausto. Senza dire nulla si diresse verso il bagno, lasciandola coccolare il gatto. Gli serviva una bella doccia fredda, anche se era ottobre ormai. Sotto il getto dell'acqua ripercorse quello che gli era successo in quei pochi minuti. La bambola che aveva trovato sotto il suo giardino parlava e si muoveva. Si mise a ridere. Non poteva ancora crederci. Pensava di essere ancora nel mondo dei sogni e che Morfeo giocasse con la sua integrità mentale.
    Quando uscì dalla stanza lei era distesa sul letto e accarezzava il gatto.
    "Stai meglio ora? So che è un brutto colpo, ti chiedo venia."
    "Chiedo venia? Ahahah ma parli come i miei vecchi libri di letteratura inglese!"
    "È normale."
    "... Va bene. Però adesso rispondi a quello che ti ho chiesto prima!"
    "Si... Ti dirò tutto."
    Vincent si sedette sul letto vicino a lei e la guardò, in attesa di avere delle risposte.
    Lei lasciò il gatto riposare e lo guardò a sua volta. Stette qualche minuto in silenzio, guardando in basso, poi iniziò.
    "Mi chiamo Layla. Il mio nome significa "notte stellata". Questo nome mi fu dato tanto tempo fa dalla mia padrona, per il colore dei miei capelli..." si fermò. Si alzò e camminò fino alla libreria che era davanti a lei. Guardò alcuni libri, poi ne prese uno color oro. Ritornò vicino a Vincent, che l'aveva seguita incuriosito con gli occhi. La ragazza passò la mano sul libro, come se questo fosse un album di vecchie foto. Il titolo era "L'Egitto e la sua storia".
    "Egitto? Ma cosa vuole fare? Insegnarmi storia? Ho il vago sospetto che lei sia una bambola voodoo mandata da quella strega della mia professoressa di storia..." pensò lui.
    "Sono nata in una famiglia povera, una famiglia di contadini, in Egitto. Un giorno, all'età di 16 anni, accecata dalla fame, rubai una mela e fui presa in flagrante. Le guardie mi rincorrsero per tutta la città, finché non inciampai e caddi. Pensavo di essere spacciata, ma qualcuno mi prese e mi portò in una casa. Ero spaventata, non sapevo chi fosse. Volevo fuggire ma mi fermò. Poi si tolse il mantello che copriva il suo capo. La mia salvatrice era una bellissima ragazza. Così meravigliosa da essere troppo bella per essere guardata da occhio umano. Le ringraziai e stavo per andarmene quando mi fermò e mi chiese di rimanere con lei. Non sapevo il perché, ma rimasi. Iniziammo a parlare. All'inizio eravamo entrambe in imbarazzo, soprattutto lei, ma dopo un po' parlammo tranquillamente. Era un piacere parlare con lei. Il suo parlato era perfetto, come quello dei nobili. Invece il mio era un linguaggio popolare, da contadini. Però ci capivamo perfettamente. Da allora ci incontrammo sempre, nello stesso posto. In poco tempo eravamo diventate amiche. Poi arrivò quel giorno, che cambiò il mio destino... Stavamo parlando come al solito quando mi disse la verità su di lei. Lei era di origini nobili, era la nobile più potente, lei era la regina. Rimasi sconvolta da quello che mi disse. Era impossibile, mi dissi. Lei si scusò per non avermelo detto prima, ma pensava che se avessi conosciuto le sue vere origini l'avrei trattata come tutti gli altri. All'inizio ero un po' arrabbiata e delusa dal suo comportamento, dall'avermelo tenuto nascosto e soprattutto di aver pensato che non sarei stata sua amica sapendo chi fosse. Però alla fine l'unica cosa che feci fu abbracciarla e giurarle eterna amicizia. Per me non contava chi lei fosse. Con il tempo però si crearono dei problemi perché la regina mancava spesso dal palazzo e soprattutto usciva sempre senza scorta. Così per alcune settimane non ci vedemmo. Poi lei bussò alla porta di casa mia. Era accompagnata da delle guardie, questa volta. Non mi saltò addosso come lei era solita fare, ma entrò in casa e parlò con i miei genitori. Chiese loro di vendermi, lei mi avrebbe comprata. Non sapevo che fare e dire, ero sconvolta. I miei genitori accettarono subito e presero i soldi della mia "vendita". Le guardie mi presero e mi portarono al palazzo. Lì fui lavata e vestita e poi fui portata nelle stanze della regina. Quando entrai lei diede ordine a tutte le ancelle di andar via. Rimanemmo solo noi due. Allora la rividi, la mia amica. Aveva lasciato il suo fare da regina ed era diventata la persona che io conoscevo.
    "Sono così felice di vederti!" disse abbracciandomi.
    "... A-anch'io lo sono..." dissi un po' perplessa.
    "... Che hai? È perché ti ho portata via dai tuoi genitori? Li amavi così tanto? Io pensavo di..."
    "Oh, nono! Non è per via dei miei genitori! Se non mi avessi comprata tu, l'avrebbe fatto qualcun altro... Ma... Non capisco perché l'hai fatto..."
    "L'ho fatto perché volevo vederti, volevo averti vicino a me, sempre. Nelle ultime settimane non ci siamo viste a causa dei miei compiti da governatrice e ho sentito molto la tua mancanza... Allora ho deciso di comprarti, così saresti diventata mia, ti avrei avuta con me tutto il tempo al palazzo, senza dover più uscire e destare sospetti."
    "Ho capito. E... Sono felice di poterti stare accanto." le risposi facendole un grande sorriso. Lei fu rincuorata dalla mia risposta. Così io divenni la sua ancella favorita, nonché la sua unica amica. Ero l'unica che poteva accompagnarla durante i suoi bagni, mentre si vestiva, ed ero l'unica che poteva pettinare i suoi setosi capelli. Eravamo inseparabili. Poi..."
    "Aspetta, aspetta, aspetta! Come si chiama questa regina? Non hai ancora detto il suo nome..."
    "Dopo che ti dirò quel che segue lo capirai..." disse lei triste, aveva gli occhi lucidi.
    "Poi lei... Lei... Mi tradì. Passammo insieme molti anni, ormai tutti nel palazzo sapevano il nostro rapporto. Però... Con il tempo lei cambiò. Non era più la dolce, allegra e spensierata ragazza che avevo conosciuto. Il tempo e gli avvenimenti di allora l'avevano oppressa e questo perché anche se fuori sembrava una donna forte, dentro era solo una ragazza impaurita. Presto divenne depressa, tanto che... Una notte mi mandò a dormire nella mia stanza. Di solito dormivamo insieme, ma quella notte voleva stranamente restare sola. Ero molto preoccupata e volevo sapere quello che le era successo. Quando arrivai davanti alla sua stanza notai che la porta era socchiusa. Prima di bussare guardai dentro. E la vidi... Era sul letto, con un vaso accanto a lei. Aprì il vaso e tirò fuori un cobra. Stava piangendo. Entrai. Lei rimase sorpresa, poi ritornò a guardare il cobra. L'ultima cosa che disse fu:"Mi dispiace, Layla" poi si portò il cobra al collo. Mi resi conto di quello che stava succedendo troppo tardi e lei...lei... Fu morsa dal cobra. Lanciai un urlo e le andai incontro. Quella specie di cobra era la più velenosa esistente... Feci in tempo solo a prenderla in braccio e guardare... Il suo ultimo respiro... E il suo ultimo sorriso. Piansi con il suo corpo tra le braccia per molto, finché la mia sofferenza fu udita da un'ancella. Quando entrò vide il corpo bianco e senza vita della regina e si mise a gridare. Così arrivarono le..."
    "No, ferma! Mi stai dicendo... Che stai parlando di... Della regina delle regine Cleopatra?" chiese Vincent incredulo.
    "Si, proprio lei... Dicevo, arrivarono le guardie e i sacerdoti e tutti accompagnarono il mio pianto. Poi i sacerdoti diedero ordine alle guardie di catturarmi. Io non volevo separarmi dal suo corpo e soprattutto non sapevo il perché volevano allontanarmi da lei. Mi portarono nella sala del grande visir, e allora scoprì. Mi accusavano dell'uccisione di Cleopatra. Cercai di raccontare quel che era successo ma non mi diedero ascolto. I sacerdoti mi coprirono gli occhi e mi trascinarono con loro. Non sapevo dove mi stavano portando, ma immaginavo mi avrebbero giustiziata. Cercai di liberarmi, strillai, ma niente. Si fermarono dopo una lunga serie di scale e mi tolsero la benda dagli occhi. Eravamo in una grande sala sotterranea. Le pareti raffiguravano tutti gli dei egiziani più importanti. Davanti a me c'era un altare e dietro ad esso era dipinto, più grande di tutti gli altri, Osiride, colui che giudica gli uomini. Mi obbligarono ad avanzare fino all'altare e salirci. Ero confusa per quello che stava succedendo, arrabbiata per l'accusa ingiusta e mi sentivo vuota dentro, come se la mia anima avesse accompagnato quella di Cleopatra per non lasciarla sola... Tale era il mio dolore per averla persa. Mi aveva tradita, aveva infranto il nostro giuramento di eterna amicizia, mi aveva abbandonata. Ero così sconvolta da non sentire e vedere quel che succedeva intorno a me. Poi la mia attenzione fu rapita dagli sacerdoti che si erano messi intorno a me con le mani sollevate in aria. Iniziarono tutti insieme a dire qualcosa di incomprensibile, poi il visir mi pronunciò queste parole:" La nostra regina è stata uccisa per mano di una schiava. Forse la bellezza della nostra suprema dea sarà stata troppo divina per la mente di una semplice umana. La gelosia, un sentimento tanto vergognoso, ha preso possesso del tuo animo e ti ha resa capace di compiere un tale atto. Per questo verrai punita, la tua sarà una sofferenza eterna, rinchiusa in un corpo morto, ma un animo vivo, se pur corrotto."
    E poi aprì un grosso libro e lesse qualcosa. Non capivo quella lingua, sembrava molto antica. Ad un certo momento sentì le mie gambe leggere, tanto da non sentirle più. Non le potevo più muovere. Ero terrorizzata, iniziai ad urlare con tutta la voce che avevo, piangevo, ero disperata. Dopo i piedi seguì il mio busto, le mani e infine la testa. L'ultima cosa che vidi e udì fu una guardia entrare nella sala correndo e dire:"Abbiamo trovato un cobr..."
    E poi nulla, silenzio assoluto...
    Forse avevano scoperto che non ero stata io, ma ormai era troppo tardi... Quando fui di nuovo cosciente mi resi conto di quello che mi avevano fatto: mi avevano trasformato in una bambola, un corpo vuoto che racchiudeva un'anima."
    "... Oddio... N-non... Ci posso credere..." disse Vincent alzandosi dal letto, era davvero sconcertato.
    "E... Come hai fatto ad arrivare fino a qui? Come hai fatto a non rovinarti o invecchiare?" chiese lui.
    "Penso sia per colpa della maledizione... Devo soffrire in eterno... In tutti questi secolo sono stata in tutte le parti del mondo. Ho visto le corti di molti re, i quali mi hanno curata come fossi umana. Avrei sempre voluto ringraziarli, ma non potevo parlare. Tutto quello che potevo fare era sentirli e vederli. Ad alcuni di loro ero davvero affezionata. Per questo motivo ogni volta che uno di loro moriva e io ero portata ad un'altra corte soffrivo molto..."
    "... Io non sono un re... Allora come mai sei qui?"
    "Però da quel che vedo qui sei di origini nobili. Non devi per forza essere un re, basta che nel tuo sangue scorra sangue blu."
    "Ho capito. Mi spieghi come fai a capirmi e a parlare se sei una ragazza di più di 2000 anni fa?"
    "È la maledizione. Se sento una persona parlare, in qualunque lingua, la capisco."
    "Itadakimasu!"
    "Non c'è cibo davanti a te, perché hai detto "buon appetito"?"
    "Hmm ok, adesso mi hai convinto, capisci pure il giapponese!"
    "Mi credi? Davvero? Sei un ragazzo incredibile allora! Se l'avessi detto a qualcun altro penso mi avrebbe presa per matta!"
    "È come ti vedo io al momento! Però non so perché non posso fare a meno di crederti! Poi vorrei chiederti un'ultima cosa... Da quando sei stata trasformata ti sei mai svegliata come con me?"
    "No, mai. Sono sempre stata una bambola. Non so perché con te è diverso... Forse sei un ragazzo speciale" gli sorrise dolcemente.
    "Ahaha non penso. Quindi tu non hai mai vissuto in un'epoca? Intendo non sei mai uscita, non hai mai visto la gente o visitato i luoghi, non hai mai provato i cibi e tutto quanto?"
    "Purtroppo no, mai..." divenne triste.
    "Beh, allora conta su di me, baby! Forse non recupererai tutto il tempo perduto, ma almeno vedrai qualcosa!"
    "D-davvero? Grazie grazie grazie!" le si illuminarono gli occhi e saltò felice addosso a Vincent.
    Vincent ne era un po' imbarazzato, ma vederla così felice era piacevole. Eppure non la conosceva, era una perfetta sconosciuta, però qualcosa in lei gli piaceva, e non era solo il bel aspetto.
    Erano le nove del mattino. Dopo tutto quello che era successo Vincent aveva bisogno di energie, di cibo. Si vestì per scendere e fare colazione. Voleva portare Layla con lui ma lei era impresentabile. Non era sporca, ma con quei vestiti del V secolo era impossibile non notarla. Così Vincent andò da una cameriera per un aiuto. Intanto Layla era sotto la doccia.
    "Maria! Maria!" chiamò Vincent rincorrendo la cameriera che si stava dirigendo al piano di sotto.
    "Si, mi dica" rispose la giovane voltandosi e mostrando un sorriso raggiante.
    "Volevo chiederti se puoi prestarmi alcuni tuoi vestiti."
    "... Signore... Non pensavo che lei... Facesse certe cose..." disse lei imbarazzata.
    "Cosa? NO! Mi servono per..."
    "Vincent!"
    Non fece in tempo a finire la frase che Layla uscì dalla stanza con indosso solo l'asciugamano.
    "Oh, adesso ho capito..." ridacchiò Maria.
    "... Maria, non è come sembra."
    "Non si preoccupi, signore, sarà un segreto tra noi due!" disse lei in tono scherzoso facendogli l'occhiolino e andando al piano inferiore.
    "Le porto i vestiti, arrivo subito!"
    "Grazie..."
    Vincent si girò verso Layla e la guardò con sguardo torvo.
    "Uhm, ho combinato qualcosa?"
    "Si! Come ti è venuto in mente di uscire così? Adesso pensano che noi due..."
    "Oh nono, io sono ancora pura!" disse lei decisa, con una vocina divertente.
    "Ahahahahaha va bene. Dai, non fa niente. Entra in camera, altrimenti ti raffredderai. Maria arriva subito con i vestiti." disse Vincent gentilmente.
    "Ok, baby!" gli fece l'occhiolino.
    Lui rise. "E lei sarebbe una ragazza nata più di 2000 anni? Mi sembra un'adolescente d'oggi!" ridacchiò tra sé.
    "Ecco a lei!" Maria sbucccò all'improvviso dietro di lui.
    "Grazie! Appena posso te li restituisco!"
    "Non si preoccupi!"
    "Ah e Maria, è pronta la colazione?"
    "Gliela preparo subito!" rispose lei sorridendo.
    "E puoi anche..."
    "Si, anche per la signorina! Scusi se m'intrometto, ma potrei sapere il suo nome?" chiese prima di andarsene.
    "Oh si certo, si chiama Layla!"
    "Layla? Che nome meraviglioso!" esclamò soddisfatta e subito scese a preparare la colazione.
    Vincent entrò in camera e le diede i vestiti, poi uscì. Aspettò fuori dieci minuti prima di entrare. Layla si era vestita. Stava benissimo anche con abiti moderni. Aveva addosso una salopette di jeans e una maglietta rosa sotto. In piedi aveva delle calze rosse. Sembrava proprio una bambina vestita così, ed era alquanto graziosa.
    "Hmm, non male davvero, anche se ti rende una marmocchia! Ahaha"
    "Lo prendo come un complimento! Non sai quanto ci ho messo per capire come si mettevano!"
    "Ecco perché mi hai fatto aspettare tanto..."
    "Già, scusa"
    "Dai, adesso andiamo a mangiare, mia nobile signorina!" si chinò da perfetto gentleman.
    "Oh, siete così amabile, mio cavaliere." lei si chinò a sua volta, poi entrambi cominciarono a ridere. Uscirono dalla camera ed andarono in cucina. Di solito, quando era con i suoi genitori, mangiava nella sala da pranzo, su un tavolo lungo, con posate della migliore argenteria e con cibo abbondante, ma quando era da solo mangiava in cucina, come le persone normali. Le cameriere lo sapevano bene, soprattutto Maria, con la quale era cresciuto.
    Quando entrarono le cameriere rimasero sorprese nel vedere Layla. I camerieri invece la guardarono con occhi vogliosi. A Vincent diede fastidio quel comportamento e disse loro di uscire. Rimase solo Maria che li servì, poi lei se ne andò di sua spontanea volontà.
    "Che buono! Ma cos'è?" chiese tutta eccitata Layla.
    "Ti presento la Nutella! È la cosa più buona al mondo!" rispose Vincent mordendo la sua fetta di pane con Nutella.
    "È buonissima! E questa cos... No, non ci posso credere, latte! Da quando non lo bevo... I miei genitori avevano una mucca che faceva un latte buonissimo! Ogni giorno ne bevevo un po'..." i suoi occhi, che fino ad allora brillavano di felicità, ora si erano spenti, lasciando posto alla malinconia.
    "... Ti manca così tanto la tua famiglia, Layla?" chiese lui, prendendole la mano.
    "In realtà no. Mi manca la mia vita lì, la gente che conoscevo, il gusto della mia terra e tutto quello che offriva, anche se alla mia famiglia non dava granché... Comunque, per la prima volta hai detto il mio nome! E mi piace il modo in cui lo pronunci, molto... Sensuale!" fece uno sguardo malizioso.
    "Hey, ci stai provando?" chiese lui ricambiando lo sguardo.
    "Si, roar!"
    Entrambi iniziarono a ridere divertiti dalla loro stessa stupidità. Per la prima volta Vincent rideva davvero. Con tutte le altre ragazze fingeva, anzi, forse rideva per quanto erano ridicole a provarci spudoratamente con lui. Invece con Layla era diverso. Il suo modo di essere, di fare, di pensare, di parlare e di sorridere la diversificava da tutte le altre, lei era una ragazza unica e preziosa, e lo aveva capito solo in un'ora.
    "Allora, oggi ti porterò a fare una delle cose più noiose mai esistite, shopping. In pratica gireremo per negozi in cerca di vestiti. Se vuoi puoi tagliarti anche i capelli e..."
    "NO! I miei capelli non li taglierò mai!" gridò lei alzandosi.
    "Hey calmati! Ma perché no?"
    "Ci tengo molto... E poi, almeno da umana, nessuno oltre a Cleopatra li ha mai toccati..."
    "Ho capito... Beh, allora lasciamo stare i capelli e preoccupiamoci solo dei vestiti! E se fino ad ora te li ha sempre scelti qualcun altro, adesso potrai scegliere quelli che piacciono a te!"
    "Sul serio? Wow, che bello!" disse lei saltando contenta.
    "Bene, allora è deciso!"
    Finirono di mangiare e andarono in camera a prepararsi. Prima però Vincent presentò Layla a tutti.
    Fuori faceva piuttosto caldo quindi Layla rimase con la salopette, invece Vincent si mise un paio di jeans e una maglietta con Paperino.
    "Ahahaha, bella maglietta!" disse Layla divertita.
    "Grazie, vedo che hai bei gusti!"
    Non andarono con la macchina dei genitori, ma presero i mezzi pubblici. Quando arrivarono nel centro di Londra cominciarono ad entrare nei negozi che più interessavano a Layla. Se fino ad allora lo shopping era sempre stato noioso, questa volta era davvero divertente e il merito era di Layla. Ad ogni clacson si spaventava e gridava e come una bambina piccina si teneva alla maglietta di Vincent per paura. Inoltre era a disagio per il modo in cui la gente la fissava. Poi che dire delle porte girevoli e scorrevoli dei negozi? Spasso assoluto! Layla sembrava una neonata che solo ora scopriva il mondo.
    "Salve. Posso aiutarla? Mi dica che le piace indossare di solito!"
    "Uhm... Non dovrebbero essere affari miei? Vuole sapere di che colore è la mia biancheria intima? Sa, non lo so manco io! Mi sembra un bianco, ma più scuro."
    Vincent, vicino a lei, stava morendo dalle risate mentre la negoziante la guardava male.
    "Ahahaha non si preoccupi, signora, ce la caviamo da soli, grazie!"
    Vincent prese Layla e se la portò in giro per il negozio, con ancora le lacrime agli occhi. Nella sezione donne Layla provò molte cose, ma solo alcune erano di suo piacimento. Invece nel reparto uomini trovò tutto quello che le piaceva. Adorava tutte le magliette, così larghe e comode, con disegni di ogni tipo. Ne comprò molte, prendendo solo alcune paia di pantaloni.
    Vincent era incredulo nel vedere una ragazza comprare guardaroba maschile, ma ormai sapeva che con Layla molte cose l'avrebbero sorpreso.
    "Sono molti vestiti, sicuro vuoi comprarmeli tutti? Costeranno tantissimo..."
    "Non ti preoccupare, a volte ha i suoi pregi essere ricchi." disse Vincent facendole l'occhiolino. Lei sorrise.
    Girarono ancora alcuni negozi prima di decidere di smettere ed andare a pranzare.
    "Sei mai stata in Italia?" chiese Vincent.
    "Sisi!" rispose lei mangiando il gelato che aveva da poco iniziato.
    "Alla corte di quale nobile?"
    "Ludovico De Medici, lo conosci?"
    "Certo che si! Nonostante tutto, sei stata fortunata nel incontrare tutti questi re e principi!"
    "Lo penso anch'io! Però alcune volte è stato difficile... L'ultimo da cui sono stata è stato Luigi XIV. Lui era un uomo tanto simpatico! In fondo era giovane, pieno di vita! Però la sua consorte, Maria Antonietta, era una vipera! Non sai quanto mi faceva soffrire! Volevo prenderla a schiaffi!"
    "Cosa ti ha fatto di così grave?"
    "Quella antipatica, ogni volta, mangiava tutti i suoi dolcetti davanti a me! E come se non bastasse, li avvicinava alle mie labbra e diceva "Voulez vous?" e poi si metteva a ridere! Argh, odiosa!"
    "Ahahahahahaha se gli studiosi sapessero che è stata una tale "torturatrice" cambierebbero idea sul suo conto! Ahahahaha"
    "Uhm già... Comunque, perché mi hai chiesto se sono stata in Italia?"
    "Perché volevo portarti a mangiare in un ristorante italiano!"
    "Oh, so già che arriverò a stasera con l'indigestione se mi tenti così, andiamo!" prese Vincent per la mano e iniziò a correre in cerca di un ristorante.
    Tralasciando il fatto che si persero a causa di Layla che aveva trascinato Vincent in strade che manco lui conosceva, arrivarono al ristorante giusto in tempo, prima che l'ultimo posto venisse preso. Ordinarono tutto quello che era sul menù per far provare a Layla un po' di tutto. Che dire, alla pizza e alla pasta non si poteva dire di no, erano la cosa più buona. Poi arrivarono insalate e secondi con frutti di mare.
    "Oh, mi sento in paradiso, è troppo buono!" disse Layla mangiando le ultime cose che rimanevano.
    "Ragazza, io sono uno che mangia tanto, ma tu mi superi! Come fai a farci entrare ancora qualcosa lì?"
    "Hey, che ti aspettavi? Non mangio da 2000 anni e passa!"
    "Ahahah sisi, hai ragione! Però tu dici sempre che hai più 2000 anni, ma quanti anni avevi prima della maledizione?"
    "Indovina!"
    "Uhm vediamo un po'... 18 o 19, di più non te ne do!"
    "Ne sono onorata! Ahahaha, comunque no, hai sbagliato! Sono più vecchia! Ho 22 anni!"
    "Non li dimostri affatto!"
    "Ti ringrazio! Tu invece?"
    "Dai, adesso indovina tu!"
    "Secondo me 30!"
    "Oi, grazie, eh!" disse lui facendo il finto offeso.
    "Ahahahaha scherzo! Forse 23-24 anni?"
    "Ci hai azzeccato, 24 anni!"
    "Wow, che fortuna! Ahahaha"
    Per finire in bellezza si presero un sorbetto e poi andarono via. Ormai erano le quattro passate e le strade erano più affollate. Era piene di adolescenti e alcuni adulti. La maggior parte di loro erano coppiette di innamorati che si abbracciavano e si baciavano.
    "Ma quanto sono teneri!" disse Layla guardandoli tutta eccitata.
    "Ahahah non hai mai visto degli innamorati?" rise Vincent.
    "Si, a volte ho visto alcuni re con le loro mogli... Però quando vivevo in Egitto non si vedevano in giro! Era una vergogna!"
    "E tu? Hai mai avuto un fidanzato?"
    "... Beh, non era permesso avere relazioni con il sesso opposto prima del matrimonio... Si doveva avere un solo uomo nella vita."
    "Ma io non parlo di fare sesso o del matrimonio! Ma della tua adolescenza! Non ti è mai piaciuto un ragazzo?"
    "No... Non ci ho mai pensato..."
    "Davvero? Wow... Non riesco ad immaginare com'è non essere mai stati interessati o innamorati di qualcuno..." Vincent la guardò perplesso.
    "Parli dell'amore? Cleopatra me ne parlava spesso... Mi diceva che era un sentimento bellissimo, così speciale e complicato da non poter essere descritto, si provava solamente. Lei l'aveva provato... A differenza di quel che dicono i libri! Lei amava davvero Marco Antonio, anche se le loro differenze erano grandi. Quando stavano insieme, lei aveva una luce diversa negli occhi, che guardavano solo lui e nessun altro uomo..." raccontò lei con un sorriso nostalgico.
    "Ti manca molto Cleopatra, vero?"chiese Vincent prendendola per la spalla e avvicinandola a lui.
    "Si, molto, pensare a lei mi toglie il respiro e... Mi sento così sola!" scoppiò a piangere e Vincent la abbracciò. Non poteva vederla così, era davvero straziante.
    "Tu non sei sola, adesso hai me" La strinse dolcemente a sé, cercando di farle sentire il suo affetto, che era dei più sinceri. Lei si aggrappò a lui, affondando la testa nella sua maglietta e bagnandola. Con le lacrime e la voce morsata dal singhiozzo lo ringraziò. Stettero così per alcuni minuti, finché lei non si calmò. La gente intorno li stavano fissando quindi andarono al parco che era lì vicino e si sedettero su una panchina. Lui le accarezzava il capo in silenzio e sperava avrebbe smesso presto di piangere. Non la lasciò andare finché le lacrime non cessarono.
    "Ti... Ti ringrazio... Ma perché lo fai? Perché sei così buono e... Affettuoso con me?" chiese lei guardandolo con gli occhi ancora gonfi e rossi.
    "Non lo so... Si, è vero, ti conosco da meno di un giorno, ma dalla prima volta che ti ho vista, anche sotto forma di bambola, ho sentito che eri un mondo tutto da scoprire, una ragazza speciale, unica fra tutte. E mi è stato impossibile non affezionarmi a te. Ora non capirmi male, io..."
    Lei lo fermò baciandolo sulla guancia.
    "Grazie, davvero. Sono felice di averti incontrato..." poi balzò dalla panchina e fece alcune giravolte, sembrava star meglio.
    "Su, andiamo, la giornata non è ancora finita!" disse prendendolo per la mano.
    "Ahahaha la seguo, my lady!" si alzò anche lui e andarono un po' in giro. Prima di tutto le mostrò il simbolo di Londra, il Big Bang, poi visitarono il museo delle cere più famoso al mondo e infine fecero un giro sul London Eye. La vista della città al tramonto era spettacolare. Layla ammirava il panorama in silenzio, gustandosi ogni minimo particolare. Vincent ci era stato tantissime volte, ma ritornarci era sempre piacevole. Poi come un flash gli ritornò alla mente la madre. Abbassò lo sguardo e guardò nel vuoto. Layla, vedendolo così, si preoccupò.
    "Vincent, cos'hai?"
    "... Ho litigato con mia madre... Da circa una settimana non ci parliamo... Sono venuto alla reggia proprio per non incontrarla più..." disse tristemente.
    "Ma cosa è successo tra voi due, se posso saperlo?" gli prese le mani e cercò di catturare il suo sguardo con il suo.
    "La sera del ballo mi è capitato di dirle una cosa bruttissima... Mio padre, quando aveva più o meno la mia età, fu costretto a fare un ballo in maschera per scegliere moglie, proprio come me... È una tradizione della famiglia Brown... Comunque, lui scelse mia madre. La scelse perché era la più bella fra tutte, non pensando al suo carattere. Però poi se ne rese conto... Mia madre è una persona un po' strana e devi saperla prendere e domare. Lui però non è mai stato capace di farlo. Ricordo che da piccolo litigavano sempre e in casa non c'era mai pace. Poi lui cominciò a viaggiare e da allora non litigano quasi più. E non si vedono molto spesso, quasi per niente. Però noi due ci incontriamo perché mi manda un biglietto aereo per andare a trovarlo ogni tanto. Con lui ho sempre avuto un buon rapporto, è con lei che ho qualche disputa. Però il giorno del ballo ho esagerato... In pratica le ho detto che papà ha fatto un errore a sceglierla, perché l'ha fatto solo per l'aspetto. Io non avevo intenzione di ferirla, ma l'ho fatto, e me ne pento enormemente..."
    "Allora andiamo da lei!" propose Layla alzandosi e prendendolo per la mano.
    "Cosa? No..." disse lui lasciando la sua mano.
    " Perché no? Anche prima di ridiventare umana ho visto la tua tristezza, ma non sapevo da cosa fosse provocata... Adesso lo so, e voglio aiutarti! Non voglio più vederti così..."
    Lui, sorpreso, la guardò e vide i suoi grandi occhi colmi di tristezza. Non voleva farla soffrire per colpa sua, per nulla al mondo. Aveva già sofferto abbastanza, con lui doveva solo vivere e gustare appieno la sua libertà.
    "Va bene, lo faccio per te..."
    "Bravo! Su, andiamo!" la malinconia era scomparsa dai suoi occhi completamente, come per magia.
    "Vuoi morire giovane? Non ce ne possiamo andare adesso!"
    "Perché no?"
    "Guarda in basso..."
    Lei obbedì e appena vide che era a metri dal suolo ritornò a sedere.
    "Ok, facciamo come dici tu!"
    "Ahahahaha, lo immaginavo!"
    Dopo venti minuti scesero, presero un autobus e dopo poco arrivarono davanti alla casa dei Brown. Vincent era visibilmente nervoso, ma Layla, prendendolo per la mano, riuscì a calmarlo e farlo entrare. Le cameriere lo salutarono, dicendogli che la madre non era in casa. Allora decise di aspettarla, doveva assolutamente parlarle. Lui e Layla andarono nella sua camera e stettero lì fino a sera tardi, quando videro la BMW arrivare. Vincent stava in silenzio, pensando a cosa dire alla madre. Quando entrò lui scese, dicendo a Layla di rimanere nella sua camera.
    "Mamma..." si avvicinò piano alla madre che stava sul divano.
    "Dove sei stato in questi giorni?" chiese lei tenendo gli occhi su una rivista di moda.
    "Sono rimasto alla reggia..."
    "Ok"
    Nel soggiorno scese il silenzio.
    "Senti mamma, io volevo chiederti scusa, non volevo dirti quelle cose..." disse lui avvicinandosi.
    "Ma l'hai fatto. E non puoi chiedere scusa dopo aver ucciso una persona." la madre finalmente lo guardò, ma quello sguardo così freddo lo trafiggeva.
    "Mamma, io..."
    "Sai, l'ho sempre saputo che mi ha scelto solo perché ero bella... Sapevo che tipo di persona era... Lui non lo sa, ma mi ero interessata a lui sin dal liceo. Allora era il ragazzo più bello e popolare tra tutti, ma per me non contava come era fuori, ma il suo carattere solare e spensierato. Mi divertivo tantissimo a sentirlo parlare, era una persona molto simpatica. Quando mi scelse al ballo mi sentivo la ragazza più fortunata al mondo! Ma... Mi faceva soffrire che mi avesse scelta solo per il mio aspetto... Non cercava mai di capirmi, di vedere che persona ero dentro. Io cercavo di mostrargli il mio amore, ma lui non se ne rendeva conto... Allora ho cominciato a disprezzarlo e trattarlo come mi trattava lui, come un nulla. E così abbiamo iniziato a litigare, come tu hai ben visto..." la madre cercava di nascondere le lacrime, ma non ci riusciva molto bene. Vincent si sedette vicino a lei.
    "Ma perché non gliel'hai detto?"
    "Perché speravo lui se ne rendesse conto..."
    "Ho capito... Mi dispiace mamma, non sapevo avessi sofferto tanto..."
    "Non preoccuparti... Tu sei stato l'unica cosa bella che mi sia mai capitata, ti amo, amore mio." la madre lo abbracciò e baciò. Vincent non l'aveva mai sentita dire quelle parole. E la cosa peggiore era che neanche lui le aveva mai detto quanto la amasse. Si sarà sentita abbandonata a sé stessa anche da parte sua per questo.
    "Mamma, scusami per averti sempre fatta arrabbiare, per non averti ascoltata e non averti detto quanto ti voglio bene..." la strinse ancora più forte.
    "Spero ti ricorderai queste parole in futuro, ahahahah"
    "Io non assicuro niente!"
    "... Vincent, ci ho pensato e forse avevi ragione... Non devo decidere io con chi devi metterti. Almeno tu, in questa famiglia, devi scegliere di chi innamorarti e con chi vuoi passare il resto della tua vita." la madre lo lasciò e lo guardò accarezzandogli la guancia.
    "Grazie, mamma" la baciò.
    Stettero insieme ancora un po' prima che arrivasse Layla.
    "Vincent ho fame!" gridò lei arrivando di corsa nel salotto.
    Vincent rimase immobile e poi si girò verso di lei con gli occhi sgranati.
    "Vincent, non mi presenti questa signorina?" chiese la madre con un leggero pizzico di rabbia.
    "Uhm si certo... Mamma, ti presento Layla" disse avvicinandosi alla ragazza.
    "Piacere signora!" disse lei imbarazzata facendo un inchino.
    "Oh, quale educazione!" esclamò la madre compiaciuta.
    "La ringrazio..." lo stomaco le brontolò e rimasero tutti in silenzio. Lei era tutta rossa e si coprì la faccia dalla vergogna.
    "Ahahahaha cara, hai fame! Su, andiamo a cenare!" rise la madre e prese entrambi per il braccio, portandoli a tavola.
    A cena mangiarono tutto quello che c'era sul tavolo. Alla fine rimasero a chiacchierare. La madre fece un vero e proprio interrogatorio a Layla, che dopo un po' non sapevo più cosa inventare. Vincent si rese conto del suo disagio e con la scusa di andare a dormire la portò via.
    "Aspetta, lei dove dormirà? Le faccio preparare una stanza!" Samantha ordinò ad una cameriera di accompagnarla nella sua camera. Lei lasciò Vincent e la seguì.
    Presto nella casa si spensero le luci e tutti andarono a dormire nelle proprie camere. Regnava il silenzio. Uno scricchiolio ruppe la pace. Si sentivano piccoli passi. Vincent, che era ancora sveglio, sentì quei rumori. La porta della sua camera si aprì e lui iniziò a preoccuparsi.
    "Oddio chi sarà?" pensò cercando di vedere chi fosse. Scorse una figura avvicinarsi verso di lui. Quando si trovò davanti al suo letto, Vincent accese la lampada sul comodino. Era Layla.
    "Layla! Mi hai fatto venire un colpo! Che ci fai qui?" chiese lui mettendosi a sedere nel letto.
    "Io... Vorrei, se tu vuoi... Dormire con te..." disse lei a voce bassa, comportandosi come una bimba impaurita che voleva dormire con i suoi genitori.
    "Certo, vieni qui bimba mia!" si mise a ridere e poi le fece posto vicino a lui.
    Lei sbuffò e poi entrò sotto le coperte.
    "Come mai vuoi dormire con me? Ti manco già?"
    "Oh, mi hai scoperta! Non potevo stare senza di te in quella stanza buia..." disse lei dandogli un pugno.
    "Ahahaha okok, scusa. Adesso davvero, come mai sei qui?"
    "Non volevo disturbarti, ma... Sono stata così tante tempo da sola e al buio e... Mi soffoca il solo pensiero di ritornare in quel posto e... Di ritornare una bambola..." infilò la testa nelle coperte per cercare un posto caldo e accogliente.
    "Non preoccuparti, ci sono qui io... Non ti lascerò ritornare una bambola!" la abbracciò forte al petto. Lei lo avvolse a sua volta e si addormentarono così.
    Il mattino seguente venne la madre a svegliare Vincent. Entrò piano, per non svegliarlo di colpo, voleva svegliarlo con un bacio. Si avvicinò piano al suo letto. Vide Vincent e poi vide un rigonfiamento vicino a lui. Cercò di capire cosa fosse e tolse la coperta. Con sua grande sorpresa trovò Layla abbracciata a Vincent. Entrambi dormivano così profondamente, era un peccato svegliarli. Però erano ormai le undici passate e lei doveva andare via. Samantha decise di far svegliare prima Layla, che poi avrebbe svegliato Vincent con calma. Si avvicinò piano a lei e la chiamò.
    "Layla, svegliati, Layla!" disse a bassa voce mentre la accarezzava.
    Lei si mosse e si girò lentamente. Quando si rese conto che era la madre di Vincent scattò. Presa dal panico diede una capocciata a Vincent, il quale si svegliò di colpo e rotolò giù dal letto.
    "Vincent scusami!" gridò Layla andando verso la parte del letto dove era caduto.
    Intanto la madre rideva a vedere quella scenetta comica.
    "Layla... Ma che ti è preso?"chiese lui assonnato.
    "Scusami, scusami, scusami! Ma... Ma... C'è tua madre e mi sono spaventata!"disse lei nascondendosi tra le coperte.
    "Cosa, mamma?" si alzò subito vide la madre dall'altra parte del letto.
    "Mamma, non è come sembra!" disse il figlio avvicinandosi a lei.
    "Non ti preoccupare... Te l'ho detto, sei libero di stare con chi vuoi, io non mi intrometterò! Però ieri potevi presentarmela come la tua fidanzata!"
    "Non siamo fidanzati!"dissero entrambi in coro, si guardarono e poi risero.
    "Davvero? E allora perché stavate dormendo nello stesso letto abbracciati come due piccioncini?"
    "Perché... Uhm..." Vincent non sapeva cosa rispondere.
    "Io ho paura del buio e poi da poco ho subito una perdita, volevo qualcuno con cui parlare. Forse ci siamo abbracciati nel sonno per il freddo" cercò di chiarire Layla.
    "Si, cara, e io sono nata ieri! Ahahah non vi preoccupate, non dovete inventare delle scuse! Comunque adesso devo uscire, a stasera! Spero di riaverti a cena, Layla!" poi uscì dalla stanza.
    I due giovani rimasero senza parole.
    "Mia madre è cambiata troppo, mi spaventa un po'!" disse lui sedendosi.
    "Che vergogna, ci ha visti dormire insieme!" gridò imbarazzata Layla.
    "Ahahaha non fa niente, ci si abituerà!" lui ci rise sopra.
    "Quindi... Dormiremo ancora insieme?"
    "Certo, te l'ho detto che non ti lascerò!"
    Lei uscì dalle coperte e gli salto addosso.
    "Grazie mille, Vincent!"
    "Ah Vincent volevo dirti..." la madre entrò all'improvviso. Si trovò davanti loro due abbracciati e sorrise.
    "Si giusto, non è come sembra... Ahah, comunque Vincent oggi devi andare ad una sfilata di moda al mio posto. Austin ti ci porterà, ciao! E se vuoi porta anche Layla!" fece l'occhiolino e uscì.
    Dopo una veloce colazione i due uscirono. Oggi si andava al parco di divertimenti! Tanto, da quanto detto da Austin, la sfilata sarebbe cominciata alle 19, avevano tanto tempo libero a disposizione.
    Quando arrivarono lì Vincent notò l'eccitazione e la voglia di provare tutti quei giochi negli occhi di Layla. Quindi non indugiò e la portò a provare qualunque cosa. Tra lo zucchero filato e i pop corn salirono su tutti i giochi che c'erano. Di solite le altre ragazze avrebbero avuto paura delle montagne russe o della casa degli orrori, ma lei era spavalda come poche.
    A fine giornata avevano provato tutto, anche più di una volta. Vincent era esausto, invece Layla era ancora piena di energie.
    "Come fai ad essere ancora così arzilla? Mi sento vecchio a guardarti..." disse lui lasciandosi cadere sul sedile dell'autobus che li avrebbe portati a casa.
    "Ma tu sei vecchio!" gli fece la linguaccia.
    "Ahahah dopo tutto quello che ho fatto per te mi dici così? Vieni qui, tu!" cominciò a farle il solletico.
    Lei si mise a ridere e urlare di lasciarla andare, soffriva troppo il solletico. Le persone intorno li guardavano e ridevano a loro volta. In breve arrivarono a casa. Salirono per prepararsi. Quando entrarono in camera videro una scatola sul letto. Layla, curiosa, l'aprì. Dentro c'era un bellissimo abito da sera azzurro. Vicino ad esso c'era un biglietto con scritto:" Layla è per te, spero ti piaccia! Firmato, Samantha". Layla era contentissima, prese il vestito e volteggiò con esso per la stanza. Vincent la guardava con il sorriso sulle labbra, quasi gli dispiaceva fermarla, ma dovevano prepararsi.
    "Su, Cenerentola, vai a farti una doccia e poi lo indosserai!"
    "Cenerentola? Chi sarebbe? " chiese lei fermandosi e posando il vestito sul letto.
    "Te lo spiego dopo!" e la spinse verso il bagno.
    Appena finì lei entrò in bagno Vincent. Quando uscì rimase a bocca a aperta nel vedere Layla con quel vestito. Era perfetto per lei. Le metteva in risalto gli occhi e le labbra, che erano le cose più belle che aveva. Le braccia e le gambe erano interamente coperte, ma non per questo diminuivano la sua sensualità. Una cintura dello stesso materiale del vestito metteva in mostra la sua vita a clessidra e infine i suoi piccoli piedi incalzavano un paio di scarpe color argento. Vincent restò ad ammirarla mentre lei volteggiava nella stanza. Ad un tratto perse l'equilibrio. Stava per cadere ma Vincent fece in tempo a prenderla. Con le braccia la prese per la vita, evitando che cadesse di testa. Ma lui non aveva previsto che con le mani occupate non avrebbe più avuto niente che gli tenesse l'asciugamano, quindi quest'ultimo gli cadde. Tutto si fermò in quel istante. Vincent era paralizzato. Layla vide l'asciugamano cadere, ma non pensò alle conseguenze e alzò lo sguardo. Così lo vide, vide Vincent nudo. Rimase con la bocca aperta dallo shock e poi urlò con tutta la voce che aveva. Vincent, appena rivenne alla realtà, prese l'asciugamano e si coprì. Poi cercò di calmare Layla, ma appena lei sentì le sue mani toccarla fuggì via continuando a gridare. Vincent rimase solo in camera. Cadde per terra incredulo per quello che era successo: Layla l'aveva visto nudo!
    "Bella mossa, Vincent, hai mostrato il tuo corpo ad una ragazza conosciuta solo da due giorni! Adesso non potrò più guardarla in faccia..." pensò mentre avampava tutto. Dopo alcuni minuti si alzò e si vestì. Intanto Layla era rinchiusa in uno dei bagni della casa, distesa per terra e con le mani agli occhi, cercando di dimenticare quello che aveva visto. Era rossa come un peperone e il suo cuore non smetteva di battere. Aveva caldo, il suo corpo era in fiamme.
    "Aaaah, l'ho visto! Non posso crederci! Aaaah ho visto il suo... AAAAH!" stava sclerando completamente.
    Sentì bussare alla porta.
    "Layla..." era Vincent. Il cuore di Layla si fermò per alcuni istanti.
    "Layla scusami... Non era mia intenzione... Spaventarti." disse lui continuando a bussare.
    Lei non disse niente.
    "Dai Layla, esci, stiamo ritardando! Se non vuoi più venire allora dimmelo e..."
    La porta si aprì e Vincent, che vi era appoggiato, indietreggiò.
    "... Vengo..." il rossore della faccia di Layla non era affatto sparito e questo fu ben visibile a Vincent.
    Una cameriera curò il trucco di Layla e lei si pettinò e sistemò i capelli, lasciandoli sciolti sulle spalle scoperte.
    Vincent era già in macchina. Era pensieroso. Quando lei entrò non ebbe neanche il coraggio di guardarla. Entrambi erano imbarazzati. L'aveva notato anche Austin, che neanche sapeva cosa era successo! C'era molto disagio e loro due non si parlavano. Questa atmosfera durò tutta la serata. Entrambi erano concentrati sulla sfilata, e in seguito, al banchetto, stavano lontani. Lui era circondato dalle modelle che avevano sfilato, lei invece mangiucchiava qualcosa. In molti, quasi tutti, la guardavano e ci provavano, ma lei li rifiutava tutti. A Vincent invece sembrava piacere la compagnia di quelle ragazze. Layla era visibilmente irritata, quindi decise di ritornarsene a casa. In fondo Vincent era un uomo, era normale quel comportamento. Forse l'unica stupida era lei che aveva pensato lui fosse diverso. Uscì dalla sala. Vincent la vide uscire con la coda dell'occhio e la seguì, nonostante il disconsenso delle ragazze. Cercò di chiamarla, ma lei non sentiva. Layla entrò nella macchina e poco dopo arrivò anche Vincent. Lui non disse niente, e neanche lei, che sembrava furibonda. Vincent non capiva, perché Layla era tanto furiosa? La guardava e sperava lei si voltasse, così avrebbe avuto il coraggio di parlarle. Ma lei non lo guardò. Arrivarono a casa che era l'una di notte. Le luci erano spente in tutta la casa e non si sentiva volare una mosca. Layla si tolse subito le scarpe per non fare rumore e corse nella sua camera senza dire niente. Vincent stava cominciando a preoccuparsi. E non solo per il suo comportamento, ma anche per come si sarebbe sentita a dormire da sola tutta impaurita. Però decise di non andare da lei, sarebbe venuta lei da lui. Ma non fu così. Aspettò circa un'ora, ma non vedendola decise di andare da lei. Fece il più piano possibile fino alla sua camera. Quando entrò non sentì niente, quindi pensò si fosse già addormentata. Si avvicinò al suo letto e la vide completamente coperta dalle coperte. Cercò di spostarle e vedere come stava, ma lei non le lasciava andare. Però non si poteva resistere alla forza di un uomo, così riuscì a scoprirla. Quando la vide capì perché si stava nascondendo, stava piangendo. Lui entrò nel letto e cercò di abbracciarla, ma lei lo rifiutò. Allora lui ci provò ancora e ancora, finché non riuscì a immobilizzarla tra le sue braccia e stringerla forte a sé. Lei fece resistenza ancora per poco, poi si arrese.
    "Layla che hai? Perché ti sei comportata così? Parlami..." le sussurrò Vincent all'orecchio.
    Lei stette in silenzio, poi cedette e si aggrappò alle braccia di Vincent.
    "N-non lo so... Quando... Eravamo alla sfilata ho visto quelle ragazze... Tu e loro sembravate divertirvi così tanto... E tu le guardavi in uno strano modo... Io... Non so perché mi sono arrabbiata, non lo so..." si fece piccolina e si nascose sotto le coperte.
    Vincent rimase sbalordito da quella risposta. Non poteva essere altro se non...
    "... Gelosia! Sei gelosa di quelle ragazze!"
    "Cosa? Perché dovrei esserlo?"
    "Dovresti saperlo tu! Forse sei gelosa... Di me."
    "... Non è vero... Non avrei motivo per esserlo..."
    "Beh, forse hai ragione. Adesso dormiamo, buonanotte!" disse avvicinandola ancora di più a lui. Sapeva che se avesse continuato l'avrebbe messa in imbarazzo ed a disagio, però dentro di sé era felice.
    "Layla è gelosa di me! Forse, anche se lei non se ne rende conto, le piaccio..." pensò leggermente eccitato a quel pensiero.
    I giorni seguenti furono pieni di imbarazzo e poche parole. A causa della pioggia non si poteva uscire e i due rimanevano chiusi in casa. Layla non faceva che leggere mentre Vincent si dedicava al fantastico mondo dei videogiochi. Anche se si trovavano nella stessa stanza, sembravano lontani. Lei non parlava più, non saltellava felice di qua e di là come era solita fare. Lui voleva rompere quel silenzio e parlare con lei come sempre, ma non voleva peggiorare la situazione. Pensava che quella notte avessero risolto le loro divergenze, ma il suo silenzio diceva tutto il contrario. Così fu per un'intera settimana. Lei ormai non voleva neanche più dormire con lui, a malapena lo salutava e non lo guardava più. Questo faceva stare male Vincent e nello stesso tempo alimentava la sua rabbia. Inoltre non trovava il motivo di quel comportamento, e voleva conoscerlo a tutti i costi. Così decise di affrontarla. Una sera entrò nella sua camera. Lei rimase sorpresa dalla sua improvvisa entrata. Lui si avvicinò al letto e si sedette accanto a lei, guardandola dritta negli occhi. Lei tolse lo sguardo, allora lui, infastidito da quel gesto, la prese per il braccio e la obbligò a voltarsi.
    "Layla dimmi che hai! È da una settimana che mi eviti, cosa ti ho fatto?"
    "Niente, lasciami stare, vattene!" disse nascondendo il viso.
    "No, tu me lo devi dire! Non sopporto stare in questo stato... Voglio ancora stare con te e..."
    Layla si liberò dalla sua presa e cercò di scappare. Però lui aveva chiuso la porta a chiave, non aveva via di scampo. Allora cercò di entrare e chiudersi in bagno, ma Vincent fermò la porta prima che la chiudesse ed entrò. La prese per entrambe le mani e la bloccò. Lei si dimenò ma non riuscì a sfuggirgli. Lui le prese il mento con una mano e lo sollevò, voleva vedere la sua faccia. Anche se la luce era poca lo vide, il rossore sulla faccia di Layla.
    "Perché mai è così rossa?" si chiese Vincent.
    I suoi occhi erano lucidi e guardò in basso per nasconderlo.
    "Layla... Ti prego, dimmi qualcosa, altrimenti non ti lascerò più stare!"
    Lei lo guardò per un attimo.
    "Lasciami le mani."
    "No se non parli!"
    "Lasciami!"
    "No!"
    "Beh, allora..."
    Layla si mise in punta di piedi e... Baciò Vincent sulla labbra. Lui aveva gli occhi sgranati, la mente era annebbiata e non sapeva che fare. Si lasciò guidare dalle labbra di Layla, la quale aveva gli occhi chiusi e si sforzava di resistere a quel bacio, che travolgeva entrambi. Quel momento durò ancora alcuni secondi, poi le gambe di Layla la lasciarono e le sue labbra si staccarono da quelle di Vincent. Quest'ultimo però, quando non sentì più il suo calore, la prese in braccio, l'alzò e si riprese quello che fino a poco fa stava assaporando. Questa volta era lei quella sorpresa da quel gesto, però non fece resistenza. Stettero così a lungo. Sembrava che niente potesse allontanarli, ma un fulmine ci riuscì e i due, spaventati, terminarono quel meraviglioso momento. Si guardarono sorpresi, toccandosi le labbra.
    "... Layla, cosa significa questo?"
    "Come faccio a saperlo io? Ti ho evitato solo per... Solo perché mi sono resa conto che volevo... Baciarti... Non so perché, ma ogni volta che sono vicino a te mi sento male! Il cuore mi batte fortissimo, come se volesse uscirmi dal petto, e divento tutta rossa, non riesco a controllarmi..."
    "... Layla... Io... Ti piaccio, vero?" chiese lui avvicinandosi a lei.
    "... N... Non lo so..." si coprì la faccia con i capelli.
    "Ahahaha ecco la mia piccola Layla!" rise lui e l'abbracciò.
    Lei tenne il broncio e poi lo abbracciò a sua volta.
    In seguito ritornarono a parlarsi come prima, ma qualcosa era cambiato nel loro rapporto, e lo sapevano bene. Quando parlavano con l'altro si sentivano entrambi mancare. Ogni piccolo sguardo o tocco davano vita a nuove emozioni e batticuori. Dentro di loro nasceva il sentimento più meraviglioso, travolgente e passionale: l'amore. Era bastato un giorno per affezionarsi, due per innamorarsi. Per Layla era tutta un'esperienza nuova. Non sapeva come comportarsi, parlare e riuscire a guardare ancora negli occhi Vincent. Cercava in ogni modo di controllarsi, ma la sua dolcezza, gli abbracci e i bacetti non l'aiutavano per niente. Forse la cosa migliore sarebbe stata evitarlo, ma proprio non ci riusciva e neanche lo voleva. Con lui si sentiva così felice, come non mai. Però allo stesso tempo non capiva cosa lui provasse per lei. Forse quel bacio era frutto di una voglia passeggera e niente più. Questo pensiero quasi la uccideva. Voleva chiederglielo ma aveva paura che se era davvero come presupponeva lei poi il loro rapporto sarebbe finito. Però alla fine si decise a farlo, non poteva rimanere con il dubbio in eterno.
    Vincent era nel suo studio a lavorare al pc. Anche se era ancora giovane e inesperto, i genitori gli avevano affidato alcuni incarichi minori in nome della ditta famigliare. Era concentrato su un progetto di vendita quando sentì bussare alla sua porta.
    "Avanti!"
    "Vincent... Ti disturbo?" chiese Layla entrando.
    "Layla! Non disturbi mai!"
    Quale duro colpo vedere quel dolce sorriso in un momento come quello!
    "Allora dimmi, cosa c'è?" chiese appena lei si sedette davanti a lui.
    "Senti... Io volevo chiederti una cosa molto importante..." era agitatissima.
    "... Layla sto cominciando a preoccuparmi, cosa c'è?"
    "Oh nono, non è niente di grave! È solo una conferma... Tu sei per caso..."
    Non fece in tempo a continuare che il telefono squillò. Vincent rispose subito. Era il padre. Layla rimase ad ascoltare mentre cercava di calmarsi.
    "Davvero? Vengo subito a prenderti!" esclamò contento Vincent prima di riattaccare.
    "Cosa è successo?"
    "Mio padre è appena arrivato! Devo andare all'aeroporto a prenderlo, vuoi venire?"
    "Si certo!"
    "Bene, allora corri a prepararti, intanto io prendo la macchina e ti aspetto giù!"
    Layla uscì di corsa e si preparò più in fretta che poteva. Intanto la sua iniziale agitazione cominciava a crescere, però allo stesso tempo era felice di incontrare anche il padre di Vincent. "Chissà che uomo è!" pensò.
    Appena finì corse verso la macchina e Vincent mise subito in moto. Si vedeva che era felice dell'arrivo del padre, gli si leggeva in viso.
    "Layla, riprendendo il discorso di prima, cosa volevi chiedermi?"
    "Eh? Ah, nono niente, te ne parlerò un'altra volta!"
    "Sicura?"
    "Sisi, certo!" rispose mostrandogli un grosso sorriso al quale ricambiò.
    "Adesso deve pensare al padre, non voglio distrarlo con i miei problemi!" pensò lei con un filo di tristezza nel cuore.
    Appena arrivati all'aeroporto Vincent parcheggiò e subito scese dalla macchina correndo verso un uomo sulla cinquantina. Lo abbracciò e poi gli prese il bagaglio, avvicinandosi alla macchina. Ad aspettarli c'era Layla.
    "Papà, ti presento Layla!"
    "Oh, che bella fanciulla! Piacere!" disse lui baciandole la mano.
    Lei arrossì e lo salutò. Salirono subito in macchina e partirono. I due uomini stavano davanti a chiacchierare e ridere mentre lei era assorta nei suoi pensieri.
    "Il padre di Vincent è davvero un bel uomo! Inoltre si assomigliano molto... Chissà se anche lui sarà così raggiunta quell'età... Quanto mi piacerebbe stargli ancora accanto e scoprirlo... Magari come sua moglie..." quel pensiero la emozionò molto e non riuscì a trattenere il rossore che stava invadendo tutta la sua faccia.
    Sarebbe stato così bello passare ogni momento della sua vita insieme a lui... Però... Chissà se la maledizione glielo avrebbe permesso... Non sapeva quando sarebbe tornata ad essere una bambola. La sua iniziale eccitazione sparì e lasciò spazio ad uno straziante dolore che afflisse il suo cuore. Non voleva ritornare a soffrire, a stare da sola, a non poter comunicare con nessuno. E soprattutto non voleva lasciare Vincent. Cercò di non piangere davanti a loro e si trattenne fin quando arrivarono a casa. Vincent e il padre rimasero a parlare spensieratamente mentre lei andò subito in camera. Crollò sul letto piangendo. Sembrava che mille lame la trafiggessero e il suo cuore sanguinasse. Perché le era toccato un destino così crudele? Perché non poteva vivere una vita normale, trovare marito, avere figli e nipoti e infine morire in pace, sapendo di aver avuto tutto dalla vita? Era forse troppo da chiedere? Layla fu assalita dalle stesse paure e sensazioni che aveva provato per tutti quei secoli e che non avevano mai lasciato il suo animo.
    Continuò a piangere fino a sera, quando fu chiamata a cena. Cercò di nascondere gli occhi rossi e gonfi ma era impossibile dopo ore di pianto. Così decise di non cenare, forse avrebbe mangiato qualcosa dopo, anche se non aveva proprio appetito.
    La cameriera scese da Vincent.
    "Signore, la signorina ha detto che non vuole mangiare."
    "Cosa? Lei che non mangia? Questo è davvero preoccupante..." si alzò, voleva andare a vedere cosa le era successo.
    "Vincent, rimani! Le donne a volte vogliono essere lasciate sole! Su, mangiamo!" disse il padre invitandolo a sedersi e gustarsi i piatti prelibati che erano sul tavolo.
    "... Va bene." disse Vincent e si sedette vicino al padre.
    Quando finirono arrivò a casa Samantha. Rimase davvero sorpresa di vedere suo marito, non sapeva niente del suo arrivo.
    "Samuel! Che ci fai qui?"
    "Non sei felice di rivedere tuo marito? Ho alcuni giorni liberi e sono ritornato a casa!" disse lui avvicinandosi e baciandola.
    Vincent si rese conto di una cosa, qualcosa che non aveva mai visto, la madre era arrossita. Erano sposati da più di vent'anni e lei ancora aveva la stessa reazione di una ragazza con il suo primo fidanzatino. Ragazza... Layla! Si era dimenticato di lei completamente. Diede il buonanotte ai suoi genitori e corse subito al piano superiore.
    "Ma cosa gli è preso?" chiese il padre.
    "Niente, è semplicemente innamorato..." rispose la madre sorridendo.
    Vincent entrò nella sua camera. Non c'era traccia di Layla. Allora andò nella sua camera. Bussò ma non rispose nessuno. Un po' preoccupato entrò. Nel letto non c'era nessuno, al bagno la porta era aperta e la luce era spenta. Dov'era finita Layla? Poi sentì un leggero venticello e guardò verso la grande portafinestra che era socchiusa davanti a lui. Sperava di trovarla almeno lì. Lei era in piedi appoggiata alla ringhiera del balcone a guardare il panorama che Londra offriva.
    "Layla! Copriti altrimenti ti ammalerai!" la rimproverò lui mettendole addosso una vestaglia.
    "Grazie..." rispose lei senza girarsi.
    Vincent notò subito un tono triste nella sua voce.
    "Cos'hai Layla? Perché sei triste?" le appoggiò una mano sulla testa.
    "Come fai a sapere che sono triste?"
    "Layla, per me sei come un libro aperto! Allora, me lo vuoi dure che hai?"
    "... Io..."
    "Nono, prima girati e guardami, poi puoi parlare!" la interruppe lui.
    Lei indugiò alcuni secondi, poi finalmente fece come lui le aveva detto.
    "... Oddio, Layla..." la prese e l'abbracciò. Era una pugnalata al cuore vedere quegl'occhi così gonfi e ancora pieni di lacrime.
    "Perché piangi? E... Da quando piangi?" le passò entrambe le mani sulle guance.
    "Ho avuto così paura... Mi sono sentita come quando ero una bambola... Non... Non posso ritornare una bambola, non voglio..." scoppiò a piangere.
    "Layla... Te l'ho già detto, non ti lascerò andare, mai..."
    "Vincent, perché sei così buono con me?"
    "Come potrei non esserlo? Dalla prima volta che ti ho vista mi sono affezionato a te... E... Non ho potuto non innamorarmi di te..."
    "Cos..." Vincent si avvicinò e la baciò.
    Layla non poteva crederci! Aveva forse sentito male? Vincent... L'amava? Davvero? Non poteva provare gioia più grande!
    Quel baciò era come un sigillo del loro amore.
    "E tu, mi ami, Layla?" chiese Vincent staccandosi da lei.
    "Si, molto!" lei gli saltò addosso e lo abbracciò. Allora sentì il battito del suo cuore accelerare ed ebbe la conferma certa dei suoi sentimenti.
    Fuori cominciava a fare freddo quindi entrarono in camera e si misero sotto le coperte, abbracciati, come sempre.
    "Sai, noi due ci abbracciamo troppo!" disse improvvisamente Vincent.
    "E non ti piace? Cosa vorresti fare?" chiese lei ridendo.
    "Beh non so, tu cosa vorresti?" le sussurò lui avvicinandosi ancora di più a lei.
    "... No, non sono ancora pronta!" urlò lei allontanandosi da lui e uscendo dal letto.
    "Eh? ... Layla, ma cosa hai capito? Io mi riferivo ai baci... Adoro le tue labbra e... Sei sicura di non aver mai baciato? Ti riesce molto bene!" le fece l'occhiolino.
    "Ah, ti riferivi a quello..." disse lei imbarazzata e ritornò tra le sue braccia.
    "E io che pensavo fossi una santarellina! Invece sei una pervertita in fondo!" la stuzzicava.
    "Non è vero! È colpa tua che dici le cose... Con quella voce!"
    "Quale voce?"
    "Una voce strana! Che... Mi mette in agitazione... E mi fa venire i brividi..."
    "Hmm, ti riferisci a questa?" chiese lui abbassando il timbro della voce e rendendola più provocatoria.
    "... Si, questa... Che cattivo che sei!" non riuscì a resistergli e lo baciò.
    "Funziona davvero! Devo farla più spesso! Ahaha"
    "Non ci provare, altrimenti non ti bacio più!"
    "Non puoi farlo! È impossibile resistermi!"
    "Oh, vedremo!" lei lo guardò come per sfidarlo, ma alla fine ci risero sopra.
    "Ok, bellezza, adesso andiamo a dormire! Domani non dovrebbe piovere, quindi usciremo!"
    "Sissignore!"
    Si addormentarono subito. Quella giornata era stata intensa, soprattutto per Layla.
    La mattina seguente si svegliarono verso le dieci e dopo un'abbondante colazione uscirono. Destinazione? Sconosciuta. Vincent voleva solo fare una passeggiata e mostrarle la città.
    "Hey, non dimentichi qualcosa?" Vincent si fermò appena usciti di casa.
    "Uhm non so... Cosa ho dimenticato?"
    Vincent le mostrò la mano.
    "Ormai siamo una coppia, dobbiamo almeno tenerci per mano!"
    "Ma... Ma... Mi vergogno!"
    "Perché mai? Ti vergogni a stare con me?"
    "No, affatto! Ma...Ma... Uffa, hai vinto..." si arrese e lo prese per la mano facendolo contento.
    Lui, soddisfatto, la baciò sulla guancia, assaporando la sua faccia rossa da bimba. Avrebbe voluto passare tutta la vita a baciarla o abbracciarla e renderla felice pur di vedere quel faccino angelico.
    Andarono al parco, al centro commerciale e al Buckingham Palace. Si scattarono molte foto, assaporando ogni singolo momento passato insieme come se fosse l'ultimo.
    Arrivarono a casa verso cena. Ad aspettargli c'erano Samuel e Samantha. I due stavano davanti alla televisione. Appena sentirono il loro arrivo si alzarono ed andarono verso i due.
    "Ragazzi! Siete finalmente arrivati!" disse Samuel abbracciandoli.
    I due rimasero sorpresi e si guardarono a vicenda.
    "... Papà, cosa c'è?" chiese dubbioso.
    "Niente! Vi stavamo aspettando perché oggi vogliamo andare a cenare al ristorante! Allora, dove vorreste andare?" chiese la madre.
    "Layla, scegli tu!" Vincent si girò verso Layla.
    "Io? Beh, non so... Ad un ristorante asiatico? Ne ho visto uno proprio oggi! Sono curiosa di mangiare quel cibo!"
    "Va bene, allora è deciso! Andate a prepararvi e poi scendete che partiamo subito!" disse il padre.
    Vincent prese per mano Layla e andarono nella stanza di lui.
    "Perché siamo qui? Io ho i vestiti nella mia stanza! Ci vediamo dopo, io vado!" disse Layla andando verso la porta.
    "Non penso proprio! Guarda, mamma ti ha comprato un altro vestito." disse lui fermandola ed indicando una scatola sul suo letto.
    "Ancora? Ma tu mi hai già comprato molti vestiti! Non voglio che tua madre spenda altri soldi per me!"
    "Non pensarlo neanche! Lo fa con piacere, credo!"
    "Hmm, molto rassicurante..."
    "Ahaha dai scherzo, su, spogliati e vestiti!"
    "Cosa? Ma... Davanti a te?" chiese lei imbarazzata e sperduta.
    "Certo, non ti vergognare! E poi tu hai già visto il mio corpo nudo, ora tocca a me!" disse Vincent avvicinandosi e lei.
    "No, mai! E poi quello è stato un errore, colpa tua!" disse lei indietreggiando.
    "In realtà è colpa tua che sei maldestra"
    "Non è vero..." aveva le spalle al muro.
    "Si invece..." lui si abbassò e le alzò il mento.
    Lei rimase immobile a guardarlo. Aveva timore. Il suo sguardo sembrava divorarla. Era così... Voglioso. Le sue intenzioni erano altre.
    "Vincent, no. Non voglio, punto e basta." lo spostò da una parte e andò a prendere la scatola. Uscì senza dire niente.
    "Non posso crederci! È un maiale!" pensò lei andando verso la sua stanza e chiudendola a chiave, nel caso lui sarebbe entrato all'improvviso.
    Dopo circa mezz'ora entrambi scesero ed andarono al ristorante con i genitori. Il padre e Vincent stavano per conto loro a parlare mentre Samantha e Layla parlavano di cose da donne, come ad esempio il vestito che indossava. Era scarlatto e di un materiale pregiato, simile alla seta. Aveva perline sparse un po' ovunque che lo rendevano più sobrio, degno di una cena al ristorante.
    Presto arrivarono a destinazione. I due uomini uscirono accompagnando le proprie donne. I signori Brown formavano davvero una bella coppia, però quella di Vincent e Layla era proprio da film per quanto era bella.
    Entrarono e si sedettero. Ordinarono del cibo giapponese, cinese e tailandese. Quest'ultimo, con i suoi cibi piccanti, era più adatto agli uomini, ma Layla ne andava pazza. Il pollo piccante lo mangiò tutto senza fermarsi e bere un sorso d'acqua, come invece avevano fatto Samuel e Vincent.
    "Figliolo, arrendiamoci, lei è imbattibile." disse il padre dopo aver bevuto del sakè caldo.
    "Già, lei è unica, l'ho sempre detto!" disse lui guardandola e sorridendole.
    Ma Layla non lo prese in considerazione.
    "... Problemi in paradiso?" chiese il padre scherzando.
    Vincent, come al solito, non capiva il motivo di quel comportamento. Però non voleva fare la fine dell'ultima volta e non parlarle per giorni. Quindi la prese per mano ed uscirono.
    "Che hai adesso?" chiese lui scocciato.
    "Niente"
    "No, adesso devi parlare. Ogni volta ti arrabbi per qualcosa, adesso dimmi per cosa!" si stava cominciando ad arrabbiare.
    "E lo chiedi pure? Sei un maiale, ecco! Mi hai trattata bene solo per avere il mio corpo. Sei come tutti gli altri! Non t'importa dei sentimenti, tu vuoi solo fare sesso!" disse lei furiosa.
    "Ma cosa stai blaterando? È per la cosa di prima? Beh, sappi che stavo solo sch..."
    "Basta, non voglio sentire altre scuse!" tagliò lei corto e fuggì.
    "Layla! Layla! Dove stai andando?" Vincent rimase fermo a chiamarla prima di inseguirla.
    Lei stava correndo senza meta. E correva veloce, lasciando così Vincent indietro. Quest'ultimo perse le sue tracce dopo poco. Si guardò intorno sperando di scorgere la sua figura, ma nulla. Così cominciò a ad entrare in panico. Lei non conosceva la città, era un mondo e un'epoca tutta nuova, piena di pericoli e gente disgustosa. Chissà cosa le sarebbe successo se... Non voleva neanche pensarci! Cominciò a cercarla, chiamando il suo nome a squarciagola. Londra era grande e lui era solo uno, di certo non avrebbe avuto molte possibilità. Però non per questo abbandonò la ricerca.
    Ormai era passata un'ora ma niente traccia di Layla. A peggiorare la situazione erano le nuvole che minacciavano l'eminente arrivo della pioggia. Infatti dopo poco cominciò a piovere. Vincent non sapeva dove andare, ormai era lontano dal ristorante e dai suoi genitori.
    Cercò rifugio sotto le case, tendoni dei ristoranti e portoni, ma l'acqua riusciva lo stesso a bagnarlo. Correva in cerca di un buon riparo con la giacca sopra la testa. La sua ultima speranza era una piccola chiesa lì vicino. Vi entrò subito, ringraziando Dio. Fece piano, senza fare rumore. In fondo non sapeva se vi era qualcuno dentro e sarebbe stato d'accordo a lasciarlo là. Si sedette su una panca e si distese su di essa, guardando la piccola cupola sopra di lui. Le candele illuminavano completamente tutta la chiesa. Non c'era il minimo rumore se non il suo respiro e il gocciolare dell'acqua che scendeva dai suoi vestiti zuppi. Restò a guardare i dipinti in silenzio. Chissà dove era Layla... Sola e in luoghi sconosciuti.
    Acciù!
    Nella chiesa rimbombò uno starnuto. Vincent trasalì e si alzò di colpo guardandosi intorno. Non vedeva nessuno. Allora decise di andare a vedere chi era. Camminò piano. Guardò verso ogni panca, fino alla prima della fila a destra. Lì una grossa cosa nera vi era distesa. Si avvicinò lentamente. Era forse un barbone? Certo però un barbone non poteva indossare un vestito di seta!
    "Layla!"
    Vincent la prese in braccio. Layla lanciò un urlo che risuonò in tutta la chiesa.
    "Shhh, calmati! Sono io, Vincent!"
    Lei tremava e sembrava terrorizzata. Quando si riprese iniziò a piangere e prendere a pugni e schiaffi Vincent.
    "Brutto stupido perché sei arrivato così tardi? Perché non sei... Venuto a salvarmi?" chiese lei aggrappandosi a lui.
    "Cosa? Che ti è successo?"
    "A-appena sono scappata via da te mi sono persa. Non sapevo dove andare ed ero spaventata a morte! Poi... Sono finita in una stradina stretta e buia e... E... Degli individui mi hanno circondata... Si sono avvicinati a me... E... Avevo molta paura! Mi sono messa a correre ma loro mi inseguivano! Poi si è messo a piovere e non gli ho più visti. Non sapevo dove andare... Per fortuna ho trovato questa chiesa!" lei tremava. Era la paura ma anche il freddo mischiato all'acqua da cui era completamente coperta. Vincent prese la sua giacca e gliela mise sulle spalle, poi si mise vicino a lei e l'abbracciò.
    "Spero ti possa riscaldare"
    "Grazie..."
    Scese il silenzio. Ad ogni fulmine e tuono i due sobbalzavano. Adesso tremavano entrambi e il freddo sembrava entrarli nella ossa. Così fu fino alla mattina seguente, quando la pioggia cessò e sorse il sole. I due uscirono e Vincent cercò di capire dove si trovavano.
    "Che stupido che sono! Come ho fatto a non pensarci prima?" esclamò lui felice.
    "... Cosa?"
    "Questa chiesa è vicino casa! La vedo sempre dalla finestra! Vieni!" disse prendendola per la mano.
    Corsero per un po', finché non videro il tetto della casa. Con grande gioia corsero più velocemente che potevano e arrivarono al portone di casa. Suonarono al campanello e dopo poco si trovarono davanti Samantha. Quest'ultima schiaffeggiò Vincent e poi lo abbracciò, facendo entrare nell'abbraccio anche Layla.
    "Stupidi! Mi avete preoccupata a morte! Dove siete stati? Guradate come siete ridotti!" disse la madre facendoli entrare.
    "Mamma scusaci... Siamo andati... A fare una passeggiata e ci siamo persi... Ed è cominciata la pioggia." disse Vincent guardando Layla con sguardo severo ed arrabbiato.
    "Ho capito... Su, andate a riscaldarvi con un bel bagno caldo! Io devo andare al lavoro, ci vediamo stasera!" poi baciò entrambi ed uscì.
    I due rimasero soli, poi Vincent, senza dire niente, se ne andò.
    Appena arrivò in camera buttò via i vestiti fradici e si preparò la vasca, lasciando scorrere l'acqua bollente.
    Dopo circa dirci minuti si riempì e lui vi si immerse completamente.
    "Aaah, che piacevole sensazione..." disse godendosi tutto il calore che l'acqua gli offriva.
    Proprio in quel momento sentì la porta del bagno aprirsi. Trasalì nel vedere chi stava entrando. Era Layla. Ma forse non era lei a stupirlo, ma il fatto che fosse coperta solo da un piccolo asciugamano che a malapena le copriva il seno e le cosce. Lei era visibilmente imbarazzata, ma non indugiò a lasciar cadere a terra l'asciugamano, lasciandosi completamente vittima degli occhi di Vincent. Quest'ultimo rimase a bocca aperta. Non sapeva manco lui se era per il gesto o il perfetto corpo di Layla. Le spalle piccole accompagnavano dolci linee che disegnavano il suo seno, che non era abbondante, ma giusto per il suo corpo. Poi continuavano con la vita a clessidra e arrivavano al grembo. Le sue mani coprivano timidamente il fiore della passione. Le sinuose gambe davano un tocco magico alla bellissima opera quale era il suo corpo.
    "... P-posso unirmi a... Te?" chiese lei avvicinandosi pian piano.
    "Certo, vieni" disse lui dopo essersi ripreso dall'iniziale stupore.
    Lei entrò nella grande vasca, mettendosi dalla parte opposto a quella di Vincent. Dopo un attimo di silenzio lui cominciò con l'interrogatorio.
    "Mi stupisce che tu ti sia mostrata... Così! Che ti è successo? Come mai questo cambiamento?"
    "Beh, ecco... Io... Volevo farmi perdonare... Per ieri..."
    "E lo fai così? E io che ti credevo diversa..." disse lui con un pizzico malinconia e disgusto messi insieme.
    "Non sono quel che pensi!"
    "Ah si? Allora dimmi, a cosa penso?" stava cominciando ad innervosirsi, e quando era così diventava insopportabile.
    "Una poco di buono!"
    "Bene, vedo che lo capisci!"
    "Sei un cretino! E io che ci ho pensato tutta la notte a questo! Ma sembra che abbia sbagliato a fidarmi di te!" disse prima di alzarsi ed uscire.
    "Aspetta un attimo!" lui si alzò, le prese la mano e la trascinò indietro.
    Lei lanciò un urlo prima di cadere in acqua.
    "Brutto scemo, che fai?" urlò lei.
    "Mi devi delle spiegazioni!"
    "Io non ti devo un bel niente!"
    "Oh, ma davvero?"
    Lui si avvicinò lentamente a lei. Sempre più vicino. Lei arrossì e cercò di allontanarlo spingendolo, ma non ci riuscì. Così lui fu a soli pochi centimetri da lei.
    "C-che... vuoi fare?"
    "Farti parlare... E userò tutti i metodi possibili! Allora, a cosa hai pensato così intensamente?" disse prima di avvicinarsi al suo collo ed iniziare a leccarlo. Lei non riuscì a trattenere un gemito e Vincent ridacchiò.
    "... I-idiota!" urlò lei toccandosi il punto dove l'aveva leccata.
    "Allora, adesso parli? Altrimenti..."
    "Si, va bene! ... Ho pensato che ti sei sacrificato molto per me... E io ti ho trattato male... Forse io ti ho giudicato male... Quindi... Io... Volevo farti vedere che mi fido mostrandomi a te..." si coprì la faccia dall'imbarazzo.
    Lui rimase impassibile, poi sbuffò.
    "Se mi avessi fatto finire, ti avrei detto che stavo solo scherzando... Scema!" gli diede uno schiaffetto leggero alla testa.
    "M... Mi dispiace..." lei abbassò la testa dispiaciuta.
    "Non ti preoccupare... Dai, adesso fatti il bagno, io esco..." fece per andarsene ma lei lo fermò.
    "S-senti..."
    "Cosa c'è?"
    "Io... Vorrei... Passare la n-notte... Con te..." disse balbettando.
    "Non la passiamo sempre insieme?"
    "Ma non in quel senso! Io dicevo..." era diventata rossissima.
    Vincent rimase un attimo a pensarci, poi capì.
    "... Sei sicura?"
    "Certo che lo sono! Anche se noi due non siamo sposati, io..."
    Lui rimase in silenzio per alcuni secondi.
    "Non voglio obbligarti, Layla..."
    "Non mi stai obbligando! S-sono io che lo voglio..."
    Lui sorrise e la baciò, poi andò nella sua camera.
    "Ti aspetto" disse prima di chiudere la porta.
    Layla sprofondò nella spuma, non poteva crederci di averglielo confessato. Aveva sempre pensato a lui in quel modo! Tutto di lui la eccitava...
    Dopo poco uscì dalla vasca. Si sciugò per bene e poi si avvicinò alla porta. Allungare la mano, prendere la maniglia e aprire quella porta significava lasciare dietro la lei bambina e diventare finalmente una donna, un'esperienza che desiderava da secoli.
    Quando entrò nella camera vide delle piccole candele accese messe un po' ovunque.
    Sul letto, ad aspettarla, c'era Vincent, coperto solo da un lenzuolo.
    Non si dissero niente. Lei deglutì e si avvicinò al letto. Quando vi fu davanti lasciò cadere l'asciugamano, lasciando una splendida visione delle sue grazie al suo uomo.
    Lui si alzò, la prese e la portò sotto di lui. Le diede un bacio passionale. Quando lasciò le sue labbra la guardò negli occhi e con un sorriso le disse per la prima volta...
    "Ti amo, Layla"
    Quest'ultima scoppiò in lacrime dalla gioia e lo abbracciò.
    "Ti amo anch'io Vincent"
    Poi lui la distese e cominciò ad assaporare ogni centimetro del corpo di Layla, la quale si dimenava in preda al piacere sotto di lui. Poi lui si fermò, la guardò e poi le aprì le gambe, dandole dei bacetti.
    "... F-farà male?"
    "Forse, però farò di tutto per non fartelo sentire." disse baciandola e poi entrando dentro di lei. Lei cominciò ad urlare . Urlava così forte che l'avrebbero sentita anche i vicini. Lui la azzittì con un bacio. Intanto i suoi fianchi si muovevano sinuosamente e le davano sempre più piacere. Lei gemeva ad ogni suo movimento e non riusciva a pensare a nient'altro se non la goduria che Vincent le offriva.
    Passarono l'intera notte travolti dalla passione, dall'estasi e dal piacere più assoluto.
    Il mattino seguente Vincent fu il primo a svegliarsi. Quando si sveglio pensò di aver appena avuto un sogno erotico con Layla, ma quando si girò e la vide nuda vicino a lui capì che non lo era. Un'onda di felicità lo avvolse e restò a guardare la sua amata. Il suo visino era davvero adorabile anche quando dormiva. Sorrise e la baciò dolcemente sulle labbra, gustando ancora i ricordi della bellissima notte che aveva passato. Layla aprì gli occhi e lo accolse con un grande sorriso e un abbraccio. Stettero così per alcuni minuti, poi lui le disse di prepararsi per uscire.
    "Dove andiamo?"
    "Io vado avanti, tu vieni dopo... Dico ad Austin di portarti lì!" disse lui uscendo dalla stanza.
    "Aspetta Vincent!"
    Lui però se ne andò in fretta e furia.
    "Chissà cosa avrà in mente... Però... Adesso, è come se fossimo una cosa sola..." pensò adagiandosi sul letto.
    Poi si alzò, si lavò e andò da Austin.
    "Signorina la stavo aspettando, salga!"
    Layla salì e partirono.
    "Ma dove stiamo andando?"
    "Mi dispiace, non glielo posso dire!"
    Layla passò tutto il tempo a farsi dire il luogo dell'incontro, ma non ebbe alcun risultato dal fedele Austin.
    La macchina si fermò in una piazza desolata.
    "Signorina, mi scusi ma devo farlo, ordini del padrone!" disse Austin prima di coprirle gli occhi con una benda.
    Lei all'inizio commentò, ma poi si lasciò guidare. Camminarono per un po', poi Austin la fermò e le tolse la benda. La salutò velocemente e se ne andò. Lei rimase stupita da quel luogo, non era altro che la chiesa dove erano stati il giorno prima. Si incamminò verso il grande portone. Appena entrò vide una persona dalla parte opposta alla sua. Si avvicinò e strizzò gli occhi per capire chi fosse.
    "Vincent!"
    "Layla, ti stavo aspettando..." le disse con un caloroso sorriso.
    Lei andò da lui.
    "Perché siamo qui?" chiese lei guardandosi intorno.
    "Perché voglio realizzare il tuo desiderio!"
    "... Cioè?"

    Lui si abbassò e si mise in ginocchio. Lei non capiva.
    "Layla, so che ci conosciamo da meno di due settimane, ma per me è come se ti conoscessi da tutta la vita. In questo poco tempo passato con te ho vissuto i momenti più felice mai avuti! E il mio cuore mi dice che vuole ancora vivere molte esperienze al tuo fianco! Ma non come amica, non come una semplice fidanzata, ma come una moglie... Quindi Layla, mi vorresti sposare?" prese dalla giacca un cofanetto e lo aprì, mostrando un bellissimo anello.
    Layla rimase confusa alcuni secondi prima di rendersi conto della situazione. Scoppiò a piangere e cadde in ginocchio davanti a Vincent.
    "Certo che lo voglio!" rispose lei con un sorriso che esprimevano tutta la felicità che provava.
    Lui rise sollevato da quella risposta. Poi si alzarono.
    "Layla, adesso che ho il tuo consenso, possiamo sposarci!"
    "C-cosa? Ma come facciamo? Da soli?" chiese lei confusa.
    "Che importa della cerimonia ufficiale? Quelli sono solo documenti da firmare... Io voglio sposarti e averti con me per il resto della mia vita! Non importa se la nostra unione non è riconosciuta dallo stato, basta che lo sappiamo noi due..." si avvicinò a lei e la prese per le mani.
    "Hai ragione..." gli sorrise.
    Lui prese da una busta un velo bianco e glielo mise sulla testa.
    "Scusa, ho avuto poco tempo a disposizione!"
    "Ahahah non fa niente, è stupendo!"
    Vincent la prese per la mano.
    "Layla, ti prendo come mia sposa per stare al tuo fianco, proteggerti ed amarti per l'eternità, finché morte non ci separi." le mise l'anello.
    "Vincent, ti prendo come mio speso perché sei l'unica persona che mi abbia mai fatto provare un sentimento meraviglioso come l'amore e so che per il mio cuore non ci sarà posto per nessun altro... Ti amerò, finché morte non ci separi."
    I due si diedero un lungo bacio, sigillo delle loro promesse.
    Vincent e Layla si erano uniti sia come amanti che come sposi, ormai si erano promessi amore eterno.
    In seguito i giorni per i due erano pieni di coccole e baci. Non si staccavano mai, andavano ovunque insieme, parlavano e giocavano e scherzavano sempre. Erano una coppia perfetta che facevano invidia a tutti. Passavano la maggior parte del tempo al mare, anche se era autunno e non vi potevano entrare.
    Poi arrivò quel giorno... Dopo una notte di sesso Vincent si svegliò stremato. Erano le 13 passate ma non riusciva ad alzarsi dal letto. La sua Layla era forse sveglia? Si girò per vederla e rimase shockato. Davanti a lui non c'era più Layla, ma la bambola. Preso dal terrore si diede dei schiaffi per vedere se era solo un orribile incubo, ma non era così... Quando se ne rese conto lanciò un urlo straziante e in quel momento il suo cuore morì dal dolore, lasciando solo le lacrime... Vincent la chiamò più e più volte, toccando la bambola con le poche forze che gli rimanevano, ma lei non mostrava più il suo splendido sorriso e non lo avvolgeva più con le sue braccia come sempre. Ormai era ritornata in quel guscio inanimato, che non aveva rovinato solo la vita di Layla questa volta, ma anche quella di Vincent...

    Circa 50 anni dopo...
    Su tutti i giornali era pubblicata la notizia della morte del miliardario Vincent Brown. Quest'ultimo aveva preso il posto dei genitori e aveva condotto tutte le ditte della famiglia Brawn al successo. Aveva vissuto una vita piena di impegni e lavoro e in molti pensavano che per questo motivo non aveva mai avuto moglie ed eredi. Un uomo così bello e pieno di talento lo volevano in tante, quindi uno dei motivi che le riviste di gossip ipotizzavano era l'omosessualità. Ma presto questa voce su smentita dallo stesso Vincent. Nessuno poteva immaginare quello che era successo a Vincent durante la gioventù, l'incontro con una bambola e la sua infatuazione per lei, che si era trasformata in amore, il suo unico e vero amore. Sul letto di morte l'ormai anziano Vincent teneva solo una bambola. Una bambola meravigliosa, che in molti avevano ammirato. Non la allontanava mai da lui e non permetteva a nessuno di toccarla.
    In un freddo giorno di autunno le sue condizioni peggiorarono, la morte si avvicinava. Nessuno sa cosa lui abbia fatto nei suoi ultimi istanti di vita dato che non permetteva più a nessuno di entrare nella sua camera. La verità è che Vincent morì felice. Passò i suoi ultimi istanti a guardare Layla, colei che era stata tutto per lui, la sua preziosa bambola, la sua amata. Non l'aveva mai abbandonata o tradita in tutti quegl'anni, tenendo fede al giuramento che le aveva fatto come uomo, come innamorato e come marito. Ogni giorno le raccontava tutto quello che gli capitava, condivideva con lei momenti brutti e belli. E questo perché lui sapeva che lei lo ascoltava, lei era lì dentro. Ogni giorno sperava di risvegliarsi come quando l'aveva incontrata la prima volta, voleva sentire quel "Buonjour" di tanto tempo fa che gli aveva cambiato la vita. Pregava sempre perché un giorno lei si muovesse e parlasse di nuovo, ma questo non capitò mai, anche se lui ci sperò fino all'ultimo.
    Quel giorno pioveva... Vincent sentiva dei forti dolori che gli toglievano il respiro. Sarebbe stato il suo ultimo giorno e lui lo sapeva. Con le poche forze che gli rimanevano si girò verso la bambola che teneva vicino a lui. Le accarezzò il viso e sorrise.
    "Layla, vorrei tanto tu non mi vedessi in questo stato... La mia morte è vicina e non voglio tu veda morire un'altra persona a te cara. Fino all'ultimo ho sperato tu ritornassi da me e ci spero ancora ora. Vorrei tanto vedere il tuo bellissimo sorriso ancora una volta, voglio abbracciarti, voglio sentire ancora il calore del tuo corpo ed addormentarmi per sempre sentendolo. In quel mese in cui sei stata con me mi sono sentito l'uomo più fortunato del mondo. Tu a volte mi hai parlato del destino, e penso che sia stato proprio quello a farci incontrare, anche se a differenza di 2000 anni. Layla, quando io non ci sarò più non piangere, sorridi, e pensa a quel che abbiamo passato insieme. Io ho vissuto solo grazie a quei ricordi che non hanno mai lasciato il mio cuore. E un'ultima cosa... Quel che ti dirò custodiscilo bene nel tuo cuore e non scordarlo mai, anche se dovessero passare secoli... Ti amo, e ti amerò per sempre..."
    La mano di Vincent cadde sul cuscino e i gli occhi cominciarono ad essere sempre più pesanti. Eccola, la morte. L'ultima cosa che videro i suoi occhi fu una lacrima, una lacrima che aveva bagnato gli occhi di Layla e scendeva giù per la sua guancia. Voleva prenderla, sentire ancora il calore di quelle gocce di sentimento che lui aveva sempre asciugato, voleva ancora sentire la sua amata. Ma non poteva più muoversi. Così i suoi occhi si chiusero lentamente, guardando quella lacrima, che era il segno che le sue preghiere non erano state invano. Layla c'era sempre stata vicino a lui, come adesso...
    Così morì Vincent. In molti versarono lacrime per lui, ma una sola era bastata per descrivere tutto il dolore esistente.
    Dopo di lui la bambola Layla non fu più trovata. Non si ebbe più nessuna notizia riguardo alla sua esistenza, se non un fatto inspiegabile. Dopo la sua sparizione, vicino la reggia della famiglia Brown, comparve un lago. Si racconta che quel lago sia frutto delle lacrime di Layla, la quale passò giorni a piangere Vincent.
    La verità è che lei ha accompagnato il suo amato nella morte... E si sono amati in eterno.
    Fine

    Lo so che non è una one-shot, quindi penso che sono fuori dal contest... :'(
    Spero almeno sia piaciuta! :3
     
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  2. neliel
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    Elysion-Silent-Scream-Official-Album-Cover-elysion-30897684-800-800

    Video che mi ha ispirato




    Edited by neliel - 31/7/2013, 10:23
     
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    Mi ci è voluto un po' ma l'ho letta tutta e devo dire che ...si sembra una fiaba, carina e con un finale agrodolce che mi ha fatto piangere :fo5.gif: povero Vincent vivere solo con un ricordo tutto quel tempo :a8y.gif:
    Comunque penso che essere bravi a scrivere significhi suscitare delle emozioni in chi legge ....perciò dopo questo bel pianto devo dire che ci sei riuscita quindi bravissima !!! :wz3.gif: :10e3.gif:
     
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  4. neliel
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    Oddeus qualcuno che ha avuto il coraggio di leggerlo!O.O Grazie di esistere capa! :cw9.gif:
    Cmq sono felicissima ti sia piaciuta! :zy3.gif: Le tue lacrime mi danno prova che davvero è arrivato il dolore di Vincent e dei due al lettore! Grazie! <3 E ti dico che anch'io ho pianto mentre la scrivevo!T^T Poi con la canzone Doll in sottofondo... :z2i.gif:
     
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    Ragazza!!!...posso dire che la tua e una mente meravigliosamene contorta e visionaria....la storia mi e piaciuta molto .... ma ti pichierei per il finale heehheeh :frusta: :frusta:
    qmc.... BRAVISSIMA!!!!! :10e3.gif:

    Edited by liloxa - 27/7/2013, 17:49
     
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  6. neliel
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    Un'altra sopravvissuta!:') Grazie per averla letta e... Yeeh, ho una mente contorta! :zy3.gif:
    Scusa per il finale, ma mi sembrava il più adatto!xD
    Grazie ancora! :10e3.gif:
     
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  7. ClaCla
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    E' vero, fa emozionare come le più belle delle favole e fa commuovere con il suo finale triste e dolce al tempo stesso :fo5.gif:

    Brava :)
     
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  8. neliel
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    Ti ringrazio!>////<
     
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7 replies since 25/7/2013, 12:02   113 views
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