La belva domata

Sono nata per comandare!

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    La belva domata

    Capitolo 1.

    Durante l’adolescenza non ho avuto una vita sociale. Tra lo studio delle lingue morte e il pc passavo tutto il giorno rinchiusa in casa, armata di pigiama e ciabattine con i panda. Il mio divertimento erano i manga e i forum legati a questi. Mi ero fatta più amici lì che nella vita reale. Forse perché avevo difficoltà a parlare con i ragazzi e le ragazze della mia età, chissà! Sta di fatto che passavo le mie nottate a chattare e sparare stupidate con ragazze provenienti da ogni parte del paese e di ogni età. E fu qui che lo conobbi… Un ragazzo 17enne dal fare superbo, quasi da dare sui nervi, eppure qualcosa in lui mi attraeva e non riuscivo a smettere di parlargli. Poi una sera mi arrivò un’e-mail da lui dove mi dava la buonanotte dicendomi che lui voleva essere più di un semplice amico per me. Penso di esser stata l’unica felice in quel momento dato che mi ritrovai bestemmie e parolacce da tutto il palazzo. Certo, urlare come una pazza all’una di notte non era molto furbo. Fatto sta che dopo un mesetto io e lui ci mettemmo insieme, per così dire. Pensiero dei lettori: “Perché ha detto “per così dire”?” Semplice, io e lui non ci siamo mai visti. Niente foto, webcam o incontri di persona, niente. Vi direte: “Ma è scema?” . Beh si, ero scema. Ma voi cosa avreste fatto con il vostro primo amore? Lasciarlo scappare per un futile motivo come il non vedersi? Non se ne parla proprio! Con lui passai i 4 mesi più belli della mia vita, finché PUFF! Lui scomparve senza dire niente. Le farfalle che sentivo nello stomaco si suicidavano ogni giorno che passavo senza di lui e sembrava che avessi una nuvola grigia sopra la testa data l’immensa tristezza. Quando finalmente cominciai a riprendermi lui mi scrisse: “Amore, come stai?” … Penso di non aver mai detto tante parolacce in vita mia quanto quella volta. In seguito continuammo a parlarci, ma si notava che il nostro rapporto era cambiato radicalmente. Un anno preciso da quando mi aveva abbandonata lui partì. La sua meta era Londra, dove avrebbe passato 3 anni in accademia militare. Da allora non lo sentì più, e ne fui molto felice, infondo. Quattro anni più tardi andai anch’io all’accademia militare, per realizzare il sogno di una vita, diventare un capitano. Dopo ben cinque anni di strazzianti esercizi, corse, comandi di ogni genere da quei torturatori di istruttori e nottate passate sui libri divenni un capitano di tutto rispetto. Ero l’orgoglio dei miei genitori, soprattutto mio padre, che ormai era diventato un mio sottufficiale. Eppure io non l’ho trattato mai come tale dato che era colui che aveva contribuito a mettermi al mondo.
    Quel giorno faceva davvero caldo. Era primavera, eppure sembrava agosto data l’aria soffocante e umida. Per me era un mercoledì come tanti, pieno di lavoro e litigate con i nuovi arrivati incompetenti. Eppure penso che sia stato questo il motivo per cui ho scelto questa carica, per comandare. Ho sempre avuto un lato sadico indomabile, e quali erano le prede migliori se non dei poveri nuovi arrivati?
    “Signora, posso portarle un caffè?” staccai gli occhi dalla pratica che avevo in mano per guardare la mia aiutante, Caroline.
    “Caroline, quante volte ti ho detto di darmi del tu e chiamarmi per nome? E’Ambra! Capito? Ambra!” facevo finta di essere irritata, ma lo facevo solo perché era troppo facile spaventare quella giovane ragazza dalla vocina dolce e gentile.
    “Si, mi scus… Cioè scusami, A… A-mbra…” disse guardando in basso, come una bambina che aveva appena fatto qualcosa di sbagliato.
    “Brava! Adesso non ho bisogno di niente, grazie.” le dissi, tenendo lo sguardo fisso su di lei. Lei, un po’ a disagio, fece per andarsene, ma improvvisamente si fermò e si voltò.
    “Mi sono dimenticata! Oggi verranno qui 15 uomini per l’annua cooperazione tra le caserme!”
    “Cosa? Oggi? Uff, che rottura…” dissi scocciata.
    Caroline uscì.
    “Perché devo ritrovarmi 15 bestie assatanate di sesso proprio oggi? Non che negli altri giorni li volessi… Ma chi è stato l’imbecille a proporre questa “alleanza” tra caserme? Beh, ormai è tardi per lamentarsi. Almeno mi divertirò per tre mesetti con loro. Muahaha”
    “Ambra ci sei…?” entrò di soppiatto Cassandra. Ottimo avvocato, bellissima donna, nonché la mia migliore amica.
    “Ancora con queste risate? Ti rendi conto che hai un certo ruolo ed una certa età?” disse lei sedendosi sulla mia scrivania.
    “E tu ti rendi conto che con quelle gambe scoperte e la posizione in cui sei potrei saltarti addosso e violentarti?”
    “Da quando eravamo al liceo lo dici, ma non mi hai mai fatto niente!” replicò lei, fingendosi dispiaciuta.
    “Lo so che mi vuoi, ma non posso, svolgo un certo ruolo, sai com’è!”
    Ci mettemmo a ridere.
    “Allora, come mai la risata malvagia di prima? Chi hai fatto piangere questa volta? La nuova arrivata Caroline? Quella ragazza mi fa pena nelle tue grinfie…”
    “No, con lei ci vado molto leggera, mi fa troppa tenerezza! Comunque oggi arrivano 15 ragazzi nuovi per una cooperazione…”
    Gli occhi di Cassandra si illuminarono.
    “15 ragazzi? E anche militari? Ma ti rendi conto quanto sei fortunata? Magari avessi scelto io questo lavoro!” disse tutta eccitata, volteggiando per l’ufficio.
    “Non vorresti essere nei miei panni, fidati…” sbuffai prendendo il fascicolo che avevo alla mia destra e utilizzandolo come ventaglio.
    “Tu sei ancora troppo rigida con gli uomini… Così ti odieranno tutti e non ti fileranno!” mi ammonì la grande esperta del sesso maschile.
    “Al momento mi interessa la carriera, poi vedrò.”
    “Dici così dal liceo! Ti decidi ad aprire quel cuore di pietra che ti ritrovi? Dopo Robert sei diventata fredda e distaccata da tutti i ragazzi che avevi intorno, come se dopo di lui non ne volessi un altro!”
    Non dissi niente. Aveva ragione. Forse dopo di lui qualcosa in me era morto, o solo sperava di essere riacceso.
    Parlammo ancora un po’, poi se ne andò, lasciandomi a lavorare su alcuni documenti. “Meglio approfittare finché c’è ancora un po’ di pace da queste parti.” pensai.
    Passata l’ora di pranzo arrivò un grosso autoveicolo verde militare. Con Caroline accanto mi avvicinai al campo dove era stato parcheggiato. Uno ad uno vidi scendere ragazzi di ogni tipo. Ma tutti avevano in comune una cosa: la bellezza. Caroline era rossa e si copriva con un’agendina che teneva aperta tra le mani. A quel comportamento così fanciullesco mi scappò una risatina. Quanto poteva essere tenera Caroline!
    Quando scesero tutti e si misero in riga andai vicino a loro con passo deciso. Quando vi fui davanti vidi le loro facce cambiare da quelle di perfetti e rispettosi uomini a quelle di maiali in calore.
    “Wow, certo che questo superiore è da urlo!” disse uno di loro, scatenando le risate di tutti.
    Io di tutta risposta andai da lui, mi avvicinai lentamente, li accarezzai il mento e gli chiesi: “Hey, vuoi vedere di cos’è capace questo superiore”?
    Tutti si misero a fischiare e ridere, mentre io serbavo uno sguardo sensuale per colui che avevo davanti.
    Lui deglutì.
    “Certo, sarebbe scortese rifiutare!”
    “Bene, allora…” mi avvicinai a lui finché non fui a pochi centimetri dalle sue labbra e…
    Un urlò spaventò tutti gli spettatori che guardavano quella scena. Stettero con gli occhi sgranati per un po’, poi scoppiarono a ridere. Il motivo? Il loro amico si stava contorcendo dal dolore dopo un forte pugno nello stomaco dato dalla donna che fino a pochi secondi prima lo stava seducendo.
    “Forse ho esagerato…” pensai mentre lui era in ginocchio con le braccia alla pancia.
    Improvvisamente un brivido mi attraversò tutta la schiena. Alzai lo sguardo per vedere da cos’era provocato. Tutti mi stavano guardando con sguardi vogliosi.
    “Oddio… Non dirmi che invece di far paura ho eccitato ancora di più questi cani…”
    “Hey, Robert, quando hai intenzione di scendere? Abbiamo capito che vuoi fare il piccioncino con la tua tipa, ma con noi cosa fai? Diventiamo gelosi, sai!” urlò uno dei ragazzi rivolgendosi verso il veicolo.
    Io rimasi immobile, il respiro che quasi mi mancava mentre il cervello sembrava andare in ebollizione. “Ha detto Robert…? … Su dai Ambra riprenditi! Esistono un migliaio di Robert a questo mondo!” mi autorassicurai, ma l’agitazione non diminuiva.
    Restai con gli occhi fissi alla portiera del veicolo.
    “Arrivo arrivo!” disse una voce scocciata uscendo.
    C’era da aspettarselo, l’ennesimo belloccio! Però chissà perché lui sembrava avere qualcosa in più rispetto agli altri…
    “Alla buon’ora, eh!” dissi sarcastica.
    “Mi scusi, madame!” fece un inchino.
    “Ecco, anche l’ennesimo pagliaccio… Ci penserò io a calmarti!” pensai mentre raggiunsi Caroline.
    Mi schiarì la voce ed inizia il mio discorso pensato sul momento.
    “Vi do il benvenuto alla nostra caserma! Secondo l’accordo stipulato tra le nostre unità dovrete passare i prossimi 3 mesi qui ad allenarvi e diventare più competenti possibili dato che quando c’è di mezzo la vostra vita o di qualcun’altro non potete sbagliare! Detto ciò, mi presento, sono il capitano Ambra Maris. Adesso presentatevi anche voi uno ad uno!”
    Una risatina rapì la mia attenzione e quella di tutti i presenti, era quel Robert.
    “Mi spieghi cosa hai da ridere tanto?” chiese un suo compagno.
    “Niente niente, continuate…” disse calmandosi.
    Rimasero tutti perplessi, compresa io.
    Cominciarono a presentarsi tutti. L’ultimo fu Robert.
    “Io sono Robert Conor, piacere” mi guardò.
    Sentì le gambe cedere e lasciare il mio corpo vittima della forza di gravità. Per fortuna avevo ancora un po’ di energie e rimasi composta. Invece il mio viso era diventato pallido, perdendo anche quel minimo di rossore che mi distingueva da una mozzarella. Cominciai a mordermi le labbra, mentre il mio sguardo era fisso nel nulla.
    “… Ambra? Capitano Ambra!” Caroline gridò il mio nome preoccupata.
    Mi risvegliai da quel primo shock, per subirne un altro vedendo il sorrisetto che aveva Robert. Così compiaciuto…
    “B… Bene! Da oggi sarete miei allievi! L’alza bandiera è alle 6, vi voglio belli freschi e ordinati per le 6:20, faremo 10 giri della caserma e almeno 200 flessioni per riscaldarci!” ordinai.
    Partì un fruscio di lamenti da tutti gli uomini che erano visibilmente contrari. Ma bastò un mio sguardo per farli stare zitti. Wow, avevano già capito la lezioni! Allora sarebbe stato più semplice addomesticarli!
    Sentì Caroline salutare qualcuno.
    Mi girai. Era mio padre. Lo salutai con il massimo del rispetto, pur essendo un mio sottufficiale.
    Lui mi sorrise e io feci lo stesso, mostrandogli il mio sorriso più dolce. Con lui non ero mai riuscita ad essere cattiva. Solo vederlo riscaldava il mio cuore di ghiaccio.
    “Oi, avete visto? Ma non era un vipera fino a poco fa? Adesso è tutta docile… Non sarà che quel vecchietto è… Suo marito o fidanzato? Bleah… Sarebbe proprio sprecata!”
    “Hai ragione, a questo punto me la prenderei io, se non vi dispiace!”
    Iniziarono tutti a ridere, tranne Robert, lui era con lo sguardo fisso ai suoi superiori.
    “Che hai Robert? Come mai così serio?” chiese il suo amico.
    “Niente. Penso solo… Che in questi tre mesi mi divertirò molto” disse con un sorrisetto sadico.
     
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    Bravissima Neliel!!!!! :10e3.gif: :10e3.gif: ... non vedo l'ora di legere il seguito...
     
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    Ajisai
    Anche questa volta il tuo racconto è coinvolgente e un pochino diabolico ! XD bravissima neliel !!! :10e3.gif:
     
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  4. neliel
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    Grazie mille ad entrambe! :zy3.gif:
     
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