Le tue parole nella neve

MartaSèlavy

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    EMILIA

    Emilia Simone Torwaldsen.
    Un nome altisonante no?
    Sono sempre stata la principessa di casa coccolata e viziata, e ho odiato ogni istante. Sono grata ai miei, ma il mio carattere schivo e da maschiaccio entrava continuamente in conflitto con il loro partecipare a party e ricevimenti, rilasciare interviste e scoop. Per quello c’è mia sorella Shannon.
    Prendo la rivista che ho abbandonato nel tavolino accanto a me, ha un vestito nero talmente scollato da arrivarle alla vita ed è al fianco dell’uomo del momento, un attore tedesco, credo si chiami Klaus.
    Shannon è incredibile non so nemmeno come fa, è intelligente, bellissima e così piena di vita da farmi invidia.
    Io invece sono così… Normale.
    Mi osservo allo specchio, e mi sento ancora la ragazza cicciotta e schiva di 10 anni prima. Ogni volta che torno qui mi sento così.
    Al momento sono sola ma la grande casa che condividiamo con i Sumners presto si riempirà di gente.
    Non mi è mai piaciuta la montagna, o almeno non mi piaceva prima, adesso invece riesco ad apprezzarne l’immenso silenzio e il bianco splendente, impossibili da trovare in città. Sono una fiera donna metropolitana, ma ogni tanto un po' di pace ci vuole.
    Carrie la mia migliore amica mi scrive un messaggio, sa quanto mi pesi dover tornare nel luogo del “delitto” ma le rispondo che va tutto bene. Perché al momento è proprio così.
    Michelle e Thomas si occupano della casa per 340 giorni all’anno ma per i restanti è la signora Torwaldsen, detta anche la madre, la regina, coadiuvata da Funny Sumners.
    Ancora però non è arrivato nessuno controllo l’orologio sono le 16.30 e di loro nemmeno l’ombra. Squilla il cellulare la marcia trionfale di Darth Vader inonda la baita vuota «Emilia come va?» la voce di mia madre risuona forte e chiara al di la della cornetta «Bene, ma dove siete finiti?» sbuffa «Come al solito tuo padre e Victor non hanno ancora finito di lavorare… Mi sa che non riusciamo a salire prima di domani, ma Jamie non è con te?» Jamie? «No, non c’è nessuno, ho anche mandato via Michelle e Thomas, vi aspettavo già da ieri, di Shannon nemmeno l’ombra» il suo tono si fa stizzito «Lascia perdere tua sorella ha già mandato un messaggio dice che va con Klaus in Svizzera» perché lei può evitarsi la riunione di famiglia e io no? Non dico niente perché lottare contro mia madre è inutile. Suonano alla porta «Aspetta un attimo» vado ad aprire e davanti ritrovo lui il mio sogno e il mio incubo «Ciao principessa».

    JAMIE
    Mi aspettavo un saluto più caloroso e invece eccola qui al telefono che non mi degna di uno sguardo, accenna appena un gesto con la testa e va via. Parla con sua madre, la madre, super apprensiva, super protettiva e super impegnativa. Non l’ho mai invidiata. Poso il mio borsone a terra, non è stato facile arrivare, il tempo sta cambiando e ho il terrore che peggiori.
    MI fiondo in cucina la dispensa è piena e Michelle ha lasciato qualcuno dei suoi manicaretti in frigo, l’odore è magnifico, sembra pollo al curry, una novità per una vecchietta dolce come lei, non pensavo conoscesse la cucina indiana.
    «Che fai?» Emy mi sorprende di spalle mentre tiro fuori il piatto dal frigo, tolgo la pellicola e lo metto nel microonde «Quello è il mio pranzo» ha le mani sui fianchi, indossa un paio di jenas e un maglione di lana, mi ricorda terribilmente la ragazzina che era e un brivido mi attraversa la schiena. Adesso però è più magra, la ciccia dell’adolescente si è trasformata in curve da donna, e la cosa mi fa impazzire.
    «Non possiamo condividerlo?» ho slacciato la cravatta che mi stringeva il collo e arrotolato le maniche della camicia, non so perché ma le ragazze vanno pazze per una cosa del genere. «No che non possiamo, non ne ho cucinato abbastanza per un bufalo come te!» interessante. Apro il microonde ed esco fuori il piatto caldo, senza nemmeno sedermi a tavola prendo una cucchiaiata e il sapore speziato del curry fa scoppiare immediatamente le mie papille gustative, non posso far altro che gemere «Buonissimo» lei sembra ancora indispettita ma adesso meno fredda «Lo so è il mio piatto preferito» mi fa la linguaccia e un sorriso sorge spontaneo sulle mie labbra.
    Mi mancavano i suoi occhi color miele e quei capelli rossi. Mi è mancata lei. Quanti anni sono passati ormai? Credo di aver perso il conto.
    «Bella l’Inghilterra?» Emy vive a Londra da cinque anni ormai e incontrarci è diventato sempre più difficile, non so nient’altro di lei «Si molto, tanta pioggia e caos…» il suo sorriso è smagliante perché è sempre al contrario «e tu lo adori» mi fissa divertita «e io lo adoro».
    Il ghiaccio finalmente si è spezzato ma vedo che è ancora rigida così le passo un cucchiaio nella speranza che si avvicini a me e al mio piatto fumante e paradisiaco, ma lei non lo fa, piuttosto si prepara un te. Quante volte gliel’ho visto fare «Sei ancora dipendente dalla teina?» mi guarda di sottecchi mentre dal frigo esce una radice di zenzero «In realtà adesso sono dipendente da questo» dice mostrandomelo, adoro anche io lo zenzero ma tranne al sushi non lo avevo mai mangiato «Sto proprio in fissa con lo zenzero, c’è anche in quel curry» guardo il mio piatto ma in mezzo a tutta quella roba non riesco proprio a vederlo.
    Finisco il pasto, ma rimango appoggiato all’isola mentre osservo Emilia che si muove in giro per la cucina, devo ammettere che si è fatta un gran bel culo, probabilmente grazie al gag o Zumba o qualcosa di simile, cose da femmine «E Shannon? Come sta tua sorella? Ho visto che è alle prese con uno nuovo» la mia relazione con Shannon Torwaldsen è durante il tempo di un’estate ma da allora siamo rimasti molto amici. Emilia continua a girare per la cucina sembra che stia facendo una zuppa e non un semplice te «Già sempre in giro lei…» Sembra malinconica, ma non dice niente, non lo fa mai, non lo ha mai fatto,la cosa mi innervosisce, prima eravamo così amici. Prima era tutta un’altra storia.

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    10 anni prima
    JAMIE

    Sono stato costretto a portarmi Karl e Derek, non hanno sentito ragioni e io che volevo stare con Emy. Non riusciamo quasi mai a stare insieme, tra la scuola, gli allenamenti e i vari impegni l’unico momento in cui riusciamo a vederci è quando siamo nella baita. Di solito passo il tempo ad osservarla leggere e lei mi fa compagnia mentre risalgo dopo ogni discesa. Quest’anno sono cambiate tante cose, così tanto che non me ne rendo nemmeno conto. Ho fatto l’amore, o sesso, per la prima volta, è stato terrificante ma la cosa peggiore è stata che ho pensato a lei. Per tutto il tempo non sono riuscito a togliermi dalla testa i suoi occhi color miele e quei capelli così lisci e setosi. Volevo che fosse lei sotto di me e non Monica.
    Proprio adesso che credevo di avere una possibilità spuntano quegli idioti, sono i miei migliori amici anche se in questo momento li odio.
    Emy è perfetta come sempre, nonostante i chili di troppo della quale non è mai riuscita a disfarsi e il suo aspetto un po' trasandato a me piace così com’è.
    È il sole che illumina le mie giornate, o Dio sto diventando un maledetto poeta sdolcinato, che qualcuno mi uccida.
    Mi rivolge un sorriso e io vorrei tessere le sue lodi ma non posso.
    Karl e Derek non fanno che lanciarle occhiate divertite, non so che ci trovino quei due nel prenderla in giro ma adesso inizio ad innervosirmi. È solo quando andiamo a sciare che trovo un momento per stare con lei. Siamo sulla seggiovia che ci condurrà alla vetta della montagna, mi racconta della scuola, un collegio femminile, la detesta, detesta le sue compagne ma finalmente ha una nuova amica una certa Carrie. Ha iniziato a scrivere è stato sempre il suo sogno, ma non mi vuole confessare cosa perciò non insisto, so che prima o poi me lo dirà, sono il suo migliore amico in fondo.

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    EMILIA
    Mi sono chiusa in camera mia appena ho potuto, non sopportavo di vederlo in giro per quella cucina, non so nemmeno cosa dirgli. Dio è così… Non è giusto! È ancora più bello di prima e le foto che posta su facebook non gli rendono giustizia, sarà felice la sua nuova ragazza.
    Mi rimetto al computer il nuovo romanzo di Clarissa Lemond non può rimanere incompiuto. I miei fan mi strozzerebbero.
    Sono passate due ore e ancora niente, lo zenzero è abbandonato in fondo alla tazza vuota, è il momento di ricaricarmi. Jamie è sdraiato sul divano legge un libro, la mia solita curiosità mi costringe ad avvicinarmi a lui. Sta leggendo Espiazione e non posso non sospirare nel vedere quel romanzo. Si accorge di me e appoggia il libro sul ventre piatto che sbuca dalla maglietta. Deve essersi cambiato perché adesso ha un look molto più casual, mi sorride come al solito, ma sorride sempre questo qui? «Serve qualcosa?» mi giro infastidita e torno in cucina «Niente grazie». Lui non se lo fa ripetere due volte e come se gli avessi detto certo vieni pure mi segue.
    «Un altro te? Ma non ti fa male?» verso l’acqua nel pentolino, meglio abbondare mi aspetta una lunga nottata «Devo lavorare» lui mi guarda confuso, si gratta la nuca, certe abitudini sono dure a morire «Beh in teoria anche io, ma non ci riesco, quando vengo qui ho bisogno di rilassarmi» beato lui, io quando vengo qui ho bisogno di cancellarmi la memoria perché l’umiliazione è ancora così forte che a mala pena sono riuscita a superarla. Le mie guance si imporporano lo sento, così come sento il mio corpo bruciare. Non ci pensare, non sei più una ragazzina innamorata e lui non è nessuno, non vale la pena.
    Torno su in camera mia, Jamie mi ha guardato come un cane bastonato quando mi sono chiusa dentro, ma non posso tollerare oltre la sua presenza, qualche convenevole e stop. I ricordi di tanti anni prima hanno ricominciato a popolare la mia mentre e so che sarà impossibile riprendere la mia storia. Così faccio l’unica cosa che riesco e mi butto a capofitto tra i ricordi.

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    10 anni prima
    EMILIA

    Dove diavolo è? Oh mio Dio! Dove l’ho messo. È un’ora che cerco il mio quaderno, ma di lui nemmeno l’ombra. Ero sicura di averlo lasciato qui sul letto in camera mia invece non c’è. Non posso averlo lasciato da nessuna altra parte, non lo porto mai in giro. Non posso permettere a nessuno di leggerlo non posso. I miei segreti, i miei sogni, le mie speranze sono tutte in quel quaderno. E se Jamie… Non può essere stato lui.
    Corro di sotto più veloce che posso, ruzzolo giù per le scale, mi faccio male ma non importa devo sapere che lui non l’ha letto. Sto per entrare in camera quando sento delle voci ridere. «Mamma mia è la cosa più divertente del mondo»
    Sir Sumner la strinse forte a sé «Miss Emilia, voi mi avete rubato cuore e anima, sono vostro, vi prego non lasciatemi». Emilia non riusciva ancora a credere che un uomo come Jamie Sumner si fosse dichiarato a lei che non aveva mai neppure baciato un ragazzo. Ma quello che la ragazza non sapeva era che proprio la sua ingenuità e purezza d’animo avevano portato il conte da lei. La pioggia cadeva ed Emilia non si decideva a rispondere, tremava, ma il freddo era solo una scusa…
    «Amico ma questa è fuori di testa! È così pazza di te… Vieni qui Sir Sumner baciatemi vi prego!».
    È finita me ne rendo conto ancor prima di vedere lo sguardo di Jamie, è duro, è freddo e mi fa tremare, mi sento come l’Emilia del mio romanzo, ma io tremo perché ho perduto e non perché ho trovato.
    Gli strappo il quaderno dalle mani e improvvisamente come sono apparsa svanisco. Non dico nulla, non mi arrabbio, non urlo, scappo. Mi sento così umiliata e ferita. Le lacrime scorrono da sole e io non riesco a fermarle. Jamie di sicuro non mi ha fermata. La cosa peggiore è che non posso parlarne con nessuno, di certo non posso parlarne con il mio migliore amico.

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    JAMIE

    Si è fatta notte e il tempo non ha fatto altro che peggiorare, ho il terrore che da un momento all’altro possa saltare la luce così chiamo i miei per rassicurarli, mio padre Victor risponde al primo squillo «Figliolo come va?» sembra stanco, in ufficio c’era ancora un mucchio di lavoro, ma mi ha lasciato andare, non voleva che Emilia rimanesse qui da sola più a lungo del previsto «Tutto bene, anche se il tempo… lascia a desiderare» mio padre solitamente calmo e pacato appare allarmato «Non avete sentito? Hanno diramato un’allerta meteo!» questa proprio non ci voleva «Siete ancora alla baita?» «Sì perché?» cerca di restare calmo ma si vede che è agitato «Andate in Hotel non restate da soli questa notte, non mi piace questa storia, dicono che dovrebbe esserci una bufera e noi non riusciremo a salire prima di mercoledì» ma oggi è solo domenica «Mercoledì?» mio padre sembra ancora più stanco «Sì una signora ha fatto causa alla AirSun sostiene che una delle loro Hostess l’abbia fatta scendere senza un motivo apparente…» che casino «Ok, allora ci vediamo mercoledì». Guardo l’orologio ormai sono le 9, non ha senso cercare un hotel a quest’ora ci penseremo domani. Concludo la telefonata, salgo le scale, busso alla porta della sua camera ma non risponde nessuno, così la apro piano.
    L’odore del te è forte così come il suo profumo speziato, è abbandonata sul letto i capelli, sparsi disegnano un sole mentre il braccio nasconde i suoi occhi. Rimango a fissarla, le gambe sono più lunghe, i fianchi più stretti e la bocca, quella bocca sempre la stessa o forse anche più bella, ma Emilia è sempre Emilia. Mi sento un guardone ma non posso far a meno di ripensare a quel giorno, se le cose fossero andate diversamente. Più ci penso e più mi arrabbio perché le cose dovevano andare diversamente. Mi avvicino a lei, la tentazione di baciarla è forte.
    Le squilla il cellulare e sobbalza, prende il telefono abbandonato sul comodino e risponde, la voce impastata dal sonno «Carrie?» la sua amica dovevo immaginarlo, cerco di scappare silenziosamente ma non ci riesco urto inevitabilmente contro la sua valigia «Carrie possiamo risentirci fra poco? Ho una questione da risolvere» il suo sguardo è affilato «Che ci fai qui?» è incazzata nera, gli occhi sono più scuri e sul suo volto non c’è nessuna traccia di divertimento «Chi ti ha detto che potevi entrare?» cerco di difendermi «Stavo cerando di capire se andava tutto bene» si alza e furiosa mi viene incontro «Andava tutto bene fino a quando non sei arrivato tu! Perché non ti restavi a casa tua invece di rovinarmi le vacanze!» pensare che ero salito davvero per assicurarmi che stesse bene «Hai ragione ho sbagliato a venire, era meglio lasciarti da sola con la bufera!» Emilia impallidisce non ha mai amato particolarmente la neve e credo che rimanere incastrata da una montagna di neve bianca in questa baita con me sia il suo peggior incubo.
    Ben le sta, una punizione adeguata al suo atteggiamento, speravo fosse cresciuta ma forse è rimasta la stessa ragazzina di 10 anni fa, quella che si è chiusa nel suo dolore senza vedere il mio. Quella che mi ha lasciato senza avere la possibilità di spiegarmi, senza voler nemmeno sentire la mia verità.


    EMILIA
    Il cellulare ha smesso di funzionare mentre la neve cade imperterrita, sono le dieci e la casa è troppo silenziosa per i miei gusti. Avevo detto di aver bisogno del silenzio e della pace? Forse mi sbagliavo, mi manca perfino il suono del tram che passa sotto casa mia.
    Mi bruciano gli occhi, un po' perché ho pianto un po' perché sono ore che lavoro. Avrò scritto si e no due pagine, devo mettermi sotto sennò Francis, il mio agente, mi farà il culo.
    Chiudo il computer e scendo al piano di sotto.
    In cucina trovo Jamie, è alle prese con pentole e padelle. Ha le auricolari e non mi sente arrivare, lo osservo mentre si muove sapiente in cucina, non lo ricordavo bravo a cucinare, forse non gliel’ho mai visto fare.
    Oh, simple thing, where have you gone?
    I'm getting old, and I need something to rely on
    So tell me when you're gonna let me in
    I'm getting tired, and I need somewhere to begin
    Ridacchio mentre lo sento cantare. Non amo I Keane ma questa canzone? Perché ascolta proprio questa canzone? I pensieri scorrono veloce e di nuovo mi riportano in un altro spazio e in un altro momento, questa volta decisamente più felice.

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    11 anni prima
    JAMIE

    Avere 14 anni è uno schifo, mi è cambiata la voce e mi sono iniziati a crescere i peli, due miseri peli nel mio petto glabro. Sembro un adolescente in pieno cambiamento ormonale, sono un adolescente in pieno cambiamento ormonale e non posso far altro che notare le tette di Emy, quando diavolo le sono cresciute? Fino a quest’estate era la solita tavola da surf, e adesso? Sono enormi.
    Chiudermi in una baita sperduta non era abbastanza dovevo pure ritrovarmi davanti delle tette enormi tutti il giorno senza poterle nemmeno toccare, perché diciamo la verità toccare le tette di Emy era l’ultimo dei miei pensieri prima di venire qui. Mi fa anche un po' impressione.
    Lei continua a parlarmi di non so cosa, davvero non l’ascolto proprio credo di essere diventato sordo e di aver acuito la mia vista perché riesco a scorgere un reggiseno rosa sotto alla maglietta bianca. «Almeno potresti far finta di ascoltarmi» Emy si è accorta che qualcosa non va «Sei strano ultimamente» sono d’accordo con lei, decisamente, perché non posso credere a quello che sto per dirle «Hai mai baciato qualcuno?» lei diventa rossa, gli occhiali coprono i suoi bellissimi occhi color del miele, le ho sempre detto che dovrebbe usare le lentine ma non mi ascolta «J non chiedermi una cosa del genere…» mi spinge scherzosamente peccato che io sia mortalmente serio, voglio sapere se qualcuno ha assaggiato quelle labbra, qualcuno prima di me.
    «Dai dimmelo» lei si fa piccola «Tu?» mi avvicino a lei «Io cosa?» inizia a giocare con i capelli «Hai mai baciato qualcuno?» devo mentirle? Non lo farei mai «No… Cioè sì, ma non era importante» non ho provato niente di eclatante o particolarmente eccitante, mentre adesso sono davvero fin troppo duro, ok è vero in questo periodo mi eccito anche con le pubblicità di biancheria intima.
    «No» la sua risposta è un sussurro «No, non hai mai baciato nessuno?» fa un cenno di assenso con la testa «Vorresti provarlo?» ti prego dì di sì, mi guarda confusa, non capisce quello che le chiedo, così non le dico più niente.
    Shannon al solito ha lo stereo a palla e la musica dei Keane arriva fino a qui.
    I came across a fallen tree
    I felt the branches of it looking at me
    Is this the place we used to love?
    Is this the place that I've been dreaming of?
    È la canzone perfetta, ho sempre pensato a questa casa come il nostro posto, è un segno.
    Mi avvicino, le prendo il viso tra le mani e avvicino la mia bocca alla sua.
    Lei è dolce, calda e perfetta.
    Timido come deve essere un primo bacio.
    Ci stacchiamo velocemente, la musica continua a suonare e io mi sento stordito.
    Forse sono davvero sordo perché l’unico rumore che sento è quello del mio cuore che batte.
    Emy mi spinge via «Che ti prende? Perché l’hai fatto?» sembra ferita ma nasconde tutto dietro una risata «Sei uno scemo!» e mi lancia un cuscino.
    «Dai che ti è piaciuto!» le rispondo cercando di mantenere un sorriso che non ho «Non farlo mai più!». Le rispondo con il solito sorriso, ma dentro forse muoio un po'.

    ------------------------------------------

    JAMIE

    Se Emilia crede di liberarsi di me ha sbagliato di grosso.
    Metto le patate a bollire mentre controllo il filetto nel forno, negli ultimi anni ho imparato cosa vuol dire vivere da solo, e diciamo che amo la buona cucina.
    Voglio sorprenderla, ma non so come, quindi inizio da qui.
    Emilia non sa più molto di me da anni, ma io non ho mai smesso di pensare a lei.
    Nella mia vita non credo di aver mai provato per nessuna donna quello che sento per Emilia Simone Torwaldsen, sono pazzo lo so.
    Ogni volta che ho frequentato una donna l’ho sempre messa al paragone con lei e anche se non la vedo da anni ogni volta che mi capitava di incrociarla per caso il mio cuore sobbalzava così come il piccolo James, lo so non si dovrebbe dare un nome al proprio arnese ma che posso farci?
    Gli anni ad Harvard sono stati i peggiori, averla a due passi da me e non riuscirle neanche a parlare? Un incubo.
    Così ho passato la maggior parte del mio tempo saltando da un fiore all’altro. Sono un uomo in fondo.
    Non sono mai riuscito a chiarire quello che è successo, ma ormai il danno è fatto, spero solo di poter rimediare.
    Mi giro e la trovo che mi osserva, il suo sguardo perso diventa vigile non appena si accorge di me.
    «Scusa volevo solo prepararmi un…» Un tè scommetto «un tè» avevo indovinato.
    «Ho preparato la cena, fra poco è pronto» le riferisco ma non sembra esserne poi così convinta. «Hai preparato la cena» le metto i bicchieri nelle mani così la costringo a restare «Sì e tu adesso apparecchi». Si muove in maniera automatica, non dice nulla, prende la tovaglia dalla credenza di mogano. In un attimo è tutto pronto, il filetto è nei piatti e le patate si raffreddano nell’insalatiera «Non riesco proprio a crederci» dice stupita «Sei proprio bravo» le rivolgo un sorrido smagliante è la cosa più carina che mi dice da quando sono arrivato. «Già sono proprio bravo» ride e mi spinge piano sbilanciandomi un po' «Il solito J». Mi ha chiamato J e il mio cuore sobbalza per la felicità, che dura il tempo di vedere il suo viso impallidire. «Scusa» mi chiede e io non so perché «Mi è… Mi è sembrato come quando…» cerco di toglierla dall’impiccio «Come quando eravamo piccoli?» sbocconcella le patate ma non le mangia «Sì come quando eravamo piccoli». Mentre lei gioca col cibo io ho spazzato via il mio. Mi distendo sulla sedia e allungo le braccia «Che ne dici di una tregua?» la sua fronte è corrucciata «in che senso?» Mi avvicino a lei «Una tregua, torniamo a come eravamo, mi manca la mia amica… Emy» dico il suo nome timidamente come se non mi fosse concesso e forse è così.
    Lei sembra pensarci, allontana il piatto, non ha mangiato quasi niente. «Ok però devi farmi abituare alla cosa… Non è facile» non comprendo tutta questa diffidenza, ma la sua risposta è più un sì che un no, quindi mi sollevo dalla sedia felice e inizio a sparecchiare. «Eh no!» si alza immediatamente anche lei «Adesso sparecchio io!» la tiro a me e lei si irrigidisce subito «No principessa» il mio ghigno si fa sempre più largo sul mio volto «Tu lavi i piatti!».

    EMILIA

    La tregua è una bella cosa, una bellissima cosa.
    Non so cosa sia successo ma gli ultimi due giorni sono stati un paradiso perfetto. Jamie è così… Jamie è così punto.
    Le mie dita non si staccano dal computer sono catturate da una frenesia che non trovavo da tempo, non avrei mai immaginato che la baita potesse essere una tale ispirazione. Il romanzo che dovevo terminare? Concluso.
    Adesso ne ho iniziato un altro e il terrore di tornare l’adolescente che ero è una semplice realtà, non so se ad alzare i miei bollenti spiriti sia stato vedere Jamie che tagliava la legna o l’idea di restare intrappolati in questa baita dispersa nel nulla.
    Dallo stereo della casa si diffonde la voce suadente e sensuale di Etta James, mi sventolo con le mani ma non bastano, ho davvero bisogno di una passeggiata in mezzo alla neve.
    Quando scendo non trovo traccia di J così mi imbacucco come meglio riesco ed esco fuori.
    Il tempo non sembra molto rassicurante ma per il momento non nevica nemmeno troppo. In lontananza mi sembra di scorgere una figura, sarà sicuramente J probabilmente anche lui aveva bisogno di uscire un po' fuori per schiarirsi le idee, perché io sono davvero confusa.
    Provo a raggiungerlo ma la figura sembra sempre più lontana e poi all’improvviso mi rendo conto di non riuscire a vedere nemmeno così bene, sto morendo di freddo e non riesco nemmeno a capire dove sono. Scavo nelle tasche del giubbotto alla ricerca del telefono per poi ricordarmi che l’ho lasciato sul letto in carica. Impreco contro me stessa. Cerco di tornare indietro, urlo contro quella figura lontana ma mi rendo contro che forse è solo un albero o chissà la mia immaginazione. Continuo ad urlare ma solo il vento mi sente, ho paura.

    JAMIE

    Detesto il silenzio, il mio carattere gioviale non mi ha mia concesso questo lusso, così balzo dal letto e vado in camera sua. Il pc è acceso e di lei neanche l’ombra. Mi avvicino so che dovrei aver imparato la lezione ma non ci riesco. Un file di word è aperto e le parole che ci sono scritte mi catturano
    Jessie non sembra avvertire quello che provo così non gli rivelo il dolore che i suoi occhi mi provocano quando mi fissa. Il bar dell’università è colmo di gente, i Crimson hanno vinto un’altra partita e io sono con Melissa. Siamo tutti qui, credo di aver intravisto perfino il rettore. Lui di sicuro è qui perché sento il suo sguardo su di me. Sono anni che non gli parlo, una cattiveria forse ma ogni volta che lo guardo vedo solo l’umiliazione che ho provato così non faccio che evitarlo, forse però questa è la sera giusta per cambiare le cose.
    Marissa fissa il punto che sto osservando così intensamente e mi urla nelle orecchie «Ma non è il tipo che ti piace?» mi piace? Credo di amarlo da sempre.
    Il liquido ambrato del wishky che ho bevuto mi da coraggio così come lui ha fatto tanti anni prima con me mi avvicino e lo bacio. All’inizio sembra stupito ma poi ricambia con ardore. «Mi sei mancata principessa» e non sa quanto lui sia mancato a me.

    Ricordo davvero quella sera ma il finale non è proprio lo stesso, credo di essere tornato a casa con una tipa ma di sicuro non era Emy, forse anche lei come me provava… Non può essere, non posso credere che ci siamo cercati per tutto questo tempo senza trovarci.
    Scendo immediatamente sotto la chiamo a gran voce, nessuno risponde.
    L’eco della mia urla rimbalza tra le pareti vuote della casa.
    Salta la luce, osservo fuori dalla finestra il cielo cupo e un brivido mi fa rizzare i peli della nuca.
    Non può essere uscita, non può averlo fatto.

    EMILIA

    Oddio non posso morire, non devo morire, non ci credo!
    Sono davvero incazzata al momento, non disperata o pietosa, più incredula e sbalordita.
    Signore se dovevi farmi morire almeno potevi e dovevi darmi la possibilità di parlare con lui, ma che dico parlare, almeno potevi farmi fare un giro su quel fisico da paura. È due giorni che sbavo sui suoi pettorali, credo che me li abbia sbattuti in faccia apposta e invece di saltargli addosso non ho fatto altro che nascondermi davanti al computer.
    Non posso arrendermi devo riuscire a trovare la strada di casa.
    Sto congelando, non posso permettermi il lusso di perdere le dita così cerco di proteggerle come posso ma la tempesta è sempre più forte. Non vedo nulla ma per fortuna ad un tratto sento la sua voce.
    Un miraggio ovviamente, mi accascio a terra ormai stanca ringraziando Dio, mi hai dato la possibilità di rivederlo almeno un'altra volta, grazie.
    I suoi capelli biondi escono dal cappellino, gli occhi azzurri sono terrorizzati, le sue labbra si muovono ma io non capisco niente, sento solo il calore della sua mano e non mi resta che dire quello che cerco di fare da sempre.
    «Ti amo».

    JAMIE

    Non so se è un sogno o un incubo. Siamo rinchiusi in questa baita senza luce e senza alcun tipo di connessione con il mondo esterno.
    Emilia non è rimasta fuori così a lungo da star male, ma è ancora stordita a letto, il suo corpo ha ripreso colore e calore ma non il mio che trema ancora.
    L’avevi persa stupido, l’avevi persa e non sapevi che fare.
    Non è stato come la lontananza a cui ci siamo costretti, eravamo distanti ma sapevo che c’era e che stava bene. Quando l’ho vista accasciarsi a terra il mio mondo è crollato, il rosso splendente dei suoi capelli appariva come del sangue alla mia vista. Mi ha ricordato un racconto di Marquez, e il terrore di non rivederla più mi ha invaso il corpo e le viscere. Credo di aver vomitato, non lo so, sono ancora confuso anche io. Per fortuna non era troppo lontana.
    Il camino riflette la sua luce nella stanza buia, meno male che almeno di legna da ardere c’è né abbastanza, cerco di calmare i miei pensieri e per farlo ho bisogno di tornare in quella distesa di neve.
    «Ti amo»
    Emilia emette un gemito e mi avvicino a lei, è nuda sotto le coperte, l’ho dovuto fare ed è stato dolce e straziante al tempo stesso.
    «J» mi chiama, la sua voce è flebile quasi un sussurro, mi avvicino «J» rantola «J dove sei?» mi siedo sul materasso accanto a lei «Sono qui principessa» si gira verso di me gli occhi sono ancora chiusi, la bocca socchiusa cerca di dire qualcosa ma non capisco «Hai freddo?» annuisce così mi avvicino ancora di più a lei, la stringo forte, la avvolgo con le mie braccia e la sento fremere.

    EMILIA

    Ho bisogno di lui, del suo calore, del suo corpo.
    J non è mai abbastanza vicino. Mi contorco cercando di togliermi di dosso la pesante coperta che divide il mio corpo dal suo. Non sono davvero cosciente di cosa sto facendo o forse lo sono anche troppo fatto sta che i suoi occhi colmi di desiderio non mi permettono di desistere. Mi struscio sul suo corpo possente mentre lui cerca di prendere nuovamente la coperta. Afferro la sua mano destra e la bacio, poi lo faccio anche con la sinistra, gli bacio le mani, i polsi, sento il suo sangue che pompa più veloce, come il mio, geme il mio nome, mi cerca e mi stringe più forte a sé.
    «Che fai?» la sua è una domanda semplice è la risposta ad essere complicata.
    Per vivere scrivo e parlare dovrebbe essere il mio forte ma non in questo momento, non adesso che lui è accanto a me e mi guarda con quegli occhi.
    Ho sempre sognato di vedere quello sguardo su di me, forse sto davvero sognando, forse c’è talmente tanto freddo sotto questa neve che sento perfino caldo. Decido che non mi importa se è fantasia o realtà, voglio vivere questo momento perché è quello di cui ho bisogno per andare avanti.
    Avvicino le mie labbra al suo petto, vicino al suo cuore e gli bacio anche quello, risalgo e gli bacio il collo, i suoi gemiti sono strazianti ed eccitanti, non sa se trattenersi o liberarsi, così decido di sciogliere quelle catene.
    Lo bacio con tutta la passione che ho in corpo, con tutto l’amore che provo fino a sentirmi completamente svuotata. Lui ricambia, le nostre lingue si incontrano e scontrano e finiamo in un groviglio di emozioni che nessuno di noi due, ne sono certa, sa decifrare.
    «Emy sei sicura?» mi chiede prima di togliersi la camicia, annuisco, non riesco a parlare ma il mio corpo lo fa per me, sono bollente, il freddo è un ricordo lontano e lui invece è così reale.
    Lo abbraccio mentre lui scende su di me, mi bacia il collo, le labbra e in quel punto che adoro dietro l’orecchio.
    Una piacevole frizione mi fa gemere e il sorriso che mi rivolge mi abbaglia.
    Come ho potuto evitarlo per tutto questo tempo?
    «Che c’è principessa? Hai bisogno di qualcosa?» ride bello come il sole mentre i capelli disordinati gli incorniciano il volto «Ho mille progetti per te questa notte sei pronta?» urlo un sì mentre le sue dita entrano dentro di me, inaspettate e sapienti mi portano immediatamente all’apice «Mi piaci così ricettiva, mi piaci da impazzire» si fionda sui miei seni come un assetato in un deserto e io amo essere la sua acqua. Ma ho bisogno di vederlo in volto, ho bisogno di rendermi conto che sia davvero lui «J» lo chiamo ma sembra talmente preso che non mi sente «J» urlo di nuovo, questa volta per il piacere, è sceso e adesso la sua lingua ha preso il posto delle dita «Principessa va tutto bene?» è uno stronzo bastardo perché sa che va tutto bene «Sì tutto ok da queste parti» «Bene perché ho appena iniziato».

    JAMIE

    Non sono tipo da preliminari, ma con Emy? Potrei anche solo rimanere a baciarla per tutto il pomeriggio. Adesso capisco cosa vuol dire rimanere in apnea, l’ho fatto per così tanto tempo che non mi rendevo nemmeno conto di non riuscire a respirare. È lei la mia aria. Dopo il meraviglioso sesso orale che le ho fatto ha deciso che era il caso di ricambiare e adesso mi ritrovo a urlare il suo nome nel silenzio della montagna.
    Dio questa donna è la perfezione.
    Prendo un preservativo ed entro dentro di lei, così calda e pronta, è bagnata e io non credo che troverò mai nessuna come lei.
    Tutte le donne che ho conosciuto prima? Erano solo delle stupide ombre.
    «J ti prego» mi implora, così inizio a muovermi, il letto cigola, come è giusto che sia e i nostri respiri vanno all’unisono. Non posso smettere di toccarla, le afferro il sedere, le lecco il collo, la bacio, non riesco a non guardarla.
    Gli occhi che tanto adoro adesso sono così trasparenti da sembrare miele liquido mentre i capelli, diavolo quei capelli rossi tra le mie mani sono così arrapanti che devo pensare ad altro per non venire subito. Lei si aggrappa a me le unghie conficcate nelle mie spalle, spero che mi lasci qualche segno, ho bisogno di osservare le prove di questa notte. Di rendermi conto di quanto sia reale.
    Una volta finito restiamo abbracciati sotto le coperte, Emy si addormenta, è stanca come me del resto. È stata una giornata difficile, solo al pensiero ricomincio a tremare, così mi alzo e vado a prendere dell’acqua in cucina. La porta della sua camera è aperta, entro, il computer è ancora lì, muovo il trackpad per vedere se è carico ed effettivamente è così, la batteria è al 20 per cento, mi chiedo se ci sia un modo per contattare qualcuno, siamo stati così presi da noi da non aver fatto nemmeno caso alla tempesta qua fuori.
    Il romanzo che sta scrivendo mi compare davanti e non posso non leggere quello che ha scritto. Ho bisogno di sapere ciò che ha provato quella volta così scorro le pagine fino a quando non lo trovo.
    Mi ha baciata, Jessie mi ha baciata, ed ero così emozionata che non sono riuscita nemmeno a ricambiare, oh mio Dio. Mi ha baciata, credo che scriverò solo questo per sempre, mi ha baciata, lo imprimerò nella mia mente e ogni qualvolta qualcuno si azzarderà a dirmi che sono grassa ripenserò al suo bacio. Jessie finalmente si è accorto di me. Mi ero rassegnata ad essere l’amica del cuore ma forse…
    «Che cazzo stai facendo?» Emilia è di fronte a me, dire che è una furia è poco, indossa la mia felpa e nient’altro e il piccolo James va subito sull’attenti. «Io stavo provando a vedere se qualcuno…» mi spinge via e osserva con orrore lo schermo del pc «Tu stavi leggendo il mio romanzo» non riesco a parlare perché il dolore che scorgo nei suoi occhi è lo stesso di tanti anni prima «Io non volevo farlo è stato un errore» la sua voce è sprezzante «Il solito errore eh?» chiude il computer «Sono così stupida, sono sempre stata una stupida, credevo fossi cambiato invece è esattamente come allora» no non è affatto così «E’ vero, sei sempre la solita salti a conclusioni affrettate, sempre! Non mi hai nemmeno dato il tempo di spiegare» sbuffa infastidita «Dai ok, bene allora dimmi tutto perché a me sembra proprio quello che vedo» accavalla le gambe mostrandomi il paradiso a me negato, almeno per il momento. «Stavo vedendo se qualcuno ci avesse contattati…» ride «e così hai pensato bene di leggere il mio romanzo…» adesso sono io quello arrabbiato «Sei stata tu a lasciarlo incustodito non è mica colpa mia se ho letto quelle cose e poi…» si alza inferocita sembra Medusa e io mi pietrifico in sua presenza «E poi cosa? Quanto hai letto?» abbastanza da capire che quello che prova lo provo anche io. Cerco di dire quelle due semplici paroline che sistemerebbero tutto ma non ci riesco, un rumore mi fa sobbalzare.
    «C’è nessuno?».
    La casa improvvisamente non è più silenziosa.

    EMILIA
    Quando si dice essere salvati sul rotto della cuffia, i soccorsi hanno scelto il momento giusto per arrivare, così come i nostri genitori.
    La baita era rimasta isolata per quasi 12 ore così hanno deciso di intervenire prima che la situazione peggiorasse ulteriormente. E meno male perché avrei potuto dargli un calcio nelle palle a quello stronzo prepotente del cazzo.
    Come ho fatto a caderci un’altra volta? Me lo chiedo ancora mentre sono in volo verso Londra. Ho già contattato Francis sarà lui a venirmi a prendere, gli ho già parlato del libro ed era felice come un bambino a Natale, io invece ho deciso di averne abbastanza della mia famiglia, quest’anno il Natale lo passo da sola a Londra. Che non mi si chieda più di andare in quella baita dispersa o di vedere il cazzone. Sì adesso ha un nuovo nome il cazzone, un po' per le sue dimensioni un po' perché è un cazzone.
    L’atterraggio è peggio di quello che mi aspettavo, odio volare con compagnie low cost ma è stato il primo volo che ho trovato quindi mi accontento. Francis tiene in mano un cartello col mio nome e cognome, adora queste stronzate alla Love Actually io invece non ne sono proprio in vena, ma non posso non sorridergli.
    «Come è andato il volo cara?» accanto a lui Gerome il nuovo fidanzato francese che stranamente dura da più di tre mesi «Uno schifo e voi?» loro sono raggianti, Francis mi mostra un anello enorme «Noi ci siamo fidanzati». Gemo per lo stupore, ma non voglio fare la guastafeste così per tutto il tragitto non faccio che chiedere della proposta, del matrimonio e ovviamente scopro che mi toccherà il ruolo della damigella. Già pregusto l’addio al celibato.
    Fermano la macchina davanti casa mia, li invito a salire ma rifiutano con un sorriso, hanno progetti più divertenti che passare una serata con me che finirò a vedermi Bridget Jones.
    Mi verso un bicchiere di vino e indosso il mio pigiamone Bridget, manca solo All by Myself ma tanto so già che inizierà con i titoli di inizio.
    Sto per far partire il video quando qualcuno suona alla porta, rispondo ma non capisco bene, questo citofono è rotto da una vita, e io non mi decido ancora a ripararlo.
    Al mio solito avrò scordato qualcosa in macchina.
    Sento la porta che si apre mentre verso il vino per i miei ospiti, è il minimo dopo avergli rovinato la serata «Scusate ragazzi sono pessima lo so». Mi giro e come nella miglior commedia sentimentale del mondo, Bridget Jones ovviamente, c’è lui.
    Jamie mi osserva dall’alto del suo metro e ottanta. Io arrossisco, e solo dopo mi accorgo di indossare il pigiamone Bridget, lecca lecca a forma di cuore sono sparsi su per i miei pantaloni mentre una morbida vestaglia più simile a una pecorella mi riscalda.
    «Che… Che ci fai qui?» non riesco nemmeno a parlare come si deve «Dobbiamo parlare». Si toglie i guanti e beve un enorme sordo dal calice che reggo in mano.
    «Dobbiamo parlare» sì decisamente perché l’ultima volta che ho controllato lui era in America e invece adesso è qui nel soggiorno di casa mia.

    JAMIE

    Ho sempre creduto di essere una persona razionale. Sono cosciente di essere una persona razionale, ma quando ho chiesto a mio padre di chiamare la AirSun per venire qui non mi sono sentito tale.
    Non so se lui abbia capito o meno e non mi importa poi nemmeno tanto, l’unica cosa che voglio è sistemare questa situazione.
    Credo di essere pazzo perché non riesco a togliere gli occhi da quell’imbarazzante pigiama, è sfatta, i capelli in disordine, il vino in mano e io la amo con tutto il cuore.
    Negli ultimi tre giorni non ho fatto altro che ripensare ai giorni con lei e a ripetermi che non la amo, ma è inutile perché il solo pensiero di rivederla mi ha fatto arrivare qui, quindi ormai ne sono certo. La amo.
    Decisamente.
    Lei si accoccola impaziente nel divano, come quando era piccola si chiude a riccio e non mi permette di avvicinarmi, ogni tanto la sua mano fa capolino per afferrare il calice, vorrei tanto bere anche io ma non è il caso.
    «Hai fatto un volo di 9 ore per parlarmi quindi adesso sputa il rospo» ha ragione ho fatto un volo di 9 ore, tossisco, cerco di prendere tempo e poi sparo il colpo.
    «Ti amo».
    Lei è stupita, meravigliata, felice e...
    E scoppia a ridere.
    «Mi ami?» sicuramente non è la reazione che mi aspettavo «Sì ti amo» rispondo sicuro, non posso vacillare.
    Emilia continua a ridere «Non ci credo» Adesso i suoi occhi sono terribilmente seri. Mi siedo ho bisogno che mi ascolti e che mi capisca.
    «Credo di essermi innamorato di te quando a 6 anni hai deciso che ero il tuo migliore amico, non avevo mai conosciuto nessuno così cocciuto e testardo come te, in più eri una bambina e io odiavo le bambine, mentre tu eri così maschiaccio da farmi sentire a mio agio. Ho capito che quello che provavo per te era amore quando ti ho baciato quella sera alla baita, è stata l’emozione più forte che io abbia mai provato, beh prima dell’altra sera si intende. La prima volta che ho fatto sesso con una ragazza ho pensato a te ed ero euforico ed eccitato perché volevo rifarlo con te, quell’anno non avevo pensato ad altro che a rivederti» i suoi occhi sono diffidenti, ma umidi, sta ricollegando gli eventi e adesso anche per me è difficile parlarne «Quel Natale, il mio regalo doveva essere un altro, non volevo che Karl e Derek, non volevo» la vedo sussultare, non piange ma so che la sto ferendo «Loro, io… Ho sbagliato e mi sono incazzato talmente tanto con loro, non ho avuto il coraggio di essere uomo allora e non lo avuto nemmeno dopo… All’Università mi hai fatto impazzire, ti cercavo ovunque, ricordi quando ti sei fatta mora? Un inferno!» adesso sorride «Non riuscivo mai a trovarti, mentre i tuoi capelli, i tuoi magnifici capelli li ho sempre notati a colpo d’occhio» mi avvicino a lei ma si scosta «Principessa…» «Non chiamarmi così…Non sono… Non sono la tua principessa» sta per crollare è il momento giusto per fare quello che sento di dovere da troppo tempo «Emilia guardami negli occhi» le prendo le mani, si lascia toccare finalmente «Emilia, ti amo da sempre, l’ho capito solo ora, ti amo e non avrò mai abbastanza tempo per dirtelo o per farmi perdonare, ma almeno permettimi di starti accanto» le lacrime scendono copiose sul suo volto «Io vivo qui…» le sorrido «Per te andrei anche in capo al mondo che vuoi che sia una città uggiosa e caotica?» il suo sorriso si allarga «Tu mi ami?».
    Le afferro il volto perché voglio che mi guardi davvero bene mentre glielo ripeto per l’ennesima volta «Ti amo con tutto quello che comporta, con tutto me stesso, da sempre e per sempre».

    ------------------------------------------

    3 anni dopo

    EMILIA

    Mi tremano le gambe al pensiero di entrare nuovamente in quella casa. La prima volta che ho rimesso piede nella baita ci ha pensato Jamie a cancellare tutti i brutti ricordi che popolavano la mia mente. Adesso quando entro non riesco a non pensare a tutte le cose sconce che mi ha fatto, ovunque e dovunque.
    Anche nel divano dove in questo momento mio padre discute con Victor poveri loro.
    «Tesoro sei una favola» Funny mi avvolge in uno dei suoi grandi abbracci, mi ricorda talmente tanto Jamie che vorrei baciarla, non lo vedo da una settimana, uno strazio.
    «Serve qualcosa di blu!» Shannon spunta fuori con una giarrettiera di un blu elettrico che alla sola vista mi acceca, è oscena e talmente da Shannon da addolcirmi. Mia madre nel frattempo ha preso qualcosa di vecchio ovvero la spilla della nonna, mentre il vestito è il qualcosa di nuovo.
    «Il tuo J rimarrà incantato» lo spero proprio. Non me lo immagino mentre scappa dal matrimonio che abbiamo allestito nella baita.
    L’entusiasmo che i miei e i Sumners hanno mostrato alla notizia del nostro matrimonio è stato esagerato, così come le risorse che hanno impiegato. Per fortuna che Londra è lontana, non vedo l’ora di tornare a casa nostra con mio marito.
    Jamie mi aspetta davanti all’altare, vedo che scalpita, sta ancora parlando con Thomas il suo testimone quando si accorge della mia presenza. La marcia inizia e io quasi desidero che vada più veloce, non riesco a tenere il passo, per fortuna ci pensa Jamie a salvare la situazione e mi viene incontro. Lo so di solito bisogna aspettare con pazienza, ma la pazienza non è la caratteristica che contraddistingue il mio uomo.
    «Sei bellissima» mi sussurra, prova a baciarmi, ma il richiamo del parroco ci ridesta. Sentiamo gli invitati ridere, mentre mio padre imbarazzato mi affida nelle mani di Jamie. Quelle grandi mani forti che mi hanno accompagnato negli ultimi tre anni e che lo faranno per tutta la vita.


    THE END

    Edited by MartaSélavy - 7/5/2017, 23:16
     
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    😍😍😍😍😍 mi sono innamorata di questa storia *_*
     
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    Davvero bellissima. Scritta in modo fluido, facile da seguire nell'intreccio oscillante tra passato e presente. Diretto e coinvolgente. Sara' anche che amo la neve (meno le bufere*_*) il te e scrivere per cui simpatizzo al 100% con la protagonista Emilia ... anche Jamie è un personaggio sano, di quelli che vorresti incontrare , non finto e plastificato da copertina e nemmeno disturbato da complessi edipici e maniacalità ... A costo di suonare noiosa ribadisco ,davvero una bella storia .*_* :2aqY26u:
     
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    Molto carina :859i.gif: :859i.gif: :859i.gif: :859i.gif: :859i.gif: :859i.gif: :859i.gif:
    credo sia impossibile non ritrovare in Emilia qualcosa di noi, con le sue paure, i suoi complessi e le sue reazioni esagerate.
    E' carino intuirne anche l'evoluzione, la maturazione nei comportamenti. E J invece è sempre il solito coglione.. per fortuna alla fine riesce a rinsavire un pò! :D
    Brava!
     
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    Marta, ogni volta le storie che mi fai leggere mi catturano!! Sai quello che penso, te lo avrò detto tante di quelle volte che avrai la nausea xD ma, anche stavolta, non posso fare a meno di avere un debole per i personaggi di Emilia e Jamie, per il loro battibeccare e per questa sorta di attrazione che fa salire il termometro a terperature bollenti. Qui vorremmo un po' tutte essere Emilia *-* e non si può non stare dalla sua parte. I dialoghi sono divertenti e strappano il sorriso. Appena ho letto "il piccolo James" sono scoppiata a ridere XD Bravissima!
     
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    Un unica frase per definirla...Una storia d'amore mozzafiato...io sono una romanticona e adoro il lieto fine, mi piace leggere un po' di tutto ma questa storia mi ha davvero colpita dall'inizio fino alla fine tutto il racconto ti trascina fra eventi ricordi ed emozioni, un susseguirsi di attimi che fanno comprendere appieno i sentimenti dei protagonisti e che l'evolversi di un amore non è sempre semplice.
     
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    Ajisai
    Storia davvero ben costruita, personaggi accattivanti che ti prendono subito. Mi è piaciuta un sacco :ct6.gif:
    L'uso della prima persona mi fa sentire più vicini i protagonisti, mentre l'alternarsi dei punti di vista aiuta a capire meglio i sentimenti dei due
    Grande la faccenda del "piccolo James" :7mq.gif:
     
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    Hasu
    Grazie mille a tutte ragazze davvero 😍😍 è la prima volta che scrivo e "pubblico" qualcosa e leggere i vostri commenti mi rende davvero felice:) grazie 😊😊
     
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  9. silverwillow
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    Premetto che non vado matta per le storie d'amore,ma siccome anche a me piace scrivere ero curiosa quando ho visto del contest.Mi è piaciuta la tua storia,soprattutto l'inizio perché sei riuscita con poche frasi a dare subito un'idea della protagonista e dell'ambiente.Mi piace anche l'idea del doppio punto di vista,che rende più chiaro il rapporto tra i due protagonisti.Insomma,con pochi elementi sei riuscita a ricavare una storia interessante e credibile e mi piace molto anche il tuo stile di scrittura,scorrevole ma non banale :jPtvWnS:
     
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    Ajisai
    Bellissima questa storia!!!
     
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