La tua vita mi renderà libero

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    La tua vita mi renderà libero



    Praga, 1790.
    Un alito di vento sussurra instancabile tra le fessure di un finestra rotta e la pioggia cade copiosa lungo le strade, tintinna sul ferro delle grondaie e fa da sottofondo a un doloroso silenzio. Dal vicolo, la luce di un lampione a petrolio filtra nella piccola e logora stanzetta, illuminandola fievolmente. I freddi rivoli d'acqua scivolano lungo i vetri rovinati dal tempo, si infrangono sul davanzale in minuscoli schizzi e brillano come fossero stelle.

    Sul vecchio tavolinetto sorretto da un mattone, la fiamma di una candela oscilla con dolcezza. È un leggero spiffero d'aria a incoraggiarla a compiere una danza armoniosa e la mia mente la esalta al punto da alleviare un po' il tormento che ho dentro.

    Un dolore acuto mi stringe l'addome e mi mozza il respiro mentre, rannicchiato su un materasso consumato, cerco di sfuggire al freddo e alla morte. Eppure sento la vita scivolare via, affievolirsi sotto il cantilenante picchiettio delle gocce, che cadono sulle case dai tetti spioventi. Desidero far vagare la mia anima tra le torbide acque della mia esistenza, finché l'impetuosità di un'onda non mi trascini via come un relitto nel profondo dei suoi abissi.

    Il sangue sgorga dalla profonda ferita sul fianco e mi impregna le narici di un odore pungente. Ha il sapore della ruggine, è viscido, appiccicoso e inzuppa l'unica camicia sbrindellata che posseggo. Non ho più un timido focolare in cui rintanarmi dopo una lunga giornata di lavoro. Non ho nessuno a cui affidare le mie pene e in cui riporre il mio sollievo. La mia fine è dettata dalle scelte stolte, dalla superbia e dall'arroganza, dall'aver voluto spezzare ogni legame con il passato, quello stesso passato che rimpiango di aver perso e che avrebbe potuto sottrarmi a tutti i peccati che ho commesso.

    La porta si apre scricchiolando debolmente e l'esile figura di un gatto nero appare davanti ai miei occhi stanchi. Sicuro di sé e senza timore, avanza lasciando piccole impronte bagnate sul sudicio pavimento in legno, per poi eseguire un agile salto e accomodarsi sulla sedia vicino al letto. Totalmente incurante della mia presenza, lo osservo leccarsi una zampa, fino a quando le palpebre cedono esauste, lasciandomi sul volto un sorriso rassegnato.

    Con cautela riapro gli occhi, avvertendo distintamente la sua presenza: «Ti stavo aspettando. Credevo non saresti più venuta».

    Una giovane donna dalla lunga chioma corvina e la pelle candida, siede composta accanto a me. Indossa una veste nera che le scopre le spalle e porta addosso il profumo dell'eternità.
    «Sei ferito. Com'è successo?»

    «Tu sai com'è successo ed è per questo che sei qui.»

    «Hai paura di me?»

    «Hai mai incontrato qualcuno che non ne avesse?»

    «No, mai. Gli umani mi temono perché non mi conoscono. Ma io non sono crudele, né insensibile al vostro dolore. Sono solamente la fine di qualcosa e l'inizio di qualcos'altro.»

    «Essere totalmente padroni della nostra esistenza ci spinge a voler scoprire cosa ci aspetta. Tu per noi sei l'ignoto ed è l'ignoto a spaventarci.»

    «Il fatto stesso di non poter svelare ciò che vi attente, mi rende orribile ai vostri occhi. Nel corso della vita siete sfrontati, ma quando mi sentite arrivare il vostro volto muta inesorabilmente. Mi pregate di concedervi altro tempo e non riuscite a capire che io sono solo un soldato che esegue un ordine e non ho alcun potere sul vostro destino.»

    «È vero, celiamo la nostra paura dietro maschere sprezzanti e inganniamo noi stessi credendo di poterti vincere, ma alla fine giungi sempre a farci visita.»

    «Ogni cosa ha bisogno di nascere e di vedere la sua conclusione. È il ciclo della vita e di tutto l'universo. Non solo gli esseri viventi seguono questo percorso obbligato, ma anche l'intero cosmo è dettato da leggi assolute.»

    Restiamo in silenzio per un attimo che sembra infinito. Il suo sguardo è carezzevole e accompagna il mio respiro affannoso. «Com'è essere te?»

    «Difficile, Matthew, poiché vivo un'esistenza emarginata. Come puoi ben immaginare, niente e nessuno vorrebbe avere a che fare con me.»
    Sentirle pronunciare il mio nome mi fa sussultare. La sua voce è gradevole, rassicurante e non è affatto come me la immaginavo.

    «Da quanto tempo esisti?»

    «In un certo senso, ci sono sempre stata.»

    Mi sorride amabile, come se in qualche modo volesse portare conforto all'enorme colpa e solitudine che albergano in me.
    «Lo senti, non è vero?»

    «Sì, percepisco il tuo dolore, ma non è causato dalla ferita che ti è stata inferta. È dato dal rimorso che hai cucito sul tuo cuore e che ti accompagna in ogni istante di vita. In ogni tuo sospiro.»

    «Se potessi tornare indietro cambierei tutto quanto.»

    «Non l'abbandoneresti?»

    «Mai. Né la lascerei morire da sola.»

    «Perché sei fuggito?»

    «Perché ero troppo giovane, presuntuoso, ambizioso. Credevo che la sua malattia potesse essere un ostacolo alla mia ascesa, ma in realtà non volevo ammettere a me stesso che avevo tanta paura di affrontare la sua fine. Ora sto pagando per le azioni meschine che ho commesso e sto morendo da solo come un cane.»

    «Credi davvero che sia morta?»

    «È impossibile che sia sopravvissuta. Tuttavia, ti lascerei la mia anima in questo preciso istante, se potessi anche solo credere che ce l'abbia fatta.»

    La donna dalla carnagione nivea e gli occhi profondamente neri, tende le mani per afferrare le mie. La sua pelle è calda, diversamente da quello che avrei potuto pensare osservandola.

    «Matthew, dimmi, cosa vedi?»
    Un'immagine sfocata si delinea poco a poco, fino a evidenziare i contorni nitidi di un volto familiare.

    «Vedo lei! Vedo Julie!», esclamo sorpreso, con il poco fiato che mi è rimasto in corpo. La guardo camminare a piedi nudi su una sponda della Moldava. L'erba bagnata le solletica le caviglie e lei inspira a pieni polmoni l'aria di primavera, che profuma di alberi di lillà in fiore. Sembra felice e soprattutto è viva!
    «Chi è quel bambino?»

    «Suo figlio.»

    "Suo figlio..."

    «Grazie.»

    «Per cosa?»

    «Per non avermi strappato la vita senza prima donarmi almeno una speranza.»

    La donna sorride e appoggia la mano sui miei occhi, invitandomi a chiuderli.
    Respiro profondamente e la disperazione si dissolve, dissipata come il vento che dirada le nuvole dal cielo e lascia trasparire tutto il suo limpido colore celeste, puro e abbagliante.
    Ora riesco a vederla, bella e in salute nel suo splendido vestito bianco; la mia giovane sposa.

    "Matthew, che fai lì impalato?" Sorride piena di vita e il sole la bacia, regalandole irresistibili lentiggini sul viso. Corro e la prendo tra le braccia. Sento il suo profumo, il suo respiro delicato. Dio, come ho fatto a lasciarti?

    "Mi perdonerai mai?"

    "Ti ho già perdonato, Matthew." Ride e cerca di liberarsi, ma io continuo a stringerla forte.

    "Mi dispiace. Per tutto quanto."

    Una lacrima scorre sul mio viso.
    «Ora sono felice e non ho più paura», sussurro debolmente, ma le mie orecchie odono solo il silenzio, le mani non percepiscono più alcun tocco e il battito del mio cuore si ferma.

    Fine

     
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    Molto bella!!! Mi sono immersa completamente in questa storia e ho trovato rassicurante e affettuosa la rappresentazione della morte! <3 😢
     
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    The boy saw the comet and he felt as though his life had meaning. And when it went away, he waited his entire life for it to come back to him.
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    Mi piace che ogni cosa che scrivi è avvolta dalla dolcezza e si sente, sempre <3
    La Morte, poi, non è mai stata così bella.
     
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    Bellissimo racconto dove la signora con la falce,una volta smesso i panni della mietitrice, mostra il suo aspetto umano e di portatrice di Sollievo e Consolazione. Un rapporto intimo possibile solo nell' abbandono e nella resa della ragione ...grazie Shion*
     
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    Grazie a tutte, ragazze 💞
     
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    Molto coinvolgente ed emozionante😍 Bellissima!!
     
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    Triste e bella allo stesso tempo 😭🥰
     
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    Molto bella!!! Un racconto commovente e mi è piaciuta molto la rappresentazione della morte❤️❤️❤️
     
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    [QUOTE=Akira-kun,16/7/2020, 16:19 ?t=6201466&st=0#entry25644959]
    Bellissimo racconto dove la signora con la falce,una volta smesso i panni della mietitrice, mostra il suo aspetto umano e di portatrice di Sollievo e Consolazione. Un rapporto intimo possibile solo nell' abbandono e nella resa della ragione ...grazie Shion*
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    Non potrei dirlo meglio.
    :z2i.gif:
    è molto toccante; mi ha lasciato una sensazione di pace.
    Chiedo scusa se non ho commentato subito ma non riuscivo a trovare le parole per esprimere la sensazione che mi aveva lasciato, o meglio le avevo lette tra i commenti già espressi.
    Complimenti

    Edited by Sara Zedda1 - 1/8/2020, 11:55
     
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