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[ Titolo: Il suo profumo; Autrice: Paola, alias Ninielmys]
Era un profumo, quel profumo, il suo preferito, che, con dolcezza, le sfiorò i sensi, svegliandola dal torpore del sonno. Istintivamente sorrise, beandosi per qualche istante di quella sensazione. Era come il piacere di essere ascoltati e capiti, confortevole quanto una carezza dopo un litigio.
Con un sospiro, socchiuse gli occhi, crogiolandosi tra il sonno e la veglia, ridacchiando sommessamente sotto le coperte quando vide il viso di lui steso accanto al suo. Allora era davvero lì con lei! Decise di godersi quel sogno fino alla fine e, tirandosi la coperta fin sotto il naso, rimase ad osservare il suo viso addormentato in silenzio, resistendo alla tentazione di sfiorarlo.
- Hiyori… Non ti tirare tutte le coperte. Ho freddo!
Hiyori sgranò gli occhi, smettendo all’improvviso di sorridere. Il suo sogno aveva parlato? Non ne aveva mai fatto uno così vivido. Seppur stupita, continuò a rimanere immobile e a guardarlo con curiosità.
- Allora, Hiyori? Lasciami un po’ di coperte!- disse ancora lui, aprendo infine gli occhi e rivelando il loro colore, azzurro come il cielo.
Hiyori storse la bocca, leggermente risentita da quella situazione e, lentamente, allungò una mano con l’indice teso per sfiorare quel sogno e farlo finalmente svanire, come una bolla di sapone. Ma, quando toccò la pelle del suo viso, non accadde nulla. Premette l’indice contro lo zigomo di lui più e più volte, ma quegli occhi azzurri proprio non ne volevano sapere di sparire. – Hiyori si può sapere che stai facendo?
Hiyori s’immobilizzò, sconcertata, mentre la consapevolezza che quello non fosse un sogno si fece largo nella sua testa. Urlò spaventata e lo spinse con tutte le sue forze fuori dal letto, tempestandolo di pugni sulla testa e sul petto.
- Che diavolo ci fai qui, Yato?! Va' subito fuori!
Yato si massaggiò la testa con aria dolorante, rabbrividendo di freddo al contatto con il pavimento.
- Ma tu guarda… Ma perché ti arrabbi tanto?- borbottò lui, mettendosi a sedere a gambe incrociate.
- T…tu sei entrato in camera mia e ti sei infilato nel letto mentre dormivo!
- E allora? Non te la sei presa tanto quando l’ha fatto Yukine!
- Lui è solo un bambino innocente!
- Innocente?! Tsk! È un piccolo depravato!
- Qui l’unico pervertito sei tu, Yato!- gridò Hiyori, sentendosi arrossire fino alle orecchie.
Imbarazzata, strinse le ginocchia al petto e si avvolse nel piumone. Osservò per qualche istante Yato, che pareva più pallido e stanco del solito. Guardava fuori dalla finestra, con lo sguardo perso nel nulla, mentre stringeva le labbra in una smorfia triste, come se stesse lottando per trattenere le lacrime. Era accaduto sicuramente qualcosa.
- Comunque… perché sei qui? È successo qualcosa?- gli domandò alla fine, con un sospiro. Era inutile. Perdeva sempre contro di lui.
- Non riuscivo a dormire.
- Perché? Brutti sogni?
Yato si alzò in piedi e camminò verso la finestra. – Quel tirchio di Daikoku mi fa dormire sul pavimento! Abbiamo solo un futon ma Yukine si rifiuta di dormire con me- piagnucolò, mentre guardava il cielo scuro.
- È per questo che ti sei intrufolato qui?! Se vuoi un letto, trova un lavoro e compratene uno!
Yato si poggiò con le spalle contro la finestra e la guardò con una strana espressione sul viso. – Hai ragione Hiyori. Credo proprio che dovrei farlo.
Hiyori si bloccò di colpo, sbigottita. Che cosa stava succedendo? Era davvero Yato a parlare in quel modo? E perché aveva quello sguardo così triste in volto? Un brivido di paura le percorse la schiena. Non voleva. Non voleva vederlo in quel modo.
- Yato… Parlami Yato. Cos'è successo?
- Ho fatto un incubo orribile- mormorò alla fine lui, dopo aver esitato a lungo. – Credo sia perché ho paura. Ho paura di perdere Yukine, temo che gli possa succedere qualcosa. Dopo tutto quello che ha passato, non sopporterei che qualcuno possa ferirlo ancora.
- Ancora?- sussurrò Hiyori.
- Lui… ha sofferto molto quando era in vita. Ora vorrei solo dargli la serenità che merita.
- Ma tu, Yato, gli sei sempre vicino. Proprio come un padre, lo segui sempre con lo sguardo e non lo abbandoni mai. Sono convinta che Yukine lo apprezzi molto. Lui ti è completamente fedele, Yato.
Lo guardò sorridente, cercando di tirargli su il morale. Avrebbe voluto abbracciarlo e dirgli che andava tutto bene, ma temeva di recargli un fastidio. Non voleva che arrivasse ad odiarla.
- A volte penso che dovrei semplicemente scomparire. Dio della fortuna? È solo una sciocchezza! Io sono il dio della calamità e della guerra! Sono nato per questo e non posso cambiarlo, anche se m'impegno tanto. Un dio così, che porta solo dolore e tristezza, non dovrebbe esistere. Persino tu, Hiyori... Da quando mi conosci, non ti procuro altro che guai. Dovrei lasciarti andare, allontanarmi per sempre da te, fare in modo che tu possa dimenticarmi. Ma, oltre che un dio mediocre, sono anche un codardo. Non avrei mai il coraggio di fare una cosa simile. Sono proprio pietoso, non è vero?- le domandò sommessamente, sorridendole con amarezza.
- Yato, questo ragionamento è da egoisti- ribatté lei con severità, guardandolo con decisione. – Pensi davvero che scomparire sia la soluzione a tutti i problemi? Non sei più solo! Hai Yukine e ti devi occupare di lui, non lo puoi e non lo devi abbandonare! Sei tu che decidi del tuo destino e tu solo puoi dire a te stesso cosa sei o non sei in grado di fare. In passato hai commesso degli errori, ma devi continuare a vivere proprio per cercare di rimediare ad essi. Sarebbe troppo facile scomparire, come di tu. E, quanto a me, ti ho già detto che, fin quando non risolvi il mio problema, non ho alcuna intenzione di allontanarmi da te! Ti prego di non prendere decisioni che mi riguardano al posto mio. Continua a vivere Yato, per poter essere orgoglioso di ciò che sei e ciò che fai e vedrai che, ben presto, in molti impareranno a conoscerti come un dio che ha portato loro la felicità. Hai capito Yato? Quindi tirati su e torna subito da Yukine, che ti sta sicuramente aspettando!
Yato la osservò a lungo in silenzio, arrossendo sempre di più, e, lentamente, riempì il vuoto che li divideva avvicinandosi al letto sul quale era seduta e guardandola con quei suoi occhi azzurri e profondi, che tradivano la vera natura dei suoi anni. Vedendoselo improvvisamente vicino, Hiyori arrossì a sua volta, incapace tuttavia di allontanarsi o di fare alcunché.
- Hiyori… perché? Perché ti affanni tanto per me? Perché sembri tenerci così tanto?
- E…ecco io….
Ma non riuscì a finire la frase. Yato si piegò su di lei, poggiando la fronte sulla sua spalla sinistra, con un sospiro colmo di stanchezza. – Solo qualche minuto, Hiyori. Fammi stare così solo per qualche istante.
Sembrava davvero stremato. La sua pelle era fredda e il respiro molto lento. Da quanto tempo non riposava adeguatamente? Hiyori rilassò le spalle e guardò la sua nuca con un sorriso. – Quanto vuoi, Yato. Riposati pure.
Era così vicino che il suo odore, quello che lei amava tanto, era più forte che mai. La inebriava, facendole perdere la testa. Ma perché? Perché aveva un così buon profumo?
Hiyori socchiuse gli occhi e voltò la testa, sfiorandogli i capelli con la punta del naso. Quasi inconsciamente, allungò una mano, per immergerla in quei ciuffi disordinati, sorprendendosi per quanto fossero morbidi, e prese ad accarezzargli la nuca con dolcezza. Sgranò gli occhi quando si rese conto di ciò che stesse facendo e, dandosi della stupida, cercò di ritirare subito la mano con vergogna ma, prima che potesse farlo, Yato la afferrò riportandosela lì dove stava prima. Girò appena il viso per poterla guardare negli occhi, con sguardo serio e profondo, a dividerli solo lo spazio di un respiro.
- Continua Hiyori. Nessuno mi aveva carezzato così prima d’ora. È sorprendentemente piacevole- ridacchiò lui, con la guancia premuta contro la sua spalla.
- Sei proprio un pervertito, Yato!
- Si, si… Hai decisamente ragione…
Chiuse di nuovo gli occhi e il suo peso si fece improvvisamente intollerabile. Hiyori si sentì schiacciare, finendo stesa sul letto con Yato steso su di lei, profondamente addormentato. Avrebbe voluto arrabbiarsi e scrollarselo di dosso, invece, sorrise divertita e lo abbracciò con calore, continuando a carezzargli la nuca come le aveva chiesto.
La cosa giusta da fare sarebbe stato rimproverarlo e rimandarlo a casa, ma, per il momento, decise di lasciarlo riposare. Lontano da tutti e tutti. Solo con lei. Per qualche istante, avrebbe permesso a se stessa di tenerlo tutto per sé, di immergersi nel suo profumo meraviglioso e non pensare a nient’altro.
Perché lui era decisamente un pervertito.
Ma era anche suo adorato pervertito preferito.
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Adoro scrivere e adoro Noragami... Mi sono divertita a unire le due cose ^^ Contentissima che ti sia piaciuta 
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Leggendo ciò che hai scritto sono proprio riuscita a immaginarmeli, brava 
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