Pure Blooded

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  1. Lee-chan
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    *tosseggia* Ci ho meso più o meno tre giorni a fare sto capitolo...=___= non perchè fosse difficile o cosa...ma perchè mi mancava sempre il tempo...T.T
    Ora finalmente che l'ho finito...lo posso postare nel forum..xD *esulta*
    Detto questo, prima di iniziare devo dire alcune cose, primo: Il titolo non è proprio definitivo...*odio trovare un titolo alle mie FF non so mai se vada bene o meno...T.T*
    Secondo è una Fan Fic ambientata nel mondo di Harry Potter, quindi...
    Parodia di: Harry Potter
    Tipo: Fan Fiction
    Paring: Severus/Demetra [personaggio inventato]
    AttenZioNe: presto o tardi questa FF avrà delle scene abbastanza spinte *O ALMENO CREDO, DEVO ANCORA DECIDERE...U__U* *voi siete stati avvisati...U.U*

    Scelte Difficili:



    La ragazza stava distesa sul prato, vicino la riva di un ruscello.
    I capelli lunghi, ricci e castani galleggiavano in parte sulla superfice dell'acqua e in parte le coprivano il busto nudo. Gli occhi di un incredibile verde smeraldo fissavano il muoversi delle nuvole nel cielo.
    Un braccio era completamente immerso nell'acqua, l'altro invece tamburellava sulla pancia a un ritmo di musica che solo lei udiva. Le gambe e i piedi erano sporchi di terra, fango ed erba. L'unico indumento che la copriva erano cortissimi pantaloncini blu, anch'essi sporchi.
    Si girò su un fianco, il movimento le fece scostare i capelli dal petto, così da scoprirle un seno, era piccolo, sodo e ben formato. La sua pelle era abbronzata, di un marroncino chiaro, ma con il riflesso del sole a volte poteva sembrare dorata.
    Appoggiò il gomito al terreno e con la mano sostenne la testa.
    Affacciò il viso verso il ruscello, ne poteva vedere il fondo, sassi di svariate dimensioni, beige, bianchi e grigi, pesci rossi e arancioni di pochi centimetri correvano veloci in ogni direzione. L'acqua era limpida.
    Con il braccio libero accarezzò la superficie dell'acqua creando delle spirali sempre più grandi. Chiuse gli occhi e inspirò a pieni polmoni. Schiuse le labbra e da esse uscì una melodia ancestrale.
    Le parole erano cantate in una lingua straniera ed erano note basse, lievi e dolci.
    La ragazza si sdraiò nuovamente a pancia in su con le braccia spalancate. Tutto attorno a lei iniziò a danzare, l'acqua che prima aveva sfiorato con mano, ora lievitava attorno a lei seguendo il ritmo di quella musica arcana e anche gli animali, le foglie, il vento, l'erba e tutto ciò che le stava attorno sembrava rapito da quella melodia.
    E più il tempo passava, più la sua voce si affievoliva e la magia sembrava svanire. E nel momento in cui lei si lasciò cullare teneramente tra le braccia di morfeo tutto tornò alla normalità.


    Mi svegliai alle prime luci dell'alba. Mi sentivo calma e rilassata, avevo dormito divinamente e questo mi faceva sentire bene. Mi strofinai gli occhi e mi voltai verso il ruscello. Il mio riflesso mi fissava con bellissimi occhi verdi, adoravo il colore dei miei occhi, mi ricordava quello di mia madre, e le labbra, carnose e rosee come quelle di mio padre. Il resto del viso era tutto mio.
    Allungai le mani verso l'acqua e ne raccolsi un pò per sciaquarmi il volto. Sistemai anche delle ciocche di alcuni capelli ribelli, poi però, quando mi guardai le gambe, completamente sporche, decisi di farmi un bel bagno.
    Mi tolsi i pantaloncini e li lanciai vicino al top nero che indossavo raramente. Non sopportavo il contatto con della stoffa, preferivo quello con la natura.
    Completamente nuda mi avviai verso il fiume dove mi immersi completamente. L'acqua inizialmente era fresca ma poi ci feci l'abitudine e col tempo mi sembrò addirittura calda.
    Mi lavai per bene nelle parti dove ero più sporca, le gambe, e poi dedicai parecchi minuti ai miei capelli. Sfortunatamente per me, ero riccia il che significava che facevo una fatica bestiale per tenerli curati e al loro posto.
    Uscii dall'acqua dopo tre ore e la mia pelle era ancora liscia come la seta, era uno degli aspetti positivi di detenere il potere dell'acqua.
    Presi i pantaloncini e li buttai nel ruscello, mi ero appena lavata e non volevo indossare qualcosa di sporco.
    Per asciugarmi meglio mi sdraiai su una roccia poco più in la. Il sole m'infondeva un calore incredibile e la mia pelle sembrava brillare grazie a quel tepore.
    Mi ranicchiai un pò e, senza accorgermene mi addormentai nuovamente.
    Mi svegliai dopo una mezz'oretta, raccolsi i pantaloncini ormai puliti e li indossai, controvoglia misi anche il top nero.
    Stavo prendendo il sole quando sentii il bubolare di un gufo, mi voltai nella direzione da cui avevo sentito il verso.
    Non mi stupii molto, quella era la terza lettera che mi arrivava in un mese. A quanto pare il preside Albus Silente mi voleva davvero in quella scuola.
    Quando il gufo mi arrivò vicino, allungai un braccio e lo feci appoggiare sulla mia spalla, presi la lettere che teneva nel becco e la aprii.
    La scrittura era sempre la stessa, elegante ma quasi illeggibile. Anche ciò che vi era scritto era simile alle altre lettere ricevute.
    L'unica cosa differente era che a fine lettere vi era scritto:
    « Ps: riceverai visita della professoressa Mcgranitt al più presto.
    Distinti saluti Albus Silente.»
    Finito di leggere sentii un fragoroso: « Crack »
    Mi voltai di scatto, e in piedi dinanzi a me c'era una donna. Era parecchio alta e magra, i capelli, nero corvino, erano raccolti da una crocchia e nascosti dal cappello a punta. Gli occhi erano di un color verde spento e portava degli occhiali dalle lenti squadrate. Indossava un abito lungo, nero e sobrio.
    Capii chi era non appena la vidi, mia madre mi aveva parlato di tutti gli insegnanti di Hogwarts, e lei era una di questi, più precisamente quella di trasfigurazione.
    La Professoressa Minerva McGranitt.
    La salutai con un cenno del capo e le sorrisi.
    « Non pensavo sarebbe venuta a farmi visita così presto Minerva » la chiamai per nome, dopotutto, non era mica la mia insegnante.
    Mi sorrise e la sua espressione era gentile.
    « Bè, piacere di conoscerla » dissi io, e le strinsi la mano.
    Prima che lei aprisse bocca, continuai:
    « Allora, come mai il Albus sta volta ha mandato addirittura un insegnante per convincermi ad entrare ad Hogwarts? »
    La sua espressione diventò un pò più seria.
    « Sono venuta io di persona perchè sta volta i suoi genitori hanno insistito molto. Ha già saltato 5 anni di scuola, e credo che ora lei sia abbastanza matura da capire che venire da noi sarebbe la scelta migliore. »
    Haimè, aveva ragione. Avevo 17 anni ormai, e non avevo frequentato nessuna scuola. Me n'ero andata di casa a 16 anni, non che mi non mi trovassi bene con i miei genitori, tutt'altro, ma avevo bisogno di essere libera, di vivere davvero.
    Bè, lo avevo fatto per un anno intero ed ero sempre stata grata a mio padre e a mia madre di avermi lasciato scegliere. Ora, per loro, ero disposta ad andare a scuola, se era davvero ciò che desideravano.
    « Veramente i miei genitori vorrebbero che frequentassi Hogwarts? » chiesi con un pò di riluttanza.
    La McGranitt mi fissò per qualche istante, poi con tono deciso e sicuro affermò:
    « Si. »

    Quella stessa sera tornai a casa, nella villa dei miei genitori.
    Il loro sorriso, il loro abbraccio mi erano mancati profondamente.
    Con mio stupore mi ritrovai a fissare mia madre per parecchi minuti, non era cambiata affatto, e vederla così felice mi fece venire un tuffo al cuore.
    Mi avvicinai a lei e appoggiai la testa sul suo grembo. Inspirai il suo profumo, dolce e soave come un tempo. Mi lascia avvolgere dalle sue carezze e pian pianino, mi addormentai.

    « Allora Demetra, sicura di voler andare? » mi chiese mio padre.
    « Si papà. Te l'ho già ripetuto un sacco di volte, ci voglio andare. »
    « E non ci vai solo perchè te lo abbiamo chiesto noi vero? »
    « No » mentii « stai tranquillo, davvero. Ci vado perchè voglio andarci » gli sorrisi sinceramente, e a quel punto mio padre mi prese fra le braccia mi alzò di peso e mi fece roteare su me stessa.
    Quando mi riappoggiò a terra scoppiai a ridere. Avevo 17 anni, ero magra ma abbastanza alta e mio padre continuava a prendermi in braccio con una facilità incredibile, ogni volta me ne stupivo.
    I miei genitori mi accompagnarono fino a Londra e mi lasciarono a Diagon Alley, da cui avevamo accesso grazie al pub: « Il Paiolo Magico ».
    Mi avevano semplicemente dato una lista di ciò che dovevo comprare e nient'altro mi avevano detto che, se veramente volevo andare ad Hogwarts dovevo fare le spese per conto mio.
    Li salutai e li abbracciai, poi, con espressione triste e affranta mi avviai per le vie di Diagon Alley.

    Continua....


    Lasciate pure tanti commentuzzoli...*A* Non mi lamento mica...xD

    Edited by Lee-chan - 9/7/2009, 12:20
     
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  2. angelaproffi
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    wow lee-chan :*w*: proprio caruccio! sono molto curiosa di leggere il seguito!
     
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  3. Lee-chan
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    Sono contenta che almeno a qualcuno sia piaciuta la mia FF...^^ *esulta*

    Capitolo 2

    Preparativi:



    Le vie di Diagon Alley erano gremite di gente. Quello era il luogo perfetto per fare acquisti di ogni genere.
    La ragazza camminava velocemente tra i maghi cercando di non scontrarsi con qualcuno. Cercava di passare il più inosservata possibile, ma il suo abbigliamento glielo impediva, non perchè fosse appariscente, ma perchè era quasi del tutto inesistente.
    Demetra infatti indossava una camicia verde, che le metteva in risalto gli occhi, abbastanza corta, le arrivava qualche centimetro più in giù della vita, con colletto alla coreana, nel fondo aveva delle decorazioni fatte con del filo dorato e i bottoni erano piccoli e bianchi.
    I pantaloni, a vita bassa erano in jeans, e le arrivavano fino a metà coscia.
    Era autunno, eppure lei, non sentiva il freddo.
    I maghi che le passavano accanto, dapprima le mostravano un'espressione quasi indignata, poi quando la guardavano bene in viso e capivano chi era, si ricomponevano, le sorridevano e le facevano un mezzo inchino.
    Demetra non sopportava chi le faceva buon viso solo grazie al suo cognome, ma salutava comunque, per buona educazione.
    Guardò la lista che aveva in mano. La sua prima tappa era: «Il Ghirigoro», lì avrebbe potuto comprare i libri che le servivano per andare ad Hogwarts.
    Guardò le insegne dei negozi cercando quella giusta. Finalmente, dopo aver girato in parecchie vie, la trovò.


    Aprii la porta, e ne oltrepassai la soglia per entrare nel negozio.
    Mi accorsi fin da subito che c'era un qualche evento speciale, perchè il negozio era stracolmo di persone specialmente di donne.
    Capii dopo svariati minuti il motivo di quella strana atmosfera frenetica e eccitata che mi alleggiava attorno.
    E quel motivo aveva un nome: «Gilderoy Allock». Un mago e uno scrittore che aveva realizzato imprese eroiche, e aveva addirittura vinto il premio: «Il Sorriso più Seducente» del settimanale delle streghe.
    Mi ritrovai a scrutarlo. I capelli erano biondi ed ondulati, gli occhi erano di un blu luminoso e mi ricordavano il colore del cielo di notte.
    Indossava una giacca celeste intonata ai pantaloni, sotto aveva una camicia in satin bianco e un gilet verde ricamato con fili d'argento, portava inoltre un foulard in seta blu legata accuratamente al collo.
    Mi voltai dall'altra parte, stupita di quanta gente stupida ci fosse al mondo.
    Mi avviai verso il bancone e feci i miei acquisti. Presi tutti i libri che mi occorrevano, e fui servita benissimo dal proprietario.
    Stavo uscendo dal negozio, quando notai un piccolo battibecco.
    Riconobbi subito uno dei due signori, capelli lunghi, lisci e biondi, occhi di un freddo grigio-azzurro. «Lucius Malfoy». Era impossibile non riconoscerlo, era fin troppo vistoso.
    L'altro invece aveva capelli rossi e occhi azzurri. «Arthur Weasley». Bè, anche per lui era molto facile riconoscerlo. Non se ne vedono molti di capelli rossi in giro.
    Mi avviai in quella direzione, non perchè volessi intromettermi nella discussione, ma semplicemente perchè, se volevo uscire, dovevo passare lì in mezzo.
    E neanche farlo apposta Malfoy mi notò, bè non che fosse difficile non notarmi visto che andavo in giro mezza nuda in autunno, ma avrei preferito andarmene di lì senza fare conversazione con qualcuno.
    «Demetra!» praticamente urlò il mio nome con un sorriso lascivo stampato in faccia. Tutti si voltarono verso di me.
    Oh quanto lo odiavo. Gli sorrisi e con una voce più calma possibile gli risposi:
    «Lucius, che piacere incontrarti quì.» Mentii.
    Nemmeno ai miei genitori quell'uomo stava simpatico. Ma la mia famiglia ed io facevamo parte di una casata di alto rango.
    E come diceva mio padre: « Anche se un uomo ti sta antipatico, tu fingi che sia il tuo migliore amico, e vedrai che ti lascierà stare. »
    Quella tattica aveva sempre funzionato. Un saluto e via, non chiedevo di meglio. Ma quel giorno a quanto pare la sfiga non voleva lasciarmi uscire da quel negozio.
    Lucius mi parlò per vari minuti e mi presentò a suo figlio Draco. Un ragazzo alto, dai lineamenti duri, i capelli lisci e biondi come quelli del padre, e dagli occhi grigi.
    Io sorridevo dove ritenevo opportuno e facevo finta di seguire i suoi discorsi. Avrei fatto di tutto pur di vederlo andarsene.
    Poi finalmente accadde il miracolo, mi salutò, guardò con espressione perfida Arthur Weasley, girò i tacchi e se ne andò assieme a suo figlio.
    Ringraziai il cielo di essere finalmente libera.
    Mi voltai verso Arthur Weasley.
    «Mi scusi, molti purosangue hanno dimenticato cosa siano le buone maniere». Gli sorrisi e uscii dal negozio.
    Per il resto della giornata non feci altro che girovagare per negozi in cerca delle ultime cose da comprare.
    E quando ebbi finito, mi accorsi che, in fondo alla lista che aveva compilato mia madre assieme a mio padre c'era scritto:
    «N.B.: Piccola, se anche non verrai scelta nella casa dei serpeverde, a noi non interesserà nulla. L'importante è che tu ti trova bene nella nuova scuola e che ti faccia molti amici.
    Ti vogliamo bene.»
    Finito di leggere avevo le lacrime agli occhi, mi stupivo sempre di quanto i miei genitori fossero diversi dagli altri, leali, fiduciosi e dolci.


    Salii nell'Hogwarts Express e cercai di infilarmi nella prima cabina libera. La trovai e mi sedetti nel sedile vicino al finestrino. Mentre viaggiavo avevo sempre adorato guardare il panorama, vedere come il mondo si distorceva grazie alla velocità, come tutto appariva diverso.
    E inoltre stare lì mi faceva pensare.
    Ero una delle discendenti di Salazar Serpeverde, mio nonno era Jack Gaunt e mia madre era sua figlia, che poi aveva sposato mio padre: Allen Black.
    Insomma provenivo da due delle famiglie più importanti del mondo magico. Ma a mio padre e a mia madre non era mai importato nulla della discendenza e della purezza del sangue. Era per quello che non sopportavano la vista di Malfoy che considerava veri maghi solamente i sanguepuro.
    Dal canto mio, la pensavo come i miei genitori. Chiunque poteva essere considerato un mago, mezzosangue o puresangue che fosse.
    Lasciai che quei pensieri mi accompagnassero per tutto il tragitto. Poi arrivamo ad Hogsmeade e da lì raggiungemmo Hogwarts.
    Ad accompagnarci fino al castello fu «Rubeus Hagrid».
    Un uomo dalle dimensioni enormi. Il viso era quasi nascosto da quell'ammasso di capelli lunghi neri e crespi, e da quella barba foltissima. Riuscii ad intravedere gli occhi e mi parvero neri, e brillavano di una luce intensa e candida tipica dei bambini.


    Continua.....
     
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  4. Twinlally_chan
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    Che bello Lee!!!!
    Piace un sacco... Prenderò esempio da te per la lunghezza degli aggiornamenti... +appunto mentale*
    Demetra mi è già simpatica!!!! image
     
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  5. Lee-chan
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    CITAZIONE (Twinlally_chan @ 27/6/2009, 18:34)
    Che bello Lee!!!!
    Piace un sacco... Prenderò esempio da te per la lunghezza degli aggiornamenti... +appunto mentale*
    Demetra mi è già simpatica!!!! image

    *A* Sono felice che ti piaccia...XD Ecco bravaH fa aggiornamenti più lunghi...così io mi godo di più la tua FF...*-*
     
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  6. Aira42
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    Mi piaceeee...*-*
    Demetra mi sta simpatica XD
    E dire che non mi piaceva HP...
    Beh, farò un'eccezzione, dato che questa parodia me piace ><
     
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  7. Lee-chan
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    Grazie caVa...** Sono contenta che piaccia anche a te...XD
    Siii...Demetra è coshì carina...^w^ Spero che continuerà a piacervi anche più avanti...°w°
     
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  8. angelaproffi
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    ooooooooooooooooooo! bello bello belllo! ancora!!!!!!!!!!!!!!!!!!
     
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  9. Lee-chan
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    Grazie dei commenti caVa...*abbraccia*

    Ed eccomi quì con il TERZO CAPITOLO:


    Cambiamenti:




    La stanza era enorme. Sui 30 metri forse. Il soffito mostrava un cielo limpido, quasi privo di nuvole. Sicuramente era stato incantato.
    Mi accorsi che, all'interno della Sala Grande, così l'avevo sentita chiamare, vi erano quattro tavole enormi. Mia madre mi aveva spiegato che ogni tavola ospitava una casa diversa, in ordine: Serpeverde, Corvonero, Tassorosso e per finire Grifondoro.
    Guardai quelle tavole affollate da tantissimi ragazzi.
    Avevo 17 anni, ma mi trovavo in fila con dei ragazzini di 11 anni per aspettare di essere smistata dal cappello parlante.
    Ero entrata da pochi minuti e avevo già notato degli sguardi maliziosi da parte dei ragazzi più grandi, e degli sguardi infastiditi da parte delle ragazze.
    «Cominciamo bene» pensai.
    Sapevo che a molti dava fastidio il mio modo di vestire, ma non potevo farci niente. Io mi piacevo così, e mi sentivo a mio agio con quell'abbigliamento.
    M'incamminai assieme al resto del gruppo.
    Alla fine delle tavolate c'era una gradinata che portava a un piano rialzato della stanza, lì sedevano tutti i professori.
    Al centro vi riconobbi subito il preside. Lo avevo visto altre volte a casa mia, e non mi sarei mai potuta scordare quegli infiniti capelli bianchi e quella barba incredibilmente lunga.
    Lo salutai con un cenno del capo, come per dirgli:
    «Hai visto? Alla fine sono quì ad Hogwarts come volevi» lui ricambiò e mi sorrise.
    Fui stranamente sollevata nel vedere che la maggior parte dei professori aveva un qualcosa di strano, di bizzarro quasi. Tirai un sospiro di sollievo.
    Stavo osservando i vari insegnanti quando la mia attenzione fu attirata dalla professoressa McGranitt.
    Aveva iniziato a parlare agli studenti che dovevano essere smistati nelle case. Nella mano sinistra teneva il Cappello Parlante nella mano destra un foglio con l'elenco dei nomi dei vari studenti, vicino a lei c'era una sedia in legno.
    Iniziò a chiamare gli studenti. Quando arrivò alla fine, il mio nome non era stato nominato. Ero l'unica idiota ancora in piedi, e avevo gli occhi di tutti puntati addosso.
    Finalmente la professoressa mi vide,
    «Oh, mi spiace Demetra, ma non avevo inserito il tuo nome nell'elenco.»
    Le sorrisi, anche se in quel momento avrei fortemente preferito evaporare all'istante.
    Chiamò il mio nome:
    «Demetra Black».
    Iniziavo ad essere agitata e quei pochi scalini per arrivare alla sedia mi fecero mancare il fiato.
    Arrivai sana e salva alla sedia, niente scivolate, niente svenimenti. Nessuna figura di merda insomma. Ne ero sollevata.
    Minerva mi appoggiò il cappello sul capo.
    «Mmm...davvero molto strano...» mentre parlava sentivo la mia testa vibrare. «Non riesco a capire...Non saprei davvero...».
    Evviva, un'altra stramberia da inserire nell'elenco: «Demetra non riesce ad essere smistata da uno stupido capello parlante».
    Respinsi l'istinto di urlare, dopotutto non mi sembrava il caso.


    La sala era avvolta nel silenzio più assoluto.
    Non era mai accaduto che il cappello parlante non riuscisse a smistare un ragazzo in una delle quattro case.
    Demetra era rimasta immobile, la sua espressione non mostrava alcuna emozione ed il suo sguardo era perso nel vuoto.
    Dopo pochi secondi, con movimenti quasi meccanici si alzò in piedi, fece un breve inchino alla McGranitt e si diresse verso il vecchio preside.
    Gli sorrise, e fu un sorriso amaro, poi con voce flebile, sussurrò:
    «A quanto pare questo non è il posto adatto a me».
    Poi uscì dalla sala con passi spediti.


    Non so da quanto stavo camminando per i corridoi di Hogwarts. Avevo perso la cognizione del tempo da quando ero uscita dalla Sala, e ad essere sincera avevo perso anche l'orientamento.
    Mi fermai e mi appoggiai con la schiena alla parete, poi scivolai a terra. Appoggia le mani alle ginocchia e alzai lo sguardo al soffitto.
    Mi stavo chiedendo cosa diavolo ci facessi in quel posto. Non era il luogo adatto a me, e il cappello ne era la prova.
    Se non era riuscito a smistarmi, voleva dire che non potevo appartenere a nessuna delle 4 case...giusto?
    Chiusi gli occhi e mi ritrovai a cantare la solita melodia, mi succedeva spesso nei momenti in cui ero triste.
    Sentii una mano che si appoggiava sulla mia spalla. Balzai in piedi dallo spavento, non mi ero accorta che qualcuno si era avvicinato a me.
    Alzai lo sguardo verso il mio «assalitore». Ne restai quasi folgorata.
    Gli occhi, di un colore nero come la pece, assomigliavano a due pozzi colmi di tenebra, i capelli, dello stesso colore, gli ricadevano sopra le spalle e gli fasciavano il viso. La sua espressione così intensa, era però priva di calore. Restai senza fiato. Sembrava quasi che il suo sguardo mi avesse appena trapassato l'anima.
    Il suo viso aveva lineamenti rigidi e duri.
    Le sue labbra sottili completavano il volto e gli conferivano un'espressione ancora più seria. La pelle era pallida. La sua figura era alta e magra.
    Portava una casacca lunga fino alle ginocchia, con collo alto ed era chiusa mediante dei bottoncini. Il colore era lo stesso dei pantaloni, blu notte.
    Distolsi lo sguardo da lui solo quando mi parlò:
    «Signorina, ha intenzione di stare quì ancora per molto?». La sua voce era piatta, ma con una lieve tendenza allo scocciato.
    Mi prese alla sprovvista e quando cacciai fuori l'aria. Mi accorsi che in quel momento stavo trattenendo il respiro. Poi finalmente gli risposi:
    «Assolutamente no, stavo giusto cercando l'uscita.»
    Inarcò un sopracciglio. E la sua espressione, da neutra divenne arrabbiata.
    «E dove avrebbe intenzione di andare una volta uscita di quì mi scusi?»
    «A casa naturalmente». Cercai di mantenere un'espressione ferma e decisa.
    «Ma mi faccia il piacere, si perde addirittura fra queste quattro mura e vorrebbe tornarsene a casa?»
    «Dove vuole che vada allora? Quì non appartengo a nessuna casa! Il cappelo non è riuscito a smistarmi. Quindi me ne posso anche andare, o sbaglio?» Una parte di me, avrebbe voluto scappare da quel luogo, l'altra invece, no.
    «Bè mi dispiace ammetterlo, ma se il cappello non vi ha smistato, non è stato perchè non appertenete a nessuna casa, ma perchè avete una buona padronanza della vostra mente.»
    Cosa cosa cosa? Buona padronanza della mente?? Chi? Io? Ma se riuscivo a dimenticarmi persino ciò che avevo mangiato nello stesso giorno.
    «Cosa?» Chiesi, o meglio, urlai.
    «Non mi faccia ripetere due volte le stesse cose signorina, ora si muova e mi segua, deve ancora decidere a che casa appartentere».

    In quel momento non capii nulla. Poi mi fu spiegato meglio dal preside.
    Il Capello Parlante non mi aveva smistato non perchè non fossi adatta a una delle 4 case, ma perchè non era riuscito a leggermi nella mente.
    Un punto per me.
    Inoltre, da quel che mi aveva detto, per schermare così la propria mente, bisognava avere una buona padronanza di se stessi. Infatti, anche i maghi più potenti non ci riuscivano bene.
    Due punti per me.
    Avrei potuto anche scegliere se andare a Serpeverde, Tassorosso, Corvonero o Grifondoro.
    Scelsi la casa dei Serpeverde, non perchè mi piacesse particolarmente, anzi. Ma perchè a volte, per mantenere il proprio posto in società e per non essere screditati dalla gente, bisognava fare ciò che gli altri si aspettavano facessi.
    Non avrei mai potuto dimenticare il caso di mio cugino: «Sirius Black» diseredato dalla famiglia, solo perchè smistato nella casa dei Grifondoro.
    Non volevo che succedesse lo stesso anche ai miei genitori. E poi, per quel che mi riguardava, una casa valeva l'altra. Avrei potuto parlare con chiunque, diventare amica di tutti e fregarmene del resto.
    Ebbe così inizio il mio soggiorno ad Hogwarts.
    Se i giorni che mi avrebbero aspettato in quelle mura, sarebbero stati felici o tristi, quello, dipendeva solo da me.


    Continua....
     
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  10. angelaproffi
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    wow!!!!!!!!!!ancora!!!!!!!!!!!!!
     
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  11. Twinlally_chan
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    Bella Lee!!!
    *piace sempre più! sempre più!* ^.^ Attendo il seguito!!
     
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  12. Aira42
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    Yaaay!
    Due punti a zero! Forza Demetra! XD
    Attendo il seguito U_U
     
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  13. °the Miko°
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    billu billu *___*
    vogliamo il seguitoo :mki:
     
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  14. Lee-chan
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    *ho un'altra lettrice che bello*.... *assale the miko*
    Grazie mille a tutte per i commenti...XD *saltella allegramente* Sto aggiornando così velocemente perchè ho pronti i capitoli fino al 6...poi andrò più a rilento... .-. Anche perchè solitamente faccio capitoli lunghi... :sisi:
    Ecco a voi un altro capitolo :flowh:

    Capitolo 04

    L'inizio:



    Demetra, ad Hogwarts, avrebbe iniziato a frequentare il secondo anno anzichè il primo.
    Nella sua stessa classe avrebbe poi trovato, fra i serpeverde Draco, Tiger e Goyle, e nei grifondoro Harry, Hermione e Ron.
    La ragazza non aveva ancora avuto modo di presentarsi ad Harry, tutte le occasione che le si erano presentate venivano sfumate dall'intromissione di altri ragazzi.
    L'inizio nella nuova scuola, fu un pò problematica per lei, ma con il tempo aveva iniziato ad abituarsi a quel ritmo.


    Era venerdì ed una delle prime materie dell'orario scolastico era: Erbologia. L'insegnante era Pomona Sprite, una donna bassa, dai capelli ricci e brizzolati, gli occhi neri. Malgrado l'età che aveva, il suo viso paffuto e quel suo sguardo perennemente vivace, mi ricordava quello di un bambino.
    Durante la sua ora, avremmo parlato delle Mandragole, creature strane quanto affascinanti, a parer mio. E naturalmente alla domanda:
    «Qualcuno sa cosa sono le Mandragole?» Hermione Granger aveva risposto egregiamente, facendo guadagnare così 10 punti ai grifondoro.
    Avevo trascorso solo pochi giorni in quella scuola, ma già avevo notato quanto Hermione potesse essere una fonte inesauribile di informazioni.
    Sapeva praticamente tutto in qualsiasi materia, e si era guadagnata il titolo di: so-tutto-io.
    La professoressa aveva tirato fuori la Mandragola, dopo che tutti noi avevamo indossato il paraorecchie come protezione acustica, quando Neville Paciock cadde a terra. Mi trattenni dal ridere, quello era un altro dei ragazzi che si ricordavano facilmente, perennemente imbranato in qualsiasi cosa facesse.
    Poi fu il nostro turno di maneggiare la Mandragola. Cercai di fare tutto molto velocemente, non sopportavo le grida di quella creatura.
    Finì finalmente la lezione, tutti uscirono a parte Harry, Hermione e Ron, che tentavano di rialzare Neville. Era il momento giusto.
    «Pare che a Neville capitino spesso questi episodi, dovrebbe stare più attento» parlai con un tono un pò troppo sarcastico forse, perchè i tre si girarono a fulminarmi. O forse era solo il colore verde-argento che faceva questo effetto ai grifondoro? Propendevo per la seconda ipotesi.
    Per far vedere tutte le mie buone intenzioni mi avviai verso di loro.
    «Non guardatemi in quel modo ragazzi, non tutti i serpeverde amano ridere delle disgrazie altrui».
    «Bè, tutti i serpeverde hanno l'indole di ridere degli altri, soprattutto se quella persona è un grifondoro».
    «Si vede che le tue conoscenze sono un pò ristrette Harry». Scossi la testa. Una delle cose che ancora non capivo, era questa divergenza fra le due case. Sembravano perennemente in lotta fra di loro.
    Mi inginocchiai vicino a Neville, lo schiaffeggiai un pochino. Finalmente aprì gli occhi.
    «Ben tornato fra noi Neville, pensavo di doverti portare in braccio fino alla Sala comune» gli sorrisi e lo aiutai a rialzarsi.
    «Perchè lo hai fatto?» era stata Hermione a parlare.
    «Perchè lo faccio, cosa?» le chiesi, anche se sapevo benissimo a cosa si stava riferendo.
    «Questo!!» disse indicando Neville.
    «Perchè contrariamente a quello che pensate, ci sono persone diverse dai Malfoy, diverse da tutti gli altri. Far parte della casa dei serpeverdi, non vuol dire essere marchiati come dei fottutissimi bastardi!»
    «Forse non si è marchiati come tali, ma essere in quella casa, vi aiuta ad esserlo». Sorrisi di quelle parole. Non aveva tutti i torti in effetti.
    «Anche questo è vero» dissi con un sorriso ebete stampato in faccia. «Potete credere quello che volete ragazzi, ma vi posso assicurare che non troverei nulla di divertente nelle disgrazie altrui». Li salutai con un cenno del capo e girai i tacchi.


    Altra giornata altra materia. Quel giorno toccava a: Difesa contro le Arti Oscure. Un tavolo molto lungo era posto al centro della stanza. Il professore Allock indossava come suo solito dei vestiti ispirati al periodo romantico. Questa volta però, niente foulard, niente frufru, indossava un mantello completamente ricamato a mano. Un gilet e pantaloni grigi.
    «Vi presento il mio assistente, Severus Piton» e con un gesto teatrale della mano indicò il professore che stava salendo sopra il tavolo.
    «Adesso vi faremo una dimostrazione....» non lo ascoltavo. Odiavo il suo modo di parlare e il suo guardate-come-sono-bello.
    «Ci scommetterei le chiappe, Severus Piton manderà al tappeto il professor Allock» pensai.
    Detto-fatto.
    Con un, «Expelliarmus» pronunciato in maniera incredibilmente lenta, il professore di pozioni fece finire quello di Difesa con il culo a terra. Trattenni una risata.
    «Bel colpo Severus, ma se avessi voluto avrei potuto fermare il tuo attacco».
    Certo, e io sono cenerentola.
    Il duello tra i due professori si trasformò in un confronto tra Draco ed Harry. Il motivo? «Sarebbe più saggio insegnare agli studenti come bloccare un incantesimo ostile» erano le parole del professor piton, e Allock aveva pensato bene di chiamare due volontari. Inizialmente dovevano essere Harry e Ron, ma a causa della bacchetta rotta di quest'ultimo, fu un Draco-Harry.
    Girai attorno al tavolo, e mi infilai fra i grifondoro fino ad arrivare vicino a Ron.
    «Non dovresti comprarti una bacchetta nuova?» gli chiesi a voce bassa.
    Stava per rispondermi quando un: «Everte Statim» urlato da Draco, mandò Harry al tappeto, ci voltammo tutti a guardarlo. Quando si fu alzato Potter rispose con un: «Rictusempra» che fece volar via Malfoy, ad alzarlo ci pensò il professor Piton.
    Un «Serpensortia» fece uscire dalla bacchetta di Draco un serprente, e dopo un «Volate Ascenderai» pronunciato dal professor Allock senza alcun effetto.
    Il Serpente si fece sempre più vicino a noi.
    Una lingua strana, singolare, incredibilmente familiare, uscì dalla bocca di Harry Potter. Mi voltai a guardarlo con espressione stupefatta.
    Stava parlando al serpente. In una lingua chiamata Serpentese.
    Il serpente sembrava stesse attaccanto un grifondoro, sotto il comando di Potter.
    «A che gioco stiamo giocando Harry?» Esclamò spaventato il ragazzo.
    «Come scusa?» chiesi io in tono flebile.
    «Harry mi ha mandato contro quel serpente!»
    «Ti sbagli» mi voltai verso il serpente e lo accarezzai. La pelle era ruvida e umida. La testa dell'animale si strofinò contro la mia mano, e poi si attorcigliò lungo il mio braccio per salirmi fin sulla spalla. Se non avesse avuto due denti incredibilmente aguzzi e pieni di veleno, lo avrei paragonato a un gatto. Poi continuai «se non fosse stato per Harry, tu a quest'ora saresti già a terra stecchito mio caro».
    La sua espressione era spaventata e fissava con due occhi pieni di terrore il serpente che tenevo tra le braccia.
    Alzai lo sguardo, e mi accorsi che molti dei presenti mi stavano guardando come se fossi uno strano mostro uscito da chissà dove.
    Sorrisi nervosa.
    «Bella la sua performance signorina Black, ora se non le dispiace metta giù il serpente» obbedii immediatamente, stavo ancora sistemando l'animale sul tavolo quando sentii il resto della frase
    «e credo che le servirebbe qualche dritta sul comportamento da mantenere a scuola, venga da me alle 20.30 sta sera. E la voglio in orario». La voce del professore di Pozioni era fredda e sarcastica.
    La lezione finì. Ed io mi ritrovai a parlare con Harry, Ron ed Hermione di ciò che era accaduto pochi minuti prima.


    Continua.....
     
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  15. Aira42
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    GRANDE DEMETRA!
    *Coff* anche Harry, cioè...*coff, coff*
    Seguito XD
    Voglio sentire quel che il pro-fesso Piton le dirà XD
     
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50 replies since 1/6/2009, 23:38   814 views
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