Coltre di Dicembre

Breve Longfic EdWin (FMA)

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Maria level
    60-2

    Group
    Member
    Posts
    76
    Regali
    0

    Status
    Ajisai

    image






    I



    E' sempre colpa tua!








    A Resembool nevicava di rado, ma, quando il cielo si intingeva di bianco e le nuvole si scioglievano per cadere a terra al ritmo di una musica inesistente, era un qualcosa di indescrivibile.
    Due volte nella mia vita ho avuto la possibilità di vedere il mio villaggio natale ricoperto da una spessa coltre bianca. La prima la ricordo a malapena, dovevo avere circa quattro o cinque anni, mentre la seconda è ben impressa nella mia mente e non credo che potrò mai dimenticarla, anche volendo.

    Era il ventidue dicembre dell'anno millenovecentodiciotto, faceva abbastanza freddo e a Resembool la neve era caduta in grande quantità. I bambini giocavano in continuazione, inventando giochi sempre più strani, almeno fino a quando i genitori non li richiamavano a casa, preoccupati che potessero prendere un qualche malanno.
    Quel giorno, io, Al, Edward e tutta la squadra Mustang, compreso quest'ultimo, dovevamo partire per una divertente gita in montagna, ma come al solito Ed non era riuscito ad alzarsi presto e aveva costretto anche me, che dovevo andare in auto assieme a lui per mancanza di posti altrove, a partire con un'ora e mezza di ritardo. Gli altri, tra cui Al, erano partiti all'ora prestabilita per non perdere le prenotazioni in albergo.
    Ero alquanto irritata, perchè erano anni che non riuscivo a prendermi una vera e propria vacanza, troppo impegnata a preoccuparmi per quei due fratelli combina guai, a domandarmi se il giorno dopo avrei potuto rivederli o avrei dovuto indossare ancora un odioso vestito nero. Eppure, da quando Alphonse aveva riavuto il corpo, anche se Ed continuava a tenere due arti artificiali, potevo stare più tranquilla.
    -Ed, ti vuoi muovere?!-
    Avrei retto ancora per poco, tuttavia Edward sembrò intuire l'aria tersa che aggrava l'atmosfera e decise di darsi una mossa. Lo vidi scendere i gradini a due a due, giungendo sul pianerottolo con un gran balzo. Prese il cappotto scarlatto che era solito portare e mi precedette nel dirigersi in giardino, per poi voltarsi dopo due passi e sbraitare:
    -Hai visto, ora sei tu ad essere in ritardo!-
    Aveva lo sguardo vittorioso, ben sapendo di avere torto. Probabilmente gli aveva dato fastidio essere richiamato così tante volte e, da bambino qual'era, aveva risposto con un capriccio.
    Lo guardai sbalordita per qualche secondo, scossi la testa e sospirai rassegnata.
    E pensare che aveva diciannove anni, ormai.
    Presi le chiavi di casa e, sistematami meglio il lungo cappotto bianco, che mi copriva fin sotto le ginocchia, e la pesante sciarpa rosa, che ogni tanto mi solleticava il collo, chiusi bene l'uscio: la zia era andata chissà dove e non mi avrebbe mai perdonato di aver lasciato la sua dimora incustodita.
    Raggiunsi l'auto, entrando velocemente prima di Ed.
    Forse lo feci per dispetto, ma continuai a ripetermi che la mia era una ripicca ben giustificata.
    Quindi drizzai le spalle e chiusi gli occhi a mo' di superiorità.
    -Sei sempre tu quello in ritardo, non vedi Ed?-
    Lo ripresi, mal celando un certo divertimento.
    Edward entrò nell'auto con fare stizzito e accese il motore, senza dire una parola.
    Partimmo nel silenzio più totale.
    La cosa non mi dette fastidio, ero abituata ai suoi silenzi e con il tempo avevo imparato a non spezzarli, a rispettare la sottile barriera che talvolta il maggiore degli Elric creava attorno a sé. Non era una questione di asocialità, anche se Ed riserbava qualche difficoltà nel legare con gli altri, ma era più un'abitudine presa col tempo e difficile a disfarsi.
    Quindi, in silenzio, aspettai che fosse lui a creare un piccolo spazio nel suo campo personale da dedicarmi.
    -Hai preso la mappa?-
    Il suo tono era atono come al solito, forse un po' svogliato, ma comunque privo di ogni tipo di rancore o stizza.
    -Sì-
    Risposi prontamente, prendendo in mano l'oggetto richiesto.
    Ero felice, entusiasta, tanto che per un momento tenni la mappa al contrario, cosa che Ed mi fece notare con un ghigno sul volto.
    -Guarda che so come tenere una mappa!-
    Esclamai, punta nell'orgoglio.
    -Sì, sì-
    Acconsentì lui con poca convinzione.
    Avvertii l'auto rallentare, mentre Ed, guardando un po' la strada un po' il grande foglio che reggevo in mano, si chinò su di me per mostrarmi la nostra destinazione.
    -Dobbiamo andare qui, vedi di non sbagliare nell'indicarmi la strada-
    Mi avvisò con ironia, ma la cosa la notai appena.
    Qualche ciuffo color grano sfuggito dalla sua treccia mi solleticò allegramente la punta del naso, inebriandomi del suo profumo, un misto di albicocca, come la fragranza dello shampoo che gli avevo regalato, e di erba bagnata, un'essenza che lo aveva da sempre caratterizzato.
    -Mi stai ascoltando?-
    Mi voltai a guardarlo frastornata, era tornato al suo posto e mi osservava di sbieco, con una certa preoccupazione e un pizzico di irritazione per essere stato ignorato.
    Sentii le gote infiammarsi e voltai di scatto la testa dal lato opposto, scrutando il paesaggio bianco che sfrecciava veloce sotto i miei occhi.
    -Sì, certo-
    Accompagnai la risposta con un movimento veloce del capo, forse troppo rapido, perchè, ancora per qualche secondo, avvertii i suoi occhi d'ambra perforarmi la schiena con curiosità.
    Tentai di concentrarmi sul paesaggio, ma la strada che stavamo percorrendo era quasi del tutto bianca e, soprattutto, deserta.
    Per fortuna notai poco più lontano un piccolo bivio e, trovando una buona distrazione, mi concentrai sulla mappa.
    -A quel bivio devi andare a destra e poi percorrere sempre dritto per circa dieci chilometri-
    Detti le indicazione con una calma che stupì anche me stessa, ma ciò sembrò distogliere l'attenzione del giovane alchimista dal mio viso, in modo da portarla di nuovo sulla via.
    Per un attimo mi era parso imbarazzato.
    Non ero mai stata una persona timida, ma a volte la sua presenza mi mandava il cervello in tilt e, la cosa peggiore, era che ne sapevo anche il motivo. Il problema rimaneva uno solo: dirglielo o non dirglielo?
    Forse ero così contenta per quella gita anche perchè la vedevo come un'ottima opportunità per svelare un segreto che, ormai, mi portavo dietro da troppo tempo.
    Forse, forse era il momento giusto, lì, in auto, da soli...
    -Ed... -
    -Qui dove devo svoltare?-
    La sua voce mi interruppe sul nascere: guardava tranquillo la strada, aspettando una mia risposta, molto probabilmente non mi aveva sentita.
    -A destra-
    Risposi, cercando in tutti i modi di non far trapelare nessuna emozione.
    Lui sembrò non accorgersi di nulla, ma ero quasi sicura, per quanto fosse impossibile, che potesse udire il battito frenetico del mio cuore. Stavo per dirglielo, ci ero andata vicino, ma il coraggio mi era mancato all'improvviso.
    Mi maledissi per la mia incertezza, eppure una piccola parte di me, che, per quanto minuscola, sembrava importare più di ogni mia altra volontà, esultò: avevo paura e quella mancanza era stata, in un certo senso, una consolazione.
    Appoggiai la testa al finestrino, lasciando scivolare dalle mie labbra un impercettibile sospiro.
    La prossima volta sarebbe stata quella giusta, ne ero certa, quasi.


    * * *





    -Winry... a cosa stai pensando?-
    Sussultai.
    Non mi ero accorta di essermi abbandonata ai miei pensieri e, quindi, di fissare l'orizzonte da più di un quarto d'ora. Ed, nonostante in campo sociale non fosse proprio un asso, se ne era accorto.
    Lo guardai spaesata, prima di inscenare un sorriso incerto, sperando che bastasse.
    -Oddio, scusami, mi ero imbambolata-
    Risi nervosamente, ma penso che la mia risata sembrasse un tantino isterica, data l'espressione sconcertata di Edward.
    Tornò a guardare in avanti e, per nulla convinto, continuò a lanciarmi qualche occhiata perplessa.
    Mi sentivo osservata e la cosa non mi piacque affatto.
    Lo cercai con la coda dell'occhio, giusto per controllare che avesse smesso di fissarmi, solo per quello, e mi ritrovai a contemplare la sua figura.
    Era cresciuto di qualche centimetro, arrivando alla mia altezza, forse un po' più alto, ma questo non glielo avrei mai detto, si sarebbe soltanto montato la testa; i capelli, che qualche mese prima avevamo tagliato, erano di nuovo cresciuti ed erano stati legati, come era solito fare Ed, in una bassa treccia. La luce chiara, tipica dei mattini invernali, li faceva brillare appena, così come gli occhi che, esposti ad essa, parevano fatti di oro liquido, pronti a sciogliersi da un momento all'altro; le labbra, invece, erano sottili e delicate, simili a quelle di un bambino, ma particolari a modo loro. In un momento fugace pensai che Ed avesse davvero delle belle labbra, arrossii subito dopo.
    Però non ebbi occasione di realizzare bene la cosa che l'auto frenò all'improvviso.
    Ed si voltò a guardarmi di scatto, le mani, una in carne, l'altra in metallo, erano strette a pugno. Era irritato e non faceva nulla per nasconderlo. Lo guardai confusa, domandandomi cosa gli fosse preso, ma ancora una volta non ebbi il tempo materiale per pensare ad altro, poiché lui interruppe i miei pensieri ancor prima che potessero trasformarsi in parole.
    -Adesso basta, Winry. Dimmi cos'hai!-
    Un alchimista odia non avere le proprie certezze ed Edward non era da meno.
    Deglutii, non ero pronta, non ancora.
    Il silenzio calò precipitosamente su di noi, non che prima stessimo facendo chissà cosa, ma almeno c'era il motore acceso e il rumore soffice dei pneumatici sulla neve a confermare che tutto era normale.
    Ora, invece, la tensione era palpabile e il silenzio predominava su tutto, un silenzio che non ero solita mantenere, perchè come un buco nero sembrava inghiottirmi tutta, pezzo per pezzo, soffocandomi e impedendomi di vivere.
    Edward continuò a guardarmi, il corpo rigido in attesa di una risposta, che però non arrivò.
    Rimasi zitta, cercando ogni possibile via di fuga, anche la più improbabile.
    Non era così che volevo dirgli cosa provavo, non con i suoi occhi incandescenti di irritazione fissi su di me.
    Boccheggiai una, due volte, prima di riuscire a parlare senza far tremare la voce.
    -Non ho niente, te l'ho... -
    -Smettila di mentire! E' tutto il giorno che sei strana, mi dai sui nervi!-
    Esclamò, alzando di un'ottava il tono di voce ed enfatizzando il tutto con gesti irritati delle mani. Tornò a sedersi dritto sul proprio sedile, le guance leggermente gonfie e le mani di nuovo strette sul manubrio, ma non accese il motore e non si mosse.
    -Sei... -
    Il mio cuore ebbe un tuffo.
    -… arrabbiata perchè ti ho fatto fare tardi?-
    Bofonchiò all'improvviso, distogliendo lo sguardo e faticando a dire ogni singola parola: ammettere di avere torto doveva essere abbastanza difficile per lui e il suo orgoglio smisurato.
    Battei le palpebre, disorientata, attendendo che il mio cuore regolasse il battito ad un ritmo decente, e poi risi, non riuscendo a trattenermi.
    -Ma quanto sei scemo!-
    Era proprio una frana con i sentimenti, ma almeno ora ero più tranquilla, anche se rischiavo di soffocare a causa del troppo ridere.
    Avvertivo lo sguardo pungente di Ed su di me, che ero praticamente piegata in due dalle risate, e avrei potuto giurare che fosse arrossito, ma al solo pensiero non riuscivo più a smettere.
    -La vuoi finire di ridere?!-
    Tentai di darmi un contegno e, asciugandomi con una mano le lacrime agli occhi, rivolsi le mie iridi cobalto sul paesaggio che intravedevo dal parabrezza.
    Il sorriso scemò piano dalle mie labbra.
    -Ed, dove siamo?-
    Domandai incerta, afferrando la mappa caduta a terra e cercando la nostra posizione.
    Edward lasciò stare il broncio, che si era ripromesso di mantenere per tutto il viaggio, e, aperto il finestrino dal suo lato, mise la testa fuori e si guardò attorno, inarcando le folti sopracciglia dorate.
    -Siamo usciti fuori dal sentiero-
    Annunciò corrucciato, rientrando e chiudendo di nuovo il finestrino.
    -Cosa?! Vuoi dire che ci siamo persi?!-
    Non riuscii a trattenermi, non solo eravamo partiti con un'ora e mezza di ritardo, avevamo anche perso la strada.
    Edward mi guardò stizzito.
    -Non ci siamo persi!-
    Garantì, accendendo di nuovo il motore.
    -E invece sì, idiota!-
    Lui non rispose, mettendo ancora su il suo solito broncio.
    -Se ti ho detto di no è no, basterà tornare indietro-
    Borbottò, sicuro di sé e infastidito per quella poca fiducia nei suoi confronti.
    Mi risedetti al mio posto con le braccia incrociate, arrabbiata più che mai, immemore anche del motivo per cui ci eravamo fermati.
    Ed fece marcia indietro, stringendo di poco le labbra per la concentrazione, non era mai stato molto bravo in quella manovra, e, una volta girata l'auto, riprese a guidare nella giusta direzione.
    -Il sentiero dovrebbe... dovrebbe essere qui-
    Non era molto convinto.
    Sbuffai spazientita, osservando come la strada rimanesse sempre uguale. Tutto intorno c'era solo bianco, non una casa, non un albero, solo bianco. Era come essere in mare aperto, senza una bussola e senza alcuna stella a farci da guida, potevamo solo navigare e navigare, nella vana speranza di ritrovare la via del ritorno.
    -Ed, ci siamo persi-
    Ripetei con più convinzione, guardandolo torva, ma lui mi ignorò e continuò a guidare, implorando chissà quale dio di avere ragione e di trovare presto il sentiero, più per non dover ammettere di essere in torto che per altro.
    -Ed-
    Lo richiamai per una seconda volta, mano alla mia fidata chiave inglese, che tenevo sempre al sicuro sotto il sedile del passeggero.
    Per fortuna non dovetti usarla, dato che Ed fermò l'auto e spense il motore; incrociò le braccia al petto ed evitò il mio sguardo.
    -E va bene, hai ragione... ci siamo persi-
    Brontolò in un sussurro che feci fatica a cogliere.
    Sorrisi sadicamente.
    -Cosa? Non ho sentito, ripeti-
    Vidi le sue gote farsi scarlatte per la rabbia, chiuse gli occhi, cercando di mantenere il controllo.
    -Ho detto che hai ragione: ci siamo persi!-
    Gridò forte e chiaro, fumando dalle orecchie, ormai accese come lampadine.
    Annuii, sorridendo soddisfatta, sbagliare qualche volta non poteva fargli che bene.
    Rimanemmo in silenzio, pensando al da farsi, ma a me non veniva in mente nulla.
    -Allora genio, che facciamo?!-
    Esclamai spazientita, volevo solo passare una bella vacanza, cosa c'era di male?
    -E io che ne so?!-
    Mi rispose a tono, uscendo dall'auto e incamminandosi su quella piazza innevata.
    Arricciai le labbra per il nervosismo e lo seguii, lasciando lo sportello aperto. Un vento gelido mi investì all'istante, dovevamo essere in alta montagna, faceva molto più freddo rispetto a Resembool.
    Mi strinsi maggiormente nel cappotto e corsi dietro a Ed; gli bloccai la strada, ponendomi dinanzi a lui con le mani sui fianchi e lo sguardo accigliato.
    -Come che ne sai?! E' colpa tua se ci siamo persi!-
    Dire che ero solo arrabbiata equivaleva a dire che Ed era alto.
    -Io?! Ah, certo, adesso sarebbe mia la colpa?! Sei tu che hai sbagliato a darmi le indicazioni!-
    Strinse i pugni, lui non era da meno e, se solo non fossi stata una ragazza, mi avrebbe già atterrato con un bel gancio destro.
    -Sbagliato un corno! Sei tu che non sai guidare! Sei il solito imbecille! Che c'è?! Sei troppo basso per vedere la strada?!-
    Questo era stato meschino, devo ammetterlo, ma in quel momento poco importava.
    Edward divenne bordeaux e, come di consueto, iniziò a saltellare sul posto, sbraitando tutto ad un fiato:
    -Chi sarebbe l'eschimese più piccolo di tutto l'universo che non può fare un giro in montagna perchè rischia di essere sommerso completamente dalla neve?!-
    -Io non ho detto nulla del genere!-
    Arrivai a chiudere gli occhi, ormai lucidi per l'ira, e a gridare con tutte le forze che avevo.
    -E' colpa tua! Da stamattina non fai altro che fissarmi, stare zitta e comportarti come un'idiota!-
    Urlò lui, ancora più forte, zittendomi all'istante. Possibile che fosse tutto così evidente?
    Trattenni il respiro, sentii le lacrime premere, per rabbia, frustrazione, umiliazione, non riuscivo a capire.
    Ed distolse gli occhi dai miei, forse si era accorto di aver esagerato.
    Avvertivo una strana sensazione, una piccola ferita nel petto che, anche se piccola, sanguinava copiosamente. Faceva male, tanto, e a nulla valsero i mille tentativi di fermare l'emorragia, il sangue continuava a colare, bruciandomi il cuore come fosse lava ardente. Le lacrime spinsero più forte, ma ero sempre stata piuttosto determinata e non volevo piangere, non lì, non davanti a lui e non di nuovo.
    Tenni la testa alta, per guardarlo senza timore e aspettare che dicesse qualcosa, qualsiasi cosa, però la mia vista cominciava ad appannarsi.
    Edward si morse il labbro inferiore: si sentiva in colpa.
    Non era poi così stupido come sembrava, penso che, sbirciando il mio viso, si fosse accorto che avevo gli occhi lucidi.
    Si grattò la guancia con un dito, come era solito fare quando non sapeva cosa dire.
    -Senti Winry... io, ecco...-
    Un rumore sordo troncò quella che non sarebbe mai stata una frase di senso compiuto.
    Entrambi ci voltammo verso destra, acuendo lo sguardo per individuare qualcosa che si muoveva all'orizzonte. La terra sotto i nostri piedi iniziò a tremare, così forte che fu difficile mantenere l'equilibrio.
    -Co-cosa succede?!-
    Chiesi spaventata, le lacrime ormai congelate.
    Edward, barcollando, fece un passo avanti, cercando di capire.
    Vidi il terrore spianarsi pian piano sul suo viso. Tentai di guardare di nuovo l'orizzonte, ma avevo un equilibrio abbastanza precario.
    Ed si voltò con uno scatto verso di me.
    -Winry, scappa!-
    Ricordo poco di quello che successe dopo, accadde tutto troppo velocemente.
    Edward mi afferrò per un braccio e iniziò a correre, trascinandomi dietro. Con la terra che continuava a tremare rischiai di inciampare più volte, ma lui non si fermò, a volte tirandomi anche di peso.
    E quel rumore assordante continuava ad aumentare, fino a quando non lo ebbi chiaro nelle orecchie, come un vulcano che erutta, come qualcosa che frana.
    Quando, in un momento fugace di equilibrio, mi guardai alle spalle, spalancai gli occhi dal terrore: stavamo fuggendo da una valanga.
    -Corri Winry, corri!-
    Mi incitò lui, ma le mie gambe parvero per un attimo paralizzate, quasi incredule di ciò che stava accadendo, come se non capissero il motivo per il quale dovevano muoversi, e veloce anche.
    -Winry!-
    La sua voce mi riscosse, aumentai il passo, ma una piccola parte di me continuava a ripetermi che non ce l'avremmo fatta.
    La valanga era troppo vicina, sentivo già i pezzi di ghiaccio graffiarmi le caviglie.
    -Entra!-
    Senza accorgermene fui scaraventata all'interno della nostra automobile, tutto ciò che avvertii fu il frantumarsi dei vetri e un qualcosa di caldo e pesante premere sul mio corpo.
    E poi persi i sensi, inebriandomi di un vago profumo di albicocca ed erba bagnata.







    Prossimamente:

    "Non ci feci nemmeno caso alla pochissima distanza che ci separava, mentre Edward
    sembrò accorgersene subito. Rosso in volto abbassò lo sguardo, per evitare di guardare
    il mio petto che, non intenzionalmente, era a una spanna dal suo viso."










    Angolino di Baci




    Shalve! Posto questa mini long-fic incentrata totalmente
    su Ed e Winry e sul loro magnifico rapporto. Era da molto che avevo questa idea in mente e ho tentato
    di scriverla con più fandom, ma non ci sono mai riuscita, alla fine sono arrivati questi due ( *^* ) e paf! Eccola qui XD
    Non è nulla di particolare, ma ci sono molto affezionata e spero possa piacervi.

    Questa storia ha partecipato all' "EdWin contest" indetto da Domi_chan e Melly_chan,
    ma purtroppo, per vari problemi non abbiamo potuto ricevere i risultati.
    Ringrazio in anticipo chi leggerà e chi avrà la pietà di lasciarmi un commentino, su, fate i bravi, rendete felice questa povera scrittrice XD
    Ci vediamo al prossimo capitolo ( o almeno spero) XD Bye bye *^*

     
    .
  2. Moony Marion
        Top   Dislike
     
    .

    User deleted


    è..è bellissimo *O* complimenti
     
    .
  3.     Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Maria level
    60-2

    Group
    Member
    Posts
    76
    Regali
    0

    Status
    Ajisai
    Grazie *O*

    Posto allora il secondo capitolo^^


    II

    Grazie









    Aprii gli occhi con cautela e la prima cosa che vidi fu un'indistinta macchia dorata.
    Era tutto confuso, ma con calma riuscii a distinguere per bene gli occhi grandi e spaventati di Edward.
    -Winry, stai bene?-
    Mi chiese impaziente, mal celando la sua preoccupazione.
    Corrucciai di poco la fronte, guardandolo confusa, fino a quando i ricordi non si concretizzarono completamente nella mia mente.
    Mi alzai di scatto, terrorizzata, ma subito dopo portai dolorante una mano alla testa, gli occhi serrati in attesa che la fitta passasse.
    -Stai giù!-
    Mi riprese Ed, ancora più preoccupato di prima, aiutandomi a stendermi di nuovo sul sedile abbassato del guidatore.
    Tenni gli occhi chiusi per un po', mentre il dolore scemava poco a poco.
    Sapevo che Edward continuava a starmi vicino e la cosa mi rincuorò e mi scosse allo stesso tempo.
    Solitamente riuscivo a controllare le mie emozioni, ma la situazione non era delle migliori e la mia mente era ancora offuscata da una leggera caligine bigia.
    Brevi ma intensi brividi di freddo mi fecero trasalire, eppure percepii un tenue calore alla bocca dello stomaco.
    Sbuffai mentalmente: mi mancavano solo le farfalle.
    Decisi di aprire gli occhi e mettermi seduta, sentivo il respiro di Ed farsi sempre più affannato e non mi sembrava una buona idea farlo preoccupare oltre.
    Lui protestò un po', ma non volli sentire ragioni, mi innervosiva stare a terra, così tacque, tenendomi sottocchio per qualsiasi eventualità. Non lo facevo così prudente.
    Cercai di capire se, oltre alla testa, sentivo dolore da qualche altra parte, ma, eccetto un lieve intorpidimento delle articolazione, sembrava tutto apposto. Mi guardai attorno, l'interno dell'auto non sembrava danneggiato, ma i finestrini erano andati in frantumi e la neve aveva preso il loro posto, bloccando ogni uscita; sul cruscotto era ben sistemata una piccola lampada ad olio, che illuminava, anche se di poco, lo spazio circostante. Probabilmente Edward la teneva per emergenze come quella, ed era stata una fortuna, perchè senza saremmo rimasti nell'oscurità totale.
    Mi soffermai, infine, sul viso di Ed, il quale continuava a fissarmi come se si aspettasse un qualche urlo disumano da parte mia, e mi accorsi che sanguinava copiosamente dalla testa.
    -Stai sangui... !-
    Strepitai allarmata, ma svelto mi tappò la bocca con una mano, poggiando l'indice dell'altra sulle proprie labbra.
    -Shh, non gridare o provocherai un'altra valanga-
    Ordinò, sussurrando con un tono che non ammetteva repliche.
    Persi un battito, forse due, e divampai, pregando che lui non se ne accorgesse. Per un attimo, però, desiderai che quel tocco fosse diverso, solo un po'. Feci mente locale per recuperare la ragione e brusca gli scostai la mano, prendendo veloce un pezzo di stoffa bianco dalla tasca sinistra del mio cappotto.
    -Ok, ma lascia almeno che ti fermi l'emorragia-
    Mi porsi verso di lui e poggiai piano il panno sulla ferita, non era così profonda come sembrava e il sangue pareva essersi già fermato in gran parte.
    Si lamentò e sbuffò, ripetendo più volte di stare bene, ciononostante mi lasciò fare.
    Mi misi in ginocchio, avvicinandomi ancora per poter constatare meglio l'identità del danno, anche se la medicina non era il mio campo rimanevo comunque la figlia di due dottori, quindi qualcosa la sapevo.
    Non ci feci nemmeno caso alla pochissima distanza che ci separava, mentre Edward sembrò accorgersene subito. Rosso in volto abbassò lo sguardo, per evitare di guardare il mio petto che, non intenzionalmente, era a una spanna dal suo viso.
    -E' molto meglio di quel che sembra, non ti servono nemmeno i punti-
    Lo rassicurai con un sorriso, sentendomi per una volta molto più simile ai miei che in tutta la mia vita.
    Con una mano continuai a premere sulla ferita, con l'altra cercai la sua.
    L'afferrai, un po' titubante, e la adagiai sul panno, facendo scivolare la mia da sotto di essa.
    -Premi per un po', almeno fino a quando non si ferma-
    Gli ordinai a bassa voce, allontanandomi reticente, ma non mi ero accorta di aver trattenuto il respiro. Era piacevole restargli vicina, il cuore mi batteva forte forte, le gote mi si imporporavano e, finchè lui non poteva vedermi, a me andava bene.
    Edward continuò a tenere la mano premuta sul panno, esprimendosi talvolta con qualche smorfia e lamenti al seguito.
    -Forse ci conviene spostarci sul sedile posteriore, staremmo più comodi-
    Fece quanto detto, senza aspettare una mia risposta, ma non avevo nulla da protestare. Così alzai il sedile sul quale ero seduta, gli passai la lampada e lo seguii, anche se con qualche difficoltà. Mi aiutò poggiando le mani sui miei fianchi, incandescenti al suo tocco, e tirandomi verso di sé, per poi lasciarmi libera di sedermi nell'angolo opposto al suo.
    Poggiai le spalle al sedile e mi abbracciai le gambe, nascondendo il viso tra esse, ma lasciando che il mio sguardo potesse sempre osservare il suo viso.
    Si voltò a guardarmi, le labbra semi dischiuse, come se fosse sul punto di dire qualcosa e le parole gli fossero mancate all'improvviso. Le richiuse, non distogliendo lo sguardo dal mio.
    Avevo l'impressione che mi stesse scrutando dentro l'anima e avvertii il viso in fiamme, ma non distolsi gli occhi. Cosa voleva?
    -Non dici niente?-
    Mi chiese con una certa stizza, celando per bene quel poco di risentimento che gli attanagliava il petto.
    Mi colse di sorpresa e a quel punto non riuscii a sostenere il suo sguardo. Piegai il viso di lato, arricciando le labbra con fare nervoso.
    -Che dovrei dire?-
    Domandai a mia volta, infastidita da quel tono delatore.
    Con la coda dell'occhio lo vidi alzare le iridi al cielo. Rispose con noncuranza.
    -Bah, non so... tipo che è colpa mia, che sono un idiota e cose di questo tipo... -
    Sbuffò, non del tutto immemore della nostra discussione precedente il disastro.
    Rimasi in silenzio, non mi andava né di scherzare, né di litigare.
    -Cosa facciamo?-
    Pigolai, invece, nascondendo ancor più il viso tra le gambe, in modo da infondermi un po' di calore.
    Non avevo paura, forse perchè ero troppo tesa. Avrei potuto dirglielo lì, in quello stesso istante, eppure sapevo che non era il momento giusto, non per me.
    Edward portò il ginocchio sano al petto e vi poggiò il braccio, la mano del quale, a sua volta, andò a reggere il mento. Con lo sguardo passò in rassegna il poco spazio a disposizione e sospirò, rispondendomi con un bisbiglio:
    -Non lo so-



    * * *





    Passarono alcuni minuti, forse ore, il tempo pareva essersi fermato, non c'era nessuna lancetta a ticchettare nel muto silenzio, interrotto solo dai nostri respiri nebulosi.
    La temperatura continuava a calare precipitosamente, con molte probabilità si stava avvicinando la sera, e la lampada ad olio si consumava con rapidità.
    Me ne restavo immobile nel mio angolino, la testa nascosta tra le ginocchia, intenta a trovare una soluzione, ma non era facile. Il pensiero di essere bloccata sotto quintali e quintali di neve con Ed, solo con lui, mi distraeva in continuazione e quel silenzio, che quasi mi permetteva di poter sentire il battito del suo cuore, non mi aiutava.
    -Uffa, ma quanto tempo sarà passato?-
    Sbottai infine, la voce rauca a causa del lungo riposo.
    Mi sentivo spossata, sebbene non avessi fatto nulla, e affamata, quella mattina non avevo nemmeno fatto colazione.
    -A giudicare dal calo improvviso della temperatura e dalla consistenza più dura della neve... dovrebbe essere tardo pomeriggio.-
    Spiegò diplomatico, osservando senza interesse un punto indefinito dinanzi a lui.
    Lo guardai decisamente stupita, era straordinario come riuscisse a mantenere la calma in una situazione del genere. D'altronde, lui aveva affrontato cose ben peggiori, essere sommerso da una valanga doveva apparirgli un semplice contrattempo in confronto agli epici scontri di una volta.
    Come una lampadina un'idea folgorante si accese nella mia testa, ma in pochi attimi mille dubbi iniziarono ad oscurarla, rendendola meno credibile, quasi un illusione. Alzai la testa, interrogando Ed con lo sguardo.
    -Perchè non usi l'alchimia?-
    Più che una domanda mi era parsa una sottospecie di accusa, sfumata da quegli stessi dubbi che offuscavano il mio pensiero.
    Edward sospirò, alzando le braccia al cielo come se parlasse a una principiante.
    -La forza della trasmutazione causerebbe un'altra valanga, non credi?-
    L'ironia in quell'ultima domanda mi fece ribollire il sangue nelle vene, a volte era un vero presuntuoso.
    Gonfiai le guance e immersi il viso tra le braccia, ora conserte sulle ginocchia, bofonchiando un “ Secondo me era una buona idea” non troppo convincente.
    Mi guardò di nuovo, confuso, non capendo lo sbaglio commesso.
    Anche lui grugnì qualcosa sottovoce, mi parve tanto un “Ragazze... ” abbastanza dispregiativo.
    Il silenzio calò ancora, ormai era diventato una costante del nostro viaggio, e per la prima volta cominciai ad avere paura: lo spazio che ci circondava non era molto e di conseguenza l'ossigeno a disposizione era poco. Inoltre la temperatura continuava a scendere e in breve tempo ci saremmo congelati.
    -Allora non si fa niente? Aspettiamo di morire?-
    Sbottai di nuovo, irritata e spaventata, la voce leggermente più acuta del normale.
    Edward sembrò accorgersene e, a modo suo, tentò di tranquillizzarmi, lasciando trasparire su quella faccia da schiaffi un ghigno irritante.
    -Che c'è? Hai paura?-
    Mi prese in giro, ricevendo in testa, come segno di “gratitudine”, la mia cara chiave inglese, rapidamente recuperata da sotto il sedile del passeggero.
    -Ahi! Che male!-
    Si rannicchiò su se stesso e si prese la testa tra le mani, dondolandosi e lamentandosi come un bambino.
    A vedere quella scena mi invase una scarica elettrica di euforia, non riuscii a trattenermi e, nonostante l'angoscia, scoppiai a ridere.
    Risi di gusto, senza preoccuparmi di niente, così come solo lui era capace di farmi fare.
    Edward brontolò qualche improperio nella mia direzione, continuando a tenersi la testa tra le mani, ma non mi sfuggì il tenero sorriso che affiorò di nascosto sulle sue labbra.
    Se l'intenzione era di distarmi ci era riuscito e di questo gliene fui grata.
    Restammo così per un po', io ancora intenta a trattenere le risa, mi era anche venuto il singhiozzo, ma con il tempo l'euforia scemò e le paure prima dimenticate mi travolsero una seconda volta.
    Cercai di nascondere al meglio i miei timori, non volevo che Ed continuasse a preoccuparsi, il suo sguardo assorto mi suggeriva che stava macchinando qualcosa e non avevo intenzione di disturbarlo.
    Così mi ritrassi un altro po' nel mio angolino, nascosi metà viso nella sciarpa e mi abbracciai le gambe al petto, serrando gli occhi per accogliere un brivido spiacevole.
    -Hai freddo?-
    Lo guardai confusa, mi aveva colto di sorpresa.
    Aveva la testa reclinata di lato e uno sguardo quasi dolce, forse dispiaciuto.
    Gli sorrisi con qualche difficoltà.
    -No, no... sto... sto bene-
    Mi maledissi per il mio incoerente balbettio, infatti Edward non sembrò affatto convinto, e allora distolsi lo sguardo, sicura che i miei occhi mi avrebbero tradito.
    Sussultai quando sentii le sue mani posarsi sulle mie spalle.
    Mi voltai e lo vidi intento a chiudere il suo cappotto rosso attorno al mio corpo, senza parlare e con una finta espressione imbronciata, forse per nascondere l'imbarazzo.
    Mi ci vollero alcuni secondi per rendermi conto del suo gesto.
    -Ma che stai facendo?! Vuoi morire di freddo?!-
    Si allontanò di poco e mi fissò esasperato. Io cercai di togliermi il cappotto per restituirglielo, tuttavia lui mi prese le mani per fermarmi e a quel tocco non riuscii a capacitarmi più di niente.
    -Sta zitta e non fare storie, io sto bene così-
    Non replicai, mi limitai a fissare le mie mani nelle sue, tutto ad un tratto le sentivo bollenti.
    -Sono sicuro che hai messo qualche stupido vestitino leggero, ti congelerai prima che ci trovino-
    Mi tirò a sé, senza darmi il tempo di obiettare, e mi fece sedere tra le sue gambe, abbracciandomi da dietro. Il suo profumo mi inebriò i sensi , il suo calore mi scaldò il cuore e il suo mento si posò sulla mia testa, non eravamo mai stati così vicini, mai.
    Smisi di tremare all'istante, ora sembrava fare anche fin troppo caldo.
    -E-Ed...?-
    -Ho detto che devi stare zitta, così... così staremo più caldi tutti e due.-
    Balbettò, ma ormai non lo stavo più a sentire.
    Quel contatto era troppo, non riuscivo a sopportarlo, tuttavia ero sicura che non ne avrei più potuto fare a meno. Il cuore mi batteva forte, implorando un po' di riposo, eppure non sembrava sazio di emozioni, non ancora: non era completo.
    Dovevo dirglielo, dovevo farlo per me stessa, per mettere le cose in chiaro, ma se alla mia dichiarazione si fosse scostato? Non volevo.
    Serrai ancora gli occhi e un altro brivido mi percorse, Ed rafforzò la presa sul mio corpo.
    -Ehm... dai Winry... ci troveranno, tranquilla-
    Sussurrò impacciato per tranquillizzarmi, interpretando male il motivo del mio tremore.
    Tentai di rilassarmi facendo profondi respiri: non fu difficile, il corpo di Edward sembrava una sorta di tranquillizzante vivente.
    Sorrisi, reprimendo a forza lacrime di gratitudine, ritirandomi ancor più nel suo abbraccio.
    -Ed... -
    Avevo la voce spezzata.
    -Grazie... -
    E questa volta fui io a stringere la presa sulle sue braccia, lasciandomi cullare dal battito del suo cuore. In quello stesso istante, anche se, immersa in quel tepore, non ci feci molto caso, udii un indistinto cigolio dei suoi automail.






    Prossimamente:

    "Avrei voluto girarmi e schiaffeggiarlo pur di sentirmi dire qualcosa, ma lui continuò
    a tenermi stretta e io non riuscii a liberarmi. Mi agitai con tutte le mie forze,
    quelle stesse forze che non avevo, nella speranza di svegliarlo."











    Angolino di Baci





    Come promesso ecco qui il secondo capitolo U.U
    Vi avevo detto che la fiction è mini mini mini. vero?? o.O
    Già, perchè vi avviso che questo è già il penultimo capitolo, poi ci sarà l'ultimo
    e poi ancora l'epilogo e poi basta U.U
    Ohi, c'era il limite da rispettare XD
    Mi raccomando, ignorate ogni frase pervertita che accidentalmente
    potrebbe capitare nei miei capitoli, ma non so, Ed e Winry mi ispirano gioco,
    ma soprattutto tante scene imbarazzanti.
    Eh sì
    Quest'è l'amur ♥
    Ah, ecco, ho imparato a mettere il cuoricino ♥ XD
    Ma bando alle ciance, vi invito a scommettere, su su,
    secondo voi i due piccioncini moriranno assiderati, vivranno, o muore uno e l'altro
    sopravvive? U.U
    Vediamo chi indovina XD

     
    .
  4. Moony Marion
        Top   Dislike
     
    .

    User deleted


    stupendo!!!!!!!! scusa se ho commentato solo ora Xb vediamo... secondo me muorono sia l'una che l'altra XD ammetto che mi piacciono i lieto fini con l'amore che vive e regna però anche un finale diverso non mi dispiacerebbe e sono sicura che qualcunque cosa scriverai, mi piacerà di sicuro *-* Continua presto che sn curiossissima >.< un bacio ciao!
     
    .
  5.     Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Maria level
    60-2

    Group
    Member
    Posts
    76
    Regali
    0

    Status
    Ajisai
    Uhuhu, grazie XD Non so se il finale ti piacerà, non sono mai stata brava a chiudere una storia XD Però sono felice che ti piaccia e spero di non deluderti^^
    Ecco il terzo e ultimo capitolo prima dell'epilogo ^^


    III


    Volevo solo dirti che...









    Forse mi ero addormentata, forse no, probabilmente ero caduta in uno stato confuso di dormiveglia. Quando fui nuovamente cosciente della realtà, anche se continuavo a tenere gli occhi chiusi, mi ci vollero alcuni secondi per ricapitolare il tutto e sorrisi, avvertendo le braccia di Ed ancora strette attorno al mio corpo. Sapevo di star tremando per il freddo, divenuto ormai polare, ma era come se lo sentissi lontano, oscurato dall'intenso tepore che emanava il mio cuore e quello di Edward all'unisono. Mi piaceva stare così, rannicchiata contro il suo petto ad ascoltarne i battiti caldi, consapevole di avere tutto ciò che avevo desiderato fino a quel momento: restargli vicina.
    Non sapevo se il suo era amore, avevo paura di chiederglielo, ma in quell'istante poco importava, non necessitavo di altro, mi bastava restare stretta a lui.
    Tentai di aprire gli occhi, mi accorsi di non avere neanche più la forza necessaria per guardare il mondo, ma, con uno sforzo, riuscii nel mio intento. Avevo la vista offuscata, come se un velo leggero si fosse posato delicatamente sulle mie iridi, e le ciglia erano troppo pesanti. Feci per toccarle con una mano, ma anche per questo misero gesto non avevo abbastanza energie. Mi guardai le braccia, accorgendomi che erano ricoperte di brina luminosa, obiettivamente sembravano molto belle a vedersi, mi pareva di indossare un vestito di diamanti.
    Tuttavia conoscevo la gravità della situazione e ciò mi spaventò.
    Spostai lo sguardo sulla lampada ad olio deposta in fondo, nell'angolino opposto al nostro: la fiammella ardente era debole e fioca, prossima a spegnersi.
    Cercai di respirare a fondo per calmarmi, ma, non appena inspirai, un intenso bruciore al petto mi fece desistere.
    Non sapevo più che fare.
    - … -
    Provai a chiamare Ed, ma dalle mie labbra uscì solo un rantolo indistinto e il bruciore al petto aumentò. Riprovai ancora e ancora, fino a quando non udii la mia voce, debole e roca, ma pur sempre la mia voce.
    -E...Ed...-
    Edward non rispose.
    -E... Edo... ?-
    Avrei voluto girarmi e schiaffeggiarlo pur di sentirmi dire qualcosa, ma lui continuò a tenermi stretta e io non riuscii a liberarmi. Mi agitai con tutte le mie forze, quelle stesse forze che non avevo, nella speranza di svegliarlo.
    -Mmh?-
    Il mio cuore perse un battito, forse due, ma non mi importava, aver sentito anche solo quel sordo mugolio da parte sua mi aveva riempito il petto di gioia, per un attimo avevo temuto il peggio.
    -... Ed...-
    Il mio tono di voce si era incrinato appena, se non fossi stata semi congelata, probabilmente, avrei pianto. Schiudendo le labbra per respirare, quel tanto che mi bastava a vivere, alzai la testa, incurante del dolore atroce al collo, e incontrai i suoi occhi, dischiusi e persi nel vuoto. Quando anch'essi incrociarono i miei, vidi una timida scintilla accendersi nel suo sguardo.
    -... Win... Winry... ?-
    Chiuse un attimo le palpebre, cercando le forze per riaprirle e continuare a parlare.
    -Che... che c'è... ?-
    Mi chiese con voce roca.
    Non dissi nulla, troppo spaventata dal quel tono così flebile, così inappropriato per l'Ed brontolone e forte di cui mi ero innamorata, per quel ragazzo che aveva sempre odiato il latte, che mi faceva ridere, mi faceva piangere, il solo capace di completare la mia anima. Poggiai la testa sul suo petto e strinsi debolmente tra le mani il suo maglione.
    Sentii gli occhi pizzicare, ma le lacrime non scesero a riscaldarmi il viso e rimasi a tremare di freddo e paura, pregando che tutto andasse bene.
    Volevo dirgli ancora tante cose, dovevo dirgli ciò che mi ero ripromessa di dire e di ripetere fino alla fine dei nostri giorni.
    -… Io...-
    Sospirai, cercando di recuperare le ultime forze che avevo, per terminare ciò che avevo da dire, ma Ed strinse la presa, penso stesse sorridendo con uno di quei sorrisi dolci e amari che solo lui era capace di mostrare.
    -Si...sicura... sicuramente ci... ci stanno... ci stanno già... cercando-
    Non pensavo di essere ancora capace di arrabbiarmi, eppure avvertii un tenue calore riscaldarmi il viso e la gola, per quella sua stupida ingenuità, e, quando parlai, la mia voce uscì più chiara, anche se flebile.
    -Devo di-dirti... !-
    -Non dire...nulla... ti prego...-
    Spalancai gli occhi, le labbra aperte in un grido muto, pronte a dire parole che non riuscivo più a pronunciare, perchè quella supplica, così tenue da farmi pensare di essermela immaginata, mi colpì al petto, lasciando che un'altra piccola ferita iniziasse a sanguinare copiosamente.
    Conosceva la mia domanda ancor prima che gliela porgessi e aveva anche già preso la sua decisione. Un tremito più forte degli altri mi percorse, mai come in quel momento desiderai di poter piangere, pur di sfogare in qualche modo il dolore che mi attanagliava il petto.
    Edward sospirò, non ne conobbi il motivo, ma con la mano sana prese la mia e la strinse.
    -Quando... usciamo... Winry, quando... quando usciamo-
    La sua voce si era addolcita e si era spenta in un sussurro.
    Non dissi nulla, rimasi zitta, le iridi spalancate su un tumulto incomprensibile di emozioni, come i colori dell'arcobaleno e le loro mille e mille sfumature: ero confusa e non riuscivo a capire.
    -Pen... pensi che... che ci troveranno?-
    Faticai a parlare e il mio respiro si fece più flebile.
    Mi lasciai andare tra le sue braccia, rannicchiandomi contro il suo petto e ricambiando la stretta sulla mia mano.
    Edward rise appena, rise per quello che poteva.
    -Certo... uscirai... uscirai di qui... te lo... te lo prometto-
    Chiusi gli occhi, inspirando un altro po'.
    -Usci... usciremo? In... insieme?-
    Esitò, ma quell'incertezza la attribuii al freddo e alla voce mancante, quindi non ci diedi peso.
    -Certo-
    Rimasi qualche attimo in silenzio a contemplare la sua risposta, gli occhi fissi in avanti, persi nei ricordi di un tempo tanto vicino quanto lontano.
    Quella mattina era stato tutto diverso, c'era ancora il cielo alto sulle nostre teste, il sorriso spensierato sui nostri visi, c'era ancora Ed che litigava con il Colonnello, Riza che cercava di far ragionare quei bambini ormai adulti, Breda e il suo panino, Falman e il caro Fury, insieme al piccolo Hayate, e c'era Al. Alphonse, chissà com'era preoccupato in quel momento, era sempre stato troppo attento a quel cretino di suo fratello, sempre gentile e premuroso, non aveva mai fatto nulla di male, non meritava di perdere chi più aveva a cuore.
    Sorrisi sarcasticamente e la pelle si stirò dolorosamente sul mio viso.
    Ero davvero pessimista e ipocrita.
    In fondo non mi importava molto degli altri in quel momento, bloccata sotto quintali e quintali di neve, con la pelle di granito, riuscivo a pensare solo a me, ai miei desideri, al mio unico desiderio: ero io a non voler perdere Ed, ero io e solo io.
    Non mi ero neanche accorta di essere trasalita.
    -Win... Winry?-
    Lo sentii appena e non risposi. Lui prese il mio silenzio come un invito a continuare.
    -Ti... ti ricor... ricordi... il... il motivo per c-cui...a-abbiamo litiga... litigato?-
    Il mio cervello registrò indistintamente quella domanda, ma il mio cuore pompò una quantità eccelsa di sangue gelato e il mio respiro divenne più agitato.
    -Per... perchè ci... ci siamo per... persi... ve-vero?-
    Continuò lui, non accorgendosi della mia agitazione o facendo semplicemente finta di niente.
    Annuii lentamente, forse come segno di gratitudine per non aver fatto caso alla mia reazione e per non aver citato il vero motivo di tutto quel casino.
    Ormai ero sicura che avesse capito tutto, ma non voleva darmi alcuna risposta e non sapevo se mostrarmi grata o frustata per quella decisione, in fondo dipendeva tutto dalla sua scelta.
    -Mi hai... hai detto che... che...era col... colpa mi... mia, ricordi?-
    Annuii ancora, incapace di fare altro se non chiedermi il motivo di quella conversazione. Voleva litigare?
    -Non... non abbiamo avuto mo... modo di... di continuare-
    Corrucciai di poco le sopracciglia.
    -Già...-
    Risposi in un soffio, con un'incertezza ben impressa nella voce.
    Lo sentii sospirare e adagiare completamente le spalle al sedile imbiancato, portandomi dietro con sé: arrivai quasi ad essere sdraiata su di lui. La cosa passò fugacemente nella mia mente, ma le sue parole non mi permisero di andare oltre.
    -So... sono ancora con... convinto che sia...che sia colpa tua-
    Affermò con ilarità.
    Non so come e non so bene perchè, eppure mi venne spontaneo lasciare che le mie labbra vibrassero appena per emettere una piccola risata.
    Alzai di poco gli occhi sul suo viso e lo vidi sorridere, ma, appena si accorse del mio sguardo, si imbronciò e gonfiò le gote, facendomi ridere ancora.
    -Guarda che... che sono serio-
    Sostenne falsamente convinto, ma il sussurrare e l'affanno dovuti al quasi congelamento non lo resero assai convincente.
    Era molto carino da parte sua cercare di distrarmi, ma infondo era sempre stato così, si era sempre preso cura di me.
    -Però lo... lo sai beni... benissimo che è colpa... colpa tua-
    Ribattei per nulla sincera, ormai cominciavo a pensare davvero che la colpa fosse solo mia.
    Edward sembrò accorgersi della mia inquietudine.
    -Winry... -
    Stetti ad ascoltare con più attenzione, mi ero accorta del cambio di tono, sembrava quasi arrabbiato, ma al contempo la sua rabbia pareva avere un non so che di scherzoso.
    -Io sto... sto cercando di... di distrarti...quindi... collabora!-
    Chiusi un attimo gli occhi, cercando di controllare l'esasperazione.
    -Nessuno te... te lo ha chiesto... -
    Sbottai un po' irritata.
    -Guarda che... non sono un... cane... faccio... quello che... voglio... e... quando voglio-
    Un altro flebile scoppio di ilarità mi fece sorridere e mi riscaldò il petto, sapevo che lo aveva detto apposta, lui, cane dell'esercito fin dalla tenera età di dodici anni.
    -Sei un... bastardo...-
    Risposi, ridendo un po', incurante delle lame che mi raschiavano il petto.
    Edward poggiò il mento sulla mia testa, avvertii il suo respiro caldo riscaldarmi la nuca.
    -No, sono di razza pura-
    Disse sarcastico e io risi ancora.
    -Un... bassotto?-
    -Ehi... non andare sul... pesante-
    Borbottò, punto in viso, neanche in quella situazione riusciva a tollerare certe considerazioni sulla sua altezza. Era proprio da Ed, testardo fino all'ultimo.
    Il silenziò calò ancora una volta su di noi, tuttavia questa volta era un silenzio freddo, glaciale, ma anche caldo e confortevole, era il nostro silenzio, mio e suo e di nessun altro.
    Eravamo entrambi stanchi e parlare ci costava uno sforzo troppo grande, allora rimanemmo in silenzio, stringendoci l'una all'altro, per dire tutto ciò che era necessario, per prometterci con un piccolo gesto di non lasciarci mai.
    E la confusione che incendiava il mio cuore si dissipò pian piano, facendo spazio a una nuova certezza.
    A quel punto dirglielo non mi faceva più così paura, dovevo solo aspettare il momento giusto: quando saremmo usciti da lì glielo avrei detto, mezzi congelati, davanti a tutti, con la neve e la morte a fare da testimoni, per far capire loro che non potevano impedirci nulla.
    Non mi importava più di niente, né del freddo né del dolore, se continuavo a guardare avanti, verso un futuro insieme: bastava crederci.
    Però c'era anche quella parte di me che continuava a ripetermi il contrario, a dirmi che non ci sarebbe stato alcun avvenire, che entrambi saremmo morti lì e che la colpa era solo mia.
    Strinsi ancor più il maglione di Ed tra le mani, inspirando a fondo il suo profumo, cercando il calore nel suo cappotto, quello stesso cappotto che sapeva di lui.
    -Mi dispiace, Ed-
    Sussurrai in un soffio, sperando di essere udita.
    Edward mi sfiorò i capelli con le labbra.
    Chiusi gli occhi, sentivo la testa pesante e i sensi confusi. Ero stanca, volevo riposare.
    -Dispiace anche a me-
    Mi addormentai con la sua voce nella testa, consapevole che ogni uomo ha le proprie colpe.
    La nostra era solo quella di non aver creduto in noi.


    * * *



    Sogno e realtà si confusero tra loro in una strana miscela che mi fece arricciare le labbra. Mi sentivo spossata, più morta che viva a dire il vero, e mi pareva quasi aver perso il controllo del mio corpo. Provai a muovere le braccia, la testa o le gambe, ma non le sentivo. Tutto ciò che potevo vedere era il buio pesto della mia mente, ero troppo stanca anche per pensare. Però avvertivo anche qualcos'altro, qualcosa di freddo, ma importante per me. Mi sforzai di aprire la mente ai pensieri e rammentai la situazione. Con un altro sforzo dischiusi anche le palpebre, mostrando ai miei occhi una timida fiammella. Attendendo e concentrandomi riuscii a distinguere i contorni della piccola lampada ad olio e delle mani di Ed strette attorno al mio corpo.
    Fui tentata di chiudere di nuovo gli occhi, ma mi sforzai di restare sveglia, avevo paura che, lasciandomi cadere ancora nell'oblio, non sarei più stata capace di svegliarmi.
    Mi mossi appena, non riuscendo a fare di più, ma Ed non disse nulla, pensai stesse ancora dormendo.
    Questa volta non riuscii a chiamarlo, quindi rimasi rannicchiata tra le sue braccia, fissando con sguardo vacuo ciò che mi stava davanti, senza riuscire a vederlo davvero.
    Non pensai e non dissi nulla, non mi mossi. Restai ferma, inerte, incapace di fare qualsiasi cosa se non ascoltare indistintamente il battere del mio cuore, così docile e debole.
    Un pensiero fugace mi trapassò come un fulmine: ogni mio battito poteva essere l'ultimo.
    Non mi dispiacque, non avevo la forza per disperarmi, potevo solo aspettare.
    Eppure avevo fatto una promessa e volevo mantenerla, ecco perchè mi imposi di non chiudere gli occhi.
    Questo cuore avrebbe dovuto battere ancora per un po'.
    Rimasi in bilico tra sogno e realtà, determinata a vivere. Le speranze erano poche e quel poco pensare della mia testa continuava a dirmi di desistere, che era inutile porre resistenza.
    Non lo ascoltai.
    In fondo, però, non sarebbe stato male morire lì, tra le braccia della persona che amavo. Amare, mi sembrò una parola così futile in quel frangente, così inutile in confronto a cosa era nato tra noi: era molto più del semplice amare, ne ero sicura.
    Però volevo dirglielo e glielo avrei detto, era un capriccio che volevo accontentare a tutti i costi.
    Il mio cuore ebbe un tuffo, credetti di aver sentito qualcosa, ma pensai fosse solo la mia immaginazione e probabilmente il mio cuore che iniziava a difettare.
    Tuttavia lo sentii ancora, un rumore sordo, lontano, come di qualcosa che scava.
    Il mio corpo non si mosse, ma qualcosa dentro di me sì.
    Il mio cervello iniziò a lavorare freneticamente, associando quel rumore sempre più vicino a qualsiasi cosa, mentre un nuovo mi invase il petto, forse non tutto era perduto.
    Ad un tratto mi parve di sentire alcune voci, ne riconobbi qualcuna: erano venuti a salvarci.
    Non so con precisione cosa provai in quel momento, conforto, sconcerto, speranza, gioia, non lo so. Tutto quello che feci fu increspare le labbra nell'imitazione di un sorriso.
    Mi mossi, le ossa scroccarono, ardendo di dolore, ma non ci feci caso; mi misi in ginocchio e mi voltai verso Ed.
    Capii subito che qualcosa non andava.
    Il viso pallido e freddo era chino sul petto, mentre tutto il corpo, anche i capelli, erano ricoperti di brina, tanto da far sembrare Edward un angelo dannato.
    Poggiai piano, e con un tremito incontrollabile, le mani sul suo petto, premendo debolmente.
    Mi sforzai di parlare e un rantolo scivolò via dalle mie labbra.
    -Ed...sve...svegliati... sono venuti... a salvarci...-
    Un altro sorriso mi increspò le labbra congelate, come se il calore di quel piccolo gesto potesse destarlo, ma Ed non si svegliò.
    Un senso d'inquietudine mi avvolse in una stretta glaciale, i miei occhi guizzarono sul suo viso, cercando ogni possibile segno di vita, anche un tenue rossore sulle gote.
    Gli accarezzai piano una guancia: era fredda.
    Naturale, non poteva essere calda.
    Mi aggrappai a questa convinzione, perchè sapevo che la realtà avrebbe fatto troppo male.
    -Ed...?-
    Lo chiamai ancora.
    -Ed...Ed... ti prego.... Ed-
    Lo supplicai con molteplici sussurri sforzati, incurante della gola che raschiava e del bruciore ghiacciato, che mi impediva di chiamarlo ancora più forte.
    Avrei voluto gridare, scuoterlo, fare qualsiasi cosa affinché si svegliasse, la mia sola disperazione non bastava.
    Non volevo credere a ciò che la mia testa mi urlava, non potevo.
    Mi aggrappai con entrambe le mani al suo maglione, tirando piano, senza forze.
    -Ti prego.... ti... prego... ti prego... -
    Continuai a pregarlo, gli occhi serrati dinanzi a quella verità che non potevo sopportare.
    Non mi accorsi nemmeno del fioche getto di luce che inondò quello spazio quando apparve un piccolo buco sul tettuccio dell'auto, né del martello che picchiava, né delle voci che non smettevano di chiamarci.
    Continuai a pregare e a invocare il suo nome, tirando sempre più piano il suo maglione.
    Non era giusto, me lo aveva promesso, non poteva lasciarmi.
    Mi scostai violentemente quando qualcuno mi toccò piano la spalla e afferrai con più forza la maglia di Ed, aggrappandomi all'unica cosa che mi permetteva ancora di respirare.
    Tirarono più forte, cercando di portarmi via, lontano da lui, mentre tutto il mio mondo crollava in tanti piccoli pezzi sotto la consapevolezza di avergli fatto del male: era colpa mia.
    -Winry-san, venga con noi-
    -No... lui non... no... ti prego...-
    Sussurrai, con voce spezzata da un muto pianto asciutto, ma la mia presa si allentò.
    -Volevo solo....dirti che...-
    Prima di essere trascinata fuori sfiorai le sue labbra fredde con le mie, mentre le lacrime che non potevo versare mi inondarono il petto.
    -... ti amo, Ed-
    E, per un momento, mi parve di sentire in quel bacio rubato il calore di un muto e unico battito.





    Prossimamente:

    "Nel medesimo istante, però, un fiocco di neve si posò delicato sul mio viso.
    Alzai lo sguardo, guardando leggermente perplessa il vasto cielo coperto,
    e rimasi per qualche istante ad osservare la neve cadere a terra in una
    silenziosa danza magica: il respirò mi mancò all'improvviso.""
     
    .
  6. Moony Marion
        Top   Dislike
     
    .

    User deleted


    bellissimo *_* nn vedo l'ora di leggere l'ultimo cap e l'epilogo. continua presto ti prego!!!! mi piace molto come scrivi^^
     
    .
  7.     Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Maria level
    60-2

    Group
    Member
    Posts
    76
    Regali
    0

    Status
    Ajisai
    Siamo arrivati alla fine dlla storia, Moony, triste?? XD Grazie per avermi seguito e grazie anche a chi ha solo letto questa storia, soero veramente di non deludervi con questo epilogo, è un pò scontato XD



    Epilogo






    La porta si aprì con uno schiocco secco della serratura, entrai veloce e me la chiusi alle spalle. La sera era calata da un pezzo, avevo appena finito di lavorare nella mia nuova officina a Central City e fuori tirava un vento gelido.
    Accesi la luce nell'atrio e lanciai con poca grazie la tracolla su un tavolino lì vicino. Appesi il cappotto all'attaccapanni e mi diressi in cucina.
    La casa era silenziosa come sempre a quell'ora, era un po' inquietante a dire il vero, ma ci avevo fatto l'abitudine.
    Aprii il frigo e contemplai il suo contenuto. Mi ero dimenticata di fare la spesa, meno male che prima di tornare a casa avevo preso due fettine di carne e un po' d'insalata. Ritornai nell'atrio e presi la busta con la cena dalla borsa, poi accesi i fornelli e iniziai a cuocere la carne.
    Lo scoppiettare leggero del fuoco era l'unico rumore ad accompagnare i miei pensieri.
    Forse avrei dovuto ascoltare il consiglio di Alphonse, quello di prendere un gatto o un cane, così avrei evitato di restare sola in quel muto silenzio.
    Scossi la testa e presi l'insalata, la versai nell'insalatiera e aggiunsi olio, sale e aceto, mescolando poi il tutto.
    Un rumore improvviso mi fece sobbalzare.
    Mi voltai di scatto, osservando l'oscurità, minacciosa e densa, nel lungo corridoio che portava al bagno e alla mia camera da letto.
    Senza distogliere gli occhi spensi il gas e deglutii, i battiti accelerati nel petto e la sensazione di avere il cuore in gola. Mi diedi della stupida: non poteva esserci nessuno in casa.
    Con il petto palpitante accesi la luce nel corridoio, sentii di nuovo quel rumore, era lo stesso ripetuto più volte e proveniva dalla mia camera.
    Mi tremavano le gambe, ma presi comunque la prima cosa che mi capitò per mano ( Una chiave inglese, per l'appunto ) e mi avvicinai piano all'uscio. Poggiai una mano sulla maniglia, deglutii ancora e la girai piano, con cautela, facendo scattare la serratura. La porta si aprì lentamente e le assi del pavimento cigolarono; misi dentro un piede mal fermo, poi l'altro, la mano con la chiave pronta a colpire.
    -Chi va là?!-
    Sbraitai, cercando di essere più minacciosa possibile.
    La stanza, però, era vuota e la finestra si era aperta per il forte vento, sbattendo le imposte.
    Sospirai, ripetendo a me stessa di essere una cretina, e attesi qualche attimo per riprendermi dallo spavento.
    Non accesi la luce, la strada illuminata di sotto lasciava la camera nella penombra ed era quanto bastava affinché potessi vedere il letto, l'armadio e la scrivania e così evitare di inciampare su qualcosa.
    Lasciai la chiave inglese su un basso mobiletto accanto alla porta e mi avvicinai alla finestra, con l'intenzione di chiuderla, ma prima porsi la testa fuori, per un ultimo controllo: non c'era nessuno nel vicolo scuro sottostante.
    Nel medesimo istante, però, un fiocco di neve si posò delicato sul mio viso. Alzai lo sguardo, guardando leggermente perplessa il vasto cielo coperto, e rimasi per qualche istante ad osservare la neve cadere a terra in una silenziosa danza magica: il respirò mi manco all'improvviso.
    Chiusi la finestra, decisa ad allontanarmi da quei fiocchi bianchi e dai ricordi che essi portavano, ma qualcuno mi afferrò da dietro, rendendo impossibile ogni mio movimento.
    Mi irrigidii di colpo, troppo spaventata per cercare di liberarmi.
    Nella mia mente si susseguirono le più svariate supposizioni e reazioni, ma una nebbiolina fastidiosa continuava ad offuscarle.
    -Ehi, Winry, rilassati-
    Il suo sussurro mi scaldò il collo e mi venne spontaneo obbedire, lasciando che un tenero sorriso mi sfiorasse le labbra. Però, subito dopo, mi liberai con un movimento secco e mi voltai, scarlatta in viso.
    -Idiota, mi hai fatto prendere un col...-
    Non riuscii a concludere la frase che avvertii le sue labbra premere impetuose sulle mie: sapevano di erba bagnata.
    -Sei il solito idiota, Ed!-
    Proruppi non appena ebbi possibilità di respirare, ancora rossa in viso, anche se per un motivo diverso dall'ira.
    Edward rise, cominciando a correre per la stanza, mentre io, recuperata la chiave inglese poco prima lasciata, incominciai a rincorrerlo per fargliela pagare.
    Quando lo raggiunsi, inciampai e gli caddi addosso, distesa sul suo petto.
    Facendo leva con le mani sul pavimento, alzai il busto quel tanto che bastava a guardarlo in faccia, ci fissammo per qualche istante e scoppiammo a ridere, mentre lui iniziò a darmi piccoli baci su ogni parte scoperta del mio corpo.
    Se qualcuno ci avesse visti in quel momento, non oso immaginare cosa avrebbe potuto pensare, ma, anche se fosse accaduto, non me ne sarebbe importato più di tanto. Eravamo felici insieme, sazi di quell'amore un po' contorto e ingenuo, semplice e complicato, unico e, soprattutto, nostro. Non mi mancava e non desideravo nient'altro.
    Edward avvicinò il viso al mio.
    -Dimmelo ancora-
    Mi sussurrò nell'orecchio, dopo avermi mordicchiato giocosamente il lobo.
    Cercai di calmarmi e, tra una risa e l'altra, gli regalai un bacio veloce sulle labbra.
    -Ti amo, Ed-
    E restammo così, immersi in quelle due semplici parole ricche di emozioni, mentre fuori la neve cadeva piano, lontana e vicina, su una candida coltre di Dicembre.
     
    .
  8. Moony Marion
        Top   Dislike
     
    .

    User deleted


    Che bel finale *me commossa* ç_ç sei stata bravissima. mi è piaciuta tantissimo la tua ff! peccato sia finita *mette il broncio* e vb! ogni storia ha la sua fine. ancora complimenti. kiss!^^
     
    .
  9.     Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Maria level
    60-2

    Group
    Member
    Posts
    76
    Regali
    0

    Status
    Ajisai
    Grazie ** Sono davver contenta che ti sia piaciuta ^^
     
    .
  10. silvia5190
        Top   Dislike
     
    .

    User deleted


    Sono sconvolta! La tua storia è bellissima!
    Devo dire che mi sono un po' accecata per leggere così in piccolo ma ne è valsa la pena!!
    Sei davvero brava!! Appassionante!
    :*-*: :*-*: :*-*: :*-*: :*-*: :*-*:
     
    .
9 replies since 30/6/2010, 09:53   103 views
  Share  
.
Top
Top