L’assassinio di Roger Ackroyd

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    L’ASSASSINIO DI ROGER ACKROYD

    roger
    La signora Ferrars morì nella notte di giovedì, dal 16 al 17 settembre. Mi vennero a chiamare alle 8 di mattina, venerdì, 17. Non c'era più niente da fare, era già morta da qualche ora. Quando ritornai a casa, erano appena suonate le nove. Aprii la porta d'entrata e indugiai per qualche minuto nel vestibolo per appendere il cappello e il soprabito. Non voglio con questo dire che in quel momento avevo una premonizione degli eventi che si sarebbero verificati nella settimana successiva. Ma l'istinto mi diceva che qualcosa stava per accadere....

    Considerazioni personali

    ATTENZIONE! POTREBBERO ESSERCI SPOILER INERENTI ALLA TRAMA!


    L’assassinio di Roger Ackroyd, di Agatha Christie, racconta l'ennesima indagine del famoso investigatore Hercule Poirot,in teoria in pensione, che si ritrova coinvolto in un intricato omicidio. La storia narrata dal punto di vista del dottor Sheppard, medico del paese e vicino di casa di Poirot, si apre con il suicidio della signora Ferrars, la quale rimasta vedova anni prima è sospettata da molti ambianti del paese di aver assassinato il marito. In seguito il signor Ackroyd il cittadino più ricco e in vista di King’s Abbott invita a cena il dottore poiché, gli deve parlare di una questione importante. Alla cena partecipano anche tutti coloro che saranno poi i vari sospetti ovvero, il segretario di Ackroyd, Geoffrey Raymond, Cecil Ackroyd, vedova del fratello di Roger Ackroyd, con la figlia Flora e il Maggiore Blunt, da anni amico di Ackroyd. Dopo cena il dottore e il padrone di casa si ritirano a discutere nello studio e Ackroyd gli confida che ritiene che la signora Ferrars, sua fidanzata, si sia tolta la vita in quanto, essendo colpevole dell'omicidio del marito era da tempo ricattata da qualcuno e non reggeva più allo stress e all'ansia. Il signor Ackroyd è inoltre persuaso che la fidanzata, prima di compiere il gesto estremo, gli abbia anche lasciato un messaggio in cui rivela l'identità del ricattatore, infatti si era sempre rifiutata di confessarne il nome, proprio in quel momento arriva il maggiordomo con alcune lettere tra cui una della signora Ferrars. Nonostante le insistenza del dottore, apparentemente dettate da buone intenzioni, Ackroyd non legge il nome del ricattatore e congeda l'amico. Appena rientrato a casa il dottore riceve la chiamata del maggiordomo, Parker, che lo informa che il signor Ackroyd è stato assassinato, il dottore torna immediatamente indietro ma, una volta arrivato il maggiordomo nega di aver fatto la chiamata. Il dottore però vuole assicurarsi che sia tutto in ordine e quindi con l'aiuto del maggiordomo irrompe nello studio e così viene ritrovato il corpo di Ackroyd. Tutti gli indizi sembrano indicare come colpevole il figliastro di Ackroyd, Ralph Paton del quale però non si hanno tracce. A questo punto Flora, fidanzata di Ralph si rivolge prima al dottore e poi a Poirot, per risolvere il delitto e scagionare Ralph. L'investigatore accetta di indagare e più volte afferma che il suo obbiettivo è la verità qualunque essa sia. Già dai primi capitoli infatti tutti i personaggi appaiono più o meno sospetti e con segreti che non intendono rivelare. Il dottore segue Poirot nelle indagini come assistente ed essendo il narratore è il suo punto di vista che leggiamo, nel corso delle indagini vengono alla luce diversi segreti ma, solo alla fine, come tipico di Poirot, viene svelata l'intera trama. L'investigatore raduna tutti i personaggi coinvolti in una stanza e rivela come si sono svolti fatti. A questo punto della storia viene rivelato che l'assassino altri non è che il dottor Sheppard. Oltre all'abilità dell'autrice nel deviare i sospetti, il fatto che l'assassino sia di fatto il narratore della vicenda implica che il lettore sia ingannato poiché colui che narra gli eventi ha tutte le intenzioni di nascondere la reale identità dell'assassino e quindi tutto quello che ci viene proposto come la realtà dei fatti descritti, in modo assolutamente imparziale, sono in realtà inaffidabili.
    Una volta terminato il libro si prova quasi un senso di tradimento, poiché se si sospetta del dottore come colpevole il fatto che sia lui stesso a narrare gli eventi porta a credere di essersi sbagliati e magari ad accantonare l'istinto. Oppure, se invece non si sospettava di lui, ancora peggio in quanto avendo “vissuto” l'intera vicenda con il dottore ci si rende improvvisamente conto che ci ha presi in giro dall'inizio, a meno che invece non si sia riusciti a vedere oltre l'inganno della Christie e si abbia subito capito chi era il colpevole. Io confesso di essere nel primo gruppo, avevo sospettato del dottore ma, poi non volevo credere fosse davvero lui il colpevole.
    Tutti i vari personaggi, di volta in volta, paiono sospetti e in realtà nascondono veramente qualcosa ma, ovviamente, tutto è funzionale a creare nel lettore curiosità ed interesse cosa che questa grande autrice sa fare molto bene. Questo romanzo è tra i miei preferiti sia di questa autrice ma, anche dei gialli in generale, mi è piaciuta molto la trovata del narratore/assassino e anche l'architettura del delitto, sinceramente, l'unico di cui non ho mai sospettato è Ralph, ma io sono di parte perché amo molto questo genere.


    VOTO GLOBALE: 9/10 | TRAMA: 9/10 | AMBIENTAZIONE: 8/10 | STILE: 10/10
    TITOLO ORIGINALE: The Murder of Roger Ackroyd | AUTRICE: Agatha Christie | CASA EDITRICE: Mondadori
    GENERE: romanzo giallo | ANNO: 1926| NUMERO DI PAGINE: 252


    Scheda © Caeles in esclusiva per DC Team
     
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    Mi è piaciuta molto la tua recensione del libro, per quanto riguarda la frase:
    CITAZIONE
    Oltre all'abilità dell'autrice nel deviare i sospetti, il fatto che l'assassino sia di fatto il narratore della vicenda implica che il lettore sia ingannato poiché colui che narra gli eventi ha tutte le intenzioni di nascondere la reale identità dell'assassino e quindi tutto quello che ci viene proposto come la realtà dei fatti descritti, in modo assolutamente imparziale, sono in realtà inaffidabili.

    Aggiungerei che anche se la realtà è stata manomessa e gli indizi non erano del tutto affidabili, Poirot aveva la nostra stessa conoscenza della situazione ed è riuscito a cogliere la verità nel mare di bugie, in particolar modo sono rimasta colpita da una sua frase:
    CITAZIONE
    Prima di tutto occorre avere un'idea chiara su quanto avvenne quella sera, tenendo sempre presente che potrebbe darsi che chi parla non dica la verità

    Già da questa frase bisognava sospettare di alcune affermazioni dei personaggi soprattutto del fatto che il dottore pur essendo il narratore questo non lo escludeva dalla lista dei sospettati, purtroppo io rientro nella categoria che non aveva sospettato del dottore ma ho iniziato ad avere dei dubbi verso la fine.

    PS.: Spero di non aver sbagliato ad aver lasciato qui il commento alla tua recensione in tal caso lo sposto.
     
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    Hasu
    Grazie sono contenta ti sia piaciuta e sono d'accordo con te in effetti anche noi avevamo gli stessi elementi tranne, forse, il fatto che il dottore ci avesse messo troppo ad arrivare dalla porta di casa al cancello (mi pare lo si scopra solo alla fine) ma, anche avendolo non credo ci avrei fatto molto caso. Bisognava proprio, come dici tu, dare retta a Poirot e partire dal presupposto che tutti mentano ma, essendo parte del fascino di questi libri farsi ingannare i mie preferiti sono quelli che come questo ci riescono.
    P.S. Il commento qui va benissimo grazie per averlo lasciato :859i.gif:
     
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    Ajisai
    CITAZIONE
    in effetti anche noi avevamo gli stessi elementi tranne, forse, il fatto che il dottore ci avesse messo troppo ad arrivare dalla porta di casa al cancello

    Anch'io la pensavo così! Nel senso fino all'ultimo mi sono domandata ma nella storia si è mai parlato che il tempo per percorrere il tragitto dalla porta di casa al cancello fosse meno di dieci minuti? Poirot da cosa l'ha dedotto? Ok ha fatto le prove mentre il dottore lo aspettava, ma noi da cosa l'avremmo potuto capire? Perché questo è un indizio fondamentale, per chi come me non aveva ancora sospettato del dottore.
    Sappiamo che il dottore è uscito dalla porta di casa alle ore 20.50, confermato da Parker, poi ha incontrato lo sconosciuto davanti al cancello della villa alle ore 21, ora sentita dal campanile.
    Poi mi sono ricordata di questo discorso fra Poirot ed il dottore:
    CITAZIONE
    «Erano le nove, dottore, quando ha incontrato lo sconosciuto fuori del cancello?» mi chiese senza voltarsi.
    «Sì» risposi. «Ho sentito battere l'orologio del campanile.»
    «Quanto ci vuole per arrivare alla villa? Per arrivare a questa finestra per esempio?»
    «Cinque minuti al massimo. Due o tre minuti, se uno prende il sentiero a destra del vialetto di accesso e viene qui direttamente.»

    Quindi facendo un calcolo prendendo il sentiero che porta alla finestra ci vogliono 3 minuti andata e ritorno fanno 6 + i minuti impiegati dal dottore per uscire dalla porta ed arrivare all'inizio del sentiero si dovrebbe rientrare nei 10 minuti, quindi era un possibile indizio per l'inattendibilità dell'orario del dottore ovvero che quei 10 minuti erano troppi per fare il tragitto porta-cancello. Però la vedo sempre un po' forzata come cosa, questa è la parte che mi ha convinta meno.
     
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3 replies since 13/5/2017, 08:57   212 views
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