Love&Chocolate

Esiste la ricetta della felicità?

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  1. lela-chan
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    scoperta solo ora ...mi piace la storia questi intrecci mi coinvolgono sempre^___^ al prossimo capitolo eh eh
     
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  2. ilovemanga
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    1 parola x descrivere qst ff:fantastica!!!nn vedo l'ora di leggere il prosieguo!!
     
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  3. Neyl
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    a quando il seguito??? nn vedo l'ora!!!!
     
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  4. fabyoletta
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    Scusate se posto cosi tardi XD ma l'estate è stata piena di impegni u.u prometto di aggioranre con maggiore frequenza *O*

    Cap 7. Crostata d’arance

    Che ci faceva qui Dan Dempsey? Scrutai oltre la sua figura piuttosto affannata e scoprii che era venuto in bicicletta, ora abbandonata poco prima del mio vialetto.
    “Io…posso entrare?” chiese con un filo di voce e le mani in tasca.
    “Ecco…” stavo per rispondere, quando nella mia mente passò l’immagine di Rei seduto in cucina, intento a cercare di dirmi qualcosa. Non potevo farlo entrare. Ameno, non finchè Rei fosse stato li. Ma che cosa mi saltava in mente?
    “Signora Spears arrivo subito ad aiutarla con i suo bucato, un minuto che saluto un mio amico”. Le parole uscirono dalla mia bocca prima che me ne potessi rendere conto, e nello stesso istante in cui Dan mi fissò allibito, chiusi la porta alle mie spalle e mi diressi in cucina dove Ryan giocherellava con delle carte sul tavolo.
    “Ah…non era Eric ma la vecchia Spears che vuole aiuto con il bucato” mentii sforzandomi di sorridere. “Forse dovremmo continuare il discorso più tardi, sai è molto puntigliosa”
    “Oh non c’è problema…vai pure, magari ti aspetto qui” annui mettendosi ancora più comodo. No no non andava bene per niente.
    “Ma…noo non è il caso, io credo che ci metteremo un bel po’, sai dopo il bucato di solito vuole che ascolti le sue storie di gioventù. E’ molta sola poverina capisci…” continuai creando il mio perfetto castello di menzogne.
    “Ok…allora credo che in questo caso…me ne andrò. Ma sta sera ti chiamo” . Perfetto, si era arreso finalmente. Sorridendo feci di si con la testa e lo accompagnai fino alla fine del vialetto dove la bici di Dempsey era magicamente sparita.
    “Allora a sta sera e non ti affaticare troppo con il bucato” si raccomandò dandomi un buffetto sulla guancia.
    “Starò attenta caro” risi ricambiando con una pacca sulla spalla. Lui salì in macchina e piano piano si diresse verso la fine del viale, mentre l’aria fredda iniziava a farmi venire la pelle d’oca. D’altronde dalla fretta, ero uscita senza la felpa. Mi diressi allora verso la porta di casa quasi correndo, quando alle mie spalle qualcuno mi afferrò il viso con le mani posizionandole sugli occhi.
    “Dempsey smettila, non sei divertente” sbuffai tentando di spingermi avanti col corpo e lasciare andare la presa.
    “Aspetta. Volevo solo…volevo solo chiederti scusa” disse la sua calda voce alle mie spalle. Potevo sentire il suo respiro sul collo e la cosa mi provocò un brivido lungo la schiena.
    “Scuse accettate, ora vattene subito” tentai di tagliare corto.
    “Mi piace la crostata all’arancia” replicò lui liberando finalmente i miei occhi che vennero colpiti dall’improvvisa luce. Mi girai lentamente stringendomi ancora di più le braccia, mentre i suoi occhi mi scrutavano con uno sguardo divertito.
    “Che…che cosa? Senti un po’ tu, mi avrai mica preso per la tua pasticcera? Vai e compratene una! Senza contare che col lavoro che fai avrai tanti di quei soldi da potertela permettere!” urlai dirigendomi a grandi passi verso la porta di casa.
    “So che la fai buona, l’ho comprata da te” rise ancora alle mie spalle mentre chiudevo rumorosamente la porta. Che razza di idiota, dopo averti chiesto scusa per un bacio pagato profumatamente, ti veniva a chiedere una crostata d’arance? Faceva sul serio ? La mia mente si avvolgeva intorno a queste domande, prima che il campanello suonasse per l’ennesima volta. Piena di rabbia battei un pugno sul portone. “Vattene immediatamente o chiamo la polizia!”
    “Se volevi che me ne andassi, perché hai mandato via Ryan?” domandò con il suo fare gentile. O cavolo. Era l’unica domanda a cui il mio cervello non avrebbe potuto dare una risposta. Perché l’avevo fatto? Potevo semplicemente mandarlo a quel paese subito, senza aspettare tutta questa pagliacciata.
    “Io….” Balbettai confusa, scivolando di schiena a terra lungo la porta. “Non lo so…” mi arresi.
    “Insegnami a fare una crostata d’arance. Farò il bravo e, se per caso dessi fastidio, potrai buttarmi fuori dalla cucina. Accetti?” mi chiese, mentre fissavo il pavimento come ipnotizzata. Che stavo facendo? Mi rialzai lentamente, aprendo piano piano la porta dalla quale spuntò un ciuffo di capelli biondi e uno dei sui grandi occhi azzurri.
    “Non ho né arance, né marmellata…” sussurrai piano.
    “L’ho io, ho pensato anche a questo” rise poggiandomi il vasetto sulla fronte. Restammo cosi per un po’ finché il mio corpo reagì voltandosi rapidamente verso la cucina.
    “Abbiamo poco tempo, zio sarà qui per l’ora di cena, quindi…sbrighiamoci” tagliai corto mentre con la mano gli indicavo l’appendi abiti. “E fila a lavarti le mani prima”
    “Agli ordini capo” esclamò lui simulando un saluto militare decisamente molto buffo. Una decina di minuti dopo, stavo impastando pasta frolla, mentre Dan seduto vicino a me, osservava col la testa tra le mani. Era vestito in modo molto più sobrio delle altre volte. Un semplice giubbotto di jeans e una maglietta a maniche lunghe bianca. I capelli biondi come sempre spettinati e confusi che gli davano quell’aria da ragazzo tra le nuvole. Lo fissavo senza accorge mene, mentre le mani affondavano nella pasta, a contatto con il marmo freddo del ripiano.
    “Perché non la stendi sul tavolo ma sul quell’affare di marmo?” mi domandò incuriosito.
    “Perché la pasta frolla ha bisogno di essere sempre fredda, e con il tavolo e le mani rischiamo di riscaldarla troppo” spiegai chiudendo gli occhi, ed immaginando le mani della nonna che tenevano le mie, allora molto più piccole, nella farina.
    “Sai, impastare è un po’ come fare l’amore non credi? ” mi domandò facendomi sobbalzare dal mio sogno.
    “Che intendi dire?” risi cercando di non sembrare in imbarazzo.
    “I movimenti prima lenti, poi frenetici, sempre più profondi, ed infine il gusto sublime di qualcosa di dolce…” disse incrociando le braccia e scivolando lentamente su esse con la testa. Le guance cominciarono ad arrossire mentre inconsciamente, le braccia avevamo smesso di impastare. Il suo breve racconto metaforico mi aveva coinvolto a tal punto da non riuscire più a togliermi una certa visione dalla mente. Sicuramente proibita ai minori di 14 anni.
    “Si molto carino…” riuscii solo a dire cercando di riprendere il mio lavoro sulla pasta.
    “Per te fare l’amore è solo…carino?” rise lanciandomi un po’ di farina.
    “Non sono affari tuoi, come trovo fare l’amore, e comunque sia io preferisco di gran lunga fare dolci” risposi, prendendo la mia pasta sfoglia, finalmente perfetta.
    “Allora non lo hai mai fatto” continuò lui alzando la testa con fare sorpreso.
    “Anche se fosse, non è un problema tuo! E ti avverto, mi stai innervosendo e rischi di essere sbattuto fuori da qui in meno di cinque secondi!” gli urlai contro, come se avesse infierito su di me con degli enormi spilli. La sua faccia si fece improvvisamene sorridente e ricadde nel suo stato tranquillo, con la testa tra le braccia conserte. Dopo una buona oretta di lavoro, misi in forno la crostata mentre Dan leccava il restante della marmellata dal vasetto. Ogni suo movimento sembrava nascondere qualcosa di particolarmente erotico, e questo non in un ragazzo, non mi era mai capitato di vedere. Che fossi “attratta” in qualche modo oscuro dalla sua figura esile e dai suoi modi di fare cosi infantili? No, non era possibile. Dan si distaccava pesantemente dal mio ideale di uomo. Ryan ci somigliava. Ryan era il ragazzo per me. E forse oggi avrei dovuto farlo finire di parlare. Probabilmente ora non sarei qui con questo ragazzino ossessionato dal sesso e dalle torte alla marmellata.
    “Viene un buon odore, sei brava” disse alzandosi dal tavolo stiracchiandosi un po’.
    “Grazie…” replicai stizzita controllando ancora che nel forno tutto andasse come doveva. All’improvviso due braccia mi circondarono la vita e mi tirarono a loro.
    “Grazie a te….non riesco ad esprimermi bene quando si tratta di spiegare cosa provo, ma con te sto bene. Mi tranquillizzi e mi fai ridere. E poi fai delle torte fantastiche. Se non fosse che non lo faccio mai, potrei seriamente innamorarmi di te…”
    Sgranai gli occhi mentre stritolavo tra le mani il panno da cucina che avevo usato per aprire il forno. Restammo immobili in quell’abbraccio finchè il timer non mi richiamò alla realtà.
    “Or….ora dovresti proprio andare….la…la torta è pronta” balbettai allontanandomi dalla sua stretta. Non riuscivo a guardalo in faccia. A che gioco stava giocando? Prima dice di non sopportarmi, poi mi bacia, poi mi fa pagare per quello e oggi…oggi….
    “Si, credo proprio che dovrei andare. Cosi potrò gustarmi la mia torta in pace “ rise felice come un bambino tenendo stretta la teglia tra le mani. “Posso tornare quando mi sento giù?” chiese poi lasciandomi ulteriormente sbigottita.
    “Io…non se se è il caso…” cercai di spiegare.
    “Non è il caso perché Ryan non vorrebbe?” mi domandò secco.
    “Che c’entra Ryan?! No io parlo…parlo di te, di me di noi ecco…”
    “Allora è semplice. Ci siamo io e te che stiamo bene. Io ho voglia di stare con te e tu?” mi domandò sorridendo come solo lui sapeva fare. Lo guardai un attimo, stupita dalla semplicità dei suoi modi di fare e dalla sua mente cosi libera da ogni preoccupazione.
    “Vedremo…” riuscii solo a rispondere mentre saltellante, si avviava alla porta.
    “A presto Kris “ rispose uscendo piano dalla porta di casa, ma non sicuramente dalla mia vita.


    Edited by fabyoletta - 20/9/2009, 14:43
     
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    da quanto tempo...ormai non ricordavo più nemmeno cosa fosse successo....non male questo capitolo cmq...posta presto^^
     
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  6. fabyoletta
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    EH SI XD l'estate mi ha visto molto impegnata u.u ora riprendo il mio scribacchiamento *O*/
     
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    e va beh,però almeno è stata una grande vacanza no?quindi ne è valsa la penaX3
     
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  8. fabyoletta
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    oh sci *_* fantastica *_^ bien bien u.u ora torno sui libri entro sta sera magari scrivo un altro capitoletto *_^
     
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    brava bimba^^
     
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  10. lela-chan
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    mi piace il nuovo capitolo aspetto il seguito ^___^
     
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  11. fabyoletta
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    *_^ se riesco posto sta sera. Felice vi sia piaciuta ^^
     
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  12. Elaysa
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    Oh che bello, hai postato *OOO* aspettavo proprio questo capitolo :*w*:
    SPOILER (click to view)
    comunque io tifo per Ryan, sisi U____U
     
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  13. fabyoletta
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    CITAZIONE (Elaysa @ 3/9/2009, 18:13)
    Oh che bello, hai postato *OOO* aspettavo proprio questo capitolo :*w*:
    SPOILER (click to view)
    comunque io tifo per Ryan, sisi U____U

    fpfpfp *_* allora ti piacerà il prossimo capitolo :uhuh:
    ah dimenticavo u.u alla prima pagina ho inserito la copertina per la storia *_^

    8. Luna Park

    Erano passati quattro giorni dal giorno della crostata d’arance. Io e Dan c’eravamo rivisti più di una volta sia a letteratura inglese che al club di cucina, ma nessuno dei due aveva rivolto parola all’altro se non i “ciao” di cortesia. Ryan dal canto suo sembrava più sereno e aveva ripreso a sorridere e scherzare con me. Un pomeriggio, al corso di cucina si presentò addirittura con due biglietti. “Cosa sono?” domandai pulendomi le mani sul grembiule.
    “Non vedi? Sono due biglietti per il luna park!” rispose facendomi un occhiolino.
    “No, dai ti prego! Siamo grandi per queste cose” risi nascondendomi il viso con una mano.
    “Non si è mai troppo grandi per il giro della morteee” sussurrò al mio orecchio facendomi ridere ancora di più
    “E va bene, va bene andiamoci. Per quando è l’invito?” mi arresi tirandogli una guancia.
    “Per oggi pomeriggio. So che non hai impegni quindi….”
    “E bravo il mio Sherlock. Invito accettato” dissi prendendo uno dei due biglietti. Alle nostre spalle intanto, Dan sembrava assorto nei suoi pensieri con un volto piuttosto cupo. Quando Ryan se ne fu andato, insieme agli altri ragazzi del club, restammo soli per il solito rito della firma del foglio presenze. “Cavolo è già un bel po’ stai qui. Magari domani ti metto a fare qual cosina di più evoluto che spelare patate” scherzai, ma sul suo viso non si apri nessun sorriso. “Già…” rispose freddo giocherellando con il tappo della penna. “Ti…ti scoccia se ti chiedo cos’hai?” chiesi all’improvviso senza pensarci. Lui sgranò gli occhi e finalmente dopo un po’, mi sorrise.
    “No, non scocci. Ma non ho nulla. Sei davvero carina però a preoccuparti per me. Allora non mi odi cosi tanto” esultò toccandomi il naso con la penna. Che idiota.
    “Hai ragione, forse non ti odio, ma di certo non sei e sarai mai il mio migliore amico” replicai secca strappandogli il foglio dalle mani.
    “Infatti io non sto cercando un’amica…” rispose sorridendomi dolcemente. Le mie guance iniziarono ad arrossire, e le mani si chiusero a pugno lungo i miei fianchi.
    “Sparisci…ora!” gli urlai indicando la porta, mentre lui divertito correva nell’aula vuota. Che bambino. Sembrava improvvisamente tornato di buon umore. E la cosa, in fondo al cuore, mi fece felice.
    Una volta tornata a casa, verso le cinque, inizia a cercare qualcosa da mettermi per andare al luna park.
    Erano strano, ma quello era il primo vero appuntamento tra me e Ryan. Di solito, quando uscivamo, c’era sempre Jan o qualcuno con noi, oppure stavamo a casa a guardare un film o un documentario culinario. Una volta realizzato ciò, mi fu difficile scegliere un abbigliamento adatto. Non volevo comparire né troppo trasandata, come al mio solito, né troppo elegante per marcare il fatto che mi ero tirata a lucido. Inizia a frugare nel mio armadio nervosamente, finchè non trovai un vecchio cimelio di un paio di anni fa. Me lo aveva comprato la mamma. Diceva sempre che ero poco femminile e che dovevo avere qualcosa per occasioni del genere. Il genere di “appuntamento”. Lo strinsi al petto, ed un onda di tristezza mi salì fin sopra lo stomaco. Chiusi gli occhi per tentare di non piangere, e mi concentrai sul fatto che probabilmente, sarebbe stata molto contenta di vedermi uscire con Ryan. Gli piaceva molto, e non faceva che ripetermelo. Decisi cosi di mettere quel vestito, abbinato ad un paio stivali. In bagno cercai di sistemare al meglio i capelli, legandoli con un fermaglio per metà, lasciando il resto sciolti, e mesi un filo di trucco. Quando arrivai in cucina, Eric mi guardò come se fossi un alieno. Innervosita mi morsi il labbro, e mi diressi verso il frigo. “Wow, la mia nipotina è proprio uno schianto. Devo essere preoccupato?” mi fischiò dietro. “Ovviamente no. Vado con Ryan al luna park. Non so per che ora sarò a casa quindi, ti ho lasciato tutto pronto. Devi solo mettere in forno e….la pianti o no di guardarmi a quel modo?” sbottai.
    “Scusami Kiki, ma non sono abituato a vederti cosi. Sei proprio bella…assomigli tanto ad Anne…” rispose abbassando gli occhi e stringendo il suo giornale tra le mani. Oh cavolo. “Ma…ma non è vero, la mamma era molto più bella” sorrisi poggiando tutto sul tavolo. “Va be dai, allora divertitevi” rise lui venendomi ad abbracciare. “Ti voglio bene tesoro” mi sussurrò alla fine. “Anche io te ne voglio Eric” replicai affondando nelle sue morbide braccia.
    Improvvisamente il campanello interruppe il silenzio, ed io sorridendo, mi diressi verso la porta, dove Ryan (anche lui stupito per circa un minuto) mi aspettava con la portiera della macchina aperta. “Non fare troppo il cavaliere o mi ci abituerò” lo scherzai andandomi a sedere sul sedile del passeggero. “E tu non diventarmi troppo carina o non mi tratterò dal farlo” sorrise accendendo il motore. In pochi minuti arrivammo al luna park, un tripudio di luci, risate e zucchero filato. Dopo una leggera incertezza all’ingresso, Ryan mi prese la mano ed iniziò ridendo a trascinarmi da una giostra ad un'altra. “Coraggio, saliamo sulle montagne russe!” propose eccitato dopo otto, e dico otto, giri di go cart. “In realtà…non credo mi piacerebbe….” tentai di dissentire.
    “Ti prego ti prego ti prego ti pregooo” piagnucolò abbracciandomi.
    “Oh…che si deve fare, andiamo!” cedetti sforzando un sorriso. Oltre al fatto che la fila fu straziante, le montagne russe si rivelarono un delirio per il mio povero stomaco. Ryan sembrava affatto spaventato, mentre io continuavo a tenere gli occhi chiusi per non rischiare un crollo di nervi, che arrivò però subito dopo sulla panchina all’uscita della giostra.
    “Ryan…credo non sentirmi molto bene…” bofonchia tenendomi stretta lo stomaco.
    “Oh cavolo Kris potevi dirmelo che le soffrivi cosi tanto” si scusò appoggiandomi la sua grande e calda mano sulla fronte, gesto che mi fece sentire protetta.
    “Non ti preoccupare…magari potresti prendermi qualcosa di solido da mandar giù? Credo che starei meglio..” lo rassicurai sforzando un sorriso.
    “Va bene piccola arrivo, non ti muovere sarò da te in un microsecondo” concluse dandomi un bacio sulla fronte. Ryan era sempre stato cosi gentile con me. Quando lo conobbi la prima volta, ebbi l’impressione che fossimo molto simili: timidi, schivi, poco avvezzi alla conversazione e amanti della cucina in cui davamo tutti noi stessi. Col tempo però, avevo capito che, Ryan era molto più forte e determinato di me. Io era una persona debole, e lo stavo dimostrando giorno dopo giorno. Pur nascondendomi dietro un’aria da dura, ogni tanto facevo uscire fuori la Kris piena di paure e preoccupazioni per il futuro e per il passato.Ripensandoci non so come avrei fatto senza di lui, alla morte dei miei genitori. Fu lui a sorreggermi il capo quando, distrutta dal dolore, piangevo ininterrottamente sulla loro tomba. E quando non avevo più voglia di entrare in cucina perché ogni cosa mi ricordava la mamma, e nonna.
    Se Ryan non fosse stato al mio fianco, non so se sarei riuscita a vivere. “Ei piccola sono qui, perché piangi?” mi domandò ad un tratto la sua calda voce alle mie spalle. Aveva in mano un piccolo tramezzino e nell’altro dell’acqua. Senza accorge mene dovevo aver ricordato troppo quando fosse stato doloroso riappropriarmi di una vita in cui sperare. “Io….niente….pensavo solo che…” balbettai asciugandomi gli occhi con le mani, mentre lui si metteva seduto accanto a me, circondandomi le spalle con le sue lunghe braccia. “Cosa? Quanto sono stato idiota a portarti li su?” rise raccogliendomi una lacrima dal viso con un dito. “Ma no scemo…pensavo a quanto sei importante per me…” risposi, lasciandomi cadere nel suo abbraccio.
    “Ei, allora portarti sulle giostre funziona !” rise stringe domi ancora un po’.
    “ Non cambierai mai…” replicai mentre sentivo le sue calde mani circondarmi il viso dolcemente.
    “Forse no…” mi sussurrò alla fine, prima di perderci nel nostro primo, dolcissimo bacio.


    Edited by fabyoletta - 20/9/2009, 14:54
     
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  14. lela-chan
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    uuuuuuu.. la cosa si fa interessante e la lotta comincia sul serio!!!
    quanto mi piacciono questi triangoli amovosi^^
    cmq si l'avevo notata la copertina troppo carina come tutti i tuoi lavori del resto ...maledizione sale l'invidia..ecco sono verde cacchio..ufff
    cmq al prossimo aggiornamento ciau**
     
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  15. fabyoletta
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    CITAZIONE (lela-chan @ 3/9/2009, 20:32)
    uuuuuuu.. la cosa si fa interessante e la lotta comincia sul serio!!!
    quanto mi piacciono questi triangoli amovosi^^
    cmq si l'avevo notata la copertina troppo carina come tutti i tuoi lavori del resto ...maledizione sale l'invidia..ecco sono verde cacchio..ufff
    cmq al prossimo aggiornamento ciau**

    :uhuh: eh si ora ce ne saranno delle belle....
    cmq grazie mille *///*
     
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137 replies since 2/3/2009, 17:26   3279 views
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