Così, per caso...

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  1. singingrock
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    Questo è il primo racconto che scrivo, e sono emozionatissimaaa, di solito non faccio leggere a nessuno quello che scrivo... Per cominciare posto il primo capitolo, ancora non succede molto, anzi, è scritto sotto forma di racconto a due voci o meglio a due teste, ma mi piacerebbe sapere il vostro parere sicero, si accettano soprattutto le critiche! ... Anche il titolo non è definitivo....boh ditemi voi che ne pensate!

    Così, per caso...

    cap 1

    “Nebbia.
    Dilata lo spazio, azzera il tempo.
    Annulla i colori, gli odori, i sapori. Sconvolge i sensi.
    Cancella il dolore, o forse lo nasconde solo, dietro il suo velo di impalpabile follia.
    La nebbia è dei mattini uggiosi, delle selve oscure, degli spazi liminali che fanno da confine tra mondi paralleli, dei crocevia che conducono in luoghi imperscrutabili per la mente razionale, raggiungibili solo dalla fantasia di una mente ancora non plasmata, libera da ogni costrizione, di un bambino.
    Ma ciò che sorprende, ciò che confonde, è la sua duplice natura, le due facce del suo essere: presagio di ore buie e umide, o maschera e preludio della più luminosa giornata di sole.
    Questi i suoi pensieri,, mentre, nella nebbia, camminava...”


    Appoggiai piano la penna sul blocco degli appunti appena chiuso e rivolsi lo sguardo fuori dal finestrino. Era l’inizio di una tranquilla e usuale giornata, che era stata preceduta da centinaia altre uguali e centinaia l’avrebbero seguita. Di anomalo, solo il sole, che finalmente splendeva come avrebbe dovuto in una mattina di metà primavera, a chiudere una serie infinita di temporali che ultimamente avevano imperversato in tutto il paese. Un sorriso mi si aprì in viso, rapido e fugace, accompagnato da un pensiero: ”Forse oggi non sarà così male.” L’autobus si fermò, capolinea. Mi alzai, sistemai le pieghe dei pantaloni e mi diressi verso le porte di uscita, verso cinque interminabili ore di lezione.

    Era un po’ che la osservavo, non visto, in piedi poco più avanti a lei, tenendomi saldamente ai sostegni per evitare di perdere l’equilibrio a causa dei continui scossoni. Chissà chi aveva dato la patente a quello squinternato di un autista... I suoi occhi, di un blu profondo, li vedevo bene, puntavano dritto verso qualcosa di lontano, infinito, e il suo sguardo assorto si rifletteva sulla superficie del vetro. Mi aveva colpito subito, ero stato attratto dalla sua presenza in modo quasi magnetico, irresistibile. C’era qualcosa nel suo aspetto che catturava ogni minimo mio pensiero. Eterea come una ninfa, sembrava completamente fuori posto su un normale autobus di linea, lei che in tutto sembrava straordinaria... I suoi capelli erano di una sfumatura rossa, allo stesso tempo calda e oscura, quasi tendente al viola, corti e morbidi, le incorniciavano il viso in graziosi boccoli spettinati. Sul naso e sugli zigomi, una leggera spruzzatina di lentiggini, e al collo portava una sciarpa ricamata, delle stessa tonalità dei capelli, che cadeva morbida sulle spalle strette, e sul fisico minuto. Mi richiamava alla mente le immagini di quei libri sulle leggende bretoni che leggevo da piccolo, di quelle creature fantastiche e affascinanti che abitavano le foreste più intricate vivendo in comunione con la natura, elfi e folletti. Sì, una folletta, ecco come appariva ai miei occhi incantati. A un tratto sorrise, timida. Mi sarebbe piaciuto sapere a cosa stava pensando quella creatura fatata…
    Intanto eravamo arrivata a destinazione, mi si apriva un’altra giornata di scuola, e questo fu l’unico, triste pensiero che mi riscosse dalle mie riflessioni. Mi avviai verso la porta...

    Un altro scossone, ma chi gliel’ha data la patente a questo? Mi ritrovai addosso a un altro passeggero, che mi aveva evitato di fare una caduta rovinosa e decisamente poco aggraziata.
    - Grazie mille, mi hai salvata! Vorrei proprio sapere cosa pensa quest’autista quando guida, o perlomeno se pensa!
    Sorrisi al mio salvatore, che intanto stava raccogliendo tutto quello che mi era caduto per terra.
    - Di niente, di sicuro è stata una fortuna salvare te che quell’energumena che sta scendendo dalle porte davanti!
    Lo salutai con un sorriso, ma accorgendomi dell’ora non potei fare altro che scappare di corsa verso scuola, senza neanche poterlo osservare per un attimo. Ero in ritardassimo!!!
    La giornata continuò tranquilla, nessun’altro colpo di scena, tranne quando, alla seconda ora, mi accorsi di non avere più il blocco. Un disastro apocalittico... Ero veramente disperata, di sicuro l’avevo perso sull’autobus... Avrei provato a chiedere, il giorno dopo, se per caso qualcuno l’avesse ritrovato.

    Dopo il salvataggio in estremis di quella mattina, l’euforia del momento lasciò spazio all’apatia scolastica. Avrei tanto voluto chiedere come si chiamasse, o perlomeno dire qualcosa di divertente, e invece mi era uscita solo una stupida frase su una cicciona... Che idiota...
    - Forza ragazzi, via tutto il materiale della prima ora, aprite il secondo volume del libro di testo e prendete appunti!
    Via matematica, fuori inglese. Che vitaccia quella dello studente... Aprendo la cartella però, trovai qualcosa di inaspettato. Il suo blocco... Il blocco degli appunti di quella ragazza... Lo aprii, e dietro la copertina trovai ciò che cercavo “ Clio 4° F”... Decisi che sarei andato a cercarla per renderle il quaderno, durante la pausa...

    Driiiin.
    Pausa. Finalmente, non ce la facevo più, inoltre il pensiero di dove fosse finito il mio quaderno mi assillava letteralmente. Uscii dalla classe per prendere una boccata d’aria.
    - Ciao, ci rivediamo! Sei tu Clio giusto?
    Mi girai e mi trovai davanti un ragazzo, che però non mi sembrava di conoscere. Lui invece cercava proprio me...
    - Vedo che non mi riconosci... Pazienza, vorrà dire che mi presenterò: piacere, mi chiamo Marco, frequento la 5° B e stamattina sei letteralmente caduta tra le mie braccia.
    -Aaaaah, il mio salvatore! Grazie mille ancora, sono scappata senza neanche ringraziarti a dovere. Ma vedo che tu invece mi conosci già...
    - Beh in realtà sono venuto per riportarti questo... Devo averlo preso accidentalmente scambiandolo per uno dei miei... E’ per questo che so il tuo nome...
    -Il mio blocco!!! Mi hai salvata due volte oggi!!! Ma...per caso...
    - No, non l’ho letto... Ho immaginato fosse privato...
    - Senti, per ringraziarti, ti andrebbe di pranzare con me oggi? Offro io, mi sembra il minimo per sdebitarmi!
    - Ok...Ma...
    -Ci vediamo all’uscita allora! Ciao!!

    Scappò in classe senza neanche darmi il tempo di rispondere...Che ragazza straordinaria... E che fortuna incredibile! Mi avviai anche io verso la mia classe, ancora incredulo per quello che era successo...Le ore di lezione mi sarebbero sembrate ancora più lunghe pensando a dopo...Incredibile....
     
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    Mi piace un sacco come scrivi!! Please continua la storia, sono troppo troppo curiosa!! Complimenti :flowh:
     
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  3. Titidda
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    Mi piace tanto il modo di scrivere.....sei molto coincisa ed esprimi bene i concetti...anche questa idea di esprimere il testo secondo le due menti dei protagonisti, è davvero una bella idea....a quando il continuo????
     
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  4. singingrock
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    grassie mille!
    il continuo...tra pochissimo(devo solo copiarlo sul pc...)!!! spero che vi piaccia!!!
     
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  5. Lee-chan
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    Mi piaceeeeee...*-*
    Scrivi davvero molto bene...^^ E l'idea di far parlare entrambi i protagonisti mi piaceeee...xD

    Me vuole il seguito...*ç* Spero di poterlo leggere presto...^-^
     
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  6. singingrock
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    Eccolo, il secondo capitolo! scusate in anticipo eventuali svarioni ortografici...
    Che la storia continui, e spero vi possa piacere!




    cap 2

    “ Nella sua mente, in mezzo a quel nulla, si rincorrevano ricordi dei momenti passati, come istantanee sbiadite o macchiate dal tempo.
    Quegli attimi non sarebbero più tornati, impossibile pensare di rivivere quelle emozioni una seconda volta.. L’unico modo, affidarsi alla memoria, ripercorrere un passo alla volta quegli istanti irripetibili.
    Ma al ricordo, si affiancarono presto rimpianti e rimorsi per scelte sbagliate o non compiute. E così, mentre le immagini affollavano la sua mente, la nebbia si infittiva, circondava il suo corpo, come una barriera, trasparente ma impenetrabile.
    Una lacrima solitaria, figlia di quel dolore che non era stato possibile cancellare, le rigò il viso.”


    Aprii gli occhi, guardai l’orologio appeso davanti a me, l’una e quaranta. Il pensiero fu più veloce della parola: ”Il pranzo. Marco!” . sistemai rapidamente tutte le mie cose e sfrecciai veloce verso l’atrio. Dovevo essermi addormentata scrivendo, e i miei compagni, abituati a queste situazioni, non mi avevano svegliata. Adesso ero in un ritardo mostruoso, e lui doveva per forza essersene già andato... Che peccato. Qualcosa in lui mi aveva incuriosito... Oltre al suo aspetto fisico- molto alto, fianchi stretti, spalle larghe di chi fa sport regolarmente, capelli scuri e ricci- decisamente niente male, il suo comportamento, la sua gentilezza, qualcosa nel tono della voce, mi avevano colpito e impulsivamente lo avevo invitato a pranzo. E invece adesso avevo combinato uno dei mie soliti casini, e di sicuro mi avrebbe detestata per questo bidone che gli avevo tirato. Già mi preparavo alla delusione di vedere l’ingresso vuoto , tranne che per i ritardatari o per quelli che dovevano fermarsi per le attività pomeridiane. E invece…e invece!

    -Ciao!
    -Ciao!
    Quaranta minuti di ritardo! E io come un fesso ero rimasto ad aspettarla, ogni minuto che passava pensando che fosse tutto uno scherzo, che in quel momento lei fosse con un’amica magari, ridendo di quell’idiota che aveva preso in giro. Pensieri maligni, lei arrivò, ancora più bella e spettinata di quanto ricordassi, e mi detestai per aver potuto pensar male di una creatura così splendida.
    -Scusascusascusascusascusa! Mi sono addormentata e…
    -Beh, si vede!
    Sorridendo, le sistemai un ciuffo di capelli ribelle che le era sceso davanti al viso. Anche lei sorrise timida, arrossendo leggermente.
    -Bene allora, adesso che ci siamo, dove mi porti? Avevi detto che avresti offerto tu!
    -Giusto! Ho una fame… Senti, che ne dici di venire da me? Di solito non invito gli sconosciuti, ma per il mio salvatore farò uno strappo. A casa sono da sola, e non per vantarmi ma sono un’ottima cuoca!
    -Allora non posso che accettare un’offerta così allettante!
    Mi stava invitando a casa sua… Non avrei mai immaginato che sarebbe successa una cosa del genere, pensavo che avremmo preso un panino al volo e poi saremmo tornati due sconosciuti ognuno alle prese con la propria vita… E invece quell’imprevedibile folletta mi stava invitando ad esplorare la sua dimora silvestre…
    -Dai sbrigati!!! Andiamo! Il prossimo autobus passa tra due minuti e non possiamo perderlo!

    Lo portai a casa mia. Che decisione avventata, davvero insolita per me! Ma stranamente, mi era sembrata la più giusta e naturale da fare. L’avermi aspettata così a lungo e il riserbo che aveva dimostrato con il quaderno mi avevano colpita. Forse seguire l’istinto non sarebbe stato un errore…
    Sulla strada di casa parlammo di tutto e di niente, scuola, libri, musica, il solito di cui potrebbero parlare due adolescenti insomma, e mi sentii così bene, così a mio agio… Mi sembrava di conoscerlo da sempre, sentivo di poter parlare in piena libertà, e in più era davvero bello, da togliere il fiato. Era tanto che non stavo così bene con un ragazzo, con nessuno in realtà.
    Erano già passati quattro mesi…

    Abitava al piano terra di una villetta del quartiere residenziale, in realtà poco lontana da casa mia. Dentro la casa era ordinata e c’era un buon profumo di pulito; l’arredamento era semplice ma confortevole, e in mezzo al tavolo in cucina c’era un bel vaso con un mazzo di rose rosse e calle. Mangiammo una pasta con un sugo di pomodoro fresco e un’insalata mista. Era strano vederla trafficare ai fornelli, stando seduto su una sedia della sua cucina, strano, ma mi sentivo davvero a mio agio. I suoi movimenti rapidi e esperti e il risultato davvero squisito dimostrarono che non aveva mentito riguardo alla sua abilità in cucina.
    -Sei davvero brava, lo sai? Complimenti, è squisito.
    -Grazie! Cucinare è una delle mie passioni, e diciamo anche una necessità…
    -Se non sono indiscreto, posso chiederti dove sono i tuoi genitori ?
    Mi rispose dopo un attimo di silenzio, ma il suo tono si era fatto più serio, duro, quasi addolorato. Forse non avrei dovuto farle quella domanda…
    -Mio padre lavora in un’altra città, quindi ci vediamo solo la sera tardi, mentre mia madre… Lei è morta quando io ero molto piccola, in un incidente. Mi ha cresciuta lui, da solo, e appena sono stata in grado, ho imparato ad occuparmi delle faccende domestiche, per aiutarlo e ringraziarlo per tutto quello che fa per me…
    -Ti manca? Lei, intendo…
    -In realtà, non lo so. Io non la ricordo, non ricordo il suo viso, il suo profumo… Solo la sua voce, ogni tanto nei sogni, mi sembra di sentirla cantare… Ma lei non c’è mai stata. È possibile sentire la mancanza di qualcuno che non si è mai conosciuto? Me lo chiedo spesso, e non conosco la risposta, ma sento che la sua assenza, in qualche modo, mi rende…incompleta.
    Dopo queste parole scese il silenzio. Nessuno dei due parlò per un po’, ma non c’era tensione, ne freddezza; anzi, credevo che questa specie di confessione avesse creato una certa intimità, nata dalla condivisione e dalla comprensione reciproca. Avrei voluto dire qualcosa per farla stare meglio, ma avevo paura, una paura folle di fare qualcosa di sbagliato, qualcosa che la urtasse, proprio nel momento in cui si era aperta me.
    Si avvicinò lei a me, posò la sua testolina nell’incavo della mia spalla, allora, dolcemente, la strinsi a me.

    Il suo corpo caldo avvolgeva il mio, i suoi occhi color cioccolato posavano su di me il loro sguardo dolce e comprensivo. In quel momento, sentii finalmente allentarsi il nodo che da quattro mesi, quattro lunghi mesi, sentivo dentro. Lui non poteva saperlo…
    Rimanemmo così per un po’ , abbracciati, senza bisogno di dire niente; poi Marco disse di dover andare , e in effetti era già pomeriggio inoltrato. Come era volato il tempo… Prese le sue cose, mi ringraziò, cortese com’era nel suo stile, e dopo un attimo di indecisione le sue labbra si posarono sulla mia fronte, gentile e leggere, come una piuma. Un ciao frettoloso,e subito era sparito. Ma la sensazione di calore e dolcezza che il suo bacio delicato aveva lasciato lì, nel bel mezzo della mia fronte non se ne andò con lui...
     
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  7. Titidda
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    Oh mamma che billa.....non vedo l'ora di leggere il proseguo....
     
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  8. Lee-chan
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    Uuuuuhhhh...*-*
    Che bella che bella...^^ Mi è piaciuto anche questo capitolo...xD E mi ha messo una certa curiosità quel *erano passati già 4 mesi*...Me vuole sapere...^^

    Aspetto il seguito...*ç*
     
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  9. singingrock
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    grassie care! Eheh...cosa succederà? In realtà un po' me lo chiedo anche io... xD
     
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  10. ilovemanga
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    ke bello!ke tenero marco!!!sxero ke posterai il proximo cap. al + presto!!
     
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9 replies since 6/5/2009, 16:05   243 views
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